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Il mio Amore Generico per Kowloon

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Kowloon Generic Romance

Sfogliando il catalogo della nuova stagione anime primaverile vi sarà capitato, tra il ritorno di Fire Force e il secondo cour de I Diari della Speziale, di scorgere una serie chiamata Kowloon Generic Romance.

Tratto dall’omonimo manga di Jun Mayuzuki, di cui vi dovreste ricordare per Come Dopo la Pioggia, Kowloon Generic Romance è un anime composto da una stagione, realizzato da Arvo Animation e diretto da Yoshiaki Iwasaki.

Fin qui nulla di speciale, un seinen romantico incentrato nel luogo di lavoro. Un argomento affrontato raramente nelle storie romantiche, ma comunque già visto. Che cosa ha di speciale quindi questo Kowloon Generic Romance e perché dovreste recuperarlo? Ma soprattutto, come mai mi sono innamorato di un luogo, o meglio di un concetto, chiamato Kowloon?

Kowloon Generic Romance | OFFICIAL TRAILER

Ma che cos’è Kowloon?

Nelle prime scene della serie vediamo la protagonista, Reiko Kajiurai, svegliarsi nel suo appartamento, prendere una fetta di anguria e fare colazione sul suo balcone fumando una sigaretta, mentre l’immagine si apre mostrando il gigantesco labirinto di appartamenti chiamato Kowloon.

Nell’anime Kowloon è la città/bassofondo dove sono ambientate le vite di Kajiurai, Kudo e gli altri protagonisti della storia. Un distopico agglomerato urbano dove le vite degli abitanti si intersecano in pochi metri quadrati, ispirato ad una “città” realmente esistita chiamata, ovviamente, Kowloon.

Il mio Amore Generico per Kowloon 1

Il nome Kowloon in cantonese significa letteralmente “Nove Draghi“, ovvero le otto cime che la circondano a cui si aggiunge l’Imperatore che la guida. La sua origine si fa risalire ad un antico avamposto militare della dinastia Song, trasformato poi in una fortificazione murata durante la dinastia Ming.

Con l’avvento della dominazione britannica della città di Hong Kong, la zona di Kowloon rimane formalmente sotto il controllo cinese. Un’oasi staccata dalla giurisdizione inglese che invece caratterizzava il resto della città, trasformando così la Città Murata di Kowloon in una zona grigia.

Mettendo insieme un melting pot irripetibile di rifugiati, criminali e famiglie povere, dal dopoguerra la Città Murata si trasforma in un anarchico complesso residenziale iperdenso. Si contano 33.000 persone in poco più di due ettari e mezzo, case su case costruite senza alcun tipo di permesso, vicoli claustrofobici e una vegetazione fatta di ingorbigliate ramificazioni di impanti elettrici artigianali.

Il mio Amore Generico per Kowloon 2

Proprio in questo apparente inferno vivente si sviluppò un senso di comunità e appartenenza difficilmente replicabile in altri contesti urbani. Famiglie che si davano una mano l’un l’altra, studi medici, scuole, negozi, ristoranti, a Kowloon c’è tutto e c’è sempre qualcuno disposto a rispondere alle tue necessità.

Una piccola città-stato anarchica, all’interno di una metropoli che già di per sè ha vissuto una storia incredibile e travagliata che si conclude, neanche a dirlo, insieme alla fine della Città Murata di Kowloon. Con l’accordo tra Cina e Gran Bretagna termina il dominio inglese su Hong Kong e, più o meno nello stesso momento, viene demolito questo macroscopico complesso, lasciandoci ora un parco ricco di simboli e una delle zone più vive della megalopoli cinese.

Ma il grande lascito di Kowloon è soprattutto culturale per noi occidentali, stregati da questa costruzione a tratti terribile quanto affascinante. Ed è così che la Città Murata diventa ispirazione di architetti, artisti e fotografi, massimo simbolo di urbanismo caotico e musa primaria del genere Cyberpunk. Da dove credete che prendano ispirazione Ghost in the Shell e Blade Runner?

Eccolo il mito di Kowloon: un posto infernale e inspiegabile che si tramuta in un fenomeno sociologico e urbanistico praticamente unico nella storia dell’umanità, capace di ispirare opere generazionali come il capolavoro di Ridley Scott, la storia del Maggiore Kusanagi e il romanzo generico di Jun Mayuzuki.

Il mio Amore Generico per Kowloon 3

La città murata di Mayuzuki

Per Kowloon Generic Romance Jun Mayuzuki pesca sapientemente dal mito e dall’immaginario collettivo che si è creato intorno a Kowloon, e su di essa incentra la storia e l’evoluzione del suo manga. Banalmente Kowloon non è solo l’ambientazione fisica delle vicende di Kajiurai e Kudou, ma si manifesta dopo poco come metafora dei misteri che avvolgono la realtà in cui i protagonisti vivono e del loro stato d’animo.

Il dedalo di appartamenti e cavi in cui vive Kajiurai è la rappresentazione della nostalgia, intesa come vago ricordo di un passato idealizzato e un momento felice della propria vita. Una nostalgia che ci si palesa poi anche nei risvolti di trama, quando riemergono fotografie di una donna identica a Kajiurai vicina a Kudo, giustificando le sensazioni di deja vù che dialoghi e situazioni trasmettevano costantemente.

Così la Kowloon creata dalla Mayuzuki diventa il luogo dell’anima dell’opera, simulacro del senso di nostalgia che l’esistenza e le relazioni sociali di Kajiurai vogliono trasmettere e che finisce involtariamente per colpire anche noi.

L’idea di Kowloon che ci viene presentata si aggancia quindi a quel mito di cui parlavamo qualche riga sopra, dell’idealizzata Città Murata demolita negli anni novanta e rimasta impressa nell’imaginario collettivo fatto di luci al neon e appartamenti sovraffollati.

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Un amore generico per Kowloon

Al di là della trama avvincente che ondeggia tra il mystery e il sci-fi e l’ottima romance, ciò che leggendo Kowloon Generic Romance mi ha colpito subito dalle prime tavole del manga prima e della serie poi, è stata l’ambientazione su cui la Mayuzuki ha costruito la sua storia.

Mosso da questa sensazione strana di fascino difficilmente spiegabile e una nostalgia che, tecnicamente, non dovrebbe riguardare un umbro della fine dei ’90, ho cercato di capire come era potuto nascere questo amore estremamente generico per un posto che non esiste più. La Kowloon di Miyuzuki, proprio come il mito lasciato da quella reale, è una potente macchina di emozioni e sensazioni che la storia di Kowloon Generic Romance sapientemente alimenta, aggiungendo mistero e continua ricerca di un passato di cui sappiamo poco, ma che sentiamo legato saldamente a questo luogo.

Così da spettatore/lettore mi ritrovo a proiettare me stesso in Kowloon, inteso come luogo dell’anima dove ricercare concetti come una dimenticata fratellanza di comunità che nel mondo moderno difficilmente riscontriamo, ma anche fascino e nostalgia di tempi andati che non conosciamo ma che la nostra cultura ci ha insegnato ad idealizzare.

In questo Mayuzuki riesce a caricare il suo protagonista silente di una forza narrativa ed evocativa che poche altre opere del genere possono vantare (pensate alla Neo-Tokyo di Akira o il Wired di Serial Experiments Lain, ndr.). Nel fare ciò l’ambientazione evoca un parallelismo cinematografico quasi immediato se come me siete appassionati di cinema asiatico, e questo spiega bene come sia stato naturale per me innamorarmi di questa Kowloon.

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Siamo sempre ad Hong Kong ma a raccontarcela questa volta è il regista Wong Kar-wai. Sia In the Mood For Love che in 2046 troviamo analogie con Kowloon Generic Romance, dall’amore travagliato e per certi versi quasi impossibile al tema del tempo, ma è il ruolo del luogo che incarna il punto centrale di questo parallelismo.

Sia Kowloon che Hong Kong sono città vive, non solo nel senso più classico del termine, dove ogni angolo urbano regala qualcosa, ma sono vive per come rappresentano lo stato d’animo dei protagonisti. L’ansia claustrofobica e il mistero di Kajiurai e i corridoi al neon riempiti di amori mai vissuti e desideri rimandati raccontati dal maestro Wong Kar-wai.

Jun Mayuzuki e Wong Kar-wai hanno saputo così narrare, in modi diversi ma idealmente affini, i loro luoghi dell’anima. Posti vivi, iconici e carichi di significato, capaci di essere loro stessi protagonisti delle storie che ospitano. Una componente indispensabile per ciò che la mangaka e il regista vogliono e riescono a trasmettere, anche al più lontano geograficamente dei lettori/spettatori.

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Il mio Amore Generico per Kowloon 6

Nascere in un paesino umbro ti porta ad avere tanti hobby.
Cresciuto tra console e computer, è da sempre amante di cinema, serie TV e musica, nella quale si diletta in maniera molto amatoriale. Anime e manga invece sono il pane quotidiano ma anche lo sport lo appassiona. Crede di aver visto ogni singola disciplina inserita dal CIO alle Olimpiadi.

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