Quello degli horror è sempre stato un genere ludico particolarmente sensibile; nella maggior parte dei casi, il successo di produzioni horror è quasi sempre stato influenzato dalla qualità generale delle suddette opere: non basta un’idea o un concept, bisogna avere anche budget e capacità registiche/recitative.
Nel nostro medium in particolare, infatti, se da un lato abbiamo opere di inestimabile valore quali Outlast e Amnesia, e classici immortali come Silent Hill e Resident Evil, dall’altra il mercato è disseminato di prodotti di qualità veramente scadente, specialmente nel sottobosco indie.
Forte di uno sviluppo longevo e di una campagna kickstarter tutt’altro che fallimentare, Agony ci si presenta a noi dopo qualche mese dall’uscita originale con la sua versione UNRATED (non censurata): scopriamo dunque dove si posiziona l’opera di Madmind Studios in questo variegato panorama horror.
Quindi, Agony UNRATED è un horror in prima persona ambientato…all’inferno!
L’idea di partenza è già qualcosa di particolare, che sin da subito ha incuriosito moltissimi videogiocatori, noi compresi: solitamente i videogiochi horror tendono ad avere ambientazioni generalmente oscure e suggestive, quali case e villaggi infestati, manicomi e astronavi disperse nello spazio, e nessuno prima d’ora si era immaginato come avrebbe potuto essere l’inferno nella sua forma più videoludicamente orrorifica; infatti ad essere protagonista dell’opera non è il personaggio principale, il gameplay o la grafica, bensì, l’ambientazione!
Ma come ogni volta, conviene andare con ordine.
Il titolo si apre con una sorta di solenne video introduttivo proposto in prima persona, nel quale il personaggio si ritrova in picchiata libera verso un vortice di fulmini e oscurità, accompagnato da una voce femminile inquietante che lo “avvisa” del destino infernale che lo sta per attendere; un’istante dopo avremo il controllo totale dei suoi movimenti: siamo letteralmente dinanzi al portone dell’inferno.
Una volta varcata la soglia del portone, esso si chiuderà in modo brutale, e il protagonista si ritroverà in un alquanto inquietante “Salone del Giudizio”: senza che venga spiegato il perchè in modo preciso, il nostro obiettivo sarà quello di attraversare in lungo e in largo l’inferno per raggiungere una certa Dea Rossa; quindi, il protagonista si mette in viaggio, senza avere pressochè alcuna idea di cosa lo attenderà.
Sin da subito è possibile notare come il comparto grafico funzioni in modo discreto: nella maggior parte dei casi molte texture dello scenario convincono per la loro “fisicità”, i dettagli non mancano, l’illuminazione crea sempre un effetto particolare, e la resa di certe “mostruosità” dello scenario fa il suo lavoro; dall’altro punto di vista, in altre sequenze di gioco, sembra che gli sviluppatori si siano dimenticati di curare allo stesso modo il comparto grafico, con colori palesemente desaturati e fuori scala, ambienti eccessivamente bui e spesso piatti, a tratti talmente poco curati da risultare imbarazzanti.
I modelli dei personaggi anche sono giusto accettabili, peccato per le animazioni: le creature del mondo di gioco sembreranno spesso svolazzare a mezz’aria girandosi e rigirandosi su loro stessi, creando effetti di clipping davvero orribili da vedere.
Nel complesso comunque non ci sentiamo di bocciare tale aspetto del gioco.
Quello che è il punto più alto della produzione è rappresentato dal comparto artistico.
Va fatta una premessa: Agony non fa paura, non mette ansia, e non spaventa…ma mette terribilmente a disagio.
E’ possibile notare dalle prime battute di gioco come l’intero art e sound design non sia posto “come un horror normale”, e quindi volto al far provare una sensazione di tensione puramente atmosferica, bensì con l’intenzione di far rimanere il giocatore a bocca aperta in più occasioni, mostrandogli scene di infernale quotidianità di insana ed inaudita violenza, e fargli sentire costantemente raccapriccianti rumori e urla dalla natura chiaramente disumana, nonostante a produrle siano proprio persone, nella maggior parte dei casi.
L’illuminazione, la resa di certi elementi dello scenario, la forma e lo stile di alcune creature…ogni cosa ha l’obiettivo di distruggere la mente del giocatore, utilizzando il comparto artistico come mezzo per riuscirci. Ovviamente, il comparto artistico in questo caso non va premiato per aver raggiunto picchi estetici particolari, ma semplicemente perchè gli sviluppatori sono riusciti a sfruttarlo a dovere per rendere costantemente e puntualmente l’idea di ciò che volevano creare, il che è assolutamente un gran bene.
Comunque, tale disagio è perfettamente giustificato dal pretesto dell’ambientazione infernale: le sensazioni che Agony trasmette tramite i suoi malati concept di gioco probabilmente in altri giochi sarebbero state solo un punto a sfavore del titolo, in quanto “non ci si sente mai a proprio agio”… ma in questo caso, essendo all’inferno, è come se tutto fosse fatto apposta per dare esattamente quelle emozioni; e tutto ciò funziona perfettamente.
Durante l’intera avventura, ad ogni avanzamento della campagna, ci sentiremo sempre più nel profondo in un luogo maledetto e circondati da qualcosa di talmente destabilizzante da essere sin difficile che determinate scene del gioco siano “concepibili” per una mente normale.
Se in più ci mettiamo in mezzo il fatto che, nonostante la grafica spesso singhiozzi, le ambientazioni sono sempre varie e differenti sia per level design che per estetica, l’esperienza risulterà quindi anche fluida, seppur molto intensa: in poche parole, alla fine dell’avventura vi sentirete davvero di poter dire “di aver visto di tutto”.
Vi lasciamo immaginare a quale potenza questo fattore venga elevato nella versione UNRATED del gioco.
Questo è senza dubbio l’unico, vero motivo per il quale Agony è un titolo che può essere fortemente consigliato, in quanto le caratteristiche appena citate lo rendono unico non solo nel suo genere, ma nell’intero panorama videoludico.
Passando al fattore del gameplay, il gioco collassa inevitabilmente su sè stesso, partendo dai comandi: disastrosamente imprecisi, vittime di input lag, difficili da gestire e terribilmente scomodi da usare anche nelle azioni più semplici come la camminata e il salto.
Nell’arco dell’avventura vi saranno vari tipi di ostacoli da superare; da enigmi ambientali, a corridoi pieni di trappole e nemici, a zone più ampie da esplorare per trovare una “chiave” o un qualche oggetto per proseguire: nella maggior parte dei casi, anche il level design risulta pressochè ridicolo, non vi sono quasi mai punti di riferimento ambientali, sarà pieno zeppo di vicoli inspiegabilmente ciechi e di nemici posizionati chiaramente a caso che si muovono senza una logica.
Persino la meccanica del respawn funziona male: ogni volta che “moriremo”, ci trasformeremo in una sorta di anima fluttuante, e per riprendere il nostro cammino dovremmo letteralmente impossessarci di qualche altro malcapitato che avremo “smascherato” durante la partita…come se fosse una sorta di “checkpoint”.
Questo metodo di respawn è tanto interessante quanto mal implementato: guidare il suddetto spirito è scomodo oltre ogni immaginazione, e i personaggi che potremo impossessare sono posizionati senza logica, vicini tra di loro, e in aree sconnesse dal cuore del level design dell’area in questione.
Alcune creature saranno in grado persino di “uccidere” questo spirito fluttutante; quando accade dovremo ricominciare l’intera sequenza di gioco: il problema è che spesso e volentieri il “nuovo” punto di spawn si trova in un luogo differente rispetto a quello originario, confondendo ulteriormente il giocatore che già fa fatica ad orientarsi.
Dalla metà del gioco in poi vi saranno inoltre nuove sequenze di gameplay del quale non vi parleremo nello specifico per evitare spoiler, ma vi assicuriamo che nemmeno quelle saranno in grado di divertirvi o di risollevare le sorti della vostra esperienza dal punto di vista del gameplay.
In definitiva, possiamo dire che Agony UNRATED fa più che bene ciò per cui è stato creato, ma fallisce miseramente in quasi tutto il resto.
Se da un lato l’opera di Madmind risulta un vero caos videoludico, scomodo da giocare, narrativamente non così interessante e nemmeno troppo bello da vedere, dall’altro, il solo concept design può bastare per renderla meritevole di essere giocata.
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Vedi commenti
Praticamente dalle conclusioni mi pare di aver capito che il gioco ti ha fatto schifo, ma non l'hai bocciato soltanto perché era migliore della versione originale...
Diciamo che rispetto alla versione originale, l'UNRATED migliora quell'unica cosa che era abbastanza positiva anche nell'originale.
Ciò non toglie che tutto il resto sia decisamente mal fatto.
Praticamente dalle conclusioni mi pare di aver capito che il gioco ti ha fatto schifo, ma non l'hai bocciato soltanto perché era migliore della versione originale...
Diciamo che rispetto alla versione originale, l'UNRATED migliora quell'unica cosa che era abbastanza positiva anche nell'originale.
Ciò non toglie che tutto il resto sia decisamente mal fatto.