Dopo tre lunghe stagioni, dopo tre realtà alternative nel subconscio della più grande spia del mondo, dopo tre storie che hanno ricevuto un’accoglienza fredda da parte dei fan ma che non hanno mancato di intrattenere, Sterling Archer si è finalmente risvegliato ed è pronto a riprendere le redini dell’agenzia gestita da sua madre.
Quest’ultima è stata accanto a lui per quasi tutto il tempo della sua convalescenza e, al momento del risveglio, ha riaccolto il figlio nel mondo dei vivi, affermando che la loro è sempre stata una storia d’amore, suscitando il disgusto dell’uomo. Tuttavia tre anni di assenza sono tanti e in un lasso di tempo così lungo nulla rimane uguale: Archer dovrà, dunque, adeguarsi a ciò che è diventata ora l’ISIS.
Una tra le prime cose con le quali Archer dovrà fare i conti, forse la più pesante fra tutte, è il cambiamento di Cyril e di Lana. Quest’ultima, senza di lui, ha dovuto trovare un ambiente più adeguato per la piccola AJ, mentre l’altro ha letteralmente preso il posto di Sterling come punta di diamante dell’agenzia, cambiando il suo status di contabile (nonché spalla comica del gruppo) a effettivo membro attivo e affidabile.
Due grandi pugni nello stomaco per Archer che, come se non bastasse, deve accusarne un altro: l’agenzia di spionaggio se l’è cavata egregiamente anche senza di lui. Non c’è da stupirsi se il gruppo mostra, seppur in parte, un leggero dispiacere nel suo ritorno, scherzando sulla sua precedente condizione o addirittura mettendolo da parte in certe situazioni. Persino Cheryl sembra aver alleggerito la sua follia, diventando (come lei stessa dice) la “nuova, migliore Cheryl”. Prevedibilmente, questo cambiamento non sarà permanente o avremmo perso uno dei tratti più divertenti della serie.
Archer dovrà accettare la realtà dei fatti: egli è stato, al contempo, sia la causa sia la soluzione dei problemi dell’agenzia per la quale lavorava. Ogni difficoltà affrontata dall’ISIS è stata, infatti, una causa diretta delle sue azioni. Archer tenterà, durante gli episodi, di negare la cosa e di ritornare al suo precedente ruolo caotico.
Dopotutto, se prestiamo attenzione, l’intera serie si basa sul concetto dell’ “ascoltare e non essere ascoltato”. Le battute come “non ti sento sopra il suono del…” o il continuo sparare ai timpani sono una chiara rappresentazione dell’incapacità di accettare la realtà da parte di Sterling, che ha sempre vissuto con i libri e il cinema come unico svago in una vita oppressa da una madre autoritaria e poco incline all’essere un’effettiva figura genitoriale.
Dall’altro lato della medaglia, però, abbiamo anche una leggera colpa da parte dell’ISIS: se la sono cavata, certo, nelle missioni di protezione, recupero e quant’altro, ma non si sono mai fatti carico di vere e proprie azioni di salvataggio del mondo. Per quelle avevano bisogno di Archer, anche a costo della loro dignità.
Archer non li ha ascoltati e non è neanche stato ascoltato, ma è innegabile che entrambi abbiano bisogno l’uno dell’altro. I due lati dovranno quindi accettare dei compromessi al fine di imparare a coesistere.
Non vi è alcun tipo di cambiamento in Malory, Pam, Ray e nel dottor Krieger, che sono rimasti pressoché gli stessi dall’inizio della serie. La causa di ciò potrebbe essere attribuita al difetto principale di questa stagione: la scarsa longevità. La durata di soli otto episodi la qualifica come la stagione più corta della serie assieme all’ottava e alla nona. Quest’ultime, tuttavia, hanno la giustificazione di essere delle realtà alternative e potevano essere visionate come una sorta di film a episodi.
Qui si ritorna ai fasti di un tempo, alle missioni impossibili, al salvataggio di una nazione o di un personaggio importante. Ogni arco caratteriale risulta gestito in maniera frettolosa e non si esplorano abbastanza i mutamenti causati dall’assenza di Archer o dal suo ritorno.
Assieme a questo, sembra che Adam Reed abbia voluto concludere questa stagione con un episodio meno “emotivamente personale” per i personaggi: è il penultimo episodio, infatti, a mettere in pericolo questi ultimi, mentre il climax dell’ottavo episodio, seppur costituito da un pericolo per l’intero mondo, non genera lo stesso impatto emotivo e non coinvolge personalmente Archer, Lana e anche Ray (come successo nel settimo).
Non è chiaro se ciò potrebbe rappresentare un collegamento alla prossima stagione ma, dato lo sviluppo generale dell’undicesima, sarebbe stato più coinvolgente e piacevole vedere queste ultime due puntate scambiate.
Se, tuttavia, si conserva la fiducia che Reed possa risolvere tutti i dubbi sui personaggi e sul “mondo” di Archer (forse anche sul mistero della clonazione di Krieger), allora ci troviamo davanti ad un piacevole ritorno alle vecchie, adorate stagioni di una delle serie animate “per adulti” più apprezzate del nuovo millennio, farcita da missioni pericolose e dallo sviluppo imprevedibile, da azione dinamica e da citazioni e parodie dei classici film d’azione e spionaggio (com’è d’uopo ormai nello svolgersi degli episodi).
Una stagione che soddisferà appieno tutti coloro che hanno atteso il termine della “saga del coma”, se così può essere definita. Non si tratta, con molta probabilità, della miglior stagione fino ad ora ma è, sicuramente, una delle più soddisfacenti. Da vedere su Netflix tutta d’un fiato.
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