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Like a Dragon: Infinite Wealth, la recensione: ruggite, dragoni!

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La genesi del predecessore di Like a Dragon: Infinite Wealth è quantomeno singolare. Presentato come pesce d’aprile nell’ormai lontano 2019, quello che all’epoca chiamavamo “Yakuza 7” si palesò in una veste inedita ed insperata: un gioco di ruolo giapponese alla Dragon Quest, ma ambientato nella Kamurocho (versione virtuale del celebre red light district Kabukicho) tanto cara ai fan della serie.

Un’operazione impavida, che non solo portava il peso di un capitolo numerato ed introduceva un sistema di combattimento profondamente diverso da quello storico della serie, ma anche un inedito protagonista, Ichiban Kasuga, che andava a rimpiazzare l’imponente (e leggendario) Kazuma Kiryu. In altre parole, un oltraggio.

Ma quel che più ha stupito dell’intera operazione è stata proprio la sua ricezione: i fan di una serie saldamente ancorata a determinati pilastri, storici e ludici, ne rimasero estasiati, premiando l’avventura del nuovo eroe della strada. Di simile avviso la critica, lodandone la solidità e la mole di contenuti, nonché un comparto narrativo ed un cast tra i migliori dell’intera serie. Il timido pesce, risalita l’impervia cascata, era diventato un possente drago.

Like a Dragon: Infinite Wealth - Gameplay Reveal Trailer | PS5 & PS4 Games

E subito dopo un valido Like a Dragon Gaiden, capitolo di raccordo e testimone di un fervore creativo del team che non accenna ad affievolirsi nemmeno nei progetti secondari, con Like a Dragon: Infinite Wealth lo studio giapponese decide di far incrociare i destini dei due eroi della serie in un’avventura dalle premesse epocali, che anela a divenire l’opera più completa, rifinita e folle degli eredi di Toshihiro Nagoshi.

Talmente ambiziosa ed opulenta da spingersi in un territorio inesplorato per il brand: Honolulu, Hawaii. Il fuoco dei due draghi sarà riuscito ad ardere più del sole?

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Like a Dragon Infinite Wealth: Le cronache di un drago e mezzo

Una doverosa precisazione: sebbene il gioco adotti degli stratagemmi narrativi volti ad agevolare la comprensione del mondo di gioco per i nuovi arrivati, è comunque consigliabile recuperare Yakuza: Like a Dragon per godersi appieno l’avventura ed avere un background più solido riguardo i comprimari.

La nostra storia ha inizio ad Isezaki Ijincho, Yokohama: pochi anni dopo gli eventi del capitolo precedente, Ichiban Kasuga trova finalmente un impiego e, memore del suo passato e per rimediare ai tumulti del grande scioglimento del clan Tojo, cerca di aiutare degli ex yakuza condannati ad una vita di stenti e miseria a reintegrarsi nella società proponendo loro, seppur sottobanco, di formarsi professionalmente grazie all’aiuto dei suoi più fidi compagni, il detective Adachi e Namba.

Tutto sembra andare a gonfie vele fino a quando, a causa di uno scoop in streaming fuorviante, il nostro eroe viene diffamato e licenziato dal suo posto di lavoro, finendo nuovamente per la strada e ad impugnare la sua spada… mazza leggendaria, affiancato dai suoi inseparabili compagni (come fossero un paladino ed un mago, i richiami a Dragon Quest sono anche qui innumerevoli).

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Ichiban scoprirà poco dopo che sua madre, che non ha mai conosciuto, è al centro di una contesa tra clan malavitosi dal Giappone alle Hawaii. Preso un volo per Honolulu il giorno seguente, tramite la ricerca di sua madre spera di far luce su quanto accaduto ad Ijincho. Una premessa in linea con i precedenti capitoli, sebbene ben lontana dai picchi di coinvolgimento del capitolo uscito da noi nel 2020.

Proprio ad Honolulu il suo cammino incrocerà quello del leggendario Kazuma Kiryu, qui nelle veci di co-protagonista. Stanco, costretto a celare la sua vera identità, invecchiato e malato, ma che, come in passato, mette sempre gli altri davanti a sé, anche a rischio della vita. Dieci anni dopo Yakuza 0, il team torna a proporci una storia bipartita che purtroppo, senza anticiparne i connotati più profondi, non riesce a contenere appieno i due eroi.

Kiryu ruberà spesso la scena ad Ichiban, che dopo il precedente capitolo sarebbe stato l’ideale protagonista, ma che qui rimane in balia degli eventi pur rimanendo un personaggio delizioso. Nonostante questi (ed altri) inciampi, il comparto narrativo di Infinite Wealth è impreziosito da nuovi personaggi di spessore e da una serie di avventure secondarie che migliora di capitolo in capitolo.

Ma è forse l’unica vera nota stonata del titolo, che sotto questo aspetto poteva, e doveva essere più coraggioso. Azzarderei, relegando Kiryu nelle retrovie, dopo i suoi quasi vent’anni di onorato servizio.

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Drago contro squalo

Il resto delle caratteristiche di Infinite Wealth eleva a potenza tutto ciò che di buono aveva Like a Dragon, con in aggiunta una (in)controllata dose di nonsense e comicità che ben si sposano con la nuova direzione della serie e col nuovo protagonista.

Fedele ai classici giochi di ruolo a turni, il titolo mutua il suo sistema di combattimento dal precedente capitolo, liberandolo delle rigidità che lo affliggevano. Stavolta è possibile controllare gli spostamenti dei membri del party entro una zona di movimento rappresentata da un cerchio, ponendo l’attenzione sul posizionamento e sulla portata degli attacchi. Ciò ha permesso di rendere ancora più naturale ed immediata la transizione tra esplorazione e combattimenti, quasi a ricordare i titoli action della serie.

Il ventaglio delle azioni è dei più disparati, da mosse fisiche ad elementali, passando per colpi che acquistano potenza più il bersaglio è lontano, e svariati effetti secondari e status negativi (scuola congiunta Square ed Atlus). Non nascondo di aver spesso cercato volontariamente la rissa unicamente per godermi animazioni ed effetti dei colpi.

Ritorno auspicato e graditissimo del job system… letteralmente, sono veri e propri mestieri! Il numero di classi disponibili è aumentato, migliorando il limitato sistema di eredità delle tecniche tra una classe e l’altra del predecessore. Ciò spinge il giocatore a specializzarsi in più classi per costruire moveset devastanti, e sparare inchiostro da un calamaro adibito a fucile senza dover per forza utilizzare la classe del surfista non ha prezzo.

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La fauna di Honolulu viene arricchita inoltre da gruppi fissi di nemici più forti del normale, piazzati in punti specifici della mappa che nascondono spesso dei forzieri, impreziosendo il level design.
E se in passato la cosa più strana che poteva capitare di affrontare era una scimmia che guidava una ruspa, qui i giocatori potrebbero misurarsi persino con uno squalo. Raccontatelo ad un fan della prima ora di Yakuza, o allo stesso Nagoshi!

Nonostante non presenti (nel gioco base) un selettore di difficoltà, riesce a mantenersi più equilibrato dei precedenti capitoli, mai frustrante né troppo facile. Sarà richiesto un leggero grinding in un punto specifico dell’avventura, o per alcune missioni secondarie, ma nulla che il giocatore non possa riuscire senza accorgersene ad aggirare, grazie alle attività secondarie e alla voglia, sempre molto alta, di sgominare un branco di fuorilegge durante una passeggiata in spiaggia.

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In vacanza!

Honolulu è, senza mezzi termini, la migliore mappa mai apparsa nella serie. Enorme, diversificata, viva, mai dispersiva, ricca di attività e posti da visitare, è un piacere anche solo percorrerla cavalcando il nostro monopattino elettrico ascoltando un podcast o la colonna sonora di Persona 3 Portable! Sì, tutto questo si può fare per davvero. Ma non per ultimo, è un ricettacolo di attività, storie secondarie e veri e propri giochi nel gioco in pieno stile Yakuza.

Alle classiche partite a freccette, le partite in sala giochi e la raccolta di lattine in bici, si affiancano nuove attività come un simil Pokémon Snap con una… particolare fauna locale, un simulatore di sito di incontri esilarante e una variante di Crazy Taxy versione rider di Deliveroo. Crazy, invero.

Fiore all’occhiello della serie sin dai tempi della PlayStation 2 sono però le missioni secondarie, vere e proprie side stories che donano ancor più colore al mondo di gioco, dal finale mai scontato e qui più divertenti che mai.

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Sono presenti attività anche ad Ijincho nei panni di Kiryu, delle quali preferisco non parlare approfonditamente, ma che risultano ben poco interessanti ed emozionanti per chi non ha una conoscenza discreta del personaggio nei capitoli precedenti della serie. Si perde purtroppo così uno strato di comprensione che porterà a considerarle come semplici missioni secondarie, quando sono un tributo d’amore alla serie e alle vicissitudini del leggendario drago di Dojima.

Chiudono il cerchio le due attività secondarie più ambiziose. La Lega Sujimon è una parodia di Pokémon, ed anche sfacciata! Utilizzeremo dei bento per catturare (letteralmente) i nemici per strada ed utilizzarli nelle lotte. Dondoko Island, quel che sembra un clone di Animal Crossing costituito da ineleganti asset flip, si rivela malsanamente divertente e coerente con lo spirito del gioco.

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Imponenza imperfetta

Il Dragon Engine inizia a sentire il peso dei suoi anni, nonostante la sua versatilità e le molteplici prove a cui è stato sottoposto, tra capitoli principali della serie, spin off, nuove e persino vecchie IP (si pensi alla riedizione di Virtua Fighter 6).

E in ognuno di questi titoli, si è dimostrato un motore capace di brillare non tanto per il dettaglio grafico più minuto o la texture più definita, quanto per una “big picture”, un’immagine complessiva che risulta imponente sebbene mostri delle imperfezioni evidenti.

Il discorso è lo stesso per Infinite Wealth, la prova ad oggi più riuscita del motore proprietario del team giapponese, con un nettissimo miglioramento nei volti e nella pulizia a schermo, seppur sofferente lato texture ed illuminazione, non sempre impeccabile.

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Anche il framerate nelle situazioni più concitate perde qualche colpo, pur senza mai compromettere l’esperienza in maniera significativa su PlayStation 5. Ci auguriamo che coi prossimi titoli su current gen il motore del drago possa splendere di nuova luce e riemergere portentoso come nel 2016.

Un doppiaggio in lingua giapponese di eccezione è inframezzato abbastanza turpemente da pessime prove vocali in lingua inglese, che crea situazioni di bilinguismo involontariamente comiche. L’intento di mantenere la lingua parlata alle Hawaii è chiaro e condivisibile, purtroppo non accompagnato da criteri uniformi. Un peccato, vista anche la presenza nel cast di un colosso come Danny Trejo.

Il canto del drago

Infinite Wealth è un titolo poderoso, ricco e sorprendente, immancabile nella collezione degli amanti della serie e dei giochi di ruolo giapponesi. L’ambizione che animava Ryu Ga Gotoku Studio ha permesso al team di spiccare un grande balzo e di atterrare ancora in piedi dopo vent’anni, senza mai perdere colpi.

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Ma Infinite Wealth intendeva spiccare il volo, non un balzo. Il comparto narrativo, comunque apprezzabile, non è purtroppo all’altezza della sontuosità del resto. Ichiban meriterebbe lo spazio che gli aveva dato il precedente capitolo, mentre sembra non ci si voglia mai liberare della presenza di un Kiryu ormai divenuto ingombrante.

Cosa che ci auguriamo succeda nei progetti futuri. Tuttavia, oltre cento ore di divertimento parlano da sole per la bontà del titolo. Ci sarà tempo per il drago di ascendere nella stratosfera, il suo ruggito d’altronde non sembra volersi placare.

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Like a Dragon: Infinite Wealth
Gameplay e longevità
9
Comparto grafico e sonoro
7.5
Coerenza e cura del dettaglio
7.5
Pros
Honolulu è la mappa più completa, curata e ricca della serie.
Attività e missioni secondarie di ottima fattura.
Sistema di combattimento reso ancor più dinamico e variegato.
Cons
Narrativamente non tra i migliori della serie, Ichiban passa troppo spesso in secondo piano rispetto a Kiryu.
Doppiaggio e dialoghi in Inglese da dimenticare.
8.4
VOTO

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Partendo da quella macchina delle meraviglie che è la prima PlayStation, la passione di Felice si è irradiata presto a tutto il mondo videoludico e le sue molteplici forme. La curiosità nei confronti di qualsiasi forma d'arte e la sensibilità lo hanno spinto di anno in anno all'approfondimento di universi sempre nuovi, dal cinema al fumetto, dai quali trae ogni giorno spunto e giovamento, e a frequentare la facoltà di Lettere all'Università.

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