Quando lo scorso giugno al Xbox Games Showcase fu annunciato Persona 3 Reload, molti fan vennero travolti da un hype travolgente al pensiero di poter finalmente giocare il titolo che ha cambiato completamente la saga in una veste completamente rinnovata. Ma quello non fu l’unico annuncio a tema Persona del giorno: poco dopo, durante il medesimo evento, fu annunciata anche la prima digressione tattica del franchise, Persona 5 Tactica.
Vuoi per la presentazione chibi un po’ inusuale, vuoi perché un titolo main avrà sempre più richiamo di uno spin-off, di Persona 5 Tactica se n’è parlato veramente poco, e complice l’uscita in un periodo congestionato di titoli importanti (lo stesso giorno di Super Mario RPG, per dirne uno) ha fatto passare il titolo decisamente in sordina.
Personalmente però non vedevo l’ora di mettere mano su questa nuova veste di Persona: da un lato, poter vivere un’altra storia con dei personaggi che ho imparato a conoscere e apprezzare per più di 150 ore non poteva che farmi piacere; dall’altro, questo nuovo approccio rappresentava una veste molto più congeniale di quella musou di Strikers o quella rhythm di Dancing in the Starlight.
Da un Fire Emblem a un GrimGrimoire, da un Xcom a un Europa Universalis, posso dire che i vari strategici, sia console che PC, me li sono girati praticamente un po’ tutti. Potete capire dunque il grande hype che avevo per Persona 5 Tactica: la base di uno dei miei giochi preferiti, con uno dei miei generi preferiti. Cosa può andare storto? Beh…
Persona 5 Tactica si apre con i Ladri Fantasma che, qualche tempo dopo la fine del gioco principale, si ritrovano al Leblanc per passare tranquillamente del tempo assieme. Tranquillità che viene spezzata quasi subito, quando il tempo sembra fermarsi all’improvviso e una porta con uno strano simbolo sostituisce l’entrata del cafè che i nostri hanno imparato a conoscere. Impossibilitati a fare altrimenti, i Ladri Fantasma decidono di attraversare la porta e si ritroveranno in una versione non proprio familiare del Metaverso.
Di lì a poco, i protagonisti si ritroveranno faccia a faccia con Marie, la dispotica sovrana del Regno, un nuovo spazio all’interno del Metaverso. Nei Regni, i poteri dei Ladri Fantasma funzionano diversamente dai Palazzi e dal Memento; riscoprendosi molto più deboli di una volta, i nostri vengono sconfitti facilmente da Marie, che riuscirà anche a imporre il suo controllo mentale sulla maggior parte di loro.
È a questo punto che fa la sua entrata in scena Erina, il nuovo personaggio principale giocabile del titolo. Dopo aver salvato Joker e Morgana dalle grinfie della monarca, Erina spiega di essere il capo del Corpo Ribelle, una banda di ribelli che si oppone al dispotismo di Marie, e che hanno la loro base in un cafè stranamente simile al Leblanc. I Ladri ovviamente non possono fare a meno di unirsi al Corpo nella speranza di salvare i propri compagni e rovesciare l’ordine nel Regno, proprio come nel titolo principale si ribellavano contro le varie autorità corrotte.
Dopo poco faremo la conoscenza di un altro nuovo personaggio principale, Toshiro Kasukabe, membro della Dieta e probabile futuro primo ministro, scomparso dal mondo reale in circostanze misteriose. Mentre scrivo questo paragrafo, mi sono reso conto di essermi dilungato molto, rispetto ai miei standard, sulla trama del gioco. Però posso assicurarvi che quanto scritto in queste corrisponde forse allo 0,1% di tutto ciò che viene raccontato all’interno del titolo, e questo perché Tactica è un gioco dannatamente, incredibilmente, estremamente prolisso. Ma adesso ci arriviamo.
Se da un lato mi sento di promuovere con ottimi voti la realizzazione di entrambi i nuovi personaggi principali, con Erina e Toshiro che risultano simpatici e ben caratterizzati, con la prima che spicca soprattutto grazie a un character design eccellente, la stessa cosa non posso dire per la scrittura dei dialoghi, i ritmi narrativi e la trama nella sua interezza.
Come accennavo prima, i dialoghi risultano infatti troppo prolissi, ed è anche per questo che mi sono dilungato volutamente sulla trama. Un po’ perché raccontare tutto ciò che succede (solamente nelle prime sezioni) in poche parole è veramente complicato, e un po’ per aggiungere una componente meta alla recensione. Se vi siete annoiati a leggere la trama, probabilmente proverete lo stesso con i dialoghi di Persona 5 Tactica, ci posso mettere la mano sul fuoco.
Il problema non risiede in realtà nemmeno in ciò che viene detto, ma come appunto viene trasmesso al giocatore, ammazzando completamente il pacing e rendendo insostenibilmente lunghe le frasi tra una missione e l’altra. E ci ricolleghiamo quindi al secondo problema, i ritmi narrativi e l’alternanza tra dialoghi e gameplay che pende pesantemente a favore dei primi. Le varie mappe che il gioco ci pone davanti possono essere risolte infatti, nella maggior parte dei casi, in una manciata di minuti. Per poi doversi sorbire nuovamente una mezz’ora o più di dialoghi non sempre indispensabili e spesso ridondanti.
Questi due aspetti vanno a pesare ovviamente sul terzo elemento, il quadro generale della trama: questa in realtà, se vista da lontano e estirpandola dei difetti sopracitati, potrebbe anche risultare piacevole. Sì okay, ci sono una certa banalità e ripetitività di fondo, ma anche qualche colpo di scena interessante, soprattutto nell’ultimo terzo del gioco. Ma dovendo tenere in conto i dialoghi e l’atroce ritmo che mi si para davanti, non posso che considerare la trama uno degli aspetti meno riusciti del gioco.
Continuiamo con titoli abbastanza provocanti, perché sì, anche per quanto riguarda l’aspetto tattico del gameplay non posso pienamente dirmi soddisfatto. Faccio una premessa: al fine di non incontrare troppe difficoltà e di finire il prima possibile il gioco ho iniziato a giocare Persona 5 Tactica a difficoltà normale, salvo poi alzarla a difficile all’incirca a metà gioco. Come avrete dedotto, il gioco non stava esattamente mettendo alla prova la mia mente dal punto di vista strategico, e anche una volta alzata l’asticella non mi sono trovato praticamente mai davanti a una sfida degna di questo nome.
Non ho ancora avuto modo di provare la difficoltà spietata, ma non credo che farebbe molta differenza: le meccaniche alla base del gioco sono infatti estremamente semplici. Il gioco riprende lo stile di Xcom e Mario Rabbids, trattandosi quindi di uno strategico su griglia e a turni, con la possibilità di utilizzare gli elementi dello scenario come coperture e un team di tre personaggi contemporaneamente; ma le opzioni fornite al giocatore sono estremamente limitate rispetto ai due titoli a cui si ispira.
L’elemento fondamentale del gameplay di Persona 5 Tactica è la possibilità di ottenere un “ancora uno” atterrando i nemici, colpendoli quando non si trovano al riparo dietro a una copertura o utilizzando due abilità quando riparati. Una volta ottenuto un “ancora uno”, sarà possibile sfoderare una “tripla minaccia”, il corrispettivo dell’assalto del gioco originale, accerchiando il nemico atterrato.
I Ladri Fantasma colpiranno (e probabilmente faranno fuori) tutti i nemici all’interno del triangolo formato dal team, rendendo l’esperienza tattica più una ricerca del triangolo con cui si può massimizzare il danno effettuato, che una battaglia in cui bisogna aguzzare l’ingegno e adoperare la strategia corretta. Non aiuta la totale assenza di un sistema di efficacia elementale, privando gli scontri di ulteriore profondità che non avrebbe guastato.
A ciò si va aggiungere anche una non grandissima varietà di obbiettivi delle varie missioni: molto spesso dovremo solamente far fuori tutti i nemici, e anche quando ciò non sarà la richiesta principale potrebbe essere uno di quelle secondarie. Ed ecco quindi che la spasmodica ricerca del triangolo più efficace possibile torna, rendendo il gioco quasi un puzzle game piuttosto che uno strategico. E in effetti, sia le missioni secondarie che alcune delle ultime della trama principale hanno davvero un feeling da puzzle piuttosto che da strategico, risultando sì interessanti ma non in maniera conforme alle aspettative.
Un altro elemento che tradisce la poca profondità del gioco sono le limitate opzioni che ogni personaggio ha a disposizione. Oltre agli attacchi con armi da fuoco e corpo a corpo, i nostri potranno utilizzare i poteri delle loro personae per sfoderare un numero davvero esiguo di abilità.
Queste ultime, sbloccabili tramite un albero delle abilità, si possono dividere in quattro categorie: abilità di danno ( a volte con un effetto speciale), abilità di danno in un area più grande, abilità di supporto (a volte passiva) e abilità speciale, utilizzabile unicamente dopo aver riempito la barra della tensione. In nostro aiuto arriva fortunatamente l’opportunità di poter equipaggiare una persona secondaria non solo a Joker, ma a tutto il cast a nostra disposizione (tranne Erina, che non dispone di una persona in primo luogo). Ma nel migliore dei casi saliamo a sei opzioni invece di quattro, e spesso non vi è alcun incentivo a non utilizzare semplicemente la skill che fa più danno.
Aggiungiamo anche che la diversità dei vari personaggi non è così accentuata, finendo ad alternarli solo per utilizzare le stats bonus che ottengono dopo aver riposato per una battaglia.
Insomma, riassumendo, ciò che manca a Persona 5 Tactica è una combinazione di varietà e profondità strategica, con la prima che impatta direttamente anche sulla seconda, che non consentono ai giocatori più navigati di apprezzare un titolo evidentemente pensato per neofiti.
C’è da dire che almeno i puzzle delle missioni sono ben pensati, e spesso metteranno alla prova la logica del giocatore. Almeno quelli.
Passando ora al comparto tecnico, posso dire sicuramente che mi ha lasciato più soddisfatto degli altri aspetti del gioco. Lo stile di Persona 5, pur rivisitato in una veste chibi, è sempre carico di personalità ed è sempre una gioia per gli occhi. Okay, forse QUASI sempre, perché i modelli 3D durante le battaglie non convincono al 100%. Ma lo stile quasi fumettistico e caricaturale dei disegni delle (lunghe) scene di trama si sposa a meraviglia con ciò che abbiamo imparato a conoscere e ad amare prima con Persona 5 e poi con Royal.
Aggiungiamoci anche un character design convincente, con le versioni deformed dei vecchi personaggi che non sfigurano affatto rispetto alle vecchie e i nuovi che riescono a difendersi con convinzione, soprattutto Erina.
Il gioco poi non presenta alcun tipo di difetto tecnico, con assenza totale di bug e cali di frame. Certo, non siamo davanti a un gioco che punta sul graficone o sul far sfoderare alle console next gen i muscoli con ray tracing e 4K, ma in un era dove un milione di patch correttive post-lancio sono all’ordine del giorno, mi sembra doveroso dare una nota di merito a chi si differenzia in positivo.
Un paio di note a margine per colonna sonora e traduzione: come già in passato, la OST di Persona 5 Tactica, composta da Toshiki Konishi con Lyn Inaizumi alle vocal, risulta di altissimo livello. La traduzione italiana invece, alla quale mi approcciavo per la prima volta non avendo giocato Royal ma solo l’originale, l’ho trovata tutto sommato buona, anche se non sempre esente da piccoli difetti. Niente di trascendentale o che rovini l’esperienza complessiva, ma un appunto va comunque fatto.
Siamo quindi giunti alla fine di questa recensione, su cui probabilmente mi sono dilungato tanto e forse avrei potuto continuare ancora a lungo.
Per dare una risposta alla domanda di quest’ultimo paragrafo no, non credo che questo gioco rappresenti un’occasione mancata per Atlus o il brand di Persona in generale perché credo che Tactica faccia esattamente ciò che si era prefissato di fare: essere uno strategico entry level per i fan dell’originale che non sono esattamente pratichi di titoli di questo genere.
Messo in chiaro questo, il mio disappunto, che probabilmente a caldo era ancora più grande di quanto ho lasciato trasparire, va via via scemando; un po’ per la presa di coscienza e un po’ perché, tutto sommato, durante le 30 ore di gioco mi sono anche divertito. I Ladri Fantasma rappresenteranno sempre un bellissimo ricordo per me, dei personaggi che in 150 e più ore ho imparato a conoscere e amare in tutte le sfaccettature possibili.
E anche in queste 30, ritrovare Joker e compagnia è stata sicuramente la parte che più ho apprezzato del gioco. La chimica che si crea tra questi personaggi, qui con scene volutamente portate all’estremo per far risaltare l’eccentricità dei loro caratteri, è semplicemente qualcosa di perfetto. In definitiva, credo che Persona 5 Tactica sia un gioco sicuramente lontano dalla perfezione, che si rivolge principalmente a un pubblico di fan dell’opera originale, e che m’ha fatto venire voglia di recuperare Persona 5 Royal per passare altre 150 ore con i suoi protagonisti.
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