Recensioni

Love, Death & Robots – Sonnie’s Edge: “Girl Power” scritto con sangue

LD&R - Sonnie's Edge

8.4

Comparto Tecnico

10.0/10

Cast

7.0/10

Scrittura

8.0/10

Regia

8.0/10

Direzione artistica

9.0/10

Pros

  • Tecnicamente superbo
  • Ottima regia
  • Bellissimo combattimento tra mostri
  • Breve, ma intenso

Cons

  • Molteplici scene splatter
  • Violento sia fisicamente che verbalmente

Una delle cose più importanti per una serie, specialmente una serie antologica come Love, Death & Robot, è lasciare il segno fin dalla prima puntata. Per quanto riguarda la nuova serie di corti animati di Netflix, questo compito viene affidato a una storia di violenza e sangue raccontata in 17 minuti, prodotta dalle mani di Blur Studio, di nome Sonnie’s Edge (Il Vantaggio di Sonnie).

Trama

Sonnie’s Edge si apre nei bassifondi di una metropoli futuristica in cui si organizzano scontri all’ultimo sangue tra mostri guidati telepaticamente da dei piloti/domatori. Sonnie, la protagonista della storia, viene da una striscia di 17 vittorie consecutive, a cui vuole aggiungere un’altra tacca nell’arena del viscido Dicko.

Il film, non certo uno dei più corti della serie, si prende inizialmente il suo tempo per presentare tutti i personaggi.
Con la sequenza iniziale che vede affrontarsi a parole Sonnie e Dicko, il primo punto da mettere in chiaro il contesto in cui ci troviamo.
L’arena di Dicko sembra realizzata in una fogna, sporca, umida e buia, dove ciò che più risplende è proprio il vistoso abbigliamento dell’organizzatore, adornato da pezze dorate così come il vestito della sua donna, mero oggetto di arredo intorno a lui.
Dall’altra parte gli si contrappongono Sonnie e il suo team, un branchetto di disadattati con vestiti sporchi e presi dall’incontro imminente.

Efficace modo per mettere in chiaro come, dove e perché ci stiamo trovando in quel luogo e delinea perfettamente il contrasto tra protagonisti e antagonisti, ma al tempo stesso permette a una domanda di aleggiare sopra tutto il contesto: Qual’è il vantaggio di Sonnie rispetto agli altri lottatori?

Scrittura e regia

La storia è tratta dall’omonimo racconto di Peter F. Hamilton, contenuto nella raccolta A Second Chance At Eden ed è stata rielaborata e adattata da Philip Gelatt e Tim Miller in una storia di violenza e sangue dove il tema del riscatto della donna la fa da padrone.

In passato vittima di atroci aguzzini, con una pettinatura da moderna punk, tatuaggi fluorescenti, vestita con canottiera e tuta e, infine, omosessuale, la protagonista è il perfetto mashup di tutti gli elementi fondamentali di una bad girl ribelle pronta a prendersi la sua vendetta sul genere maschile.
Potrebbe sembrare un difetto essere un’accozzaglia di cliché messi insieme in un calderone, ma in un cortometraggio essere diretti è fondamentale e qualsiasi spettatore riesce a inquadrare Sonnie solo guardandola in faccia.

In Sonnie’s Edge tutto è diretto: ogni battuta, ogni botta e risposta, ogni movimento mira a delineare in maniera efficace il profilo di Sonnie e di chi le sta intorno per tutta la durata del film, persino nel finale.
Una scelta senza dubbio obbligatoria, ma realizzata benissimo.

La regia di Dave Wilson è probabilmente la cosa migliore dell’intero film.
Coi tempi stretti, Wilson predilige azioni rapide e inquadrature eloquenti, che puntano da una parte all’aspetto emotivo e dall’altra a esprimere un concetto.
Ne sono dei validi esempi la scena della camminata di Sonnie sui cocci di vetro mentre si parla di come sia stata stuprata e sfregiata, simbolo del suo dolore per quel ricordo, ma non solo; oppure tutte le scene che vedono insieme Sonnie e Karnivore, il suo mostro da battaglia, per mostrare il forte legame che esiste tra le due e intanto incutere timore nello spettatore e nei personaggi che stanno loro intorno.

Una nota di merito va data alla splendida scena del combattimento tra Karnivore e Raptor, recuperata dagli scontri tra kaiju dei film di Godzilla, pieni di colpi di scena e in cui la fa da padrone la sequenza della colpo della lama di Raptor in cui si richiama in maniera piuttosto cruda una violenza sessuale.

Comparto tecnico

I ragazzi di Blur non sono certamente gli ultimi arrivati nel campo della 3DCGI e della motion capture.
Loro sono i trailer cinematici della serie di videogiochi Batman: Arkham, le cutscene della remastered di Halo: The Master Chief Collection e di Halo Wars 1 e 2.

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Il livello delle animazioni dei personaggi in motion capture è di altissimo livello e la cura nella realizzazione dei modelli è meravigliosa.

Si può discutere sul fatto che abbiano tutti un design fin troppo “da anime”, cosa che potrebbe non piacere a tutti, ma ciò non ne mette in ombra la finezza tecnica.

I modelli in CGI animati da zero sono soltanto i due kaiju Karnivore e Raptor, e anche in questo caso una sollevata di cappelli è d’obbligo.

Ogni movimento dei due mostri è non solo fluido, ma anche anatomicamente credibile, con Karnivore che prende palesemente spunto da Alien per design e movimenti, mentre Raptor ha un aspetto più scimmiesco, simile a un gorilla, e si muove di conseguenza.

Ogni mutazione nei corpi dei mostri, ogni colpo e rispettiva ferita, ogni elemento splatter è definito nei minimi dettagli e restituisce perfettamente la crudezza del loro scontro.

Conclusione

Per quel che mi riguarda Love, Death & Robot non poteva aprirsi in un modo migliore.

Sonnie’s Edge è un film veramente ben fatto, con una storia di riscatto cruda, elementi splatter, violenza sia fisica che verbale perfettamente contestualizzata, un livello tecnico altissimo e tutto racchiuso in 17 minuti di pellicola.

Probabilmente Tim Miller e David Fincher hanno voluto andare sul sicuro col primo episodio della serie, dandolo in mano a un team di cui conoscono bene le capacità (Tim Miller è stato uno dei fondatori di Blur Studio e David Fincher si è spesso rivolto a loro per le sequenze dei titoli di testa dei suoi film) e il risultato è meraviglioso.

Sonnie’s Edge ha tutto quello che il pubblico di Netflix potrebbe volere da una serie originale della piattaforma, compresa una scena smaccatamente erotica di cui non posso parlare approfonditamente per ragioni di spoiler.

D’altro canto, se non ci sono almeno due tette su schermo, non ci troveremo in un originale Netflix per adulti.

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Riccardo Magliano

Ciao gente! Sono Riccardo Magliano, classe 1995, originario di Pontedera (PI), ma di stanza a Bologna per motivi di studio. Sono laureato in triennale al DAMS al momento studio per diventare sceneggiatore cinematografico. Sono grande appassionato e estimatore di prodotti d'animazione, dalle serie, ai lungometraggi, ai corti, l'importante é che raccontino qualcosa (cosa non sempre indispensabile perché tra i miei film preferiti c'é Fantasia). Qui su Spacenerd mi occuperò di recensioni e approfondimenti su tutto ciò che concerne l'animazione, specie quella occidentale, più e più volte colpevolmente trascurata dalla massa di fanatici di anime. Grazie a tutti per l'attenzione e buon divertimento

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