Quando pensiamo ai nostri amici polacchi ci viene subito in mente CD Projekt Red, e l’enorme lavoro che hanno fatto trasponendo i romanzi di Andrzej Sapkowski in versione videoludica.
Ebbene, Paweł Leśniak, autore di Equilibrium, ha ben pensato di seguire le loro orme fondando Layopi Games e gettandosi nello sviluppo di Devil’s Hunt. Il titolo si ispira con non poca evidenza a Devil May Cry, ma in realtà si dimostra un disastro in qualsiasi comparto lo si vuole esaminare, andandosi a salvare (forse) solo sul level design.
Andiamo dunque a scoprire insieme quel (poco) che ha da offrirci questo titolo.
L’incipit della storia di Devil’s Hunt è uno tra i più banali e generici mai visti. Desmond, il protagonista, è figlio di un ricco imprenditore che però non condivide il suo stile di vita troppo frizzante e poco professionale. Effettivamente il ragazzotto sembra essere un nullafacente a tutti gli effetti, godendosi la sua lussuosa casa sulla spiaggia di Miami, scorrazzando per le strade con supercar e passando ottime serate in locali sgargianti.
In seguito a una serie di sfortunati eventi che coinvolgono la sua vita familiare e sentimentale, Desmond si troverà privato della sua parte umana, costretto ad allearsi con Lucifero in persona. Il ragazzo ottiene dunque poteri demoniaci e diventerà presto uno strumento di guerra posto al centro del conflitto tra Angeli e Demoni. Lui è il distruttore e il salvatore, un esecutore che divora le anime sul suo cammino per ristabilire l’ordine in un mare di caos.
La storia è suddivisa in capitoli, ognuno dei quale ci farà rimbalzare da un luogo all’altro. Probabilmente la dinamicità del level design è l’unica cosa interessante di tutto il gioco, dato che a livello di trama siamo davanti a una caratterizzazione dei personaggi davvero pessima con colpi di scena davvero troppo banali, quasi prevedibili.
Parlando di gameplay, Devil’s Hunt è un titolo lineare e senza un minimo accenno di esplorazione. Principalmente, ci ritroveremo a percorrere lunghi corridoi premendo un singolo tasto per interagire con l’ambiente, per arrivare poi ad ampi spazi in cui avverranno combattimenti contro Angeli e Demoni.
Nel gioco sono presenti collezionabili, che variano da semplici nozioni in più sulla trama fino ad anime da consumare per potenziare le nostre abilità. Ebbene, questi non ci hanno posto davanti la benché minima fatica per essere trovati data la loro evidentissima presenza lungo il nostro cammino. Nonostante ciò, ci è capitato di lasciarne per strada uno, e non ci è stato possibile prenderlo poiché non era più presente l’interazione che ci permetteva di tornare indietro: nella maggior parte delle volte, Desmond non potrà più saltare giù da una sporgenza su cui è appena salito, oppure non potrà ripercorrere i suoi passi lungo strettoie da poco percorse.
Anche i combattimenti riescono a perdersi nella banalità: il titolo offre tre diversi stili di combattimento, tutti e tre scalabili a nostro piacimento in base alle anime raccolte. Ogni volta che Desmond incotrerà un gruppo di nemici o un boss, attiverà i suoi poteri demoniaci per sferrare pugni e abilità con animazioni piuttosto discutibili.
Le combo sono davvero poche, cinque per ogni classe per un totale di quindici attacchi. Le abilità invece si distinguono in passive, sempre equipaggiate, e attive, assegnabili ad appositi tasti. I tre stili di combattimento sono interscambiabili tra di loro durante i combattimenti, andando a rafforzare attraverso la creatività e l’inventiva del giocatore questo comparto di per sé abbastanza carente. Si aggiunge a tutto ciò un’abilità speciale, che trasforma Desmond in un Demone superiore in grado di sferrare potentissimi attacchi senza prendere danno, e delle esecuzioni che, ahimè, sanno di già visto.
In fin di vita non ci è mai capitato di trovare un vero e proprio Game Over, dato che alla morte sarà possibile premere il tasto di interazione per tornare nel pieno delle forze. Non vi nascondo che abbiamo provato a morire per tre volte di fila, ma senza successo. Non sembra dunque essere presente una vera e propria morte con ritorno al checkpoint, e se esistesse, sarebbe davvero difficile da raggiungere giocando in difficoltà normale.
Devil’s Hunt è infine afflitto da numerosi bug, come crash improvvisi, schermate nere, cali di frame improponibili e, ultimo ma non ultimo, sottotitoli che escono fuori dallo schermo. Ciononostante, durante il nostro periodo di prova sono stati rilasciati un paio di aggiornamenti, sintomo del fatto che comunque gli sviluppatori vogliono tenere vivo il titolo, anche in vista dell’eventuale sequel.
Devil’s Hunt prova a puntare davvero in alto, e le basi ci sono anche data la evidente cura nella scenografia. Tecnicamente però risulta essere un titolo fin troppo arretrato, partendo dalla grafica che ci ricorda un po’ quelle magiche texture che ci hanno accompagnato nei primi anni della scorsa generazione di console. Ripetitivo e noioso, la prima fatica di Layopi Games non può raggiungere la sufficienza nonostante la consapevolezza di trovarsi davanti a un titolo Indie.
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