Superman: L’Era Spaziale è la nuova, potenziale opera scritta da Mark Russell, fattosi conoscere dopo aver gestito le testate dei Flinstones, Lone Ranger e Red Sonja, e disegnata dai coniugi Mike e Laura Allred.
Con questa nuova miniserie che gli ha valso due nomination agli Eisner Awards, Russell ha tentato qualcosa di già sperimentato in altre storie: rinarrare le origini di un personaggio in un differente contesto storico.
Ci troviamo davanti la terza opera di fila riservata ai kryptoniani nominata agli Eisner, ma basta questo a rendere L’Era Spaziale un nuovo classico fumettistico contemporaneo?
Nei turbolenti anni ’60 il giovane Clark Kent cerca di trovare il suo posto nel mondo e decidere cosa fare dei suoi poteri.
Sarà l’assassinio del presidente J. F. Kennedy a convincerlo di mettere le sue potenzialità al servizio del mondo e diventare così Superman, in un periodo dove politica, guerra, economia, società e corsa ai primati in tutti i campi tra USA e URSS opprimono l’ottimismo delle persone.
Non passa molto tempo prima che Clark incontri in un bar uno strano individuo, il sedicente Pariah, che lo avverte dell’inevitabile distruzione della Terra, da lì a trent’anni, per mano di un’invincibile entità conosciuta come Anti-Monitor.
Superman, cresciuto con ideali di speranza, non accetta di credere che il pianeta che tanto ama sia condannato. Perciò, con l’aiuto dei neo-arrivati Batman, Wonder Woman, Flash e Lanterna Verde, forma la JLA per proteggere la Terra.
Ma basterà per fermare l’Anti-Monitor e l’imminente distruzione?
L’ambientazione e il periodo storico spaziano per tutta la Silver Age e gran parte della Bronze Age del fumetto supereroistico, ossia gli anni ’60, ’70 e ’80, partendo dall’evento storico dell’assassinio Kennedy fino alla colonna d’Ercole del fumetto Crisi sulle Terre Infinite, in un connubio di realtà storica e ucronia sullo sfondo della suddetta “era spaziale”.
Ma la Storia con la S maiuscola avrà un peso ancor più gravoso nelle vite individuali dei personaggi.
L’evento che ispira Clark a iniziare la sua carriera non è tanto un discorso fattogli dall’ologramma di Jor-El, o la morte di suo padre che lui non ha potuto evitare, o per pura bontà d’animo, ma, come abbiamo detto prima, l’assassinio di un presidente amato dal popolo che ha fatto quanto in suo potere per la libertà delle persone più oppresse.
Una storia che ricalca molti pilastri del fumetto in calzamaglia come Watchmen, con cui condivide la paura dell’imminente conflitto nucleare, sul cui fuoco viene versata altra benzina da un freddo Lex Luthor in un piano talmente folle che ha senso solo per un personaggio apatico come lui. Una catastrofe che forse nemmeno gli eroi più potenti della Terra sono in grado di fermare.
La paura della totale distruzione dell’umanità è perennemente presente, sia dalla parte umana, nella Guerra Fredda, sia nella parte supereroistica e fantascientifica, con l’imminente Crisi.
La sensazione che più fra tutte permea L’Era Spaziale è l’ineluttabilità di fronte a qualcosa di più grande. Chiamiamolo destino, potenza superiore, o semplicemente morte. Superman più volte nella sua storia editoriale non ha potuto salvare tutti, ma ora rischia di non salvare nessuno. Cionondimeno, l’impossibilità di lottare e vincere contro un potere più grande di sé non vuol dire che non si possa salvare qualcosa di ciò che si è passato tutta la vita a proteggere. Perché, come dice Lois a Clark: “La speranza è la bugia che noi facciamo avverare“.
Siamo in un’epoca fumettistica in cui si vuole dare più risalto all’animo umano del supereroe. In cui autori come Jason Aaron o Tom King vogliono mostrare ciò che rende il superuomo speciale, rendendolo un essere fallace, limitato, che fatica a raggiungere il suo traguardo a dispetto delle sue potenzialità, ma che grazie ai suoi talenti riesce a trovare comunque una via secondaria per vincere.
Russell si inserisce pienamente tra questi autori, chiarendo che a rendere speciale Superman non sono i sui poteri, che per quanto rasentino il divino, hanno comunque dei limiti. Ciò che lo ha reso e lo rende ancora amato dalle persone, reali nel suo mondo e lettori nel nostro, è la sua capacità di infondere speranza in chi lo circonda. Dopotutto lui è il primo supereroe della storia del fumetto, che ha ispirato altri scrittori alla creazione di quelli successivi. Allo stesso modo, nell’Era Spaziale ispirerà Bruce Wayne a combattere il crimine, Hal Jordan ad accettare l’anello e tutti gli altri che si uniranno alla JLA.
La narrazione non è tuttavia pesante (nel senso buono del termine) come potrebbe essere un Moore o un King: noi lettori seguiamo la storia come se fosse un diario scritto da Clark Kent/Superman in persona, con un linguaggio semplice, ricco di leggerezza e frasi ottimistiche, tra le quali quella che spicca tra le tante, seconda solo a quella sulla speranza, è: “Gli eroi non sono quelli che pensano a quanto loro significhino per il mondo… ma a quanto il mondo significhi per loro“.
I disegni e i colori si adattano perfettamente alla storia e al periodo storico: essendo la pop art nata negli anni ’60, non potevano essere che due artisti pop come coniugi Mike e Laura Allred gli addetti al comparto grafico. Attenzione ai dettagli, soprattutto alle espressioni facciali da parte del marito, colori vivaci persino di fronte all’Apocalisse da parte della moglie.
Mark Russell non dimentica che, per quanto il fulcro della sua storia sia Superman, coloro che gli stanno intorno sono importanti tanto quanto lui. Le dinamiche tra gli eroi e gli antagonisti secondari aiutano a costruire e ad approfondire il mondo: interessante è per esempio la dicotomie tra Bruce Wayne e Lex Luthor, due uomini d’affari con metodi agli antipodi, che diventano rivali allo stesso modo in cui lo sono Luthor e Superman.
Allo stesso modo anche la controparte militare di Hal Jordan, che gioca un ruolo fondamentale nella battaglia contro Luthor, lotta contro lo strapotere rappresentato dall’uomo d’affari più spietato del fumetto DC.
Dopo storie come Su nel Cielo e La Donna del Domani, Superman: L’Era Spaziale è una delle migliori storie degli ultimi anni sui kryptoniani.
Vuol dire che Russell raggiunge la potenza lirica di King? Probabilmente no, ma sono due scrittori giunti da diversi background e per ciò con stili differenti. Ma ciò non diminuisce la potenza morale e letteraria del fumetto in questione.
Entrambi sono scrittori molto capaci, ma Mark Russell è forse quello più accessibile a tutti vista la semplicità con cui tratta tematiche storiche e fumettistiche. E L’Era Spaziale prefigge una nuova frontiera nell’ambiente fantascientifico e supereroistico.
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