Recensioni

Next Gen: La bella sorpresa di Netflix

Next Gen

7.2

Comparto tecnico

8.0/10

Cast

7.0/10

Scrittura

6.5/10

Regia

6.5/10

Direzione artistica

8.0/10

Pros

  • Trama carina
  • Temi interessanti
  • Scene d'azione
  • Ambientazione

Cons

  • Poco originale
  • Regia non sempre ottima

Ci tengo a tranquillizzare subito su un punto sorto con il trailer del nuovo film originale Netflix: Next Gen non è un plagio di Big Hero 6, anche se prende in parte spunto dal celebre film vincitore di un Oscar, Next Gen se ne distanzia per tematiche trattate e parte della messa in scena, che lo fanno avvicinare più a Io, Robot che non al film Disney. Inoltre, la parte cinese della collaborazione internazionale tra CinaUSA Canada che ha prodotto questo film c’é e si sente, soprattutto nel character design e negli elementi di sfondo.

Trama
Il debuttante regista Kevin R. Adams mette in scena una storia di crescita adolescenziale in ambito fantascientifico in cui tutti gli umani hanno un loro robot personale che risolve senza fatica, e senza far faticare il padrone, tutte le faccende domestiche rendendo la vita più semplice. In questo ambiente troviamo May (o Mei, non è molto chiaro; probabilmente hanno scelto un nome che suonasse familiare sia in inglese che in cinese), una teenager ribelle, perennemente arrabbiata col prossimo per la delusione provata verso i suoi genitori: il padre che ha abbandonato la famiglia quando lei era ancora piccola e la madre che sembra preferire i propri robot a sua figlia, ragion per cui la ragazza odia i robot (vi avevo avvertiti che somigliava a Io, Robot, ma scoprirete che le tre leggi della robotica qui valgono poco).
La vita di May cambia quando trova per caso un misterioso robot ancora in via di sviluppo con una “Intelligenza Artificiale Emotiva” e pesantemente armato, a differenza della maggior parte dei suoi simili. Dal loro incontro nascerà una solida amicizia che aiuterà la ragazzina a guardarsi dentro per risolvere i propri conflitti interiori.
Una base non proprio originale, ma che funziona per raccontare una storia che ha un suo lato profondo e una caratterizzazione tutt’altro che approssimativa sia della protagonista sia del robot, gestiti come due personaggi distinti e con storie personali ben delineate nonostante si capiscano essere due facce della stessa personalità. Azzeccata in questo senso è la scelta di non dare un nome proprio al robot.

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Temi
Il film tocca molteplici temi interessanti: in primo luogo il mai abbastanza attuale rapporto tra l’uomo e la tecnologia, qui reso in maniera molto attinente al reale prendendo spunto dal rapporto che le persone hanno con i propri smart phone, simile sotto molti aspetti al rapporto che hanno gli umani di questo film con i propri robot, e al connubio perfetto che si ha con il tema del consumismo sfrenato di tecnologia, ottenuto grazie al cattivo della situazione, l’ambizioso capo dell’azienda leader della robotica mondiale palesemente ispirato a Steve Jobs da cui prende l’intera caratterizzazione.
L’altro grosso blocco tematico è quello legato ai ricordi, trattato in modo da mostrare come tutti i ricordi siano ugualmente importanti per formare l’identità di una persona, sia quelli felici che quelli tristi, ma al tempo stesso che ogni persona può scegliere quali di questi formeranno la sua personalità, imparando a distinguere il bene dal male. Un messaggio profondo, importante soprattutto per un pubblico giovane, ma non troppo, che può rispecchiarsi bene in May e nei suoi conflitti interiori.
Interessante anche la compagnia del robot come metafora della proverbiale “potenza senza controllo” tipica dell’età adolescenziale.


Comparto tecnico
Sotto il profilo tecnico c’è poco da dire. Finalmente un prodotto animato originale Netflix con degli alti standard tecnici, a cominciare dai modelli CGI semplici e senza particolari dettagli, ma che si animano perfettamente sia nei momenti di quiete che durante le azioni frenetiche. Le animazioni sono fluide e perfettamente comprensibili, sia quelle degli umani che quelle dei robot, cosa non facile da rendere, soprattutto nelle scene in cui i robot cambiano la propria forma. La regia è buona, con un utilizzo molto scenografico di piani sequenza che ricordano quelli di Michael Bay in Trasformers, ma decisamente più lunghi e che riescono bene a veicolare la drammaticità delle azioni mostrate. Parlando proprio delle azioni, ce ne sono di ben coreografate, specialmente nelle battute finali, dove la spettacolarità, costantemente in crescendo, raggiunge il suo picco massimo di pari passo con la drammaticità. Viceversa, l’ingenuità da debuttante di Adams si palesa nei dialoghi in campo-controcampo, in cui spesso i personaggi vengono tagliati parzialmente fuori dal campo di ripresa.
Una nota di merito va alla sound track, piena di brani pop-rock molto calzanti con la caratterizzazione ribelle della protagonista e tutti perfettamente validi anche ascoltati singolarmente.


Scrittura
Sotto il profilo della sceneggiatura, ci sono alcuni problemi che, seppur ignorabili, esistono. Come detto la storia è interessante e il rapporto tra la protagonista e il suo amico robotico è costruito alla perfezione, stessa cosa non può dirsi per le azioni della protagonista, specialmente in relazione all’antagonista principale. Non c’è un solo momento cardine nel confronto tra protagonista e antagonista che sia originale, tutti gli espedienti narrativi per sconfiggere il cattivo di turno sono roba già vista più e più volte, e l’azione drammatica, colpevolmente messa in secondo piano dagli sceneggiatori, ne risente, riuscendo a reggersi in pieni solo grazie alla prorompente personalità sociopatica del cattivo.
Il fulcro del film è però altro rispetto alla semplice lotta contro la minaccia dello scienziato pazzo, quindi perfettamente fruibile nonostante questi intoppi. Altra nota di demerito é la presenza di personaggi di contorno assolutamente inutili alla storia.


In conclusione
Next Gen è un prodotto ben confezionato. Attinge a piene mani da molti film di fantascienza già apparsi sugli schermi: si notano riferimenti a Godzilla e ai mecha giapponesi, e scene riprese più o meno fedelmente da E.T.Iron ManTerminator e Transformers. Questo non per dire che Kevin R. Adams ha copiato spudoratamente questi film, ma che sa rifarsi a un immaginario comune e lo rielabora per realizzare un film che, pur non avendo le pretese di essere un capolavoro, riesce a intrattenere con azioni adrenaliniche e a veicolare messaggi profondi al suo pubblico con una serietà che forse non ci saremmo aspettati.

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Riccardo Magliano

Ciao gente! Sono Riccardo Magliano, classe 1995, originario di Pontedera (PI), ma di stanza a Bologna per motivi di studio. Sono laureato in triennale al DAMS al momento studio per diventare sceneggiatore cinematografico. Sono grande appassionato e estimatore di prodotti d'animazione, dalle serie, ai lungometraggi, ai corti, l'importante é che raccontino qualcosa (cosa non sempre indispensabile perché tra i miei film preferiti c'é Fantasia). Qui su Spacenerd mi occuperò di recensioni e approfondimenti su tutto ciò che concerne l'animazione, specie quella occidentale, più e più volte colpevolmente trascurata dalla massa di fanatici di anime. Grazie a tutti per l'attenzione e buon divertimento

Pubblicato da
Riccardo Magliano
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