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Severance: la Scissione tra lavoro e vita privata

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Immagina di essere impiegato in una grande azienda e che si presenti dinanzi a te un giorno la possibilità di compiere una scelta piuttosto radicale che cambierà per sempre la tua vita: decidere di separare la sfera privata da quella lavorativa, scindere il proprio io in due parti distinte ed indipendenti, come se facessero parte di due mondi paralleli. Pura follia o grande opportunità? Cosa mai potrebbe spingere un individuo a compiere un passo del genere, così radicale ed irreversibile?

Diciamoci la verità, tutti desidereremmo a volte avere una mente a compartimenti stagni, dove ogni cosa è separata e pensieri e ricordi non interferiscono tra di loro. Tutto ciò che viviamo invece ci condiziona ed influenza costantemente e l’hic et nunc viene visto ormai come autoimposizione e vero e proprio atto di coraggio

Nello specifico poi, ciò che succede nelle ore lavorative che riempiono buona parte delle nostre giornate, può avere degli effetti sulla nostra vita privata, e viceversa. Quel task da finire o quella frase ambigua detta da un collega spesso vengono a casa con noi e nella migliore delle ipotesi rimangono come sospesi, fermi e immobili, nella peggiore, invece, fanno rumore, diventano argomento di discussione a cena, quindi si ingigantiscono. Viceversa, possiamo anche portare a lavoro i problemi personali e avere così difficoltà a concentrarci poiché presi da mille paturnie. 

Scissione — Trailer ufficiale | Apple TV+

Scissione

Il confine tra lavoro e vita privata non è mai stato così netto come in questa serie televisiva presentata da Apple TV+ il 18 febbraio 2022. Apparentemente l’idea base dello show è semplice e piuttosto attuale, una di quelle trovate che innesca le solite domanda in uno spettatore dalle velleità creative: “ma come ho fatto a non pensarci io?“.

In fondo chi non si è posto lo stesso quesito quando un giorno è apparso sugli schermi un prof di chimica che si dà alla produzione di metanfetamina di ottima qualità!? Ma c’è una dura verità da affrontare per i fantasiosi dilettanti allo sbaraglio: oltre alla fabula bisogna pensare anche ad un intreccio, possibilmente accattivante, complesso e coerente con il resto

Idealmente la trama di Scissione può essere letta in un primo momento in chiave utopica: magari fosse possibile tenere questi due aspetti principali della nostra vita separati! Ma ciò che gli autori della serie propongono si avvicina più ad una distopia dalle atmosfere orwelliane in cui si alternano anche momenti alquanto bizzarri. 

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Il protagonista di questo thriller psicologico è Mark Scout, un uomo pacatissimo, gentile e onesto. Scopriamo fin da subito che ha perso la moglie in un incidente e che ciò ha determinato la sua decisione di sottoporsi volontariamente al programma della scissione. Insieme ad altri tre colleghi, a cui fa da mentore, lavora nel dipartimento di Macrodata Refinement della Lumon Industries dove ogni componente, seduto davanti alla propria scrivania, si occupa di visualizzare in un monitor dei numeri ed eliminare quelli che innescano sensazioni negative

E così, nel corso delle puntate, impariamo a conoscere meglio i quattro interni, che portano a termine i loro compiti ricevendo buffi premi produttività, fanno amicizia tra di loro ed interagiscono con i superiori, ignari delle motivazioni che hanno condotto gli esterni a prendere una decisione tanto drastica e curiosi allo stesso tempo di sapere ciò che succede nella loro vita vera.

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Good news about hell – Un inizio disturbante 

In apertura di stagione troviamo una donna, Helly, distesa su un tavolo da conferenza vuoto al centro di una stanza asettica, nel tentativo di rispondere a delle domande personali poste attraverso un altoparlante dal protagonista assoluto di questa stagione, Mark S., che ben presto si paleserà per spiegarle il motivo per cui si trova lì: ha aderito al programma della Scissione e la sua versione attuale lavorativa non ha alcuna memoria della propria vita fuori dalla Lumon.

Dopo questa introduzione Mark guida Helly lungo una serie di lunghissimi e claustrofobici corridoi bianchi, che sembrano non avere una logica nella propria disposizione. L’illuminazione dell’ufficio è fredda e uniforme, contribuendo a offrire una sensazione di isolamento totale.

Scopriamo che Mark è stato promosso a capo del suo reparto dopo che il suo predecessore, Petey, è scomparso. Durante la prima puntata conosciamo anche gli altri due colleghi del reparto, Dylan, il più sarcastico e competitivo del team, ossessionato dai piccoli incentivi aziendali, e Irving, persona molto metodica e devota alla Lumon.

La puntata si chiude con Helly, ancora confusa e in crisi, che cerca disperatamente ma invano di lasciare l’ufficio e abbandonare il programma di scissione: prova infatti a scrivere un messaggio alla sua versione “outie” per chiedere di essere licenziata, la risposta che riceve è negativa, inquietante e impersonale.

L’atmosfera della prima puntata è un mix di horror psicologico e satira aziendale, con una serie di dettagli strani che fanno sentire lo spettatore costantemente a disagio.

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Innie e outie 

Nel corso della prima stagione viene presentata solamente la narrazione dell’esterno (outie) di Mark, un uomo onesto e solitario che ha perso la moglie a causa di un incidente; vive nel suo appartamento ed ha come vicina di casa proprio il supervisore del reparto Scissione, la signora Cobel, una manipolatrice fanatica della Lumon. 

Mark ha un buon rapporto con la sorella, che, a differenza del protagonista, è molto scettica e critica aspramente il meccanismo della Scissione. Suo marito, Ricken, è l’autore del libro The You You Are, una sorta di manuale di coaching da quattro soldi che viene introdotto all’interno della Lumon e le cui citazioni vengono invece recepite come delle vere e proprie rivelazioni dai dipendenti.

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Puntata dopo puntata il rapporto tra i quattro innie si consolida e, nonostante lo scetticismo iniziale di Mark, a cui era stato affidato il compito di gestire i colleghi e che dapprima accetta la situazione surreale in cui si trova senza farsi troppe domande, inizia una vera e propria alleanza per scoprire la verità, cercare di capire cosa succede negli altri dipartimenti dell’azienda e il fine ultimo di chi sta ai vertici. 

Durante la prima stagione non ci viene detto nulla, o quasi, degli altri tre componenti del team MDR. Helly tenta più volte invano di convincere il suo esterno a fare un passo indietro e ritirarsi dal progetto compiendo atti disperati, ricevendo un no categorico che l’innie non accetterà al punto da tentare il suicidio.  

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Scissi e non scissi

Oltre a Mark, Helly, Irving e Dylan la prima stagione di Scissione presenta una serie di personaggi secondari che arricchiscono e complicano il mondo della Lumon Industries.

Queste figure orbitano attorno all’ufficio o al mondo esterno, e ognuna di loro contribuisce a costruire il clima di inquietudine, controllo e mistero che caratterizza la serie.

Alcuni sono ingranaggi devoti della macchina aziendale, altri sembrano vittime inconsapevoli o persino pezzi ribelli pronti a rompere il sistema. Tutti, però, hanno una funzione precisa nel labirinto narrativo e psicologico che è Scissione.

Ma in Scissione uno degli aspetti più affascinanti, che contribuisce in maniera determinante alla buona riuscita della serie, è la scelta del cast principale: un insieme eterogeneo di attori provenienti da percorsi molto diversi, alcuni noti per la comicità, altri per il dramma o per il cinema d’autore. Tutti, però, trovano in questa serie un terreno nuovo, quasi una sorta di occasione per reinventarsi.

Adam Scott, ad esempio, è stato per anni un volto noto della commedia americana, noto soprattutto per personaggi ironici e spesso sarcastici in film e serie tv. In Scissione, però, lo vediamo in una veste completamente nuova: il suo Mark è un uomo spezzato, emotivamente anestetizzato, diviso letteralmente in due identità. Scott riesce a trasmettere questa frattura con una recitazione sottilissima, fatta di pause, sguardi vuoti e improvvisi lampi di vulnerabilità. Senza dubbio il ruolo più profondo e oscuro della sua carriera.

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Accanto a lui troviamo Britt Lower, che molti avevano già notato nella comedy surreale Man Seeking Woman, dove interpretava un personaggio molto diverso: una donna vivace, moderna, ironica. In Scissione invece è Helly, probabilmente la figura più ribelle e dolorosamente viva del gruppo, che cerca disperatamente di sfuggire a un sistema disumanizzante.

John Turturro, al contrario, è da sempre uno degli attori più eclettici e apprezzati del cinema americano indipendente e d’autore. Pensiamo alle tante presenze nei film dei fratelli Coen (Il grande LebowskiBarton Fink su tutti, ndr.) e ha lavorato anche con Spike Lee sempre interpretando personaggi eccentrici, complessi, a volte comici e tragici insieme. In Scissione, il suo Irving è un uomo profondamente devoto al sistema, ma che al tempo stesso cerca qualcosa di più umano e autentico. Cruciale la sua relazione con Burt, uno dei fili più delicati e commoventi della serie. 

E quando parliamo di Burt, non possiamo non parlare di Christopher Walken, un’altra icona del cinema, noto per ruoli intensi e spesso disturbanti: da Il cacciatore (che gli valse un Oscar), a Pulp Fiction, fino a ruoli più bizzarri come in Sleepy Hollow o Catch Me If You Can. In Scissione, Walken abbandona l’eccentricità per abbracciare una dolcezza inedita. Il suo Burt è tenero, enigmatico, un uomo che conserva un’umanità fragile anche dentro un sistema freddo.

Poi c’è Patricia Arquette, che negli ultimi anni ha costruito una carriera ricca di sfumature drammatiche. La sua interpretazione è controllata, austera, ma carica di tensione. Lei è forse la più “lumoniana” di tutti i personaggi: fedele alla visione aziendale, ma anche tragicamente umana.

Zach Cherry, che interpreta Dylan, è invece una sorpresa. Lo avevamo visto in piccoli ruoli in Succession You, spesso come spalla comica o figura di contorno. In Scissione, il suo Dylan parte come comic relief, ma diventa progressivamente uno dei personaggi più emotivamente coinvolgenti. Cherry riesce a trasformare un personaggio inizialmente ironico in una figura piena di dignità e passione, in un crescendo che culmina nel suo gesto eroico del finale.

Infine, Tramell Tillman, nel ruolo di Milchick, è la rivelazione più interessante. Il suo sorriso permanente, la sua voce morbida e il suo modo di muoversi fluido lo rendono affascinante e spaventoso allo stesso tempo. È l’incarnazione del controllo perfetto, della cortesia minacciosa. Una performance sorprendente, che segna con forza l’inizio di una carriera di cui sentiremo parlare.

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Comparto Tecnico

La regia è uno degli elementi più rappresentativi in Scissione: minimalista, controllata, con un senso di claustrofobia palpabile. La messa in scena è geometrica, con movimenti di macchina precisi spesso statici o lenti, che evocano un mondo disumanizzato, spersonalizzato. L’uso di inquadrature simmetriche e composizioni rigide finisce così per accentuare la sensazione di controllo e isolamento. Ma chi è la mente dietro tutto ciò? Ben Stiller, attore leggendario e iconico del cinema a stelle e strisce, che oggi scopriamo essere un regista e produttore davvero molto raffinato.

La scrittura poi è ricercata, piena di simbolismi sottili, misteri stratificati e satira aziendale feroce. Unisce sapientemente il thriller psicologico alla critica sociale, con anche momenti che si muovono tra black humor e surrealismo. La costruzione narrativa che ne scaturisce è un particolareggiato incastro, con numerosi misteri seminati lungo la stagione che si rivelano gradualmente o restano volutamente sospesi

Davvero un lavoro sorprendente se pensiamo al fatto che Scissione rappresenta il debutto assoluto di Dan Erickson, creatore e sceneggiatore della serie, scoperto da Ben Stiller che ne ha voluto sviluppare l’idea. 

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Scissione è già un Cult

Fin dall’uscita questa serie magistrale ha riscosso parecchio successo tra gli utenti di Apple TV+ ed ha anche attratto nuovi abbonati alla piattaforma: un pubblico esigente e desideroso di novità che è stato fin da subito catturato da una fantascienza per alcuni aspetti non così lontana dalla realtà che potremmo trovarci a vivere.

L’idea della Scissione – separare la coscienza lavorativa da quella personale – è una trovata tanto inquietante quanto affascinante. Fa riflettere su temi profondi: l’identità, il libero arbitrio, la disumanizzazione del lavoro, e cosa significhi davvero vivere. É giusto sacrificare parte di sé per la produttività? Quanto controllo dovrebbe avere una corporate sulle persone? Se potessi “spegnerti” mentalmente per 8 ore al giorno… lo faresti?

Lo spettatore è spesso portato ad immedesimarsi con i protagonisti e questo, unito ad una trama piena di sorprese e mai banale, è il punto di forza della serie. Se non la l’avete ancora vista, correte subito a recuperarla!

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Stem girl made in Sicily classe '93 con la passione per libri e storie in generale. Leggo, scrivo e disegno nella mia pagina Instagram copertine_su_tela

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