Dragon Quest è tornato! La serie che negli anni 80 ha letteralmente dato inizio al genere dei JRPG classici torna con il remake di un capitolo considerato da molti una pietra miliare del genere, rilasciato originariamente nel lontano 1988: Dragon Quest III.
In Occidente Dragon Quest non ha mai avuto lo stesso successo avuto in oriente, ma anche qui non è mai venuto a mancare il supporto di critica e grande pubblico, che ha sempre saputo accogliere con assoluto piacere le avventure create da Yuji Hori e Akira Toriyama, character designer per l’intero franchise venuto a mancare quest’anno (vi lasciamo qui la recensione di Dragon Ball: Sparking! Zero).
Nell’attesa di un nuovo capitolo (l’ultimo fu Dragon Quest XI del 2017), Square Enix ci dà la possibilità di riassaporare un grandissimo classico in chiave moderna, con un Remake in grado di rendere godibilissimo questo titolo a veterani della saga e neofiti.
Dragon Quest III HD-2D Remake sarà solo il primo di una trilogia di Remake già in programma da Square Enix per il 2025, che porterà ai giorni nostri altri due grandi capolavori quali Dragon Quest I & II.
La trama di Dragon Quest III si colloca temporalmente molti anni prima rispetto alle vicende dei primi due capitoli della saga. Racconta le imprese dell’Eroe, figlio di Ortega, un leggendario combattente del regno di Alihan. Sedici anni prima, Ortega era partito su ordine del Re per sconfiggere l’Ultrademone Padramos, un potente essere demoniaco che minacciava la pace nel mondo. Tuttavia, durante la sua missione, Ortega scomparve misteriosamente, costringendo il sovrano di Alihan a passare l’incarico al suo unico erede. Così prendono il via le gesta del nostro protagonista.
Nel giorno del suo sedicesimo compleanno, l’Eroe (o l’Eroina, a seconda della scelta del giocatore, con differenze minime nel gameplay, ndr) viene convocato al castello di Alihan dal Re. Gli viene affidata una missione apparentemente semplice per un giovane della sua età: partire per salvare il mondo dall’Ultrademone Padramos. Senza ulteriori spiegazioni, il protagonista si prepara, reclutando tre compagni avventurieri nella Taverna di Aliahan e iniziando il suo viaggio verso il mondo esterno.
La missione lo conduce ad esplorare il continente di gioco, la cui geografia richiama in modo evidente il nostro pianeta Terra, con città e culture ispirate in chiave fantasy alle civiltà dell’epoca classica e medievale. Tra queste troviamo la città di Romaria, ispirata a Roma; la città portuale di Portoga, che richiama il Portogallo; la desertica Isis, che si rifà all’Egitto faraonico; e l’arcipelago di Jinpagu, che evoca il Giappone antico. Grazie allo stile grafico adottato da Square Enix in questo remake (di cui parleremo più avanti nella recensione, ndr), ogni città è unica e splendidamente dettagliata, con caratteristiche che la rendono immediatamente riconoscibile.
Senza entrare troppo nei dettagli della trama per evitare spoiler, possiamo dire che, oltre alla “missione principale”, il gioco offre numerose missioni secondarie. Queste risultano particolarmente coinvolgenti, trattando anche temi delicati con grande sensibilità. Questo rende il titolo adatto sia ai più giovani che agli adulti.
In Dragon Quest III ritroviamo tutti gli elementi classici di un JRPG che si rispetti. Ogni personaggio ha un proprio livello, che può essere aumentato accumulando punti esperienza ottenuti sconfiggendo nemici, i quali appaiono casualmente durante l’esplorazione della mappa di gioco. Inoltre, è possibile personalizzare l’equipaggiamento di ogni membro del party, che si suddivide in quattro parti più due extra: Arma, Scudo, Abito, Elmo e due Accessori. Ogni elemento contribuisce a migliorare statistiche specifiche come Attacco, Difesa e Fortuna dei personaggi.
Il gameplay si basa principalmente sul sistema di combattimento a turni, tipico della serie, ma introduce alcuni miglioramenti per rendere l’esperienza più fluida e moderna. Tra questi troviamo:
Un’ulteriore aggiunta molto utile è il tasto dedicato alla cura automatica del party, che consente di recuperare rapidamente i PV (Punti Vita) utilizzando gli incantesimi curativi a disposizione dei membri del gruppo.
Il gioco include anche un sistema di ciclo giorno-notte all’interno della mappa, una caratteristica introdotta per la prima volta nella saga proprio in questo capitolo. Alcuni personaggi, missioni e oggetti diventano accessibili solo in determinati momenti della giornata, aggiungendo un livello in più di profondità all’esplorazione.
Per quanto riguarda il livello di difficoltà, noi abbiamo giocato a difficoltà Normale, ma spesso ci è sembrato che fosse tarato un po’ troppo verso il basso. Durante i combattimenti, è possibile adottare diverse tattiche oltre a impartire istruzioni specifiche ai membri del party. Ad esempio, si può scegliere di concentrarsi esclusivamente sulla cura, attaccare con ferocia, optare per un approccio più prudente o bilanciare efficacemente attacco e difesa.
Tuttavia, nella difficoltà standard non abbiamo mai avvertito la necessità di ricorrere a strategie particolarmente elaborate. Questo cambia nella modalità di difficoltà più alta, dove diventa cruciale gestire con attenzione ogni membro del party e i loro PM (Punti Magia). In queste circostanze, una pianificazione attenta è essenziale per affrontare le sfide più impegnative.
Dragon Quest III HD-2D Remake offre una libertà di gioco assoluta: una volta che il mondo si apre completamente (dopo aver completato la missione affidataci dal Re di Portoga, con la ricompensa della nave), ci ritroviamo completamente smarriti nell’esplorare il mondo di gioco.
All’inizio, il gioco ci presenta due approcci differenti, basati principalmente sulla scelta di visualizzare o meno gli obiettivi sulla mappa. Se si opta per un’esplorazione “cieca”, il nostro progresso dipenderà esclusivamente dalle informazioni che raccoglieremo parlando con le persone nel mondo di gioco. Frasi come “A nord c’è una città che è stata attaccata dai mostri”, “Ho sentito che a ovest ci sono dei pirati, ma ti conviene starne alla larga”, “Ho sentito che da qualche parte qui intorno c’è un tesoro nascosto” ci guideranno verso nuove scoperte.
Sarà nostro compito interpretare questi indizi, distinguendo le tracce che portano alla trama principale da quelle che invece fanno parte delle missioni secondarie. In questo caso, ogni conversazione diventa una parte fondamentale dell’indagine, dove ogni dettaglio conta.
Per chi preferisce non perdersi in conversazioni, c’è sempre la possibilità di attivare la visualizzazione degli obiettivi sulla mappa. Tuttavia, se si desidera un’esperienza di gioco più pura, da vero RPG, consigliamo di immergersi totalmente nell’avventura, senza alcun aiuto esterno.
Inoltre, il remake reintroduce una feature che è diventata un classico degli ultimi capitoli della serie: l’Arena dei Mostri. Qui, sarà possibile far combattere tra loro mostri “pacifici” che incontreremo durante il nostro viaggio, proprio come nelle battaglie Pokémon, aggiungendo un ulteriore strato di divertimento e collezionismo all’esperienza.
In Dragon Quest III, ogni personaggio appartiene a una classe specifica, che ne determina caratteristiche, abilità e incantesimi che può apprendere, oltre a influenzare lo sviluppo delle statistiche durante la crescita. All’inizio del gioco controlliamo solo l’Eroe ma, dopo l’incontro con il Re di Alihan, è possibile reclutare fino a tre compagni nella taverna della città.
A differenza dei personaggi secondari, l’Eroe è l’unico membro del party a non poter cambiare classe. La sua classe di appartenenza viene stabilita in base a una sequenza introduttiva nel prologo, che ne definisce anche la personalità (aspetto su cui torneremo più avanti).
Tutti gli altri personaggi potranno cambiare la propria classe, una volta che raggiungeranno il livello 20. Presso l’Abbazia Mutationis, disponibile circa a metà gioco, è possibile assegnare al personaggio una nuova classe, resettando il suo livello a 1 e dimezzandone le statistiche, ma mantenendo gli incantesimi già appresi e la personalità. Ciò consente di creare combinazioni strategiche particolarmente interessanti, come un personaggio che conosce gli incantesimi di un Mago ma con la robustezza difensiva di un Soldato.
Un ulteriore vantaggio del cambio di classe è che i personaggi coinvolti tornano rapidamente al loro livello precedente, beneficiando di un notevole aumento delle statistiche grazie a un bonus di crescita. Questo sistema aggiunge notevole profondità, permettendo di personalizzare il party in base al proprio stile di gioco.
“Io sono colei che tutto vede… E ho visto che persona sei… Eroe, si può dire che tu sei una persona ostinata… In compagnia non sei felice se non ti trovi al centro dell’attenzione… Lo sai bene e cerchi di nasconderlo… Ma sposti sempre la conversazione su di te, prima che tu te ne renda conto… Eppure, la paura del fallimento ti rende tenace e compensa in parte i tuoi difetti… Questo è il tuo spirito… la tua anima… l’essenza della tua personalità” –Voce misteriosa nel prologo del gioco
Oltre alle classi, ogni personaggio in Dragon Quest III ha una personalità specifica che influisce sul ritmo di crescita delle sue statistiche. La personalità dell’Eroe viene determinata dalle scelte e azioni compiute durante il prologo del gioco, mentre quella degli altri personaggi dipende dalle loro caratteristiche al termine del processo di creazione.
La maggior parte delle personalità è disponibile per entrambi i generi, ma alcune sono esclusive per maschi o femmine. La personalità, tuttavia, non è permanente: come le classi, può essere cambiata. È possibile modificarla temporaneamente equipaggiando determinati accessori oppure in modo definitivo utilizzando specifici libri consumabili.
Come suggerisce il titolo, con il remake di Dragon Quest III Square Enix ha scelto di adottare uno stile grafico HD-2D, ispirato a Octopath Traveler, che mescola la pixel art con sfondi tridimensionali e giochi di luce sofisticati. Il risultato è un’autentica meraviglia visiva: le ambientazioni sono curate nei minimi dettagli, affascinanti da vedere e ricche di colori che rendono ogni città unica e vibrante.
I personaggi, invece, conservano uno stile in pixel art che richiama quello originale, ma si integrano perfettamente nel contesto 3D del mondo di gioco.
Questa scelta stilistica è stata fatta per rimanere il più fedele possibile all’originale Dragon Quest III, e il risultato è un gioco che riesce a unire modernità e classicismo. A non deludere è anche la colonna sonora, composta dal maestro Koichi Sugiyama e suonata dalla Tokyo Metropolitan Symphony Orchestra, che riesce a regalare un’esperienza sonora travolgente.
Tutti questi numerosi elementi contribuiscono a immergere completamente il giocatore, facendolo sentire parte integrante del mondo di gioco e spingendolo a esplorare ogni angolo per scoprire i numerosi segreti che esso nasconde.
Con Dragon Quest III HD-2D Remake, Square Enix ha scelto una “strategia conservativa”, puntando a modernizzare una pietra miliare del genere JRPG senza però stravolgere l’esperienza originale.
Il risultato è un gioco che riesce a essere sia moderno che classico, mantenendo intatto il fascino del capitolo originale del 1988, ma con una grafica completamente rinnovata che lo rende visivamente affascinante. Le migliorie alla quality of life ereditate dai più recenti Dragon Quest contribuiscono a rendere il titolo piacevole sia per chi ha già giocato l’originale, sia per chi si avvicina per la prima volta a questo capolavoro.
Dragon Quest III è un titolo solido, con pochissimi difetti: l’avventura dura circa 35 ore, un giusto compromesso per il genere JRPG. Il mondo di gioco è ricco di varietà e segreti, con numerosi collezionabili, dungeon da esplorare e missioni secondarie che, pur essendo poche, riescono a lasciare tutte un segno importante. Inoltre, il gioco offre contenuti extra da affrontare dopo il completamento della trama principale, aumentando notevolmente la longevità per chi desidera completarlo al 100%.
Mi auguro che questa trilogia di Remake possa far tornare Square Enix a puntare maggiormente su Dragon Quest, rimasto per troppi anni all’ombra di altre saghe ben più popolari del colosso videoludico, incapaci tuttavia di regalare quella magia che solo questa saga sa generare.
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