Craig McCracken, creatore delle Superchicche e di Wander over Yonder, torna con Kid Cosmic al genere supereoistico dopo anni di distanza dalla sua prima serie animata.
Lo showrunner dirige per Netflix il suo nuovo prodotto animato in 2D, approdato sulla piattaforma il 2 febbraio 2021 nella forma di una stagione breve (appena dieci episodi), ma capace di intrattenere.
Si potrebbe definire Kid Cosmic come una serie che mescola diversi generi: di base supereroistico, ma con elementi di fantascienza e commedia. Forse non sarà il capolavoro di McCracken, ma resta comunque un prodotto distinto.
Il giovane Kid, un orfano appassionato di fumetti di supereroi, trova per caso cinque pietre cadute dallo spazio, di provenienza a lui ignota. Credendo che donino fantastici poteri, come accade nelle numerose storie che legge, li incolla a dei bulloni per farne degli Anelli del Potere. All’inizio non sembrano sortire alcun effetto, almeno finché Kid non scopre che le pietre sprigionano i propri poteri a seconda del temperamento di chi le porta.
Kid prende per se la pietra che permette di volare e col tempo donerà gli altri anelli ad altri suoi amici: la cameriera Jo, che potrà aprire portali; la bambina alla quale Jo fa da babysitter, Rosa, che saprà ingigantire le sue dimensioni; il vecchio tutore di Kid, Papa G, che creerà più versioni di sé stesso e il gatto Panino al Tonno che diventerà un chiaroveggente, capacità che salverà il gruppo in numerose situazioni.
Tutti e cinque dovranno sia mantenere il segreto delle pietre per non mettere in pericolo le loro famiglie e per non far insospettire il Governo o i militari, sia fronteggiare le numerose invasioni aliene di coloro che desiderano il potere delle pietre.
Il loro primo incontro è con il malvagio Chuck, un alieno desideroso di portare le pietre al suo Leader Supremo, che non mancherà di ingannare e sfruttare il gruppo a suo vantaggio.
La prima stagione di Kid Cosmic si racconta in dieci episodi, ognuno con un focus a sé stante, principalmente concentrato o su una determinata minaccia per la Terra o sulla scoperta e/o il controllo di un potere da parte di uno dei membri della squadra.
Il principale pregio di questa serie sono i personaggi e le loro caratterizzazioni. Si è sempre detto che “è sempre meglio creare un personaggio semplice ma profondo piuttosto che uno complesso ma superficiale” (Neil Gaiman), e questo discorso vale soprattutto per le serie animate “giovanili”, in cui è necessario che le caratterizzazioni dei personaggi siano identificabili, almeno nel loro archetipo di base, in pochissimi attimi.
I nomi simpatici e facili da memorizzare, il loro character design, i loro poteri, il loro modo di comportarsi, rendono ogni membro della squadra simpatico allo spettatore, nonché facile da incasellare all’interno di un determinato archetipo di personaggio da approfondire in un secondo momento.
Forse quello che risulterà il personaggio migliore è Papa G, principalmente per l’alone di mistero che lo circonda: sembra sapere più di quando voglia far trasparire, e che nasconda queste sue qualità dietro un’ingenuità senile forse finta.
Il protagonista, Kid, non sarà il personaggio più interessante, ma è comunque ben costruito: un bambino cresciuto con le storie di supereroi che scopre che ciò che lo appassiona è realtà può avere una moltitutine di reazioni, anche negative, e nel corso degli episodi vengono mostrate e approfondite. Perché appunto è un bambino, e come tale può risultare impulsivo ed eccessivamente emotivo in certi frangenti.
Il resto del cast è altrettanto interessante, peccato che non gli venga dedicato più tempo.
Sarebbe stato carino vedere come si sarebbero sviluppate le sottotrame dei diversi personaggi dello sfondo, ma con soli 10 episodi non si può fare molto, e come detto precedentemente, la colpa non è tanto dei creatori ma della politica dello stesso Netflix.
Molte volte, per la sua attinenza al mondo dei fumetti, la serie non mancherà di citare le storie più famose della Marvel e della DC. Ovviamente saranno “mascherate” (termine volutamente utilizzato) per evitare problemi di copyright. Numerose saranno le strizzate d’occhio ai fan degli albi anni 80-90 di Spider-Man, Batman o anche dei Nuovi Dèi, per i lettori più vintage.
L’animazione di Kid Cosmic è egregia, seguace dello stile di gran parte delle serie animate odierne che prevede l’utilizzo di disegni semplici per aumentare la fluidità dei movimenti. Hanno usato tale stile Steven Universe, Gravity Falls, il già citato Wander over Yonder e molte altre negli ultimi anni. Peccato solo che in Kid Cosmic molte animazioni risultino a scatti, probabilmente effetto voluto dall’autore stesso per rendere certe scene più semplici da creare e divertenti agli occhi dei giovani.
Gli sfondi sono dai colori chiari e accesi e caratterizzati da disegni dai tratti leggeri, come se fossero ad acquarello, il che dona più personalità all’ambientazione desertica del New Mexico in cui si svolge la vicenda
La colonna sonora un po’ rock un po’ pop si adatta perfettamente alla storia e al suo genere. Il tema principale, costituito principalmente da vocalizzi, entra subito in testa ed è quasi impossibile saltare anche i titoli di coda per non asoltarlo nuovamente.
Questa prima stagione di Kid Cosmic è, tirando le somme, un buon risultato. Non sarà né il miglior lavoro dell’autore né, con ancor maggior certezza, la miglior serie animata dell’anno (parlando di supereroi, deve ancora arrivare la tanto attesa Invincible), ma resta comuqnue una serie da guardare tutta d’un fiato, almeno per intrattenere per qualche ora, e di certo un buon prodotto per i più giovani che invoglierà a seguirla nella prossima stagione. Sempre che Netflix non decida di cancellarla prima.
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