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Gears of War: Reloaded, la recensione

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Dal lontano 2006, Gears of War non ha sicuramente smesso di intrattenere i propri fan, che, dopo 20 anni e una remaster, si divertono ancora come matti nella modalità campagna e nelle lobby multiplayer del gioco; sterminando locuste a più non posso e cimentandosi in wall bounce indicibili.

L’amato Gears ha fatto molto parlare di sé nel corso degli anni, ma mai come questo agosto, mese in cui è rinato nella sua versione Reloaded, definita dagli stessi sviluppatori (The Coalition) come il modo definitivo di godersi l’iconico capitolo originale, questa volta anche su PS5. I nuovissimi giocatori sonari (compresi noi della redazione di SpaceNerd) saranno all’altezza? E gli stagionati giocatori di Xbox apprezzeranno questo ritorno della saga? Preparate i lancer e leggete questa recensione per scoprirlo.

Attenzione: l’articolo contiene alcuni spoiler di carattere generale sulla campagna del gioco. COG avvisati, mezzi salvati.

Gears of War: Reloaded - Official Trailer | PS5 Games

Gears of War: Un capolavoro senza tempo

Non c’è alcun dubbio che Gears of War sia a tutti gli effetti un gioco venerato dalla community di Xbox, ed è possibile definirlo senza alcun timore un capolavoro. Negli anni successivi al 2006, infatti, il franchise è stato rinnovato per vari episodi, tra cui 5 capitoli principali numerati e 2 spin-off (Gears of War: Judgement e Gears Tactics). A tal proposito, trovate qui la nostra recensione di Gears 5, in caso voleste farvi un’idea dell’evoluzione della serie nel tempo dando uno sguardo al suo ultimo capitolo.

Oltre a una grande quantità di giochi prodotti negli anni, sono anche stati pubblicati vari romanzi e fumetti a tema Gears of War, i quali ne hanno contribuito al successo ampliandone la lore. Al momento, è anche in produzione un film di Gears negli studi di Netflix, a prova della notorietà che la saga si è guadagnata. Ci troviamo quindi di fronte a un franchise di proporzioni titaniche, un pezzo di storia del gaming che non si può ignorare. Ecco perciò alcune informazioni generali sulla saga e sul gioco, che serviranno da base per questa recensione:

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Gears of War è una serie di shooter in terza persona sviluppata prima da Epic Games e adesso da The Coalition. È ambientata su Sera, un pianeta fittizio messo a ferro e fuoco dalle Locuste, creature antropomorfe estremamente violente emerse dal sottosuolo. L’esercito dei COG (The Coalition of Ordered Governments – per capirci – gli esseri umani) combatte da anni per fermare l’invasione, il cui giorno d’inizio è conosciuto come Emergence Day. È proprio questo E-Day che sarà il protagonista del nuovo capitolo della saga, annunciato durante la Xbox Games Showcase di giugno 2024 e con data di uscita da definire. Trovate qui il trailer di questo attesissimo sequel.

Gears of War: Reloaded, nello specifico, è una versione rimasterizzata di Gears of War: Ultimate Edition (UE), quest’ultima una remaster del gioco originale del 2006, pubblicata su Xbox One ben dieci anni fa. A differenza di Ultimate Edition, però, Reloaded vanta una maggiore ottimizzazione e un freschissimo porting su PS5 con crossplay totale, un evento storico per la serie. I seguenti sono i dettagli di questa ottimizzazione:

  • Risoluzione in 4K;
  • 120 fps in multigiocatore;
  • 60 fps nella campagna;
  • Quasi totale assenza di schermate di caricamento nella modalità storia.
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All’apparenza banali, queste caratteristiche tecniche costituiscono un gran salto di qualità rispetto a Ultimate Edition, che girava a 1080p nativi, 30 fps nella campagna e 60 nel multiplayer, cioè esattamente la metà. Inoltre, Reloaded comprende tutti i contenuti rilasciati su Ultimate Edition nel corso degli anni, principalmente skin arma e personaggio.

Dunque, in linea generale, le informazioni appena riassunte restituiscono un’immagine di Gears che costituisce un punto di riferimento per recensire la sua versione Reloaded, analizzandone il comparto grafico e sonoro (sempre tenendo a mente le caratteristiche del prodotto originale), giudicandone la coerenza interna e facendo una previsione sulla longevità del titolo nel corso degli anni. Cominciamo!

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Locuste vs. Umani: uno spettacolare ritorno in 4K a 60 fps

La storia del primo capitolo della saga, giocabile sia in single che in multiplayer cooperativo, inizia 14 anni dopo l’E-Day e muove i primi passi dalla fuga di prigione di Marcus Fenix (il protagonista), rinchiuso per aver causato la perdita di una battaglia cruciale contro le Locuste disobbedendo agli ordini nel tentativo di salvare suo padre. Il suo compagno e amico Dominic Santiago, conosciuto dai fan come Dom, lo raggiunge e lo libera per farlo tornare a combattere le locuste al fianco dei COG.

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In breve tempo, la situazione si complica e gli attacchi delle Locuste si intensificano, ma il generale Hoffman, uno dei COG più influenti, ha una brillante idea: introdurre un risonatore nel sottosuolo per mappare i tunnel delle locuste e distruggerle dall’interno usando una bomba. Inizia così il viaggio di Marcus e della sua squadra: i Delta.

Dal punto di vista tecnico, le impressioni che la campagna lascia a fine run sono estremamente positive. I 120 fps si notano eccome; il gameplay è fluido, privo di intoppi e cali di frame; le schermate di caricamento, come promesso, sono quasi inesistenti, offrendo così ai giocatori un’esperienza di gioco in perfetto stile binge watching: un atto dietro l’altro, senza interruzioni.

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La storia principale, già corta di per sé, risulta quindi snellita e più comodamente fruibile, a tal punto che il giocatore si ritrova costretto ad imporsi delle pause per non finire la campagna in un solo pomeriggio. Le cutscene, inoltre, sono molto più cinematiche rispetto al capitolo del 2006 e sono state modificate in alcuni punti, un cambiamento che Gears of War: Reloaded eredita da Ultimate Edition e mantiene.

Giocando la campagna di questo Gears, in più, ci si dimentica spesso di trovarsi di fronte a un gioco rimasterizzato, dato che le cutscenes sembrano realizzate con grafiche native next-gen invece che essere semplicemente ritoccate e migliorate come succede in molte remaster. Questo aspetto fa onore al lavoro di The Coalition, che sembra non essersi fermata a spolverare un vecchio gioco e rimetterlo sul mercato tale e quale, ma che ne ha fatto invece risplendere il comparto grafico con luci migliorate, colori più vividi e maggiore risoluzione.

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In particolar modo, il ray-tracing potenziato di questa remaster si distingue come una delle migliorie apparentemente più sostanziali apportate al capolavoro di Epic Games, poiché dà più profondità agli ambienti e garantisce così al giocatore un’esperienza più immersiva.

Chiaramente, serve sottolineare che il gioco non è stato ricreato da zero: ciò implica che alcuni elementi grafici che racchiude ricorderanno sempre il prodotto madre, il primo Gears, come la mancanza di tridimensionalità nelle viti che tengono insieme alcune travi in certi ambienti di gioco. Nonostante questo, però, The Coalition ha creato un prodotto validissimo, partendo da basi risalenti al 2006 e dando loro più lustro, rimasterizzando fedelmente anche tutte le 19 mappe multiplayer del titolo originale, tra cui la leggendaria “Ingorgo”, presente anche in Ultimate Edition.

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Senza cercare il pelo nell’uovo e sorvolando certe imprecisioni, quindi, si può concludere che Reloaded sia dotato di un comparto grafico di ottima qualità. A questo proposito, ecco alcune catture in-game, scattate con il sistema PS5, che mostrano il gioco per com’è:

Il multiplayer: dinamiche di gameplay e matchmaking

La modalità multigiocatore di Gears of War: Reloaded, rispetto alla campagna, può dimostrarsi particolarmente ostica da digerire per i nuovi giocatori e per quelli che non hanno toccato un Gears negli ultimi 15 anni. Alla base di questa osservazione vi sono dei problemi tecnici e di gameplay del titolo che da tempi immemori causano rabbia e frustrazione e che sono diventati dei veri e propri capisaldi dei primi capitoli della saga. In Gears: Reloaded, purtroppo, il gameplay non sembra essere stato ritoccato molto. I giocatori, infatti, si ritrovano spesso di fronte a sorprese poco piacevoli, quali:

  • La possibilità di sparare attraverso i muri: è risaputo che se ci si sporge troppo da un angolo per mirare a qualcuno, molto spesso quel qualcuno ci cecchinerà. Non in Gears of War, dove è possibile sfuttare le hitbox dei muri per riuscire a sparare da dietro un angolo e colpire un avversario senza sporgersi;
  • I colpi dello gnasher, il famosissimo fucile a pompa di Gears, sono incoerenti e non sempre vanno a segno anche quando dovrebbero.

Paradossalmente, si tratta di problemi che, una volta compresi e assimilati come punti da sfruttare per vincere le partite, rendono il gioco stranamente divertente, ma ciò non significa che siano accettabili nel 2025, nella seconda remaster dello stesso titolo.

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Paradossalmente, si tratta di problemi che, una volta compresi e assimilati come punti da sfruttare per vincere le partite, rendono il gioco stranamente divertente, ma ciò non significa che siano accettabili nel 2025, nella seconda remaster dello stesso titolo.

In aggiunta a queste imperfezioni, salta all’occhio che le skin dei personaggi attualmente sbloccabili avanzando di livello nel multigiocatore siano estremamente decontestualizzate. Sono infatti presenti COG e Locuste di altri capitoli di Gears che, nonostante la loro fama, non compaiono nella campagna del primo. Questo potrebbe confondere i nuovi giocatori che non hanno familiarità con la storia del franchise e potrebbe portarli a interrogarsi sulla qualità del gioco stesso.

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Un aspetto critico presente al lancio e successivamente risolto, invece, è stato il matchmaking poco bilanciato del titolo. Fino all’aggiornamento del 17 settembre, infatti, esso non sembrava tenere conto del fatto che molti giocatori si stavano approcciando per la prima volta a Gears of War solo con Reloaded. Molto spesso, infatti, i player PS5 venivano inseriti quasi tutti nella stessa squadra, una dinamica che spesso creava team squilibrati in cui un gruppo di utenti Xbox con dimestichezza nel gioco sbaragliava rapidamente un’altra squadra di giocatori PS5 alle prime armi.

Oltre a questo, molto spesso venivano assegnati allo stesso team giocatori di livelli simili. Ciò vuol dire che, in molte partite, utenti di livello basso dovevano competere con utenti di livello alto, i quali vincevano spesso e volentieri. Trovate qui uno screenshot come dimostrazione (da osservare i livelli dei giocatori in ciascuna squadra):

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In sostanza, Gears of War: Reloaded è una remaster che propone principalmente contenuti multigiocatore, ma che si rifiuta allo stesso tempo di sistemare alcune delle criticità che lo hanno storicamente reso ingiusto e incoerente proprio nelle modalità multiplayer. Dovessero decidere di rimasterizzare altri capitoli della saga, quindi, è auspicabile che gli sviluppatori agiscano su di essi prima del lancio, correggendo bug preesistenti e ottimizzando il gameplay, in modo da garantire ai giocatori un’esperienza più giusta e bilanciata.

Il comparto sonoro: godurioso, ma confuso nel multiplayer

In generale, durante l’esperienza di gioco di Gears: Reloaded, il sound è davvero una goduria. Il comparto sonoro è stato migliorato e anche questo si nota! Il passaggio allo spatial audio 3D 7.1.4 è un upgrade necessario che conferisce al gioco ancora più realismo: tutti i suoni, dai passi dei personaggi, alle urla ingiuriose delle locuste nella campagna, ai suoni di ricarica delle armi, sono puliti e definiti, come se fossero stati registrati da zero per questa remaster.

Tuttavia, nel multiplayer, i suoni dei passi si sovrappongono nelle mappe costruite su più livelli, causando una confusione non indifferente. Per esempio, in “stazione”, mappa composta da un piano superiore e uno inferiore, i passi dei giocatori si sentono con la stessa intensità sia sopra che sotto, impedendo al giocatore di capire se i nemici si trovino sul suo stesso piano o quello sottostante/sovrastante. Questa caratteristica del comparto sonoro, potenzialmente, intacca l’esperienza multigiocatore, che si fa (a tratti) complicata da navigare. Nel complesso, però, Gears of War: Reloaded si fa sentire proprio bene: grazie, The Coalition!

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Ma allora, cosa succede dopo Gears of War: Reloaded?

La domanda che sorge spontanea, a questo punto della recensione, è: ma Gears of War: Reloaded, durerà nel tempo? La risposta, purtroppo, è che il gioco (probabilmente) continuerà ad esistere per qualche mese, forse un anno. Come già segnalato, infatti, in questo primo titolo rilasciato su console next-gen quasi tutte le skin arma sono già sbloccate, le modalità multiplayer sono poche e le ricompense messe a disposizione dei giocatori sono solo le seguenti:

  1. I trofei/gli obiettivi;
  2. Le skin personaggio, sbloccabili avanzando di livello nel multiplayer.

Piuttosto che Gears: Reloaded da solo, invece, è molto più probabile che sia il franchise nella sua interezza a resistere alla prova del tempo. Tutto questo sarà possibile, ovviamente, solo e quando The Coalition deciderà di rimasterizzare anche gli altri grandi capolavori della serie, quali Gears 2 e 3, entrambi titoli di grande respiro, con più modalità multiplayer/cooperative (ad esempio: orda) e con il potenziale di introdurre vari elementi che mantengano attivo l’interesse dei giocatori, quali skin e contenuti aggiuntivi che suppongano una vera sfida per essere ottenuti.

Purtroppo, ora come ora, Gears of War: Reloaded ha solamente il potenziale di offrire a chi non ha mai giocato il titolo una possibilità di fare un primo assaggio della saga: una esperienza che, tuttavia, ha un sapore promettente.

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Il verdetto: soddisfazione o delusione?

Gears of War: Reloaded è sicuramente una remaster con i fiocchi che prende tutti gli aspetti più iconici del primo Gears e li ripropone con addosso una veste grafica spettacolare e con un comparto sonoro di prim’ordine. Tuttavia, assieme ai successi, il gioco si porta appresso anche l’incoerenza di alcune dinamiche di gameplay, come anticipato parlando dello gnasher o degli spari attraverso i muri.

Nel complesso, però, il titolo di The Coalition resta godibile, soprattutto grazie alla sua campagna accattivante e “senza interruzioni” che immerge il giocatore in un mondo apocalittico le cui vicende lo tengono incollato allo schermo dall’inizio alla fine, stimolando il suo desiderio di conoscere il seguito della fantastica storia scritta negli anni 2000 da Epic Games. The Coalition, con molta probabilità, risponderà a questa richiesta con altre remaster, che, auspicabilmente, dimostreranno di aver appreso dalle imprecisioni di Reloaded e si riveleranno essere ancora più coerenti e accurate.

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Gears of War: Reloaded
Gameplay e longevità
7.5
Comparto grafico e sonoro
9
Coerenza e cura del dettaglio
7.5
Pros
Grafiche rinnovate
Comparto sonoro coi fiocchi
Framerate stabile
Modalità di gioco variate
Campagna cooperativa
Cons
Alcune imprecisioni in ambito sonoro
Gameplay macchinoso
Matchmaking da sistemare
Bug del passato ritornano
8
VOTO

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Gears of War: Reloaded, la recensione 1

Il mio viaggio nel mondo dei videogiochi è iniziato quando avevo solo otto anni, nella cameretta di mio cugino, dove PS1, PS2 e Xbox 360 coesistevano pacificamente. Ho amato alla follia titoli come Gears of War, Devil May Cry, Medievil, e Bioshock, tra tanti, senza mai smettere di giocare un secondo nel corso degli anni. Mi appassionano particolarmente i giochi ricchi di narrativa, ma mi dedico ai multiplayer competitivi allo stesso modo. Oggi scrivo di videogiochi su SpaceNerd e insegno inglese, spagnolo e italiano. Ho una formazione in critica letteraria, e all'università ho scritto una tesi sull’uso di Minecraft come risorsa per insegnare lo spagnolo. Metto quindi le mie conoscenze al servizio della mia grande passione videoludica su questa rivista, con lo stesso entusiasmo, ma in una cameretta diversa e più adulta.

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