Recensioni

The Last of Us Parte 2, la recensione: la più grande ambizione di Naughty Dog

The Last of Us Parte 2

9.8

GAMEPLAY E LONGEVITÀ

10.0/10

COMPARTO GRAFICO E SONORO

9.5/10

COERENZA E CURA NEL DETTAGLIO

10.0/10

Pros

  • Immenso lavoro di regia
  • Gameplay variegato e estremamente dinamico
  • Ottimo comparto tecnico...

Cons

  • ... ma non perfetto
  • Effetto grana troppo presente

Passano gli anni dagli eventi del St. Mary’s Hospital e Joel e Ellie si sono stabiliti nel villaggio di Tommy e Maria, abbandonandosi alla normalità della vita ai tempi del Cordyceps, il brutale virus che colpisce il mondo di The Last of Us dall’ormai lontanissimo 2013.

Il villaggio è più che fiorente, addobbato con lanterne e locali caldi per abbattere il rigido inverno in cui veniamo catapultati a inizio del gioco. Feste, bambini, sorrisi e un po’ di musica ci accompagnano in quello che appare a tutti gli effetti come un posto che ha voglia di ricominciare a vivere nonostante la brutalità del mondo circostante, un mondo a cui non rimane altro che la mera speranza di redimersi.

Il racconto di The Last of Us Parte 2 comincia proprio spiegando quanto sia difficile questo atto, affrontando fin da subito la scelta che tanto tormenta Joel da quell’ospedale. Una bugia, raccontata al fratello Tommy probabilmente per cercare conforto, dalla quale è difficile trovar perdono in un rapporto tortuoso come quello tra Joel e Ellie.

La bufera di neve

The Last of Us Parte 2 vuole raccontare una storia di pura vendetta nell’interezza delle circa venticinque ore che ha da offrire. Sentimenti come rabbia e violenza vengono trasmessi attraverso lo schermo da Ellie al giocatore, impedendoci di rimanere razionali e pensare che tutto questo sia solamente un videogioco. Attraverso colpi di scena, brutalità e ricordi, l’intento del team capitanato da Neil Druckmann è proprio quello di rompere quella quarta parete, immergendo completamente nella giungla di Seattle chi impersona una Ellie alla ricerca di una vendetta che forse diventa sempre meno condivisibile, grazie a una regia e a una scrittura dei personaggi impressionante e magistrale.

A differenza del primo capitolo, composto da quattro sezioni identificate dalle quattro stagioni dell’anno, il secondo si esaurisce in tre giorni a Seattle, dove la storia incontra un lento crescendo di avvenimenti distribuiti bene per tutta la durata del nostro viaggio. I giorni a Seattle sono intervallati da flashback, che aggiungeranno dettagli su quanto successo alla nostra coppia negli anni precedenti al viaggio principale.

Poco a poco andremo a scoprire il background dei personaggi, le loro motivazioni per determinate azioni e le conseguenze delle durissime scelte che plasmeranno l’intero cast di The Last of Us Parte 2, permettendo di entrare in sintonia con chiunque nel mondo di gioco, amici o nemici che siano. A tal proposito, il titolo riprende molto spesso quanto già fatto con Joel nel primo capitolo: l’opprimente dubbio su cosa sia giusto e cosa sbagliato è costantemente presente e risulta essere talmente forte da dubitare di noi stessi e delle azioni che Ellie prende attraverso noi come giocatori.

The Last of Us Parte 2, non a caso

È evidente come Naughty Dog abbia lavorato sodo sulle criticità emerse dalla loro prima avventura: The Last of Us Parte 2 è in tutto e per tutto un sequel che si migliora sotto ogni aspetto, a partire dal comparto ludico. Il gameplay, punto debole del primo capitolo, è ora al centro dell’attenzione, mostrando i muscoli e integrandosi perfettamente con le sequenze di intermezzo. La cura nel ricreare cutscene con motore di gioco e l’immediata immersione nel gameplay poco dopo è un fattore non da poco, poiché evita di spezzare quel ritmo ricercato degli eventi tra scene di puro gameplay e dialoghi con npc.

Il team di Druckmann ha lavorato sodo per diversificare le fasi di gioco, che alterna fasi stealth, raccolta di risorse e potenziamenti a fasi molto più action, con combattimenti all’arma bianca e scontri a fuoco intensi e soprattutto violentissimi. Tutti questi elementi sono resi possibili da un level design sinceramente mai visto prima su produzioni del genere, lasciando spazio al giocatore di poter decidere come affrontare un combattimento o se, semplicemente, evitarlo e risparmiando così risorse.

Nota di merito anche per l’IA, che risulta migliorata rispetto al primo capitolo. Ci è capitato più volte di assistere a particolarissime reazioni, come il lancio di un mattone in un punto per distrarre un soldato del WLF che tiene conto della traiettoria e si dirige verso il punto di origine e non nel punto di impatto, oppure di forzare scontri tra infetti e Lupi o Iene per uscirne illesi e senza aver sprecato risorse. Anche l’intelligenza artificiale alleata è stata migliorata, rendendo utile e reale la loro presenza nel mondo di gioco: Naughty Dog ha imparato anche qui dai propri errori, tant’è vero che i nemici possono allarmarsi per un movimento errato dei nostri compagni, i quali si scuseranno a fine combattimento dell’accaduto.

L’introduzione della verticalità delle mappe, la possibilità di costruire silenziatori di fortuna per pistola e il potersi nascondere nell’erba ampliano tantissimo la componente stealth del titolo, invogliandoci più e più volte a ricominciare uno scontro se scoperti per la semplice volontà di volersi migliorare e cercare sempre diversi punti d’ingaggio con infetti e non. Anche qui è evidente come Naughty Dog abbia voluto diversificare l’approccio al titolo, fattore da non sottovalutare perché aumenta sensibilmente la volontà di volerlo rigiocare, magari in modalità Nuova Partita+, mantenendo quanto raccolto durante la prima run.

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Tutto questo sta davvero girando su PlayStation 4?

Non lo nasconderemo, più e più volte ci siamo chiesti se The Last of Us Parte 2 stesse davvero girando su una semplicissima PlayStation 4 Slim (modello usato in fase di recensione) o se semplicemente fosse figlio di qualche arteficio mistico. Nonostante i famosissimi problemi di ventilazione e rumorosità della console di casa Sony, The Last of Us Parte 2 si rivela essere un capolavoro sotto l’aspetto tecnico.
Certo, il titolo non è esente da qualche sbavatura, e non è stata apprezzata moltissimo la filigrana onnipresente che accompagna le nostre fasi di gioco, ma sono davvero aspetti di minor conto in confronto a quanto gli sviluppatori hanno ricreato per questo titolo.

La giungla in cui siamo immersi è viva, le piante reagiscono al nostro passaggio, così come la poca fauna presente a Seattle. Intervallata da edifici visibilmente segnati dalla decadenza e abbandono, la città risulta uno degli scenari più suggestivi e letali mai visti prima su console, riuscendo a spremere la nostra PlayStation senza però farla decollare più di tanto. Da non sottovalutare anche il comparto sonoro, che contribuisce tantissimo nel ricreare ambienti cupi e ansiosi, grazie a un audio ambientale che conta moltissime campionature, indispensabili per costruire una perfetta cornice acustica.

I modelli dei personaggi toccano vette altissime (sfiorando con timidezza il foto realismo, ndr.) grazie a un motion capture impressionante. I personaggi di Ellie, Joel, Tommy, Dina e Jesse parlano con lo sguardo, permettendo di trasmettere al giocatore i tumultuosi stati d’animo attraverso una suggestiva regia.

Una chitarra per due

Joel ha finalmente insegnato ad Ellie a suonare la chitarra, non lasciando nulla al caso. È importantissimo infatti il dualismo che Naughty Dog vuole creare tra copione e colonna sonora, che include nuovamente brani di Gustavo Santaolalla, il famoso compositore argentino che ha già dato vita alla colonna sonora del primo capitolo, accompagnato da meravigliose cover di Troy Baker (voce di Joel) e Ashley Johnson (voce di Ellie). Da Through The Valley a Future Days, accompagnata da una meravigliosa cover di Take on Me, la colonna sonora ben si integra all’interno della produzione, accompagnando dolcemente gli avvenimenti dell’intero titolo.

Menzione d’onore per una piccolissima feature ricreata meravigliosamente all’interno del gioco: sarà davvero possibile suonare la chitarra, con veri accordi. Non vi nascondiamo che possa sembrare difficile all’inizio, ma con una buona dose di pratica ci siamo addirittura divertiti a canticchiare qualcosa con Ellie allo strumento!

L’ultimo di noi

The Last of Us Parte 2 è quel titolo che, nonostante le più rosee aspettative, non può che lasciarci stupiti. Come già ampiamente descritto, il titolo è profondo sotto ogni aspetto, dal tortuoso cammino di Ellie per Seattle alla volontà di redenzione di Joel per lo sbaglio commesso nel primo capitolo. Solo nelle fasi finali di gioco capiamo il vero motivo della scelta che si cela dietro al titolo del gioco, accettandolo come tale e rimanendo impresso nella mente anche dopo diversi giorni.

The Last of Us Parte 2 riesce in tutta la sua interezza a portare avanti ciò che già il suo predecessore aveva raggiunto sette anni fa, ovvero concludere la generazione di PlayStation in modo sublime, amplificando il concetto di arte videoludica.

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Simone Montanaro

Sviluppatore software di professione, Simone inizia la sua carriera videoludica già dall’infanzia, crescendo nel mondo PlayStation e seguendo le orme del padre. Predilige per lo più opere con una forte componente narrativa e adora immergersi nei panni dei protagonisti che va via via a giocare. Adora alternare momenti ludici con la visione e/o lettura di opere orientali, ma non si rifiuta di approcciarsi alle novità!

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Simone Montanaro
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