Sicuramente tutti voi, per giustificare un buco di trama, una forzatura, o una palese incongruenza nella sceneggiatura di un prodotto di finzione a voi caro, vi sarete appellati almeno una volta in maniera impropria alla famigerata sospensione dell’incredulità, senza però conoscerne il reale significato.
Ma cos’è davvero la sospensione dell’incredulità?
Umberto Eco, nel saggio Il superuomo di massa – Retorica e ideologia nel romanzo popolare (che potete recuperare qui) ne dà una definizione chiara, precisa e inequivocabile:
La sospensione dell’incredulità è l’accettazione momentanea dell’impossibile, idea questa che va però precisata mediante una definizione rigorosa del termine “impossibile”
Per comprendere a pieno tale disposizione, è necessario chiarire cosa s’intende per definizione rigorosa del termine “impossibile”.
Secondo Google (ma anche secondo Treccani) per rigoroso s’intende questo:
Capiamo quindi che la sospensione dell’incredulità, per essere riconosciuta come tale, ha bisogno di regole ferree che il narratore – in virtù del patto sancito con il fruitore – è sì libero di creare a suo piacimento, ma è anche obbligato a rispettare.
Prima di addentrarci in esempi concreti, è il caso di chiarire cosa intende Eco per impossibile. In questo caso, ci viene in aiuto nientemeno che il filosofo Karl Popper, il quale catalogò ben quattro categorie d’impossibilità:
Qualunque narratore incappi in questo tipo d’impossibilità è quindi tenuto a offrire delle giustificazioni coerenti al perché quelle impossibilità, nella sua finzione narrativa, non sono classificabili come tali.
Un esempio può essere il seguente: perché le astronavi in Star Wars sono così veloci ed avanzate da poter volare a velocità warp? (Ovvio caso di impossibilità tecnologica).
La risposta è: nell’universo di Star Wars esistono centinaia di razze aliene mai viste e scientificamente più avanzate della nostra.
Come potete vedere, non è necessario fare degli spiegoni allucinanti per giustificare la sospensione dell’incredulità. È sufficiente offrire allo spettatore una costruzione dell’ambientazione (o worldbuilding) semplice, chiara e immediatamente comprensibile.
Vediamo ora un esempio in cui la sospensione dell’incredulità non è stata assolutamente rispettata, avvalendoci del blockbuster Avengers: Endgame.
Nel caso voleste evitare spoiler, saltate direttamente alla prossima immagine.
In una delle prime scene del film, Thanos distrugge le gemme dell’infinito per impedire agli Avengers di riportare tutto alla normalità (in questo caso ci troviamo di fronte ad un caso di impossibilità scientifica, dato che stiamo parlando di oggetti – le gemme dell’infinito – che alterano le leggi della fisica).
Qualche scena più tardi, Bruce Banner/Hulk torna indietro nel tempo con le particelle Pym per prelevare la gemma del tempo dall’Antico.
Quest’ultima, dopo averlo neutralizzato, gli spiega che non può permettere che la sua gemma venga sottratta alla propria linea temporale, in quanto tutte le gemme sono legate indissolubilmente al tempo stesso, e anche la semplice rimozione di una di queste può portare a diversi sconvolgimenti nel continuum spazio-temporale (come la creazione di universi alternativi).
Ma se le gemme sono così fondamentali per l’equilibrio universale, perché quando Thanos le ha distrutte non è successo niente?
Questa è una palese incongruenza, la quale non può essere in nessun caso catalogata come sospensione dell’incredulità.
Il motivo è presto detto: gli sceneggiatori hanno creato una regola implicita (lo spettatore vede Thanos distruggere le gemme senza conseguenze) contraddicendola successivamente con una regola esplicita (l’Antico spiega che le gemme sono strettamente legate al tempo e non puoi toccarle senza conseguenze).
Ci sarebbero molti altri esempi, sempre all’interno di Avengers: Endgame, ma questo rende abbastanza bene l’idea.
In sostanza, la sospensione dell’incredulità non ha niente a che fare con l’accettare le incongruenze e i buchi di trama.
Anzi, essa è stata studiata appositamente per prevenire potenziali magagne narrative, prevedendo uno sforzo aggiuntivo del narratore per rendere credibile una vicenda fantastica agli occhi del pubblico.
Usare un termine apparentemente elaborato e così specifico senza cognizione di causa per giustificare le mancanze della serie/film/libro/fumetto preferito non giustifica l’ignoranza di una parte all’interno di una discussione. La manifesta soltanto.
Quanti di voi hanno usato il termine piano sequenza senza sapere che questo descrive anche inquadrature fisse? Scommetto in molti.
La narrativa e l’intrattenimento hanno delle regole ben precise, che il grande pubblico non è per forza di cose tenuto a conoscere, ma neanche può appropriarsene indebitamente.
Per questo le opinioni del pubblico valgono poco o niente. Il pubblico non sa cosa vuole, figuriamoci se sa di che sta parlando quando si discute di regia e sceneggiatura.
Se il pubblico si limitasse semplicemente a guardare (o no) quello che gli piace (o no), senza riempire l’Internet di discussioni inutili e superflue, lasciando ai critici e agli addetti al settore le dovute analisi, probabilmente avremmo un intrattenimento decisamente più sano.
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giustificare il surreale con una soluzione al tempo stesso Surreale. bello!
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