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SpongeBob: Amici in fuga, la recensione: davvero un pessimo omaggio

SpongeBob: Amici in Fuga

3.8

SCENEGGIATURA

1.0/10

REGIA

3.0/10

COMPARTO TECNICO

6.0/10

CAST

5.0/10

DIREZIONE ARTISTICA

4.0/10

Pros

  • Due o tre gag carine

Cons

  • Tutte le altre pessime
  • Noioso
  • Personaggi mal sfruttati
  • Un pessimo omaggio

Personalmente, le aspettative intorno a questo ennesimo film di SpongeBob non erano altissime; se devo essere sincero, non arrivavano neanche alla sufficienza, ma questa credo sia la prima volta in cui partendo con aspettative bassissime, ne rimango ugualmente deluso.

Premetto di non aver visto SpongeBob: Fuori dall’Acqua, quindi i miei ultimi ricordi della spugna gialla in un lungometraggio erano rimasti ancorati a SpongeBob: Il Film del 2004, un film che, seppur non fosse chissà quale capolavoro, riusciva – e riesce tutt’ora – a strapparmi una risata o due. SpongeBob: Amici in fuga no, ma partiamo dal principio.

SpongeBob: Amici in Fuga è il terzo lungometraggio animato dedicato al franchise di SpongeBob SquarePants, storica e fortunatissima serie animata creata da Stephen Hillenburg che calca gli schermi di mezzo mondo dal 1999. La pellicola, prodotta da Paramount Pictures, Nickelodeon Movies e United Plankton Pictures e distribuita da Netflix, è diretta da Tim Hill (Muppets venuti dallo spazio, Garfield 2, Hop, ecc), mentre la colonna sonora porta la firma di Hans Zimmer.

NOTA: Continuando incontrerete spoiler minori riguardo apparizioni speciali e qualche evento del film.

Trama

Giornata apparentemente normale a Bikini Bottom: SpongeBob saluta la sua fida lumaca di mare Gary e va al lavoro al Krusty Krab, Plankton cerca un’ennesima volta di rubare la formula segreta del Krabby Patty, ma Spongebob, senza neanche rendersene conto, come suo solito, glielo impedisce.

Plankton si rende dunque conto che ogni volta non è Mr. Krabs a impedirgli il furto, ma la nostra amata spugna gialla, afferrando così al volo l’opportunità di liberarsene quando Re Poseidone chiede a tutte le creature del mare di portargli una lumaca di mare. Plankton rapisce dunque Gary, portandolo al Re degli Abissi, innescando così l’inizio dell’avventura della spugna verso Atlantic City, aiutato dal sempre fedele amico Patrick.

La trama non differisce di molto dal già citato SpongeBob: Il Film del 2004: un viaggio on the road dei due amici in un luogo lontano per recuperare qualcosa che Plankton ha rubato. Il problema è che rispetto al primo lungometraggio del franchise mancano totalmente pathos, interesse e urgenza per la vicenda. In SpongeBob: Amici in Fuga c’è veramente poco per cui essere interessati alla vicenda. SpongeBob e Patrick non affrontano delle vere difficoltà per poter raggiungere Atlantic City e recuperare Gary, dal momento della partenza alla fine del film sono solo una sequenza di gag comiche una meno divertente dell’altra, senza nessun motivo di esistere e che in nessun modo mandano avanti l’azione.

Scrittura e regia

Sia chiaro: non mi aspettavo che SpongeBob: Amici in Fuga avesse una storia complessa o una scrittura certosina, come detto le mie aspettative erano piuttosto semplici, ma come minimo mi aspettavo di divertirmi con qualche gag da cartoon vecchio stile a cui SpongeBob si è sempre ispirato. Il mio entusiasmo si è spento velocemente quando ho capito di trovarmi davanti a un prodotto noioso.

Come detto, la trama non presenta nessun punto di interesse, né un motivo per preoccuparsi della riuscita della missione; le gag comiche che vorrebbero intrattenere il pubblico non sono divertenti. A parte qualche caso isolato così come alcuni cavalli di battaglia di SpongeBob (come l’utilizzare se stesso come straccio per pulire e il suo rapporto con gli oggetti della cucina del Krusty Krab) quasi tutte le gag sono completamente fuori luogo. Quel che è peggio è che tutte le migliori sono concentrate nei primi minuti di pellicola: una volta che SpongeBob e Patrick si mettono in strada e partono all’avventura, non c’è più nulla di divertente. Buffo come questo spinga a pensare che gli sceneggiatori non sapessero cosa far fare al proprio protagonista una volta varcati i confini di Bikini Bottom.

La sceneggiatura non riesce a utilizzare neanche i pretesti di trama; la moneta ricevuta dal Saggio che avrebbe dovuto salvare i due amici nel momento del bisogno viene accantonata alla prima occasione e trasformata in una morale sul coraggio talmente spicciola, inutile e fuori contesto che riesce a non funzionare neanche in un film per bambini.

Già che lo abbiamo tirato in ballo, parliamo del Saggio. Già visto nel trailer di lancio con la speranza di attirare un minimo l’attenzione, il Saggio è il personaggio della palla di saggina al cui interno c’è la faccia di Keanu Reeves, che riveste qui il ruolo di consigliere mai ascoltato dei due eroi durante tutta la loro avventura. Messo lì per ricordare allo spettatore il fine ultimo della missione di SpongeBob e Patrick (dato che neanche i due protagonisti sembrano farci troppo caso, ndr.), il Saggio ha il ruolo di comparire, parlare, ammonire e scomparire con un brutto effetto di rotolamento. Questa scena viene ripetuta per sei volte durante la seconda metà del film, decisamente eccessive, risultando siparietti troppo invadenti per un personaggio fondamentalmente di background che, esattamente come dal nulla era comparso, nel nulla scompare di nuovo.

Oltre a Reeves in SpongeBob: Amici in Fuga ci sono altre due apparizioni speciali in live action: in una aberrante sequenza in un saloon del vecchio west troviamo Snoop Dogg per una tanto rapida quanto inutile comparsata per un numero musicale con una ciurma di pirati-cowboy zombie che gli fanno da corpo di ballo, e Danny Trejo nel ruolo di El Diablo, capitano vampiro della suddetta ciurma di pirati-cowboy zombie che entra e sparisce di scena nel giro di pochi minuti senza comparire mai più. Se tutto ciò vi sembra non avere senso, è perché non ne ha: è solamente l’esempio perfetto di come sprecare in maniera orribile tre apparizioni speciali.

Regia e montaggio non si salvano: scene tagliate con noncuranza, stesso problema con le inquadrature, che spesso risultano troppo ristrette, stacchetti musicali con musica pop che in nessun caso risultano interessanti (chi ha avuto la pessima idea di inserire Livin’ la Vida Loca di Ricky Martin in un film per bambini nel 2020?!).

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Sui personaggi non posso dire niente; sono i personaggi principali dell’universo di SpongeBob, né più né meno di questo, senza nessun approfondimento, evoluzione o percorso di alcun tipo.
L’unico su cui possiamo effettivamente concentrarci è Re Poseidone. Per intenderci, questo non è il Re Nettuno del film del 2004, il Re despota, ma dedito alla legge complessato dalla propria nuca pelata, ma un chad disinteressato del proprio ruolo e ossessionato dalla sua bellezza. Le lumache di mare infatti servono in quanto la loro bava ha un effetto anti-rughe sulla pelle. Un antagonista così insipido e inutile che rimane molto più impresso il suo cancelliere per il suo buffo modo di parlare.

Comparto tecnico

SpongeBob: Amici in Fuga è il primo prodotto della spugna di Nickelodeon completamente realizzato in 3D, per quanto stilizzato, e il risultato non è affatto pessimo. Le animazioni sono buone, sembra davvero di essere davanti alle animazioni tradizionali della serie, ma con una dimensione in più; il problema è che le potenzialità sono sfruttate al minimo.

Una delle caratteristiche più divertenti e riconducibili dello SpongeBob televisivo era quella di modificare il proprio corpo, gonfiarsi di schiuma, smontarsi e rimontarsi alla velocità della luce, proprio come un vecchio cartoon, aspetto iconico per niente sfruttato durante l’intera durata della pellicola. SpongeBob e tutto il suo entourage rimangono nelle forme a loro più familiari, il che ne riduce di parecchio le possibilità di rendere comica una determinata scena.

Paradossalmente, l’unico momento in cui la peculiare abilità di polimorfismo viene utilizzata è nel momento in cui Plankton viene spinto contro lo schiacciapatate e poi nella friggitrice, scena che più che divertente risulta inquietante per le inquadrature scelte.

L’impegno per la realizzazione grafica di tutto ciò che circonda i protagonisti è al minimo storico. I fondali e i setting sia di Bikini Bottom che di Atlantic City sono molto belli (non quello del villaggio western, ndr.), ma tutti i personaggi che non siano quelli principali della serie sono delle versioni in 3D di generici pesci che abbiamo sempre visto in SpongeBob SquarePants, senza nessuna eccezione.

Per concludere

Inutile. Se dovessi descrivere con una sola parola questo film sarebbe “inutile“.

SpongeBob: Amici in Fuga non è un buon film, non è divertente, non è spettacolare, non è una buona aggiunta al franchise, solo un’ora e mezza che lo spettatore non avrà più indietro.

Se SpongeBob: Il Film era riuscito a essere un film accettabile e SpongeBob: Fuori dall’Acqua una spassosa avventura per intrattenere i più piccoli, questa non è nessuna delle due cose. Passino pure i primi minuti di pellicola, ma dal momento della partenza in viaggio il film si perde in una catena di pessime gag comiche, una scrittura fatta coi piedi di una trama inesistente e che ha costantemente bisogno di riempitivi.

L’aggiunta delle apparizioni straordinarie di Keanu Reeves, Danny Trejo e Snoop Dogg non aggiungono niente alla pellicola, al massimo la affossano ancora di più pensando a quanto insensate e brutte siano state le loro apparizioni.
Pensandola in termini di intrattenimento per bambini, posso più o meno capire Snoop Dogg, ma dubito fortemente che un bambino sotto i 10 anni possa ritenersi intrattenuto dal vedere in un film di Spongebob attori come Keanu Reeves e Danny Trejo.
Facile il confronto con l’apparizione di David Hasselhoff nel primo film di SpongeBob, altrettanto casuale, gratuita e fuori luogo, ma che almeno aveva un impatto positivo sul film.

Un brutto film che si conclude con una nota amara. Il film è stato dedicato a Stephen Hillenburg, creatore della serie animata SpongeBob SquarePants, deceduto nel 2018 in seguito a un peggioramento della SLA.

Davvero un brutto modo di dire addio a una personalità tanto importante, considerando poi che l’unico intento del film è quello di pubblicizzare la futura uscita della serie spin off Kamp Koral: SpongeBob’s Under Years, serie animata interamente in 3D annunciata poco dopo la morte di Hillenburg, citata molto spesso nel film sottoforma di flashback dei vari personaggi principali.

Fatevi un favore ed evitate questo film. Se volete divertirvi con Spongebob sarebbe molto meglio recuperare gli episodi della serie animata o anche solo SpongeBob: Il Film, migliore sotto tutti i punti di vista.

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Riccardo Magliano

Ciao gente! Sono Riccardo Magliano, classe 1995, originario di Pontedera (PI), ma di stanza a Bologna per motivi di studio. Sono laureato in triennale al DAMS al momento studio per diventare sceneggiatore cinematografico. Sono grande appassionato e estimatore di prodotti d'animazione, dalle serie, ai lungometraggi, ai corti, l'importante é che raccontino qualcosa (cosa non sempre indispensabile perché tra i miei film preferiti c'é Fantasia). Qui su Spacenerd mi occuperò di recensioni e approfondimenti su tutto ciò che concerne l'animazione, specie quella occidentale, più e più volte colpevolmente trascurata dalla massa di fanatici di anime. Grazie a tutti per l'attenzione e buon divertimento

Pubblicato da
Riccardo Magliano
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