Fumetti

Doctor Mirage Omnibus, la recensione

Doctor Mirage Omnibus

10.35 €
7.3

SCENEGGIATURA

7.0/10

DISEGNI

7.0/10

CURA EDITORIALE

8.0/10

Pros

  • La caratterizzazione della protagonista
  • L'atmosfera onirica ben rappresentata
  • Soluzioni visive d'impatto
  • Il rapporto qualità-prezzo

Cons

  • Poca accortezza nel worldbuilding
  • Narrazione non sempre scorrevole

Doctor Mirage è, come Bloodshot, uno dei tanti personaggi facenti parte dell’universo supereroistico Valiant Comics. Creato nel 1993 da Bob Layton e Bernard Chang, ha goduto nel 2014 di un totale reboot tramite due miniserie scritte da Jen Van Meter (moglie di Greg Rucka) e disegnate da Roberto De La Torre: Doctor Mirage: Sfida alla Morte e Dottor Mirage: Seconde Vite, raccolte da Edizioni Star Comics nel volume Doctor Mirage Omnibus.

Doctor Mirage – Un viaggio tra la vita, la morte e quello che c’è in mezzo

La prima miniserie dedicata al supereroe parapsicologo si apre con un interessante contrasto emotivo: Shan Fong Mirage è capace di parlare con i fantasmi e sfrutta le sue abilità per aiutare persone che hanno perso i propri cari. L’unico spirito che non riesce a contattare è quello di suo marito Hweng, anche lui parapsicologo, scomparso in una delle loro missioni. Una serie di strane macchinazioni apocalittiche da parte di una setta porterà Doctor Mirage a recarsi nell’aldilà per ritrovare il consorte e salvare il mondo dall’invasione di demoni infernali.

Jen Van Mater intreccia una storia improntata sull’approfondimento psicologico della protagonista, vittima di un senso di colpa incolmabile e della mancanza del marito, senza il quale è caduta vittima di una forte apatia. Paradossalmente, il viaggio alla sua ricerca si trasforma in un addestramento sul far fronte alle difficoltà senza di lui, che tra i due era il più abile nel mestiere. Una prova di emancipazione metaforizzata all’interno di un viaggio nell’oltretomba, manifestazione delle più profonde paure di Shan. Tale prova assume connotazioni più palesi nel rapporto tra Shan e i suoi avversari: la loro missione è improntata sull’incatenare e dominare; quella di Doctor Mirage sulla liberazione dai vincoli.

Questo tipo di narrazione onirico-fantastica trova diversi riscontri nel Sandman di Neil Gaiman, al quale strizza l’occhio soprattutto con le prove e i trabocchetti che Shan si troverà ad affrontare – superati il più delle volte attraverso l’ingegno – e l’attaccamento a racconti mitologici più o meno noti (l’intera storia ricorda fortemente il mito di Orfeo ed Euridice).
Da Gaiman Van Meter trae anche la narrazione fortemente prolissa, sebbene dal lessico nettamente più moderno, ma pecca di poca padronanza del medium fumetto. Spesso, per staccare un’ambientazione dall’altra, utilizza le didascalie per rendere la transizione più gradevole (tecnica nota come raccordo sonoro). Il problema è che tali didascalie di raccordo, oltre a essere eccessivamente prolisse, sono quasi sempre decontestualizzate rispetto ai disegni, rallentando una narrazione già di per sé poco frenetica. A differenza di Gaiman, inoltre, l’autrice tende a introdurre elementi esoterici particolarmente importanti ai fini della trama senza spiegarne la storie “reale”, quasi presupponendo che chi legga il fumetto debba già conoscerli. I personaggi utilizzano quindi oggetti mistici con naturalezza, producendo certi effetti, ma il lettore non saprà mai perché. Un worldbuilding abbastanza pigro che, in un’opera fantasy, risulta parecchio demotivante. Va però detto che, a differenza di altre opere con protagonisti dei parapsicologi, qui viene risparmiato al lettore il cliché dei media che danno dei ciarlatani ai protagonisti.

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Van  Meter riesce comunque a recuperare attraverso una narrazione quadrata e agevole da seguire. La tensione emotiva è sicuramente ben gestita e abbondano scene dal forte impatto visivo, merito soprattutto di Roberto De La Torre, che con il suo tratto sporco ed espressionista riesce a restituire perfettamente l’atmosfera onirica e orrorifica dei vari demoni e incantesimi, in maniera non dissimile dal Bill Sienkiewicz di New Mutants. Il disegnatore dà il meglio di sé nelle rappresentazioni statiche e nelle tavole ad ampio respiro, mostrando invece limiti non indifferenti nello storytelling, soprattutto nelle sequenze più frenetiche. Da segnalare anche la colorazione di un David Baron strabiliante nella sua capacità di dosare colori tenui dalle tinte piatte.

La seconda miniserie, Seconde Vite, ci illustra il nuovo status-qui di Doctor Mirage in seguito agli eventi del primo volume. I bei dialoghi e i monologhi interiori vengono accantonati in favore di una storia più ricca di sequenze splatter e meno variegata nelle soluzioni, lasciando quantomeno invariati il comparto ludico degli scontri tra entità umane e fantasmi. Ci si sarebbe aspettato che Van Meter concentrasse i suoi sforzi nel delineare le complicazioni di un rapporto tra un essere umano e un fantasma, elemento questo affrontato solo superficialmente a mo’ di siparietto, quasi fosse una semplice scocciatura. Sicuramente meno interessante da leggere della miniserie precedente, sebbene di gran lunga meno diluita.

Doctor Mirage resta comunque un bel personaggio da scoprire, sicuramente diverso, per approccio e tematiche, da personaggi muscolari come Bloodshot. La si potrebbe considerare una versione aggiornata di altri mistici supereroistici come Doctor Strange e Doctor Fate (tutti dottori, guarda caso). Consigliatissimo soprattutto per l’ottimo rapporto qualità prezzo del volume: 10 euro per oltre 200 pagine di fumetto. Oltre che per leggere un prodotto supereroistico che si discosti leggermente dal canone.

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Vittorio Pezzella

Cercò per lungo tempo il proprio linguaggio ideale, trovandolo infine nei libri e nei fumetti. Cominciò quindi a leggerli e studiarli avidamente, per poi parlarne sul web. Nonostante tutto, è ancora molto legato agli amici "Cinema" e "Serie TV", che continua a vedere sporadicamente.

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