Dororo è un’opera di Osamu Tezuka, autore conosciuto in Occidente soprattutto per Kimba il leone bianco e Astro boy. Serializzata in Giappone alla fine degli anni ’60, visto il successo riscontrato, proprio nel 1969 è stata proposta la prima versione animata.
Sono passati ben 50 anni ma l’opera non ne ha per nulla risentito: questo remake è stato in grado di valorizzare l’opera originale, sapendola adattare ai tempi moderni.
“Dororo” 1969
Ci troviamo in un Giappone devastato da gravi crisi politiche, durante il periodo Sengoku (1467-1603), in cui non esistevano terre definite ma solo tanti piccoli feudi in continua lotta tra di loro.
Hyakkimaru è il figlio di un signore feudale. Alla sua nascita, suo padre si reca in un tempio “infernale”, e stringe un patto con i demoni del tempio: qualsiasi cosa loro avessero voluto, in cambio della prosperità della sua terra. I demoni hanno optato così per il piccolo Hyakkimaru: gli hanno sottratto occhi, naso, bocca, pelle, arti, per un totale di 48 parti del corpo, lasciando un involucro all’apparenza vuoto.
Il padre di Hyakkimaru decide allora di far uccidere il figlio e affida il compito ad una nutrice: la donna però non trova il coraggio per commettere un gesto simile e lascia il neonato in balìa delle acque del fiume. Contro ogni aspettativa, Hyakkimaru viene ritrovato e, crescendo, scopre il modo in cui può ritrovare le parti mancanti del suo corpo: sconfiggendo i mostri. Sul suo cammino incontrerà Dororo, che lo aiuterà a ritrovare se stesso.
Dororo è un avvincente rappresentazione del mondo dei samurai: vengono messi in evidenza i lati più oscuri e crudeli di una classe sociale solitamente idealizzata, sapendo sfruttare anche gli elementi fantastici per raccontare di un’epoca davvero esistita.
Hyakkimaru
Ciò che più mi ha entusiasmato, oltre ad un disegno apprezzabile e una piacevole animazione, è il modo in cui sono state rappresentate le emozioni e i rapporti tra i personaggi: la crudeltà di un genitore, l’amore fraterno di un ragazzino che ha perso tutto, la cattiveria dei mostri e l’ira di un giovane che, costretto ad interfacciarsi con la vita poco per volta, è disposto a tutto per riavere la propria identità sono gli elementi che fanno di questo anime un’opera riuscita.
Ho apprezzato molto anche il doppiaggio giapponese (purtroppo non c’è un doppiaggio italiano, dobbiamo accontentarci dei sottotitoli) e la musica (mi piace soprattutto l’opening “Fire” dei Queen Bee, che trovo davvero azzeccata), adeguati all’atmosfera che l’anime vuole evocare.
Quindi, in definitiva, vi consiglio vivamente Dororo, disponibile su Amazon Prime Video: forse non è un anime per i deboli di cuore ma ne vale davvero la pena.
Ragazzuoli vi saluto e alla prossima,
Mikarra!
Street Fighter. Tekken. Super Smash Bros. Il genere dei picchiaduro, sia per il loro aspetto…
C'erano una volta i pulp magazine, riviste antologiche nate negli anni '20 del secolo scorso.…
Come di consueto ormai la redazione di SpaceNerd è lieta di presentarvi la sua selezione…
Questo 2024 sta finalmente per giungere al termine, come anche gli ultimi anime che sono…
“Ci incontreremo là dove non c’è tenebra.” – George Orwell, 1984 Può sembrare cupo iniziare…
Introduzione Non è mia intenzione creare allarmismi, ma recentemente si è scoperta la presenza del…
Questo sito utilizza i cookies.
Scopri di più