Dazzler è una supereroina che per lungo tempo ha svolto il ruolo di personaggio di supporto all’interno delle collane dedicate ai mutanti della Marvel Comics.
Ciò non dovrebbe stupire, essendo lei stessa una mutante in grado di convertire i suoni in energia luminosa. Piuttosto è il suo essere anche una popstar ad averla resa uno dei personaggi dalla storia editoriale tra le più interessanti del Marvel Universe.
L’eroina deve infatti la sua esistenza al tentativo della Casa delle Idee di dare vita a un personaggio crossmediale che sfruttasse la popolarità crescente degli X-Men e di un genere musicale molto in voga negli anni ’70: la disco.
C’erano una volta gli anni ’70. La Marvel Comics era stata fondata ormai da più di un decennio e i suoi eroi di carta avevano acquisito enorme popolarità in tutti gli Stati Uniti, guadagnando fan persino tra i VIP.
Registi del calibro di Federico Fellini e Alain Resnais non mancavano di elogiare i fumetti di Stan Lee e compagine, ma quasi mai questi elogi portarono a qualcosa di concreto. Eccetto in un caso.
Un tale chiamato Gene Simmons, eccentrico musicista rock che amava così tanto i fumetti Marvel da aver basato il suo costume di scena sul supereroe Freccia Nera, accettò insieme alla sua rockband, i Kiss, di collaborare con la casa editrice alla produzione di un fumetto scritto da Steve Gerber, creatore di Howard il Papero, all’epoca uno degli sceneggiatori di punta della Marvel.
Ne uscì fuori un’operazione crossmediale di straordinario successo che fu persino pubblicizzata sulla rivista Rolling Stone.
Il fumetto dei Kiss, pubblicato nel 1977, oltre a presentare diverse particolarità rispetto ai fumetti canonici (un formato più grande, maggiore qualità di produzione e il sangue dei membri della band mescolato all’inchiostro di stampa), spinse i vertici della casa editrice a investire di più nelle mode del momento, in particolare la musica.
In quel periodo, il genere musicale di maggior successo era la disco music, che dominava le classifiche di vendita grazie al miscuglio inedito tra le sottoculture Afro e LGBTQ+. E per lo stesso motivo, come vedremo più avanti, attirò l’odio dei conservatori che ne decretarono la morte.
Si registrò inoltre l’ascesa del pubblico femminile, con la Marvel che già aveva cercato di intercettare i sempre più numerosi movimenti femministi con la creazione di Carol Danvers, la prima Ms. Marvel (oggi Capitan Marvel).
La serie di Ms. Marvel, nonostante gli sforzi del suo secondo sceneggiatore, quel Chris Claremont che avrebbe reso gli X-Men leggenda, ebbe scarso successo, complice anche un primo design pessimo. Tuttavia la Marvel non demorse e decise di coinvolgere direttamente l’etichetta discografica di Kiss, la Casablanca Records, in un nuovo e ancor più ambizioso esperimento crossmediale.
La Marvel avrebbe creato una serie con le avventure di un nuovo personaggio di nome Disco Queen, mentre la Casablanca avrebbe prodotto il disco di una cantante con le medesime fattezze e lo stesso nome. Sempre la Casablanca ne avrebbe poi tratto un film attraverso la sua neonata divisione cinematografica.
Il design del nuovo personaggio – il cui nome venne cambiato prima in Disco Dazzler, e poi nell’odierno Dazzler – venne affidato al disegnatore John Romita Jr, all’epoca assiduo frequentatore di disco club. Essendo ben conscio dell’origine afro della disco music, decise di realizzare un personaggio che avesse le fattezze di Grace Jones, una modella giamaicana statuaria e dai capelli corti, cui aggiunse un make up di colore blu che ricordasse quello dei Kiss.
Il progetto sembrava inizialmente andare a gonfie vele. Un comitato di membri dello staff Marvel – tra cui Stan Lee e l’allora caporedattore della Jim Shooter – contribuì al progetto con tutta una serie di idee, e lo stesso fece la casa discografica.
La Casablanca avrebbe voluto che Dazzler parlasse con uno slang tipico delle persone di colore, ma quando l’attrice Bo Derek, bionda e con gli occhi azzurri, si disse interessata a interpretare il personaggio sul grande schermo, quella che doveva essere una pattinatrice nera divenne una ragazza bianca di nome Alison e con ambizioni da popstar, nel tentativo di farla assomigliare il più possibile all’attrice che, si presumeva, l’avrebbe interpretata.
Il suo superpotere però rimase invariato: trasformare l’energia sonica in potenti raggi di luce, che non soltanto rappresentavano un efficace effetto scenico, ma le permettevano di fermare i criminali.
Nel momento in cui il progetto partì, la disco stava passando di moda. Nell’estate del 1979 quasi centomila persone si erano presentate per prender parte alla Disco Demolition Night al Comiskey Park di Chicago. Si trattò di un evento organizzato per ripicca da Steve Dahl, conduttore radiofonico licenziato dalla sua stazione, che aveva deciso di convertirsi del tutto alla musica disco.
Dahl venne ingaggiato dalla squadra di baseball dei Chicago White Sox affinché portasse più gente a vedere le partite. Decise quindi di fornire i biglietti a prezzo scontato a chiunque portasse con sé un vinile disco music. Tutti i vinili sarebbero poi stati accorpati al centro del campo dei Sox durante l’intervallo e fatti esplodere.
Questo evento surreale, cui presenziarono molti fanatici conservatori che videro in esso un’opportunità per fermare l’avanzata dei gruppi afro e gay, avrebbe poi artificialmente convinto l’opinione pubblica che la disco era effettivamente tramontata.
Contemporaneamente, la Casablanca venne afflitta da gravi problemi economici e si tirò fuori dal progetto. Vi furono numerose riscritture; per cinque volte, il progetto venne cancellato e riprogrammato, mentre la Marvel e lo sceneggiatore Tom DeFalco, chiamato appositamente per scrivere il primo numero della serie a fumetti, cercavano in tutti i modi di trovare dei nuovi partner per realizzare il film di Dazzler.
Alla fine il primo numero della testata di Dazzler uscì nel 1980, ormai fuori tempo massimo. Da icona predestinata la supereroina che combatte il male a colpi di musica divenne poco più che una comparsa in testate come The Amazing Spider-Man, Fantastici Quattro e, soprattutto, X-Men, della quale sarebbe diventa un personaggio ricorrente.
Jim Shooter, una delle menti dietro la creazione del personaggio, cercò di rilanciarlo attraverso l’etichetta Marvel Graphic Novel, ma il suo Dazzler: The Movie, fumetto del 1984 ispirato al mai prodotto adattamento cinematografico, fu sbeffeggiato da pubblico e critica, tanto che Alan Moore l’avrebbe citato nel suo libro Writing for Comics come esempio di pessimo fumetto.
Al di là dello scarso successo ottenuto, è curioso notare come il design di Dazzler si sia effettivamente evoluto con il passare del tempo e delle mode musicali, ispirandosi di volta in volta ai look delle popstar più in voga del momento, sebbene in tempi recenti sia tornata a un design più simile a quello classico.
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