Sono passati ormai 3 anni da quando la primissima clip del progetto di serie animata di Dragonero è stata presentata al Cartoons on the Bay.
Il progetto è subito parso estremamente interessate vista l’entità dei nomi coinvolti: Bonelli Editore, la più grande casa editrice di fumetti in Italia stava cercando di mettere un piede anche nel sempre crescente e sempre più importante mondo dell’animazione per ragazzi. Tra i moltissimi personaggi e storie che Bonelli Editore ha in grembo, a fare da portabandiera per questa nuova avventura è stato il fumetto Dragonero, di Luca Enoch e Stefano Vietti.
Per una serie che puntava a catturare l’attenzione di un pubblico di bambini e ragazzini, la scelta di una storia fantasy classica sembrava perfetta. Il genere fantasy si sposa sempre molto bene con l’animazione fin dall’alba della tecnica, quindi le trasposizioni a fumetti delle avventure di Ian, Gmor e Myrva avevano tutte le carte in regola per risultare interessanti.
Dopo diversi anni di sviluppo, la serie si avvicina all’uscita sui canali televisivi.
Dragonero – I Paladini si compone di 26 episodi di 20 minuti che saranno trasmessi prossimamente sul canale Rai Gulp e su Rai Play, grazie alla collaborazione nella produzione di Bonelli Entertainment, lo studio d’animazione di Sergio Bonelli Editore, e RAI.
All’anteprima mostrata al Lucca Comics and Games 2022 presso il Teatro del Giglio abbiamo avuto modo di vedere i primi 4 episodi della serie. Ecco le nostre impressioni.
Cominciamo parlando un poco del trascorso di Dragonero come serie fumettistica.
Serializzato mensilmente a partire dal 2013, Dragonero è una delle serie di maggior successo dell’era moderna di Bonelli Editore.
Scritto da Luca Enoch e Stefano Vietti, Dragonero si ambienta del mondo di Erondar, un mondo fantasy dai connotati classici, in cui il protagonista, Ian Aranill e i suoi compagni, devono impedire alle forze del male di imperversare per il mondo. La trama di Dragonero segue, appunto, le avventure di Ian, Scout dell’Impero Erondariano, durante le sue missioni per impedire che i sigilli che tengono fuori dall’impero le forze del male di spezzino. Ad accompagnare Ian nelle sue avventure ci sono l’orco Gmor, amico d’infanzia di Ian, l’elfa Sera, maestra botanica, e occasionalmente Myrva, sorella di Ian.
Dalla serie principale di Dragonero sono in seguito state staccate due costole per due serie parallele dal target diverso: Dragonero Adventures, serie che racconta le avventure giovanili di Ian e Gmor in giro per l’Erondar, pensata per un pubblico più giovane; e Senz’anima, serie più adulta che spesso sfocia nel dark fantasy, pensata per un pubblico di adulti con gusti dark.
La serie animata di cui andiamo a parlare prende il titolo di Dragonero – I Paladini, e può essere considerata una trasposizione animata della serie a fumetti Dragonero Adventures. La storia segue più o meno gli stessi binari del fumetto: nel mondo di Erondar si è consumata una feroce guerra tra l’ordine dei Paladini, l’alleanza di umani e draghi impegnati nella protezione del reame e il mantenimento della pace, e la pericolosa strega Arcana, ex paladina traditrice che ha tentato di portare nell’Erondar il pericoloso Arcidemone.
In seguito alla battaglia finale, la strega è stata sconfitta, ma l’esercito dei paladini subisce perdite drammatiche; oltre a questo, i draghi hanno sacrificato la propria vita per utilizzare le loro anime come sigillo della grande rete magica che impedisce all’Arcidemone di entrare nell’Erondar.
Mille anni dopo questi eventi, il misterioso Mechan trova la fortezza in cui è stata sigillata, dormiente, Arcana e grazie alla sua magia riesce a riportarla in vita.
Lo scopo della Strega è utilizzare le macchine da guerra definite Corruttori, alimentati a magia nera e anime di drago, per distruggere i nodi che legano la rete di protezione del mondo: in questo modo sarà in grado di riportare l’Arcidemone nel mondo di Erondar.
In un piccolo villaggio, i due fratelli Ian e Myrva e il loro amico Gmor vengono richiamati dall’ultimo drago rimasto in vita e confinato in una rovina sotto la foresta per guarire dalle ferite dell’ultima grande battaglia. Il drago nomina i tre ragazzi nuovi Paladini e da loro il compito di fermare i Corruttori e prepararsi ad affrontare Arcana.
Dragonero – I Paladini non nasconde nemmeno per un secondo di essere un prodotto indirizzato esclusivamente o quasi a un pubblico di bambini.
L’impatto, già dalle prime immagini, è quello di una serie estremamente semplice, con design di personaggi e mostri immediati e riconoscibili, con colori accesi e modelli 3D estremamente dinamici. I design e i caratteri dei personaggi, sono pensati per essere immediatamente inscrivibili ad un ruolo, senza lasciare spazio ad alcuna complessità o profondità di caratterizzazione.
Questo è ovviamente fatto per rendere ogni passaggio immediatamente assorbibile da un pubblico molto molto giovane, ma al tempo stesso ne appiattisce immediatamente ogni possibilità drammaturgica. Il ritmo narrativo dei primi 4 episodi è estremamente frettoloso. La storia cerca di liberarsi quanto prima di tutti gli antefatti e le introduzioni necessarie a capire ruolo dei personaggi e dell’ambientazione, introducendo immediatamente la struttura base degli episodi che vedremo da quel punto in avanti.
La struttura degli episodi di Dragonero – I Paladini è estremamente basilare: ogni episodio si apre con Arcana e Mechan che sguinzagliano nel mondo uno dei loro Corruttori, prendendo di mira uno degli obiettivi sulla loro mappa. Quando la minaccia appare, il drago richiama i protagonisti che si imbarcano sulla loro nave volante per raggiungere l’obiettivo e impedirgli di fare danni.
L’unica variazione che abbiamo potuto vedere nei 4 episodi mostrati è tra il 3° e il 4° episodio, con il secondo che prosegue l’avventura iniziata nel primo. Questa struttura a episodio doppio potrebbe ripetersi più in avanti nella serie, ma possiamo supporre che sia più l’eccezione che la regola.
I veri problemi arrivano non tanto con la struttura degli episodi, basilari, si, ma comunque funzionali, quanto con la scrittura dei dialoghi e la messa in scena.
Partendo dalla regia, in Dragonero – I Paladini c’è una sovrabbondanza di azione costantemente accentuata. Ogni cosa, dalle coreografie dei personaggi alla scelta delle inquadrature e dei movimenti di macchina sono pensati per attirare l’attenzione. Questo sottolinea nuovamente il target della serie, le serie per bambini hanno conitnuamente bisogno di attirare con qualcosa l’attenzione del giovane pubblico, molto facile alla distrazione.
Questo però rende seguire l’azione estremamente confusionario. Durante le scene d’azione la cinepresa non sta un attimo ferma, costantemente mossa attorno ai protagonisti con ampi movimenti di camera atti ad accentuare l’azione in scena. Si aggiunge dinamismo a dinamismo, andando a creare un effetto molto caotico, non per forza difficile da seguire, visto che i movimenti dei personaggi in sé sono pochi e molto semplici, ma comunque non molto interessante.
Andando a vedere come questo senso di caos si lega ai dialoghi, poi, la situazione diventa drammatica. Oltre che una continua ricerca di attenzione al livello visivo, la serie cerca di farsi guardare attraendo anche con l’udito, ma lo fa nella maniera più fastidiosa possibile. Oltre che non stare un attimo fermi, i tre protagonisti parlano di continuo, scambiandosi battute e informazioni anche all’interno dei combattimenti più concitati. Il caos che percepiamo dalla visione si estende anche all’udito, tanto che risulta difficile capire su cosa concentrarsi. La regia in questo senso non aiuta. Non seleziona per lo spettatore ciò che è più importante in quel momento, si limita a buttare tutto nel calderone della sequenza e lasciare che sia lo spettatore a decodificarla senza dare alcun sostegno.
Ultimo aspetto del sonoro di Dragonero è la musica onnipresente e martellante durante tutta la visione. Nei primi 4 episodi che abbiamo potuto visionare non c’è stato un attimo in cui non fosse presente una traccia musicale, anche in momenti in cui non era assolutamente necessaria. Non è chiaro se sia un problema dovuto al fatto che fossimo in un teatro a vedere le puntate, ma il volume della musica è sembrato anche troppo alto rispetto al resto, cosicché si è creata una sovrapposizione tra le note e le voci dei personaggi molto poco gradevole.
Un ultimo piccolo plauso va invece fatto per il generale colpo d’occhio della serie. Seppure non ci sia chissà quale guizzo creativo, né per quanto riguarda i design, ne per quanto riguarda la resa prettamente tecnica, Dragonero – I Paladini si lascia guardare senza troppi problemi. Lo standard è quello di una qualsiasi serie animata per bambini in 3D CGI dell’era moderna (pensate a Miraculous, Elena di Avalor o Extreme Football), movimenti molto dinamici sottolineati dalla regia ancora più dinamica.
I design dei personaggi, invece, sono piuttosto semplici, senza nessun guizzo particolare. Quello che rimane pià impresso è quello di Myrva, che dà immediatamente l’idea di una figura agile e sgusciante. Un po’ più deludente, invece, il design di Arcana, villain principale della serie e personaggio originale, non presente nei fumetti. Il design della maga oscura non ci ha colpito particolarmente, così come la sua personalità.
Un altro motivo per cui Myrva rimane maggiormente impressa dopo la visione è proprio per il fatto che la sua personalità spicca molto più di quella degli altri personaggi.
L’anteprima è stata di sole 4 puntate, quindi è possibile che Ian e Gmor escano maggiormente in seguito, ma risulta strano che ad uscire dal mucchio per primo non sia il protagonista principale della serie (che peraltro le da il nome), Ian, ma la sorella. Gmor è attualmente il personaggio meno interessante. Una massa di muscoli e poco cervello che fa battute stupide. La caratterizzazione stereotipata di un orco fantasy quando usato come comprimario positivo: buffo e stupido per quanto è grosso.
Altra nota di demerito per il design delle armi dei protagonisti. Possibile che i designer di Dragonero – I Paladini intendessero rendere le armi impugnate quanto più fedeli possibili alle controparti reali, ma questo va a svilire molto l’impatto scenico delle suddette. La spada di Ian, il bastone di Gmor e la balestra di Myrva non hanno davvero niente di speciale, almeno a un primo sguardo e speriamo che vengano riviste nelle puntate successive alla quarta.
Ammetto che quella che ho descritto sia una delusione relativa per via delle grandi attese che ci sono ogni volta che viene annunciata una serie animata di produzione italiana.
C’è da sottolineare poi come questa fosse la prima fatica di Sergio Bonelli Editore nel campo dell’animazione, peraltro con uno dei suoi personaggi di punta, con moltissimi fan in giro per la penisola. Ci si poteva, e mi sento di dire DOVEVA aspettare qualcosa di più.
Dragonero – I Paladini è un prodotto d’animazione nel senso meno entusiasmante del termine. Un compitino da parte di tutte le maestranze coinvolte, con una produzione che non ha osato cercare una messa in scena interessante, ma ha, piuttosto, puntato sull’usato sicuro.
La storia è molto semplice, la struttura delle puntate ancora di più, ricalcando la base di Power Rangers e altre serie verticali simili.
Per le prime 4 puntate non c’è neanche una traccia di trama orizzontale che faccia provare hype per il prossimo episodio, solo la certezza che nella puntata successiva ci sarà un nuovo mostro da abbattere in qualche modo non esattamente avvincente.
Uno dei più grossi problemi della scrittura di Dragonero – I Paladini, infatti, è che la tensione viene continuamente spezzata e non si è ancora vista una situazione in cui i protagonisti appaiono davvero in pericolo. Ogni oggetto necessario per avanzare nelle loro avventure viene loro concesso senza nessuna fatica, ogni missione è identica alla precedente, e anche i piani messi su da Myrva per abbattere i Corruttori non sono niente di eccezionale. Il fatto, infine, che i personaggi continuino a fare battute come se fossero in gita scolastica mentre se la vedono con mostri robotici non aiuta.
La serie è pensata e, personalmente, consigliata solo ed esclusivamente per un pubblico molto giovane.
La serie punta esclusivamente a catturare l’attenzione sulla singola puntata e non ci riesce neanche troppo bene. Dico così perché in sala per l’anteprima era stato invitato un pubblico di prova di bambini approssimativamente su 6 anni, molti dei quali si stavano annoiando nel vedere le puntate. Non possiamo che sperare che la serie si riprenda dopo quelle disastrose 4 puntate, altrimenti sarà da considerare un buco nell’acqua da parte di Bonelli Entertainment e Rai Kids.
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Non è male, infatti la sto guardando volentieri, ma ha parecchie pecche.
Il reparto animazione e disegni è il più deludente. L'animazione è rigida, e i personaggi, come accade nelle produzioni più economiche, sembrano essere senza peso (già in "Leo Da Vinci" si usa il piccolo trucco di dare una scossa all'inquadratura quando qualcosa colpisce il suolo, e guarda la differenza). Ricorda la prima serie di "Regal Academy", e quella era un asticella piuttosto bassa già nel 2014.
I disegni non sono accattivanti. I colori neutri dei vestiti con il 2.5D (il 3D ad ombreggiature nette, per simulare il 2D) fanno confondere tutto tra loro e con lo sfondo. Non è un caso se nell'animazione 2D si usano colori contrastanti. Il design della main villain, sembra sia stato scelto nel mucchio delle "cattive generiche". Il design di tutti i personaggi non è molto espressivo e, come risultato, sembra abbiano cambi di umore ingiustificati.
Anche la storia è rigida "parto da casa, affronto il corruttore di quest'arco, torno a casa". Non siamo al tormentone dei robotici giapponesi anni '70 perchè ci sono puntate doppie e triple, e c'è un equilibrio tra vittorie e sconfitte, ma lo schema è rigido comunque. Questa è una storia fantasy senza una "Quest". Fai partire il trio, in giro per il mondo, in seguito alla corruzione della LORO casa, per prevenire l'allargarsi della stessa, e con la speranza di annullarne gli effetti, e avrai già un'altra storia.