La promettente season autunnale di quest’anno nascondeva, tra l’ultima stagione di Mob e l’hyppatissimo Chainsaw Man, Bocchi the Rock!, manga seinen Slice of Life a tema musicale scritto da Aki Hamaji del quale, sinceramente, non sapevo nulla (cosa molto inusuale visto il genere).
Racchiundendo insieme nello stesso prodotto tre dei miei generi preferiti era impossibile non metterlo in lista, ma quando ho iniziato a vedere il primissimo episodio dell’anime prodotto da CloverWorks le mie aspettative sono state completamente ribaltate.
Bocchi the Rock! si presentava all’apparenza come il figlio naturale di K-On, ma quello che il team guidato da Keiichirou Saitou è riuscito a trasporre su schermo è qualcosa a cui raramente abbiamo assistito in passato, una riscrittura moderna di un genere tanto amato ma statico che da ora ha un nuovo pilastro.
Sin dalle medie la vita quotidiana di Hitori Gotoh è stata estremamente solitaria. La mancanza di amici ha reso la nostra protagonista l’identikit soft dell’hikikomori, ma Hitori non vuole ancora gettare la spugna e decide di iniziare il liceo in maniera differente.
Hitori inizia quindi ad imparare a suonare la chitarra elettrica, sognando di entrare in una band liceale e lanciarsi in una nuova vita fatta di fama e successo. Ovviamente i suoi disturbi di ansia sociale la frenano dall’intraprendere questo viaggio ma la ragazza diventa comunque un’ottima musicista, a tal punto da costruirsi una certa fama sul web grazie alle sue canzoni, sotto lo pseudonimo di “guitarhero“.
I giorni del liceo scorrono uguali per Hitori fino a quando una solare ragazza di nome Nijika non la convince a provare con la sua nuova band. Insieme a Nijika, che suona la batteria, conosciamo anche una bassista, Ryou, allo Starry, il locale dove dovevano esibirsi prima che la loro chitarrista scappasse.
Su pressione delle due Hitori accetta di suonare con loro (anche se prima cerca di fuggire in modi decisamenti originali), entrando così nella Kessoku Band dopo un po’ di tira e molla, soprannominandola scherzosamente Bocchi-chan (dal gioco di parole “Hitori Bocchi“, “tutta sola” in giapponese).
Abbiamo così l’embrione del nostro gruppo, che si completerà poi con l’acquisto della star e compagna di istituto di Bocchi, Kita, l’esatto contrario della nostra protagonista, segretamente (ma nemmeno così tanto) innamorata della bassista Ryou.
Con il quartetto al completo iniziano le avventure di Bocchi e le sue amiche, un simpatico spaccato sulla quotidianità scolastica di una band liceale, raccontato però in maniera estremamente innovativa.
Le fondamenta di un ottimo slice of life sono sempre i protagonisti.
In Bocchi the Rock! i personaggi creati dalla penna della sensei Hamaji risplendono alla grande, ognuno caratterizzato alla perfezione per potersi amalgamare nell’esilarante Kessoku Band.
Partendo banalmente da Bocchi-chan, come protagonista, Hitori domina la scena con la sua voglia di superare i problemi di ansia sociale e solitudine, risultando così subito estremamente empatizzabile per tutto il pubblico. L’atmosfera quasi surreale e comedy su cui si basa la serie riesce comunque a non banalizzare i problemi della protagonista e anzi, li rivede in una chiave di lettura più seria rispetto per esempio ad un Komi can’t Communicate ma al tempo stesso anche più divertente.
I personaggi secondari risaltano poi alla grande nelle chimiche che si creano tra le loro varie interazioni. La forza e la positività di Nijika, l’aura perfetta di Kita-chan e il simpatico cinismo di Ryou sono tutte caratteristiche che non sono una novità per il genere ma che vengono messe in scena in maniera impeccabile in Bocchi the Rock!, creando un mix divertente e assolutamente imperdibile.
Anche al di fuori della band questo è un cast degno di un Supergruppo alla Them Crooked Vultures (perdonate la metafora musicale, siamo comunque in tema).
La famiglia di Bocchi è sensazionale, lo staff dello Starry non è da meno e una menzione d’onore la merita senza dubbio Kikuri Hiroi, guida spirituale della nostra protagonista con alcuni problemi d’alcol e un dono straordinario per il basso.
Se parlando di Komi can’t Communicate avevamo sottolineato la sorprendente riuscita dell’adattamento dal manga di Tomohito Oda, guardando Bocchi the Rock! notiamo che ci troviamo su un livello completamente differente.
Per capire cosa sono riusciti a costruire in casa CloverWorks occorre analizzare velocemente l’opera originale.
Il manga della sensei Hamaji è uno yonkoma, ossia un fumetto a quattro pannelli. Nonostante tutta la base dei personaggi e dell’appassionante trama si regga sul lavoro della Hamaji, il manga in sé non spicca come altri concorrenti nel suo genere, ed è proprio qui che entra in scena il team di CloverWorks.
Affermare che l’animazione di Bocchi the Rock! è stata creativa va oltre l’essere riduttivo. Ogni scena viene interpretata in maniera geniale nell’anime, in modi mai visti prima d’ora che vanno dalla decostruzione del semplice disegno all’eliminazione stessa dell’animazione. Anche la più piccola gag viene presentata in maniera fuori dall’ordinario, rendendo così Bocchi the Rock! un anime unico ed estremamente divertente, in grado di riscrivere le gerarchie del suo genere.
Prima di vedere Bocchi the Rock!, spulciando velocemente la trama, la prima associazione fatta dal mio cervello è stata banalmente K-On: l’anime diretto dalla fantastica Naoko Yamada rappresenta un cult del genere musicale e slice of life, la quintessenza del “Cute Girls doing Cute Things“.
La critica che ad anni di distanza è lecito fare a K-On è quella di essere rimasto troppo piatto. La serie di Kyoto Animation è comunque un prodotto eccellente, simpatico, estremamente wholesome dove emerge già l’estro della regia della Yamada ma manca di aspetti che possano farlo risultare oggi ancora moderno.
Guardando Bocchi the Rock! invece sembra che siano state prese alcune premesse di K-On e poi mescolate violentemente nel delirio sopra le righe di un altro successo della nostra amata Kyoto Animation, Nichijou.
Nichijou si può sintetizzare definendolo un viaggio tra il no-sense e l’eccesso sotto forma di slice of life scolastico, al quale la nostra mente richiama in maniera istantanea vedendo alcune gag presenti in Bocchi the Rock!.
La grande forza del lavoro di CloverWorks è stata quella di rimanere nel mezzo, staccandosi così dal piatto e semplice “Cute Girls doing Cute Things” ma senza deragliare nell’eccesso che rappresenta un anime divertente ma forse esagerato come Nichijou.
Abbiamo parlato a lungo di gag, personaggi, caratterizzazioni e similitudini ma Bocchi the Rock! nel profondo rimane soprattutto un anime musicale. In Bocchi infatti la musica è estremamente protagonista in tutte le vicende. Inizialmente rappresenta lo sfogo della solitudine della nostra protagonista con la quale fugge dalla sua quotidianità. Successivamente diventa il mezzo per fare un passo in avanti e conoscere nuove persone per poi trasformarsi in definitiva nell’obiettivo da raggungere insieme e attraverso il quale evolversi e crescere.
In tutto questo la musica è tutt’altro che banalizzata. Il suono della Kessoku Band è si quello che era lecito aspettarsi, ovvero il classico J-Rock, ma ad un ascolto più attento si nota bene la cura che la produzione ha voluto dedicare alle tracce presenti nell’anime. Batteria e basso incalzano sempre senza mai sembrare dei veri e propri strumenti di accompagnamento, la voce di Kita (Ikumi Hasegawa) è precisa nel suo ruolo ed eccelle ovviamente la chitarra scritta da Ritsuo Matsui per Bocchi-chan.
Da amante del J-Rock in tutte le sue declinazioni sapevo di trovarmi soddisfatto da una produzione musicale di un anime come questo ma non pensavo di rimanere così tanto stregato da una scena come quella in cui Bocchi prende in mano la situazione e, come fosse John Frusciante prima di Can’t Stop, guida l’assolo fino a quando non sentiamo Kita attaccare “Ano Bando..”.
Anche dopo aver visto l’ultimo, emozionante, episodio, il giudizio su Bocchi the Rock! è rimasto sempre lo stesso. La serie targata CloverWorks è la sorpresa più interessante dell’anno, la definizione perfetta di perla nascosta che in un periodo pieno di alti e bassi nell’animazione ha stravolto le gerarchie del genere “Cute Girls Doing Cute Things” e si piazza di diritto tra i titoli migliori del 2022.
Bocchi the Rock! ci ha ricordato quanto faccia bene guardare uno slice of life come questo, in grado di farci ridere dal primo all’ultimo secondo e riflettere allo stesso tempo. In un genere che aspettava qualcosa di nuovo ormai da anni, l’ultimo capolavoro di CloverWorks raccoglie la pesante eredità lasciata da titoli come K-On per portare finalmente quella ventata d’aria fresca che aspettavamo da tempo.
Il nostro consiglio quindi è quello di non perdervi per nessun motivo la serie sorpresa di quest’anno e di recuperare il prima possibile la prima stagione di Bocchi the Rock!, disponibile interamente in streaming su Crunchyroll.
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