Cosa rende davvero speciale un videogioco horror ? Tarsier Studios e Bandai Namco provarono a dare la loro risposta con i primi due capitoli di Little Nightmares .
Privi di jumpscare o di elementi survival forzati, questi ci mettevano nei panni di piccoli bambini inermi ed innocenti , intrappolati in un susseguirsi di ambientazioni surreali ed angoscianti , dovendo sopravvivere a fortuiti incontri con immense creature umanoidi dalle bizzarre proporzioni corporee.
Grazie a trovate di design brillanti, intense fughe al cardiopalma e ad una messinscena estetica ed artistica sul pezzo, il franchise ha catturato velocemente il cuore di milioni di giocatori.
Ora, le redini del terzo capitolo principale sono passate a Supermassive Games , autori di titoli horror fortemente narrativi come Until Dawn , The Quarry e i vari capitoli della Dark Pictures Anthology .
Come se la saranno cavata questa volta? Scopriamolo nella recensione di Little Nightmares III .
Quando? Dove? Perchè? In Little Nightmares III , prenderemo il controllo di due bambini chiamati Low e Alone , che, dopo esser stati catapultati oltre un portale/specchio , si ritrovano a vagare per le desertiche lande del Nulla , un ambiente onirico e surreale, dove una desolazione quasi apocalittica ed un curioso senso di mistero si incontrano in un mix di tensione e fascino.
Da lì inizierà questa terza intensa ed angosciante disavventura , che, in termini strutturali e ludici, si pone perfettamente in linea con quella dei Little Nightmares precedenti, ma forse non del tutto in quelli narrativi.
A proposito di questi ultimi, va detto che la cripticità rimane, ancora una volta, il punto focale dell’esperienza: nel lungo susseguirsi di pericoli ed ostacoli che ci sbarreranno la strada, non avremo mai veramente la sensazione di capire cosa stia succedendo, soprattutto in alcuni casi, credetemi, davvero particolari.
Se in alcune sezioni sarà possibile trarre conclusioni più o meno logiche tramite una buona dose di interpretazione, intuizione e anche un pizzico di fantasia, ve ne sono altre che proprio non tornano, al punto da sembrare più che altro degli sfoghi creativi degli sviluppatori piuttosto che qualcosa di ben studiato ed inserito con coerenza in quel contesto.
Un quadro più grande! Tutto cambia invece quando si passa da un capitolo all’altro: qui, gli snodi di collegamento che portano avanti l’avventura rivelano un disegno narrativo quasi distaccato e parallelo rispetto a ciò che avviene al loro interno, aggiungendo alla base della trama un altro importante strato di idee e suggestioni, questa volta più di natura esistenziale e psicologica.
Questo bizzarro contrasto espositivo funziona, a mio avviso, davvero bene, anche e soprattutto perchè riesce tradurre il concept alla base della saga, ovvero quello di farci vivere in chiave horror gli incubi di quando eravamo bambini , in maniera ancor più concreta ed avvolgente rispetto al passato.
Il tutto converge in un finale che, a differenza di quello del secondo capitolo, non si perde in lungaggini forzate e sequenze inutili , bensì pone sul piatto una conclusione degli eventi più rapida e concisa, ma al contempo toccante e destabilizzante a modo suo.
In mezzo a tutto ciò, il gioco non dimentica di essere, a conti fatti, il terzo capitolo di una vera e propria saga, infatti non mancheranno tutta una serie di elementi di continuità narrativa rispetto ai precedenti Little Nightmares .
Tra questi va segnalata la presenza dei Nomini , i bizzarri ed ormai iconici gnomi, più tutta una serie di altri spunti tematici di natura simbolistica, come l’ormai famoso “occhio che tutto vede” , sui quali i fan possono sbizzarrirsi con teorie e collegamenti vari.
Tra libertà e vincoli creativi Ma entrando più a gamba tesa nel cuore e nella struttura dell’avventura, non si può non notare la presenza di un’importante differenza creativa : laddove nei primi due capitoli ci trovavamo ad esplorare più biomi dello stesso macroambiente, in questo salteremo tra tipologie di scenari completamente diversi l’uno dagli altri.
Se da un lato questo aspetto porta con sé una buona dose di varietà ambientale, dall’altro manca un po’ di quella compattezza ed omogeneità atmosferica che aveva caratterizzato i primi capitoli.
Come in ogni horror che si rispetti, la sensazione di essere intrappolati sempre nello stesso luogo (le Fauci nel primo e la Città Pallida nel secondo) dava, a mio avviso, un maggiore senso di continuità ed immersività contestuale , che in Little Nightmares III viene leggermente meno.
Spostandoci sul piano del gameplay , il tutto sarà impostato in maniera pressochè identica rispetto al passato: per farla breve, potremo muoverci in tutte e tre le dimensioni , compiendo semplici azioni come correre, saltare, accovacciarci ed interagire con alcuni elementi dello scenario.
Ancora una volta, la telecamera avrà un’inquadratura fissa , che, tramite una sorta di binario, si sposterà lateralmente o in profondità per seguire il più da vicino possibile i movimenti dei protagonisti.
Anche in questo caso, vi saranno fasi di esplorazione, brevi sezioni platform, qualche enigma qua e là e, dulcis in fundo, spettacolari inseguimenti ad alto tasso cinematografico.
Un puzzle – game poco puzzle, e poco game Purtroppo, salvo qualche importante eccezione , tutto ciò che riguarda la componente ludica risulta, secondo me, un passo indietro rispetto a quanto visto nei primi due giochi, a causa di meccaniche di gioco sicuramente non entusiasmanti e ad un‘ipersemplificazione della componente puzzle a mio avviso inadeguata.
Innanzitutto, va specificato che il gioco è stato studiato per la modalità cooperativa : infatti, i due protagonisti avranno a loro disposizione uno strumento specifico, un arco giocattolo con cui colpire oggetti dalla distanza ed una chiave inglese , da utilizzare per sfondare pareti e vetrate varie.
Questa complementarità meccanica non viene pressoché mai sfruttata a dovere , bensì si limita a risultare come un semplice alternarsi di interazioni contestuali con lo scenario, che giusto ogni tanto richiedono di essere applicate con un certo tempismo .
Per il resto, tutto risulta ancor più lineare che in passato, al punto che molti degli enigmi arrivano a risolversi quasi in automatico semplicemente proseguendo, senza che ci sia bisogno di comprendere chissà quali logiche.
Ma indipendentemente da ciò, molti di questi non riescono nemmeno ad esser originali o stimolanti creativamente parlando, in quanto andranno a proporre trovate e soluzioni ludiche già presenti nei primi Little Nightmares , all’interno dei quali erano però inseriti con un maggiore attenzione al gameplay.
Per l’ennesima volta ci ritroveremo a dover superare un fascio di luce pietrificante spostandoci da una copertura all’altra, così come ci toccherà superare un certo nemico analizzandone gli spostamenti e passando inosservati, tanto per fare giusto un paio di esempi.
Solo verso il finale Little Nightmares III prova a fare qualcosa di diverso , mettendo effettivamente sul piatto una meccanica di gameplay unica ma che, a mio avviso, non viene concretizzata a dovere.
Al contempo, vi sono alcuni dei più lampanti e palesi esempi di trial and error dell’intera serie: specialmente durante le fasi più concitate, il gioco pretende una precisione dei movimenti ed un tempismo d’azione semplicemente senza senso.
In più di un’occasione, potreste ritrovarvi a dover ripetere alcuni tratti cinque o sei volte, anche a causa di un effetto parallasse si realistico, ma che non riesce a dare a dovere un senso di profondità che sia funzionale al gameplay.
Qualcuno chiami dei beta tester! Un altro grande problema di Little Nightmares III è rappresentato dalla componente puramente tecnica , sotto due aspetti ben specifici: il primo riguarda la presenza di innumerevoli bug invalidanti (in particolare, compenetrazioni e trigger che non si attivano), che mi hanno costretto più volte a dover riavviare il checkpoint.
Il secondo riguarda la questione relativa alla cooperazione : nel caso in cui vogliate giocarlo con un amico, dovrete avere a che fare con tutta una serie di problematiche di rete , come lag e desincronizzazioni varie.
Giocandolo in solo, come il sottoscritto, il secondo personaggio verrà controllato da un‘intelligenza artificiale estremamente altalenante : in alcuni casi, questa si incanterà del tutto, portandovi al Game Over oppure a bloccarvi inesorabilmente dinanzi ad un certo passaggio, dandovi la pessima sensazione che vi stia sfuggendo qualcosa quando in realtà non è così.
Dall’altro lato, capiterà che spesso e volentieri sarà proprio lei a fare il primo passo, suggerendo in anticipo qual è la giusta soluzione ad un enigma o il giusto ordine di interazione da seguire, come se stessimo giocando con un giocatore esperto ma senza poter comunicare con esso.
Ma anche volendo tralasciare tutti questi intoppi tecnici, rimane il fatto che, anche quando tutto fila liscio, viene fuori un‘eccessiva semplicità di fondo , che finisce per rendere l’avventura ancora più corta rispetto alle due precedenti, il che rappresenta un gran peccato.
Tutto ciò rappresenta senza dubbio il più grande problema di Little Nightmares III , dato che, per il resto, il titolo di Supermassive Games riesce a replicare pressochè alla perfezione quanto fatto dai colleghi di Tarsier con i due titoli precedenti.
Essere all’altezza di un compito In maniera per me del tutto insospettabile, la casa inglese è riuscita alla grande a recuperare tutto ciò che aveva reso Little Nightmares così speciale : dall’angosciante resa di quelle atmosfere alla sopraffina composizione estetica, dalla cura generale per le ambientazioni all’eccezionale lavoro di design di mostri e creature, tutto sembra davvero al proprio posto.
Anche a livello grafico l’opera riesce a fare il suo in maniera assolutamente poderosa: oltre alla notevole bellezza di modelli e texture varie, non si può non rimanere storditi e paralizzati dalle inquietanti animazioni di alcuni nemici, talmente ben realizzate da far rizzare i capelli e percepire un brivido di disgusto lungo tutta la schiena.
Le luci, i cromatismi e i giochi d’ombra riempiono di tensione ogni angolo di gioco , mentre la puntuale gestione dell’effettistica e dei particellari rende anche le fasi più concitate uno spettacolo per gli occhi non indifferente.
Leggermente più modesto , invece, il comparto audio : se il sound design generale riesce a fare il suo senza particolare infamia o lode, ammetto di esser rimasto leggermente meno incantato dai temi musicali, questa volta meno misteriosi ed affascinanti rispetto al passato.
Conclusioni Little Nightmares III riesce ad essere, dall’inizio alla fine, un’opera incredibilmente immersiva e coinvolgente , ponendo i giocatori dinanzi ad uno stile orrorifico pregno di carattere ed unico a modo suo.
La sensazione è che, se non fosse mai uscita la notizia che lo sviluppo del titolo sarebbe passato ad un altro studio, avremmo tranquillamente potuto credere che sarebbe stata ancora una volta opera degli autori originali.
Di conseguenza sono più che convinto che Supermassive Games abbia studiato e compreso a fondo ciò che ha reso grande i primi due titoli e che lo abbia tradotto a modo suo con grande cura e competenza, rimanendo sempre e comunque fedeli al materiale originale.
Al contempo, non si può proprio soprassedere su alcuni grossi, palesi difetti : oltre ad una certa superficialità ludica che rende l’esperienza troppo facile e, di conseguenza, corta, va segnalata un’abbondante presenza di bug di ogni tipo, da glitch e compenetrazioni varie a desincronizzazioni sulla cooperativa, oltre che a problemi relativi all’IA nel caso in cui giochiate in singolo.
Rimane il fatto che, considerando il trascorso di Supermassive Games come sviluppatori di titoli fortemente narrativi del trash horror, non si può che alzarsi in piedi e fare un bell’applauso.
COMPARTO GRAFICO E SONORO
9
COERENZA E CURA DEL DETTAGLIO
8.5
Pros
Contrasti narrativi e contestuali interessanti
Ancora una volta immersivo, spaventoso ed avvolgente
Riesce ad essere un seguito perfettamente coerente, nonostante il cambio di sviluppatore
Cons
Gameplay e meccaniche di cooperazione poco impattanti
Troppo facile e corto
Quantità eccessiva di bug e problematiche tecniche
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