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The Hundred Line -Last Defense Academy-, la recensione: cento di questi giorni!

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Con The Hundred Line -Last Defense Academy-, due delle menti più folli del panorama delle visual novel giapponesi ci portano un’avventura senza precedenti.

Quando venni a conoscenza della decisione di uno dei miei director preferiti degli ultimi anni, ovvero Kotaro Uchikoshi, di lasciare la casa madre Spike Chunsoft per aprire un nuovo studio insieme all’amico e collega Kazutaka Kodaka, annunciando contemporaneamente l’avvio del progetto Extreme x Despair, poi divenuto The Hundred Line -Last Defense Academy-, non feci proprio i salti di gioia.

Se da un lato infatti ho amato le opere di Uchikoshi, apprezzando sia la trilogia di Zero Escape (in Giappone conosciuta come Extreme Escape, da qui l’Extreme del nome in codice), sia i due AI: The Somnium Files, lo stesso non posso dire di quelle di Kodaka, che ho sempre considerato come un creatore fin troppo fuori dai miei schemi, per essere generosi, non riuscendo a digerire particolarmente la serie Danganronpa.

The Hundred Line -Last Defense Academy-: Story Trailer (English)

E il primo gioco partorito da questa collaborazione, World’s End Club, ha purtroppo soltanto alimentato le mie paure: il gioco era un platform-puzzle legnoso come pochi, e con una premessa di trama che non mi ha fatto per niente impazzire. Arrivavo quindi alla mia prova di The Hundred Line con i piedi di piombo: avevo sì delle speranze che, in un contesto a loro più usuale come quello della visual novel, i due creativi fossero riusciti a dare il meglio delle loro menti folli, ma dall’altro ero consapevole che una brutta sorpresa avrebbe potuto essere dietro l’angolo.

Fortunatamente le mie preoccupazioni si sono rivelate vane e, mano a mano che i fili della trama venivano tessuti sempre di più, il gioco ha saputo intrigarmi, mantenendomi incollato allo schermo per tutta la sua durata, in un crescendo narrativo che tiene fede a tutti i capi saldi che ho imparato ad amare delle opere di Uchikoshi. Ma andiamo con ordine.

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Cento giorni e un obiettivo

The Hundred Line -Last Defense Academy- non è un gioco che va per il sottile e si fa attendere, e quasi subito infatti lo status quo viene sconvolto per dare spazio al caos. Il Tokyo Residential Complex dove vive il protagonista, Takumi Sumino, viene invaso da delle strane creature di origine non meglio specificata, e starà a lui combattere per salvare una sua amica di infanzia da esse. Come? Infilzandosi un pugnale nel petto e rilasciando un potere chiamato hemoanima.

Una volta completata questa impresa, Takumi viene trasportato in una maniera non meglio specificata in una struttura nota come Last Defense Academy, una scuola al di fuori del Tokyo Residential Complex, insieme ad altri ragazzi suoi coetanei. Il loro obiettivo sarà quello di proteggere la scuola dagli stessi invasori per cento giorni, al termine dei quali potranno tornare alla loro vita di tutti i giorni.

Da qui inizia quindi l’alternanza delle fasi visual novel, dove dovremmo esplorare la scuola, parlare con i vari comprimari, migliorare il nostro rapporto con loro, esercitarci nelle varie discipline, e in generale dove la maggior parte della storia verrà portata avanti, e quelle strategiche e tower defense, dove dovremmo difendere la scuola dagli invasori, che cercheranno di sfondare la nostra linea per accedere al misterioso contenuto della Defense Room.

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Come ho già accennato in chiusura del paragrafo precedente, la trama ha saputo tenermi incollato allo schermo a lungo, e continua tutt’ora a farlo, dato che non sono arrivato nemmeno a meta dei cento finali possibili, almeno secondo quanto detto proprio da Uchikoshi e Kodaka in questi giorni. The Hundred Line è un gioco estremamente longevo, ma che, almeno per gran parte della sua durata, riesce a non annoiare mai il giocatore.

Chi è familiare con le opere degli autori poi si divertirà un mondo a notare tutti i(tantissimi) rimandi ai giochi precedenti su cui hanno lavorato, e capire qual è una trovata di Uchikoshi e quale una di Kodaka è qualcosa che mi ha sempre stampato un sorriso sulla faccia.

E per quanto riguarda le trovate di Uchikoshi, se inizialmente ho avuto la sensazione che si fosse un po’ tenuto a freno, mano a mano che la trama prosegue e vengono svelati diversi pezzi clou, mi sono reso conto che non potevo essermi maggiormente sbagliato. La tensione che si crea progressivamente, uniti agli elementi psicologici e sci-fi, da sempre suo cavallo di battaglia, fanno di The Hundred Line uno dei prodotti più completi sul mercato.

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Siamo quindi davanti a una scrittura di livello molto alto, anche per quanto riguarda la caratterizzazione del nutrito cast di personaggi, ognuno pieno di segreti e sfaccettature che li rendono umani e che impareremo a conoscere e apprezzare durante le svariate ore che ci porteranno ai finali.

Certo, se devo trovare il pelo nell’uovo devo dire che non sempre tutti i nodi vengono al pettine, e alcuni misteri e punti di trama secondari vengono lasciati (volutamente?) irrisolti, lasciando il giocatore con una sensazione d’amaro in bocca e più domande di quelle a cui ha avuto risposta. The Hundred Line quindi non è riuscito a scalfire il primo posto che Virtue’s Last Reward occupa nella mia classifica personale dei giochi di Uchikoshi, e, tutto sommato, va bene così.

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Una questione di difesa

Per quanto riguarda l’aspetto più ludico del titolo, il gameplay si divide essenzialmente in due fasi: quelle con uno stile da Visual Novel, che ci faranno avanzare tra un giorno e l’altro della lunga trama, mettendoci davanti a scene di vita più o meno quotidiana, rivelazioni scioccanti, dubbi, segreti e chi più ne ha, più ne metta; e le fasi con uno stile da strategico/tower defense, nelle quali dovremo difendere la Last Defense Academy dagli invasori pronti a conquistarla e distruggerla.

Le fasi strategiche non presentano una grandissima profondità di meccaniche, e anzi sono piuttosto semplici alla base: per effettuare un azione, le nostre unità utilizzeranno un Action Point, che potranno essere recuperati se si elimina un invasore di tipo diverso da quello base. I nostri potranno inoltre usare delle potenti mosse speciali una volta raggiunto il 100% della barra di voltage, con un range e una potenza d’attacco migliori degli attacchi base, ma al costo di rimanere bloccati per il turno successivo.

Nella sua semplicità, il gameplay strategico funziona, è divertente e intrattiene il giocatore durante gli scontri, anche grazie all’unicità di tutte le unità che potremo schierare in campo. Certo, c’è da dire che The Hundred Line manca un po’ di varietà degli obiettivi: quasi tutte le battaglie avranno sempre lo stessa struttura, ovvero eliminare tutti i nemici per le prime ondate, per poi sconfiggere un boss nell’ultima, tutto questo mentre si difende il sistema difensivo della scuola.

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Sul lungo andare può quindi iniziare a esserci una sensazione di ripetitività un po’ fastidiosa, soprattutto in un gioco come questo che può arrivare a durare anche diverse centinaia di ore. E a ciò si aggiunge anche una progressione di difficoltà decisamente non eccellente, che nelle fasi iniziali è sin troppo semplice, per poi aumentare vertiginosamente e inspiegabilmente da un momento all’altro.

Modalità di difficoltà che peraltro sono solo due: Last Defense Academy, quella a cui mi riferivo prima, e Safety, che praticamente annulla tutta la difficoltà e la componente strategica del gioco, curando a ogni turno sia le unità del giocatore che il sistema di difesa della scuola, rendendo essenzialmente le battaglie solo un lento grind fino alla sconfitta del boss di turno.

Per quanto riguarda invece le fasi Visual Novel, il gioco fa un buon lavoro nell’alternanza tra giorni scriptati, ovvero i giorni in cui il giocatore seguirà il proseguire nella trama, e giorni di free time, nel quale il giocatore potrà decidere di passare del tempo con i propri comprimari, allenarsi con delle battaglie secondarie, migliorare le proprie statistiche scolastiche (eh sì, perché anche qui si studia…) oppure esplorare l’esterno della scuola in una modalità che ricorda un gioco da tavolo.

Tirando le somme, il lato ludico di The Hundred Line, al netto di una certa ripetitività (non favorita anche dal ripetersi all’infinito della stessa mappa) e di una progressione della difficoltà gestita in maniera non particolarmente brillante, mi ha comunque convinto, divertendomi e spingendomi ad andare avanti nel gioco di pari passo con la trama.

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Ma che bell’invasore!

Passando ora al comparto tecnico del gioco, bisogna essere onesti: The Hundred Line non brilla esattamente su questo punto di vista, risultando un gioco parecchio arretrato per quanto concerne il punto di vista dei modelli, dell’animazione e degli ambienti 3D e dell’illuminazione. Certo, è assolutamente comprensibile che un titolo indie di una (relativamente) nuova realtà come Too Kyo Games non sia ai livelli di un AAA, ma va comunque fatto notare.

Fortunatamente, quello che il gioco “perde” da un punto di vista più puramente tecnico, lo riguadagna dal punto di vista stilistico: il gioco sprizza unicità da tutti i pori, e, pur ricalcando il character design delle precedenti opere di Kodaka (non a caso il Character Designer è lo stesso dei vari Danganronpa e di Rain Code, ndr), riesce comunque a distinguersi e ad avere un suo feeling personale e assolutamente riconoscibile.

The Hundred Line

Anche il monster design l’ho trovato gradevole, con un feeling degli invasori regolari che sa molto di “mostruoso ma carino“, piuttosto che di mostri spaventosi o inquietante. E anche i boss mi hanno convinto, ognuno con il proprio design unico e con un taglio invece decisamente più improntato sull’imponenza e la maestosità del nemico che andiamo ad affrontare.

Per quanto riguarda il comparto sonoro, il gioco offre un gran numero di tracce, anche se spesso ci troveremo ad ascoltare sempre le stesse a ripetizione, soprattutto durante le battaglie. Un vero peccato considerato il buon lavoro fatto su questo versante.

Una cosa che invece mi ha negativamente sorpreso è stato trovare, raramente sia chiaro, alcuni dialoghi privi di senso. Immagino siano dovuti a delle imprecisioni nell’adattamento (in inglese, dato che il gioco non presenta una traduzione in italiano) dal giapponese che, pur non minando la comprensione di punti focali e rilevanti per la trama, risultano fastidiose ad un occhio attento.

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So close yet so far…

Arrivato dunque alla chiusura dell’articolo, penso che non ci siano dubbi che la mia opinione su –The Hundred Line Last Defense Academy sia nel complesso più che positiva. La scrittura, la narrazione e la caratterizzazione dei personaggi di questo titolo riescono a raggiungere dei picchi di qualità davvero alti, coinvolgendo il giocatore per tutta la lunghissima durata dell’avventura. Certo, ci sono stati dei momenti in cui ho pensato che forse il gioco stesse allungando il brodo inutilmente, ma nel complesso sono stati davvero pochi.

Vorrei poter spendere le stesse parole per il lato strategico del titolo, ma purtroppo la verità è che, pur essendo abbastanza godibile, soprattutto per i neofiti del genere (almeno fino a un certo punto), la ripetitività della struttura e delle mappe non permette al gioco di fare il passo in più verso l’eccellenza che si meriterebbe un comparto narrativo così curato.

In definitiva, The Hundred Line è sicuramente un acquisto consigliato a tutti gli amanti delle Visual Novel, anche a chi non si è mai approcciato ad un’opera di Kodaka e Uchikoshi, che potranno perdersi per ore e ore nell’avventura della Special Defense Unit. Un gioco che sfiora l’eccellenza con un dito, ma che per alcune gravi lacune non riesce ad afferrarla saldamente,

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The Hundred Line -Last Defense Academy-
Gameplay e longevità
8.5
Comparto grafico e sonoro
7.5
Coerenza e cura del dettaglio
9.5
Pros
Un'avventura stupenda e lunghissima, da godersi dall'inizio alla fine
Comparto narrativo e caratterizzazione dei personaggi eccezionali
Monster design piacevole
La componente strategica funziona....
Cons
...ma soffre di ripetitività, manca di profondità e ha una progressione della difficoltà discutibile.
Tecnicamente arretrato
Raramente capita qualche dialogo privo di significato
8.8
VOTO

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Nato praticamente con il pad in mano, ho iniziato a giocare sin dalla primissima età. Crescendo però è stata la Nintendo a dettare legge nella mia vita videoludica, per poi riavvicinarmi al multipiattaforma solamente con la PS4. Nonostante la propensione per il mondo del gaming, non disdegno altre forme di intrattenimento quali fumetti, cinema o serie TV.

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