Fumetti

Fire Power vol. 1: Preludio – Un Kirkman sottotono

Fire Power

18.90
6.8

SCENEGGIATURA

5.0/10

DISEGNI

8.5/10

CURA EDITORIALE

7.0/10

Pros

  • Ottimi disegni
  • Un buon personaggio secondario

Cons

  • Trama poco originale
  • Protagonista poco interessante

Dopo la fine tanto agognata di The Walking Dead, Invincible e Outcast, era innegabile che il pluripremiato autore Robert Kirkman iniziasse un’altra saga a fumetti, non per forza rinnovando un genere come fece con quello zombie o supereroistico, ma almeno capace di donarci una storia appassionante e interessante. Dopotutto anche le opere minori dell’autore nascondono delle belle sorprese, come l’esilarante Battle Pope o Oblivion Song.

La nuova serie in questione è Fire Power, primo tentativo da parte di Kirkman di cimentarsi nel fantasy orientale, quasi un gongfupian scritto all’occidentale. Un incipit coraggioso e molto intraprendente per lo scrittore, seppur già ampiamente utilizzato già in precedenza in altre  rappresentazioni, prima fra tutte Kung Fu Panda, ma ancora in grado di offrire qualcosa.
Peccato che in questo primo volume, Preludio, non sembra aver ottenuto il risultato sperato. Non ci troviamo davanti a un brutto fumetto (per un autore come Kirkman è praticamente impossibile offrire prestazioni eccessivamente scadenti), tuttavia l’aggettivo più adatto a descrivere la storia di Fire Power è “mediocre”.

Nella Cina dei giorni nostri, Owen Johnson, adolescente americano, viaggia per i monti tibetani e, dopo giorni perigliosi ed estenuanti, giunge in un antico tempio in cui risiede una scuola di arti marziali, il cui maestro Wei Lun, un vecchio amante della musica americana, accetta di addestrarlo nella sua disciplina. Owen spera di scoprire i segreti che si celano dietro la morte dei suoi genitori e il potere di imbrigliare il fuoco, custodito nelle oscure stanze della scuola. Domande, misteri, amicizie e un interesse amoroso accompagneranno il giovane Owen alla ricerca della verità, una verità che forse non gli piacerà scoprire.

Chris Samnee ai disegni

Il compito di dare vita ai testi di Fire Power è affidato all’abile penna di Chris Samnee, disegnatore già di Daredevil, Vedova Nera e Thor. Tale scelta appare quanto mai appropriata già nelle prime undici pagine, nelle quali le immagini la fanno da padrone: nessun dialogo, solo due espressioni onomatpeiche e un impervio viaggio tra le montagne innevate dell’Himalaya. Le linee sono marcate e i contorni evidenziati con un tratto distinto e capace di far parlare le immagini – rese ulteriormente impattanti dai colori di Matt Wilson – senza per forza bisogno di parole.

Spostandoci di qualche pagina, possiamo notare come Samnee se la cavi egregiamente nelle scene d’azione: durante la prova di combattimento tra Owen e Wei Lun i movimenti sono rapidi ed evidenziati dai contorni smossi per dare l’idea di movimento rapido e realistico. Naturale che Samnee abbia imparato dalla sua esperienza con il Diavolo di Hell’s Kitchen, i cui tratti si riconoscono nitidamente in questi suoi nuovi lavori.

Tuttavia, e spiace molto dirlo, i disegni sono l’unica componente davvero rilevante di questo fumetto. Infatti la storia e i personaggi lasciano molto a desiderare, ed è strano a dirsi, vista la sceneggiatura che ci ritroviamo.

Un Kirkman non molto originale

La trama di Fire Power vol. 1: Preludio è semplice e per questo facile da seguire, come ogni buon inizio di una serie che si rispetti: non serve avere per forza un soggetto originale, perché anche un’idea semplice ma ben sviluppata può produrre ottimi risultati. Peccato che non sia questo il caso di Fire Power: la vicenda si fa strada attraverso una foresta di cliché e luoghi comuni del genere gongfupian che abbiamo già visto molte volte in molti altri prodotti.

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Il ragazzo orfano in cerca di risposte; l’addestramento intensivo superato con la sua forza di volontà; il maestro eccentrico e fuori dal comune che nasconde un segreto che il protagonista dovrà scoprire da solo; l’interesse amoroso mal visto dalla scuola; l’allievo indisciplinato e geloso delle attenzioni del maestro; un maestro di una scuola nemica desideroso del segreto che il tempio contiene e quant’altro.

Non c’è una vera e propria motivazione che risucchi il lettore nella storia, perché composta di soluzioni già viste e ripetute. Ciò ovviamente non rende la storia per forza irritante, semmai al massimo prevedibile.

Sarebbe stato più interessante se fosse stata portata avanti da dei buoni personaggi, ma anche questo è un lato negativo di tale Preludio. Pesa infatti che il protagonista sia forse il personaggio meno interessante e più monotono della storia. Non ha una caratteristica che lo renda piacevole da esplorare, a parte l’imparare in fretta e fare, a volte, qualche battuta, ma manca della determinazione di Rick Grimes, dell’altruismo di Kyle Barnes o della buona volontà di Mark Grayson. È solo un generico personaggio principale, come generica è la ragazza che sarà il suo principale interesse amoroso.

Poche piccole perle

Forse l’unico personaggio simpatico è proprio Wei Lun. Il suo inusuale modo di fare e la sua passione per la cultura musicale statunitense, poco consone per un saggio maestro di arti marziali spiritiche, lo rendono adorabile al lettore. Una menzione d’onore va anche al villain che, seppur non sia ben caratterizzato, gode di un’ottima entrata in scena e un character design diretto ma memorabile.

Unito a ciò, il fattore “dominio del fuoco”, che ricorda molto Avatar, è stato ben approfondito e reso interessante: non ci viene spiegato subito come funziona, vi è un buon build-up sul mistero che lo circonda e la scoperta delle sue regole e del suo funzionamento viene ben amalgamata nel corso della storia.

Forse questi difetti sono dovuti al fatto che stiamo parlando di un fumetto autoconclusivo: il volume in questione si chiama per l’appunto Preludio, perciò è probabile che si tratti di un mero prologo della vera vicenda e che nel prossimo numero potremmo trovare un diverso protagonista e un diverso focus. Che Robert Kirkman abbia voluto usare questo come antipato per poi ingranare la marcia nei prossimi capitoli? Questo è ancora da vedere.

Conclusioni

Come accennato all’inizio, non ci troviamo davanti ad un brutto fumetto, quanto più generico. Ad annetterlo piange il cuore, soprattutto se si pensa alle vere potenzialità di Robert Kirkman come narratore. Se si vuole leggere un fumetto senza troppe pretese ma dai buoni disegni, Fire Power vol. 1: Preludio è quello che fa per voi. Se  al contrario sperate in un ulteriore rinnovamento di un genere fumettistico da parte di uno degli sceneggiatori più abili degli ultimi anni, allora purtroppo si dovrebbe puntare su qualcos’altro.

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Veoneladraal

Fin da bambino sono sempre stato appassionato di due cose: i romanzi fantasy e il cinema, passioni che ho coltivato nel mio percorso universitario, laureandomi al DAMS Crescendo hoi mparato a coltivare gli amori per i videogiochi, i fumetti e ogni altra forma di cultura popolare. Ho scritto per magazine quali Upside Down Magazine e Porto Intergalattico, e ora è il turno di SpaceNerd di sorbirsi la mia persona! Sono un laureato alla facoltà DAMS di Torino, con tesi su American Gods e sono in procinto di perseguire il master in Cinema, Arte e Musica.

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