Nel settembre del 1985 si chiuse la serie infernale di omicidi attribuiti al famigerato Mostro di Firenze , il più celebre serial killer italiano, uno spietato assassino al quale sono stati attributi 8 duplici omicidi, avvenuti tra il 1968 e appunto il 1985. A distanza di quarant’anni la vicenda è ancora avvolta nel mistero: tanti, troppi, sospetti, ma nessun colpevole .
Il 22 ottobre è uscita su Netflix la miniserie evento “Il Mostro” , che ha raggiunto la vetta della piattaforma a livello mondiale , un traguardo storico per una serie italiana. La serie, diretta da Stefano Sollima , ha riportato i riflettori sul caso, ma in che modo?
La prima considerazione da fare è che non viene narrata tutta la vicenda, bensì la produzione ha deciso di porre il focus sul primo omicidio attribuito al mostro , ovvero quello di Barbara Locci e Stefano Lo Bianco, introducendoci alla pista sarda , uno dei temi fondamentali di tutta la serie.
La pista sarda La pista sarda fu la prima pista investigativa ufficiale seguita dagli inquirenti, a seguito del collegamento dell’omicidio Locci-Lo Bianco con le vicende del mostro. Nella serie infatti vediamo che a seguito dell’identificazione dell’arma da fuoco si capisce come tutti gli omicidi del mostro siano riconducibili alla stessa pistola , di modello identico a quella del caso Locci-Lo Bianco.
Inizia cosi la prima indagine vera e propria, partendo dal primo personaggio rilevante, Stefano Mele , marito della Locci, il quale fu condannato per l’omicidio, per il quale era reo confesso.
Il primo episodio è quasi interamente dedicato a Mele , con lo scopo di far comprendere allo spettatore il calvario della sua vita personale e i motivi che parevano spingerlo verso il terribile omicidio della moglie. Tuttavia verso fine episodio vi è la prima rivelazione: Stefano Mele ha mentito, non è lui colpevole, bensì tale Francesco Vinci .
Nel secondo episodio il focus si sposta quindi su Vinci , accusato ora di essere il famigerato Mostro. Viene quindi incarcerato, ma il mostro non si ferma, compiendo un nuovo omicidio nel 1983. Ancora una volta le indagini sono ad un vicolo cieco. Il terzo episodio sposta nuovamente il bersaglio su un nuovo sospettato , Giovanni Mele, fratello di Stefano. Con questo pretesto la serie fa un salto temporale nel passato, per mostrarci il rapporto tormentato della Locci con la famiglia Mele. Anche in questo caso però, il mostro colpisce ancora, e Giovanni Mele è quindi scagionato.
Nell’ultimo episodio appare infine la figura chiave legata a questa pista investigativa , tale Salvatore Vinci, fratello di Francesco. Sulla figura di Salvatore la serie si sbilancia in modo più forte, donandoci una rappresentazione del personaggio molto cruda , di un uomo folle e spietato, maniaco del controllo. Vinci tuttavia non verrà arrestato, per mancanza di prove.
La scelta narrativa di dedicare un episodio a ciascun sospettato riesce a farci immedesimare a pieno nel caos delle indagini ; lo spettatore, seppur stia guardando una storia nota, viene trascinato dalla narrazione ad accusare ogni sospetto presentato, complice la scelta di mostrare gli omicidi ogni volta con un mostro che assume le sembianze del sospettato di turno: prima Stefano Mele, poi Francesco Vinci, poi Giovanni Mele e infine Salvatore Vinci.
Lo spettatore viene portato a pensare, estraniandosi dal contesto e dimenticando la storia vera, che il colpevole sia finalmente stato trovato, salvo poi essere smentito ogni volta, immedesimandosi a pieno con il corpo di polizia che seguì le indagini al tempo, e restituendo un quadro fedele del clima di caos e incertezza dell’epoca.
Barbara Locci e la figura femminile Uno dei temi più importanti che affronta la serie è quello della figura della donna oppressa dal giogo maschile , per il quale il caso emblematico diventa quello di Barbara Locci, la prima vittima del mostro. La Locci si ritrova infatti incastrata in un matrimonio che non voleva, e dal quale ha cercato di scappare fin da subito, ma senza successo. In questa situazione decide pertanto di adagiarsi, arrivando quasi a servire il marito, incapace però di difenderla nel momento del bisogno, come nel caso dell’aggressione di Salvatore Vinci.
La serie ci mostra con estrema crudeltà la realtà in cui la donna viveva , essendo mal vista dalla famiglia Mele a seguito della tentata fuga dal matrimonio e dei ripetuti tradimenti di lei. Barbara però in tutto ciò non appare mai come vincitrice, ma sempre e solo come vittima . Vittima di un sistema che l’ha usata e trattata come una pezza da piedi, come una vera e propria bambola per il sesso. Succube di un sistema patriarcale dove la donna non ha diritto di emanciparsi , ma deve invece sottostare alle “leggi ” familiari, senza mai ledere l’onore della famiglia.
Barbara ha rigettato tutto ciò , e ha cercato di fuggire, per quelle che erano le sue possibilità, dalla gabbia in cui era rinchiusa. E ha cercato un amore vero, andando incontro però ad un destino spietato.
E come lei anche le altre donne presenti nella serie , dalle vittime del mostro, brutalmente mutilate, alle mogli di Salvatore Vinci, con la prima vittima, diretta o indiretta, della spietatezza di quell’uomo, mentre la seconda salva ma dopo anni di violenze fisiche e mentali.
In questo l’opera di Sollima non ha voluto lasciarci dubbi, mostrandoci le colpe di un sistema sbilanciato e cieco dinanzi ai diritti della figura femminile, che venivano spesso trascurati.
Salvatore Vinci è il colpevole? Nonostante ogni episodio sia dedicato ad un sospetto, ad eccezione del primo che funge da introduzione del contesto sociale dell’epoca, la sensazione è che la serie punti fortemente i riflettori su un nome in particolare: Salvatore Vinci .
Vinci compare già nella prima puntata, e ci viene subito fatto capire che non si tratta di un uomo dai sani principi , per usare un eufemismo. Il suo atteggiamento autoritario si scontra con la natura remissiva di Stefano Mele , che dopo avergli offerto una stanza della sua casa in affitto, viste le difficoltà economiche della sua famiglia, non riesce a controllarne il comportamento, arrivando persino a non fare nulla quando Vinci compie una violenza sessuale ai danni della moglie Barbara, episodio a seguito del quale la donna rimarrà incinta, portando così alla fuga dell’uomo.
Nel quarto episodio però la figura di Salvatore Vinci ritorna prepotentemente. Infatti ci viene raccontato il suo passato , compresa la misteriosa morte della moglie, fino al suo rapporto con la famiglia Mele-Lo Bianco. Di Vinci ci viene mostrato il suo lato violento , che emerge sia nel rapporto con la sua prima moglie, Barbarina, che arriverà a suicidarsi (anche se ci sono dubbi su ciò, ndr. ), sia nella convivenza con i Mele, fino ad arrivare alla sua seconda moglie, anch’essa vittima di violenze.
Salvatore Vinci viene arrestato perchè indagato per la morte della moglie Barbarina , ma viene ben presto collegato alla serie di omicidi del Mostro per via del suo legame con la Locci. Tuttavia viene rilasciato per assenza di prove concrete, facendo perdere le sue tracce nel 1988.
La cosa curiosa, sottolineata dalla produzione che mira a infondere nello spettatore il seme del dubbio , è che la serie di omicidi del mostro si fermerà proprio con la scomparsa di Vinci. Una velata accusa, mascherata sottolineando la possibilità di una semplice coincidenza.
Dove la serie pecca “Il Mostro” si pone come una serie che mira a raccontare le vicende del serial killer più celebre d’Italia, tuttavia sembra che le vicende del Mostro fungano più da sfondo e da spettacolo aggiuntivo di una narrazione che si concentra sul contesto storico dell’epoca, con un focus intenso sulla struttura sociale .
Si preme molto su questa prevaricazione della figura maschile rispetto a quella femminile, usando la figura di Barbara Locci come collante tra gli episodi, al punto che la serie sembra essere più incentrata su di lei che sugli avvenimenti di quegli anni .
La violenza sulle donne ha una grande importanza in questa vicenda giudiziaria , viste le modalità in cui son svolti praticamente tutti gli omicidi; è un tema fondamentale anche in questa serie, come ci aspettavamo, declinato sia in termini di cronaca, ci vengono infatti mostrati gli omicidi e le modalità degli stessi, sia in termini sociali, più slegati dal caso, come nel caso del rapporto della Locci con il genere maschile.
Una scelta che, pur rafforzando il messaggio di denuncia, richiede equilibrio nella messa in scena. Il rischio è infatti che la reiterazione di certe scene appaia come una spettacolarizzazione delle stesse , con lo spettatore che potrebbe scollegarsi emotivamente e non recepire il messaggio importante che si vuole trasmettere.
Infine, un altro punto debole può essere trovato nell’eccessiva didascalità di alcune scene . La serie infatti spicca quando lascia parlare le immagini : un esempio è la scena in cui Barbara Locci viene denudata in pubblica piazza, per schernirla e attaccarla sul suo modo di vestire; in questo frangente, Francesca Olia , che interpreta magnificamente il personaggio, riesce a trasmetterci un senso di ferimento ma anche orgoglio con un semplice sguardo, senza aggiungere parole superflue.
Allo stesso modo, Valentino Mannias dà vita a un Salvatore Vinci disturbante e credibile , grazie a un portamento magnetico e a uno sguardo che comunica il turbamento interiore del personaggio più di qualsiasi battuta.
Una chiusura mozzata La serie si chiude senza entrare nel merito del filone “Pacciani e i compagni di merende ” (verrà introdotto probabilmente in una eventuale prossima stagione, come anticipato proprio nel finale, ndr. ), ed è una scelta coerente con la direzione che la produzione ha preso.
Per questa prima stagione infatti si è voluto tenere separato quello che è stato un vero e proprio “circo ” giudiziario , ovvero il processo a Pietro Pacciani e ai suoi compagni, dalla narrazione di un filone d’inchiesta da cui trarre considerazioni importanti su temi delicati , come la violenza di genere, andando però così a distaccarsi un po’ dalla vicenda Mostro .
Il Mostro resta un prodotto valido e godibile , interessante dal punto di vista storico-sociale e crudo nella sua rappresentazione dei fatti dell’epoca. Gli appassionati di true crime potranno essere sicuramente soddisfatti di approfondire una storia sconosciuta al grande pubblico , tuttavia dovranno aspettare eventuali sviluppi della serie per vedere i punti centrali della vicenda, o magari per vedere ampliati filoni d’indagine tornati alla ribalta recentemente, come il possibile collegamento tra Zodiac , il famoso killer americano, e lo stesso Mostro.
Per il momento, lato Netflix , tutto tace.
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