Ormai ci si è abituati a vedere Deadpool in situazioni sempre più bizzarre dalle quali riesce a cavarsela con spettacolari scene d’azione e battute sarcastiche, spesso strizzando l’occhio al lettore stesso. Ma molto spesso ci dimentichiamo che lui non è solo questo. Non più, almeno. Dopo anni e anni di pubblicazioni, il personaggio è diventato anche tragedia e solitudine, spesso accomunate da una forte crisi di identità.
Questo e molto altro viene mostrato in Deadpool: Il buono, il brutto e il cattivo, una delle storie recenti più conosciute e innovative del mercenario chiacchierone, in cui ad accompagnarlo ci sono niente meno Capitan America e Wolverine. E dato che nel suo terzo film da protagonista (interpretato ancora una volta da Ryan Reynolds) Deadpool dovrà fare coppia con proprio con l’artigliato canadese, è bene conoscere la storia più famosa in cui i due fanno comunella contro un nemico comune. Che sia umano o “interiore”.
Durante i colorati anni ’70, il nostro quasi-eroe ha dovuto (o meglio, voluto) affiancarsi a Luke Cage e Iron Fist per fermare lo spietato magnaccia Uomo Bianco. Nel farlo, Deadpool spende una piacevole serata con Carmelita, una ragazza che ha salvato dal supercriminale.
Nei giorni nostri, Wade scopre di essere pedinato dagli agenti di Butler, il principale responsabile del Pregetto Arma Plus, colpevole di averlo reso un folle mostro. Per fermarlo, Deadpool deve chiedere aiuto ad altri due suoi colleghi supereroi, anche loro vittime, volontari o meno, di esperimenti sulla loro genetica. Ma sia Wolverine sia Capitan America rifiutano.
Solo in un secondo momento, quando effettivamente Deadpool viene catturato assieme ai suoi due amici, il trio dovrà fermare un traffico mutante in Corea del Nord. In esso Deadpool sarà costretto a fare i conti con Butler e il suo passato, capire realmente chi è e, soprattutto, salvare Carmelita, ora tenuta prigioniera da Butler. Così come sua figlia.
Proprio come il lettore, anche Logan e Steve, man mano che accompagnano Wade nella sua avventura, si dovranno rendere conto che il loro compagno ha una storia intrisa di serietà e cupezza insolite. Quando entrambi ricevono la sua visita e la sua richiesta di aiuto, inizialmente rifiutano, non prendendolo sul serio da una parte e dicendo che deve cavarsela da solo dall’altra.
Diciamoci la verità, è quello che avrebbe preferito il lettore. Sarà sicuramente una classica avventura alla Deadpool, divertente e spensierata, in cui lui da solo riuscirà a cavarsela senza troppi problemi. Eppure restano impresse le parole di Capitan America: “Sei stato all’oscuro delle cose per troppo tempo, Deadpool. Non parli a nessuno se non a te stesso. Forse è tempo di capire qual è il tuo posto nel mondo”.
Questa è una delle cose che ha sempre accomunato Wade Wilson e Logan, per quanto quest’ultimo faccia fatica ad ammetterlo: entrambi hanno un passato che li tormenta, entrambi hanno subito brutali esperimenti sulla propria pelle, il cui fine non sembra solo aver creato le armi perfette, ma qualcosa di gran lunga peggiore. Aprire il vaso di Pandora potrebbe non piacere a nessuno dei due.
In questo caso Butler è un perfetto alter-ego di Thorton o Stryker: un antagonista con motivazioni personali, i cui fini giustificano sempre i mezzi. Che sia per il bene superiore, dare un’arma invincibile alla propria nazione, o salvare una persona cara, tali individui non avranno rimorsi nel torturare innocenti o trafficare in esseri umani.
Gerry Duggan e Brian Posehn, sceneggiatori di questo arco narrativo, adottano una narrazione molto rapida e dinamica, come spesso accade nelle loro storie sul personaggio. Gli spazi dedicati all’introspezione non durano più di due pagine, e anch’esse non annoiano. I continui dubbi di Wade su chi sia davvero e su che cosa stia facendo sono gli stessi che abbiamo noi lettori e che vorremo vedere risolti.
Entrambi gli scrittori sanno anche quando non eccedere nelle battute, data la storia che vogliono raccontare. Più ci si avvicina al climax, meno spiritosaggini ci verranno propinate, tolto qualche riferimento ad altre storie, come “Andiamo a combattere la nostra Guerra Segreta”, o un cerotto di Hello Kitty appiccicato a un Wolverine che ha perso il suo fattore rigenerante.
Inoltre, e questo è davvero inusuale per il personaggio, non vi sarà alcuna rottura della quarta parete: la catarsi e l’immersione non vengono mai interrotte.
Questo fattore “serioso” è accentuato dall’unica presenza costante che accompagnerà il mercenario chiacchierone nella sua avventura: Emily Preston, agente dello S.H.I.E.L.D. la cui coscienza è nella mente del nostro protagonista dopo la serie Presidenti Morti, storia quest’ultima sempre scritta dal duo Poshen-Duggan. Non ci sono più il folle Madcap e il freddo Killebrew, ma una vera e propria voce della regione, empatica e volenterosa di fare la cosa giusta.
Lo stile grafico riesce ad essere piacevolmente diversificato. Partiamo da un Scott Koblish che, nei due albi che fanno da preludio alla vicenda, riesce ad alternare uno stile pop ad uno più dettagliato e moderno, aiutato dai colori sgargianti di Val Staples.
Successivamente, quando la vera trama inizia, passiamo allo stile più sporco e grezzo di Declan Shalvey. Questo disegnatore riesce a rendere ancor più crude le truculente scene di combattimento, mostrandoci le deformazioni sul corpo di Deadpool e di altri mutanti in tutta la loro crudezza.
Deadpool: Il buono, il brutto e il cattivo è un must per tutti i lettori del personaggio, probabilmente la storia più “completa” dedicatagli. C’è azione, divertimento, mistero, commozione e approfondimento psicologico. Tutto ciò che, alla fine, vorremmo da un personaggio supereroistico in generale, non solo quello in questione.
Nella serie Marvel Must-Have pubblicata da Panini la storia è disponibile nella sua interezza. Peccato manchino i numeri successivi che possano servire da “epilogo”, dato il finale semi-cliffhanger. Prima di vedere Deadpool & Wolverine, si consiglia caldamente di leggere l’avventura più drammatica di Wade Wilson.
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