Con l’uscita del Superman di James Gunn e dell’imminente I Fantastici Quattro – Gli inizi di Matt Shakman, Marvel e DC Comics sono tornate a protagoniste della scena cinematografica dopo anni di stagnazione creativa e incassi deludenti.
Il fatto che a rilanciare i rispettivi universi cinematografici siano proprio i capostipiti dei corrispettivi a fumetti è un caso quantomai felice, ma è anche la prova che certi personaggi, se svecchiati con intelligenza, potranno sempre dire la loro.
Eppure non è la prima volta che l’ultimo figlio di Krypton e la famiglia più straordinaria dell’universo incrociano i loro percorsi. C’è stato infatti un tempo in cui hanno combattuto in schieramenti opposti, si sono alleati e hanno persino sconfitto insieme Galactus. Quel tempo erano ovviamente gli anni ’90, epoca di crossover e di contenuti discutibili tra le pagine dei fumetti di supereroi, tra cui la storia di cui parleremo oggi, pubblicata in Italia con il titolo Superman e Fantastici Quattro: La distruzione infinita.
Quello tra l’uomo d’acciaio e la prima famiglia di supereroi non è certamente il primo dei crossover Marvel/DC. Anzi, è addirittura uno degli ultimi.
Per il calcio d’inizio bisogna infatti risalire al 1976, anno dello storico incontro tra Superman e Spider-Man tra le pagine dell’albo speciale The Battle of the Century, al quale sarebbero seguiti, nel 1981, Superman & Spider-Man e Batman contro Hulk, mentre il 1982 avrebbe segnato l’incontro dei due supergruppi più popolari dell’epoca in X-Men and New Teen Titans: Apokolips… now.
È però nel 1994 che le cose cominciano a degenerare. L’anno prima aveva infatti segnato lo scoppio della bolla speculativa del mercato del fumetto americano, che avrebbe quasi ucciso l’intero settore e portato la Marvel alla bancarotta controllata nel 1996. Sintetizzando al massimo la questione: le case editrici si sono ritrovate dal vendere centinaia di migliaia di copie – in certi casi anche milioni – al vedere queste vendite colare a picco del giro di un paio d’anni.
Per contenere il problema, le big two provarono a varare iniziative editoriali quanto più roboanti possibile, sperando in tal modo di contenere l’esodo di lettori. Tra queste figurarono proprio i succitati crossover.
Dal 1994 al 1999 ci furono almeno una decina di albi speciali più o meno brutti destinati agli incontri/scontri dei personaggi Marvel e DC, senza contare le miniserie DC vs. Marvel e le evanescenti testate dell’Amalgam Universe, in cui i personaggi finivano addirittura per fondersi tra di loro (è una storia lunga, nde).
La pietra tombale sarebbe arrivata solo nel 2002, con la pregevole miniserie Avengers/JLA, ma già nel 1999, anno d’uscita di Superman e Fantastici Quattro: La distruzione infinita, il concetto era già bello che saturo.
Il crossover preso in esame in questa sede non è certamente uno dei più belli, ma nemmeno uno dei più brutti. Si può dire che racchiuda perfettamente l’essenza di tutte le iniziative editoriali più o meno simili dell’epoca.
Scritto e disegnato da Dan Jurgens, uno degli autori simbolo degli anni ’90, responsabile nientemeno che della morte di Superman, il one-shot si apre con una bella retcon, giusto per tenere calmi gli animi dei lettori più radicali che si attaccano a ogni fesseria di continuity pur di dare un senso alle loro inutili vite.
In pratica, durante l’esplosione del pianeta Krypton, Galactus è stato attirato dall’enorme diffusione di energia causata da essa causata, ciucciandosene un pezzo per via di quel certo languore che lo accompagna dagli inizi dell’universo.
Tuttavia una sonda kryptoniana (non il razzo che ha salvato Kal-El, un’altra ancora) è riuscita a sfuggire alla distruzione. Dopo anni, l’oggetto raggiunge l’orbita della Terra, dove viene intercettata da un’inquietante figura appollaiata su un satellite.
Nel frattempo, un ordigno nucleare compare in città per dare fastidio, ma ecco che sopraggiunge Superman a salvare la situazione, bruciando con la vista a raggi x il timer del congegno. Il nostro viene però attirato dall’energia della sonda di cui sopra, che si rivela essere una sorta di congegno di backup kryptoniano da cui viene fuori il solito ologramma di Jor-El, che a Krypton c’era solo lui che faceva ‘sti sghiribizzi.
Il padre dell’eroe rivela al figlio che quel fetente di Galactus ha accelerato la degenerazione di Krypton attraverso la sua potente cannuccia cosmica succhiavita. Chiede dunque al figlio di vendicarlo e stare attento, perché il buongustaio cosmico potrebbe giungere da un momento all’altro. Clark – invece di chiedersi perché il padre non gli abbia messo quel congegno pieno di informazioni vitali nella culla invece di usare una sonda a parte, rischiando che si perdesse per sempre – cerca subito un modo per fronteggiare la nuova minaccia.
Va quindi a New York, in una rimessa per le barche adibita a quartier generale temporaneo dei Fantastici Quattro, all’epoca privati dello storico Baxter Building.
Lì trova la famigliola al gran completo, incluso Franklin Richards, figlio di Mr Fantastic e della Donna Invisibile, nonché suo grande fan. Per l’occasione, il bambino è stato ritratto sulle fattezze del compianto Stevie Lee, o forse è solo disegnato male come da tradizione dei fumetti di supereroi, che hanno sempre avuto problemi nel rappresentare gli infanti in maniera decente.
Superman mostra quindi a Reed Richards il coso verde olografico giunto da Krypton, ma quest’ultimo finisce per sconquassare i marchingegni di Mr Fantastic, causando un macello. Mentre gli eroi cercano di non farsi uccidere dai sistemi di sicurezza del laboratorio, dal coso esce fuori nientemeno che Hank Henshaw, meglio noto come Cyborg Superman, uno dei più grandi pezzi di merda dell’Universo DC (era lui la figura in cima al satellite vista all’inizio). Il nuovo nemico si unisce alla baraonda per distrarre i F4, mentre l’azzurrone viene catturato dall’ennesima navicella di Galactus.
Superman ne viene fuori a pugni, ma ormai è diventato un nuovo araldo del divoratore di mondi. Come Silver Surfer? Come Silver Surfer. Però dorato, altrimenti sarebbe stato poco pacchiano per gli standard dell’epoca.
Superman e, involontariamente, Reed Richards scompaiono con Galactus nello spazio, costringendo i restanti membri del quartetto ad affidarsi a Henshaw per ritrovarli. In questo frangente, il Cyborg Superman si mette a sfottere tutti e fare un po’ di esposizione per giustificare metanarrativamente il perché sia stato scelto lui come secondo cattivo della storia.
Il motivo è che il villano nasce proprio come parodia dei Fantastici Quattro. In precedenza era infatti uno scienziato che, insieme alla moglie e a due amici, partì per una missione spaziale finita male a causa di una tempesta radioattiva. Invece di donargli dei superpoteri come accaduto alle controparti Marvel, l’incidente ha portato alla morte orribile degli altri tre membri dell’equipaggio, mentre Henshaw è diventato un’intelligenza incorporea in grado di prendere il controllo di oggetti tecnologici.
Intanto il nuovo araldo assolve ai suoi doveri trovando un nuovo pianeta da far inghiottire al goloso padrone. Ma visto che il pathos non è roba per fumetti come questo, ecco che sopraggiunge istantaneamente la squadra di salvataggio, costretta in questo frangente a vedersela con Superman che, manco a dirlo, mena tutti con una certa nonchalance (e vorrei ben vedere, nde), permettendo così a Galactus di ciucciarsi tranquillamente il nuovo pianeta.
Quello che però Galactus non si aspettava è che il pianeta scelto da Superman fosse spoglio e disabitato, e quindi privo della forza vitale necessaria a saziare il divoratore di mondi. Inoltre, la visione di un mondo distrutto, come accaduto al pianeta natale Krypton, smuove qualcosa nella mente dell’Uomo d’Acciaio, che comincia a combattere l’influenza mentale del buongustaio cosmico (vatti a fidare dei lavoratori immigrati…, nde).
Manco a dirlo, appena Galactus punta invece un pianeta decisamente più abitato, Superman si ribella al padrone, beccandosi un bello schiaffone che lo mette fuori gioco. Sopraggiungono quindi – di nuovo – i Fantastici Quattro e Cyborg Superman, quest’ultimo intenzionato a prendere il controllo della tecnologia di Galactus. Mentre Superman rinsavisce, Reed Richards e la Cosa fermano il cyborg. Contemporaneamente Sue e Johnny Storm cercano di impedire a Galactus di fare i suoi porci comodi.
Nemmeno il sopraggiungere degli altri eroi riesce però a fermare l’imminente banchetto planetario. Tocca quindi agire d’ingegno: Mr Fantastic e Superman, sfruttando la conoscenza dei macchinari di Galactus acquisita nei tre secondi da araldo, riescono a riconvertire i macchinari della navicella in modo tale che trasferiscano energia invece di assorbirla.
Proprio come accadde durante la prima saga della venuta di Galactus sulla Terra, gli eroi riescono a portare la minaccia cosmica al tavolo delle trattative. O promette di divorare solo pianeti deserti, o loro lasceranno che il processo invertito gli dreni tutte le energie, fino all’inevitabile morte.
Galactus, che è tante cose, tra cui un tipo di parola, accetta il simpatico, poco eroico, ma decisamente attuale ultimatum, rivelando inoltre di non aver mai avuto niente a che fare con la distruzione di Krypton. La sonda con l’ologramma di Jor-El era infatti stata modificata dal Cyborg Superman affinché gli eroi si convincessero ad aiutarlo.
A quel punto il cattivissimo, vistosi messo alle strette, supplica Galactus di renderlo un suo araldo, di renderlo perfetto. E lui, che è tante cose, ma di sicuro non privo di senso dell’umorismo, lo trasforma in un quadratino di metallo composto da una lega perfetta, proprio come aveva richiesto. Gli eroi possono così tornare a casa da Franklin, al quale Superman regala nientemeno che il suo mantello, come ringraziamento per il supporto morale.
Termina così uno degli ultimi crossover degli anni ’90. Una storia e un intreccio che sono più dei pretesti per disegnare doppie splash-page piene di azione e citazionismo piuttosto fine a sé stesso, ma anche un occasione per vedere icone di aziende rivali far fronte comune per salvare il mondo e il bilancio delle rispettive case editrici.
Da allora sono passati 26 anni in cui i rapporti tra Marvel e DC si sono notevolmente incrinati, rendendo impossibile organizzare nuovi eventi editoriali di questo tipo, anche a fronte di un mercato del fumetto decisamente più sano in cui certe iniziative non sono più necessarie. O almeno non lo erano fino a qualche tempo fa, quando è stato annunciato un nuovo crossover tra Batman e Deadpool in uscita a settembre 2025, forse il primo di una nuova ondata che riporterà ulteriormente il fumetto di supereroi mainstream alle atmosfere degli anni ’90.
Nel frattempo, godiamoci la rinascita degli eroi al cinema con Superman e i Fantastici Quattro, sperando che in futuro queste storie, tanto divertenti nella loro goffaggine, vengano ristampate per la gioia degli appassionati.
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