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I Fantastici Quattro: Gli inizi, la recensione

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Fantastici Quattro Gli Inizi

Finalmente, dopo tre tentativi (quattro, se consideriamo anche il mai rilasciato film del 1994), i Fantastici Quattro, la prima famiglia Marvel, tornano sul grande schermo, ma questa volta con il plauso del pubblico.

Si nota infatti la cura con cui i Marvel Studios hanno voluto riportare in scena questi pilastri della cultura pop contemporanea. Si percepisce chiaramente la tensione di Kevin Feige nel voler adattare il Quartetto con la massima attenzione, memore dei precedenti fallimenti che hanno contribuito al generale disinteresse verso i film MCU e, più in generale, verso il genere supereroistico.

Nonostante quindi l’opera di rifinitura condotta da Feige per rendere il film il più impeccabile possibile, l’assenza di imperfezioni lo rende, paradossalmente, piuttosto piatto e privo di particolare estro, risultando in certi momenti anche sottotono. Ma andiamo con ordine.

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Storie di un altro universo

Il punto di forza del film risiede innanzitutto nell’estetica rétro degli anni ’60, reinterpretata però in chiave futuristica, che chiarisce fin da subito come questo non sia l’universo del Marvel Cinematic Universe a cui siamo abituati, bensì una realtà a sé stante.

Non vi sono quindi riferimenti agli Avengers o a Spider-Man; anzi, si può dire che questo sia uno dei rarissimi casi in cui un film dei Marvel Studios può essere goduto pienamente anche in modo autonomo, senza necessità di collegamenti con la serialità degli altri film. L’estetica, unita alla colonna sonora e alla natura da film “stand alone”, conferisce a I Fantastici Quattro – Gli inizi un’identità ben distinta rispetto agli altri prodotti del MCU.

L’atmosfera cambia radicalmente non appena si abbandona il pianeta Terra per addentrarsi nello spazio profondo e inquietante, dove si fa la conoscenza del villain del film: Galactus, il divoratore di mondi, qui rappresentato in tutta la sua aliena maestà. Una trasposizione che fa finalmente dimenticare al pubblico la versione nebulosa vista in I Fantastici 4 e Silver Surfer.

I Fantastici Quattro: Gli inizi, la recensione 3

Il Favoloso Quartetto

Anche i personaggi sono stati adattati con grande efficacia, alcuni più di altri. Tra i membri del Quartetto, il personaggio più riuscito è senza dubbio Johnny Storm, che non è più solo il ragazzino ribelle e donnaiolo, ma un vero e proprio eroe capace di usare arguzia e buon senso, evitando di diventare la caricatura vista nei film precedenti.

Anche Susan Storm, interpretata magistralmente da Vanessa Kirby, non è più relegata al ruolo di semplice “quota rosa” priva di carattere, ma emerge come il vero cuore pulsante della squadra e motore della narrazione. Si potrebbe quasi affermare che sia lei la vera protagonista del film.

Diverso il discorso per Pedro Pascal, che mette in scena un Reed Richards piuttosto passivo, con il freno a mano tirato rispetto alle potenzialità del personaggio, sia in termini di poteri che di presenza scenica, come si è potuto apprezzare più volte nei fumetti, tanto che il suo ruolo appare quasi da comprimario rispetto agli altri.

La delusione maggiore, però, è rappresentata da Ben Grimm, un personaggio svuotato del suo carisma e della tipica ruvidità dal cuore buono che lo contraddistingue nella controparte fumettistica. Non solo non ha un vero arco narrativo (non viene nemmeno accennato il tema fondamentale dell’uomo intrappolato in un corpo mostruoso) ma risulta privo di una partecipazione significativa alla trama. Anche la scelta della voce nel doppiaggio italiano lascia piuttosto a desiderare.

I Fantastici Quattro: Gli inizi, la recensione 4

I Fantastici Quattro, ma non troppo fantastici

È curioso, quindi, che i Marvel Studios, nonostante l’attenzione maniacale nel ricreare l’atmosfera anni ’60, sembrino essersi dimenticati di adattare l’essenza dei Fantastici Quattro dell’epoca kirbyiana, quasi come se temessero di allontanare troppo il pubblico con un’estetica troppo fumettosa e tipicamente Silver Age, cosa che James Gunn, ad esempio, non ha avuto timore di fare con il suo Superman.

Questo perché i Marvel Studios, ora come ora, non possono accettare di intraprendere rischi e non è un caso che il film a tratti sembri tagliato e rimodellato (dura solo 1 ora e 55 rispetto alle 2 ore e 20 previste) e la prova si può trovare guardando quante scene (e anche parti attoriali, visto quello che è successo a John Malkovich) sono state tagliate dai trailer alla resa finale cinematografica.

I Fantastici Quattro: Gli inizi, la recensione 5

Tuttavia, tutto ciò non rende Fantastici Quattro: Gli inizi un brutto film, anzi: la sua diversità rispetto ai soliti film scanzonati del Marvel Cinematic Universe, la presenza di un villain minaccioso come Galactus e la tensione costante dovuta alla sua incombente minaccia sono elementi che lo elevano a uno dei migliori prodotti recenti del MCU.

Fantastici Quattro: Gli inizi è un film che vuole essere preso assolutamente sul serio dai Marvel Studios. E sebbene questa ossessione per il perfezionismo a tratti giochi contro il film stesso, non si può negare che, assieme a Thunderbolts, abbia risollevato il morale dei fan Marvel. Se questa sarà la qualità mantenuta nei prossimi progetti, l’attesa per il tanto atteso Avengers: Doomsday diventa ogni giorno più snervante.

Fantastici Quattro Gli Inizi
I Fantastici Quattro: Gli inizi
SCRITTURA
8
REGIA
7.5
COMPARTO TECNICO
7
DIREZIONE ARTISTICA
7
CAST
7.5
Pros
Atmosfera futuristica e nostalgica
Johnny e Susan Storm resi magistralmente
Galactus villain alieno e minaccia incombente
Può essere visto senza collegamersi ad altri film
Cons
Si poteva osare di più inserendo più elementi da Silver Age
Reed Richards incredibilmente sottotono
Ben Grimm sfruttato poco e male
Chiare tracce di tagli ed editing che rovinano un po' la visione
7.4
VOTO

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I Fantastici Quattro: Gli inizi, la recensione 6

Giornalista freelance e articolista a tempo perso, penso che anche i film, fumetti e videogiochi hanno qualcosa da raccontare se si scava un pò più in fondo e non ci si ferma alla semplice copertina.

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