L’animazione giapponese ha sempre avuto un rapporto privilegiato con il mondo della musica. Nel paese del Sol Levante il connubio tra industria musicale e animazione nel corso degli anni è stato declinato in diversi modi: dalle colonne sonore all’importanza comunicativa e promozionale di opening ed ending, fino all’influenza determinante che entrambi i mezzi hanno avuto in interi settori della cultura popolare giapponese come il fenomeno delle idol o delle Vocaloid, sono solo alcuni esempi dei tanti punti di contatto tra queste due arti.
In alcuni anime la musica svolge un ruolo talmente importante da aver creato un intero genere basato su di essa. Club scolastici, orchestre e giovani rock band diventano i protagonisti di questi particolari slice of life, sempre più apprezzati sia in Giappone sia nel resto del mondo. Oggi vi presentiamo 5 anime musicali, classificati secondo un gusto personale basato non tanto sulla qualità complessiva dell’opera (comunque molto alta in tutti i titoli) ma su come, all’interno della serie, viene affrontato il tema fondamentale della musica.
Armati di un bel paio di cuffie andiamo insieme a scoprire quali sono i 5 show che più incarnano il concetto di anime musicale, partendo da uno degli slice of life più amati e più rappresentativi del genere.
Il K-On, il club di musica leggera (dalla parola keiongaku) della scuola superiore femminile Sakuragaoka, rischia di chiudere i battenti viste le poche adesioni. Mio e Ritsu, rispettivamente una bassista ed una batterista, riescono a reclutare due nuove ragazze in modo da salvare il club, la tastierista Tsumugi e Yui, la vera protagonista dell’anime.
Yui non solo non sa leggere la musica e non ha nessuna esperienza con gli strumenti ma aveva anche confuso “musica leggera” con “musica semplice”; grazie al concerto dimostrativo delle sue tre nuove amiche anche lei si convince ad imparare a suonare. Al K-On manca una chitarra ed è proprio di una di queste che la piccola Yui si innamorerà al negozio di musica, una classica Gibson Les Paul per la quale tutto il club lavorerà sodo.
La goffa, non proprio brillante e poco concentrata protagonista si rivela invece una persona in grado di capire e ricreare la musica istintivamente e riuscirà così a raggiungere il livello delle altre tre dedicandosi completamente alla chitarra. L’Ho-kago Tea Time (il nome della band del club) infine raggiunge la sua formazione definitiva con l’arrivo al secondo anno di Azusa, la seconda talentuosissima chitarrista appena entrata nella Sakuragaoka High School.
Per temi trattati, struttura degli episodi ed ambientazione K-On rappresenta la quintessenza dello slice of life. La vita quotidiana delle 5 protagoniste e le innumerevoli gag divertenti vengono poi rese al meglio grazie all’animazione di Kyoto Animation e all’ottima direzione targata Naoko Yamada (al suo primo lavoro come regista). La musica spesso passa in secondo piano ma quando viene affrontata si crea un mix di sonorità rock/pop azzeccatissimo che ha reso iconici tutti i pezzi dalla serie.
Come tanti altri slice of life, le simpatiche avventure delle 5 ragazze del club di musica leggera divertono e rilassano lo spettatore, ma K-On riesce ad andare ben oltre la banale etichetta di “cute girls doing cute things”. La musica è veicolo di amicizia e voglia di stare insieme e la semplicità con cui tutto questo viene presentato è il vero pregio di tutto l’anime e rende K-On la serie perfetta sia per chi è alla ricerca di qualcosa di leggero e divertente sia per chi è un amante della musica in generale, soprattutto se non disprezzate il J-Pop/J-Rock.
Prima di concludere la parte dedicata alle 5 ragazze dell’Ho-kago Tea Time vi lascio una clip tratta da uno dei momenti più “musicali” di tutto l’anime. Tra i tantissimi brani che compongono la discografia derivata da K-On, la scelta è ricaduta sui semplici accordi tratti da My Love is a Stapler.
In questa scena Yui si sta esercitando in solitaria prima di eseguire il brano insieme alle altre, uno dei momenti più intimi e significativi di tutta l’opera che trasmette in maniera perfetta i sentimenti della protagonista verso il suo strumento, il forte attaccamento al suo club e soprattutto alle sue amiche.
Sato è un ragazzo strano e misterioso, non parla quasi con nessuno a scuola e gironzola sempre con la sua chitarra sulle spalle. Un giorno, durante una pausa, incontra Uenoyama, uno studente di un’altra sezione e abile musicista, il quale, una volta capito che Sato non sa nulla dello strumento che porta con se, glielo ripara e accorda. Sato quindi chiede a Uenoyama di insegnargli a suonare e lo indurrà a farsi invitare alle prove della sua band dove conoscerà anche gli altri due membri, Akihiko Kaji e Haruki Nakayama.
Mentre Sato inizia ad imparare le basi della chitarra, Uenoyama si accorge della sua bellissima voce e vuole fare di lui il cantante del suo gruppo. Sato inizialmente tentenna, soprattutto a causa del difficile rapporto che sembra avere con il mondo della musica. Alla fine però grazie ai suoi nuovi amici e dopo aver affrontato il suo triste e oscuro passato, si unisce agli altri tre dando vita ad una nuova band, i Given.
Given può essere considerato benissimo come una serie drammatica tendente al romance ma la dose di musica presente e tutto il contesto in cui si svolgono le vicende lo rendono in primis un anime musicale. La musica in Given diventa un mezzo per comunicare e, specialmente per Sato, un modo di esprimersi ed affrontare i propri demoni.
L’ambiente musicale inoltre viene affrontato con sorprendente realismo. Il percorso di Sato alla scoperta dello strumento ricalca passo dopo passo quello di altri migliaia di chitarristi (ve lo confermo per esperienza personale); dalla scelta del primo effetto fino alla scoperta degli amplificatori, tutti i dettagli della crescita musicale del protagonista sono facilmente empatizzabili per chiunque abbia tenuto in mano almeno una volta una chitarra.
Infine in Given, essendo un anime incentrato su una rock band, i riferimenti al mondo della musica occidentale non potevano assolutamente mancare, soprattutto verso il brit-rock e la sua corrente indie, il genere preferito da Uenoyama. Il giovane chitarrista infatti, quando parla del suo approccio alla musica, viene mostrato con in mano un disco degli Artistic Monkeys, una palese citazione alla band di Sheffield guidata da Alex Turner.
Anche i nomi degli episodi diventano una citazione a grandi brani del mondo del rock occidentale: Flourescent Adolescent, Creep, Time is Running Out, Song 2 sono solo alcuni dei tanti titoli tratti da canzoni presenti in Given, un simpatico riferimento per tutti gli amanti del genere.
Per quanto venga spesso ricordato per la sua trama romantica Given spruzza musica da tutti i pori essendo il tema centrale dell’opera e la chiave di tutti gli avvenimenti. Uno dei pezzi che meglio rappresenta la cura musicale (nonostante la computer grafica) in Given è quello della jam session per Sato al suo primo incontro col la band di Uenoyama. In questa scena la band improvvisa un riff orecchiabile ed entusiasmante che mostra molto bene perché il co-protagonista di Given è stato eletto da MattyyyM (noto Youtuber e musicista) come miglior chitarrista del mondo anime.
La prima stagione di Given ed il film sequel sono disponibili in streaming su Crunchyroll.
Kumiko, dopo aver perso le qualificazioni ai campionati nazionali del suo club di musica alle scuole medie, si iscrive alla scuola superiore Kitauji, un tempo famosa per i risultati del club di musica ma lontana dalle competizioni prestigiose da un po’ di anni. Qui Kumiko ritrova Reina, sua ex compagna rimasta fortemente delusa dalla sconfitta subita, con la quale inizialmente non riesce a rapportarsi. La distanza tra le due piano piano inizierà a ridursi e la determinazione di Reina porterà Kumiko a trovare nuovi stimoli nel suo eufonio e ad impegnarsi nuovamente per raggiungere i campionati nazionali.
Tra litigi, primi amori e classici problemi da teenager, Sound! Euphonium è a tutti gli effetti uno slice of life secondo la più classica delle definizioni, ma anche qui il tema della musica assume un ruolo determinante. Riuscire a intrattenere parlando di un club dell’orchestra rispetto a band come quelle protagoniste in Given o K-on non è un’impresa semplice, ma Sound! Euphonium sorprende proprio grazie al suo modo unico di raccontare la musica attraverso animazioni e immagini stupefacenti, reso possibile grazie ad un comparto tecnico e artistico di altissimo livello.
Come spesso accade con le creazioni di Kyoto Animation, tecnicamente parlando Sound! Euphonium è un capolavoro praticamente impeccabile sotto ogni punto di vista. Il livello altissimo di animazione, fotografia e regia è solo la parte più evidente del lavoro fatto dallo staff di produzione, l’ennesima opera d’arte di uno studio che non delude praticamente mai.
Sound! Euphonium non è solo qualità tecnica, ciò che rende davvero speciale quest’opera sono i suoi personaggi. Kumiko e Reina sono lontane anni luce dalle stereotipate protagoniste di un qualsiasi slice of life. Partono da punti completamente diversi, si influenzano a vicenda ed evolvono costantemente, ma soprattutto crescono insieme, con la musica che in tutto questo diventa il filo conduttore dei loro rapporti e di tutte le vicende.
Dei tanti assoli di tromba eseguiti da Reina, uno dei più significativi è quello tratto da From the New World nella sinfonia numero 9 di Antonin Dvorak, un titolo che, insieme alle sonorità malinconiche del suo strumento, rappresentano perfettamente lo stato d’animo vissuto in quel momento della ragazza.
Le prime 2 stagioni di Sound! Euphonium sono disponibili su Crunchyroll, ma dall’anime sono stati tratti anche un film sequel (Chikai no Finale) e lo spin-off Liz and the Blue Bird, diretto da Naoko Yamada.
Arima Kosei è sempre stato considerato un prodigio del pianoforte, ma da quando sua madre (e sua insegnante di musica) non c’è più lui non riesce più a sentire il suono del suo strumento. Nonostante il suo udito sia in perfetta forma il trauma psicologico che lo ha colpito gli impedisce di suonare ed è costretto ad abbandonare il piano. La monotona quotidianità di Kosei viene interrotta dall’apparizione di una luminosa violinista, Kaori Miyazono.
Kaori cercherà di far riavvicinare Kosei alla musica, spesso costringendolo o forzandolo più del dovuto, ma riuscendo piano piano, grazie anche all’aiuto dei suoi due amici Tsubaki e Watari, a riaccendere una piccola luce nell’oscurità musicale che la morte della madre ha lasciato dentro di lui.
Acclamato dalla critica e amatissimo dai fan, Your lie in April è uno degli anime più apprezzati degli ultimi anni ed è facile intuire il perché. La storia dolce e commovente unita ad una selezione musicale di assoluto livello (esaltata dalle animazioni costruite appositamente per rendere l’esperienza audiovisiva ancor più immersiva) rapiscono gli spettatori in quel turbinio di emozioni espresse tramite le note che ci accompagna del primo all’ultimo episodio.
I pezzo forte di Your lie in April è la sua trama toccante, ma l’intelligente uso della musica e l’ottima selezione dei brani di classici non sono da meno e contribuiscono a creare l’atmosfera perfetta nella quale inserire le vicende dei 4 protagonisti.
Il Valzer de La Bella Addormentata di Tchaikovsky, Clair de Lune di Debussy, la sonata Al chiaro di luna di Beethoven, qualsiasi brano suonato all’interno dell’anime rientra senza dubbio nei capolavori della storia della musica classica, ma uno in particolare riesce a fondere in una scena musica e personaggi in maniera perfetta.
Sulle note di Introduzione e Rondo Capriccioso di Camille Saint-Saëns, Kosei accompagna l’esibizione di Kaori, ma dal nulla la sua indole da solista emerge prepotentemente incalzando il violino il quale però non si tira indietro e risponde. Quella che si viene a creare è una simpatica “rissa” tra i due strumenti che si rincorrono e si provocano a vicenda creando un’esecuzione in grado di riaccendere e stimolare le doti musicali di Kosei, rimaste sepolte fino a quel momento.
I 22 episodi di Your lie in April sono disponibili in streaming su Netflix.
Il club di koto ha salutato tutti i suoi membri tranne il povero Takezo il quale ora si ritrova a dover combattere contro il suo possibile scioglimento. Il koto non è molto popolare, viene praticato quasi esclusivamente da ragazze e c’è un po’ di diffidenza verso questo strumento dall’aria arcaica e complessa. Fortunatamente per Takezo si presentano ben due studenti interessati: Satowa, una ragazza proveniente da una storica famiglia di suonatori di koto, e Kudo, famoso in tutta la scuola per la sua fama da teppista.
Dietro Kudo in realtà si nasconde una storia molto complicata. Dopo essere stato abbandonato dai genitori viene accolto dal nonno, un artigiano di koto e il fondatore del club della sua scuola. A causa delle bravate di Kudo però, il negozio di koto del nonno viene assaltato e il povero anziano, stremato dallo stress, finisce per ammalarsi. Dopo la morte del nonno Kudo si convince finalmente a cambiare vita, ricercando il suo vero io nello strumento a cui il suo vecchio aveva dedicato tutta una vita.
Con Satowa, Kudo e suoi i tre amici: Saneyasu, Michitaka e Kota, Takezo ha raggiunto il numero necessario per la sopravvivenza del club, ma la presenza di Kudo e la sua cattiva nomea attirano l’attenzione del vicepreside, il quale richiede al club un’esibizione soddisfacente all’assemblea scolastica per dimostrare la bontà delle intenzioni dei suoi nuovi membri. Con tutte le difficoltà di dover imparare da zero uno strumento così complicato in poco tempo, i cinque riescono a tirar fuori una performance straordinaria che non solo salva il club ma colpisce anche Hiro Kurusu, compagna di classe di Takezo e futuro sesto membro.
Ora, con il club di koto salvo ed una nuova squadra, Takezo può finalmente mettersi a lavoro sul suo vero obiettivo e mantenere la promessa fatta alla precedente presidente, qualificarsi per i campionati nazionali.
Che cosa ha di tanto speciale Kono oto Tomare? Semplice, il koto.
Questo strumento strano, ingombrante e simile ad un tronco messo per orizzontale nasconde un suono armonioso che ha caratterizzato per secoli la musica giapponese. Probabilmente lo avrete sentito tantissime volte (per esempio se recentemente avete giocato a Ghost of Tsushima o Genshin Impact, il koto accompagna spesso molte tracce delle OST) ma al di fuori del Giappone in pochi conoscono realmente questo strumento.
A Kono oto Tomare va riconosciuto l’inestimabile merito di aver esportato la cultura del koto anche fuori dai confini nipponici (in maniera analoga a quello che Chihayafuru è riuscito a fare con il karuta) e la notevole impresa di aver indotto un nativo della campagna umbra ad ascoltare tantissime esibizioni di koto tradizionale, una vittoria per una serie che vuole parlare di musica. Tutto questo è reso possibile grazie ai due fattori chiave che caratterizzano l’anime: i personaggi e (ovviamente) la musica.
Ogni personaggio viene approfondito attentamente con ampi focus sul carattere e sul background che lo contraddistingue, in modo da poter capire come le sue esperienze e la sua evoluzione vadano poi ad influire sulla sua musica perché, come sosteneva il nonno del protagonista, “il suono riflette l’anima delle persone”. La lotta con il senso di colpa di Kudo, i problemi familiari di Satowa e le insicurezze di Kurusu e Takezo contribuiscono in maniera determinante alla loro crescita e al loro cambiamento, rendendo così Kono Oto Tomare un anime estremamente profondo sia dal punto di vista musicale che umano.
Infine il tema centrale, il suono, ha una storia molto particolare all’interno dello show. In Kono Oto Tomare, oltre ad alcuni pezzi tradizionali, vengono eseguiti molti brani inediti creati appositamente per l’opera da Migiwa Hashimoto (la sorella dell’autore del manga Amyū) e da sua madre, un lavoro impressionante e di una qualità davvero sorprendente.
Dei brani scritti dalla Hashimoto Tenkyuu, suonato nella parte finale della prima stagione, è un vero capolavoro, una perfetta unione tra suoni classici ed arrangiamento moderno, reso al meglio anche grazie all’ottimo lavoro nell’animazione delle esibizioni fatto da studio Platinum Vision. Concludere con il video di Tenkyuu però sarebbe impossibile visti i troppi spoiler che contiene quella scena. La scelta quindi è ricaduta sul pezzo suonato la prima volta davanti ad un pubblico dal club di koto della Tokise High School, Ryuuseigun.
L’intro del brano rende davvero l’idea di una “pioggia di meteoriti” (la traduzione letterale del titolo) dove il ritmo sostenuto dei koto che si scontrano crea una musica d’impatto che sorprende ed incalza il pubblico. Essendo alle prime armi in questa esecuzione però, i ragazzi si desincronizzano e l’esibizione sembra ormai rovinata, ma salvare la situazione ci pensa una nota più marcata di Satowa, che riesce a riordinare i suoi compagni prima del solo di Kudo, dove la musica cambia completamente.
La parte da solista di Kudo rispecchia perfettamente il suo carattere, un suono caldo e gentile totalmente diverso da quei pregiudizi che lo hanno etichettato fino a quel momento. Da qui in poi è come se cambiasse l’intera interpretazione del brano, da Ryuuseigun il suono si concentra sul solo Ryuu (tradotto come drago, la figura a cui si ispira la forma del koto) dei kanji che compongo il titolo. Il brano muta infatti da una “pioggia di meteoriti” ad una “danza di draghi”, dove la musica dei koto si intreccia con estrema armonia creando un finale entusiasmante che conquista il pubblico e soprattutto convince anche Kurusu ad entrare nel club.
La prima stagione di Kono oto Tomare! Sounds of Life è disponibile da qualche settimana anche in Italia in streaming su Crunchyroll.
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