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Nevermore, uno sguardo gotico sul conformismo sociale

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Nevermore“, “mai più”: è questa l’unica frase ripetuta da un corvo che si manifesta in casa d’un amante tormentato dalla morte della sua donna, Lenore, nella poesia Il Corvo di Edgar Allan Poe, pubblicata nel 1845.

Secondo l’autore, l’essere umano è inevitabilmente perseguitato dalle proprie colpe e dalla sofferenza che esse provocano, ma è anche “perverso” in quanto ricerca in ogni modo possibile la propria auto-distruzione; questo pensiero è manifestato in molteplici sue opere, ma ne Il Corvo viene rappresentato all’estremo. Quest’uomo, imbattutosi nel corvo dopo la mezzanotte, è consapevole che l’animale possa rispondere alle sue domande solo con un profetico “mai più”, eppure continua a porgliene di nuove, come se stesse cercando attivamente di farsi del male ricordandosi della scomparsa di Lenore, forse causata da lui. Il corvo diventa quindi simbolo della rovina dell’umanità causata dalla mano degli esseri umani stessi, in un ciclo infinito di dolore.

È alla poetica di Edgar Allan Poe (e in generale alla letteratura gotica) da cui traggono ispirazione le autrici Kate Flynn e Kit Trace per creare il loro webtoon Nevermore, una storia saffica di genere horror ambientata in un Purgatorio la cui prima stagione, iniziata a marzo 2022, è appena terminata, contando ben 108 episodi. Il loro ambizioso progetto affronta molteplici tematiche complesse, prime tra tutti l’effetto di traumi di diversa natura sulla mente umana e lo stigma sociale verso persone non conformi agli standard della società – tutto attraverso le lenti dell’ampio e inclusivo cast di personaggi, ma in particolar modo secondo una prospettiva femminile e queer data dalle protagoniste principali: Lenore e Annabel Lee.

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Il Purgatorio: benvenuti nell’Accademia Nevermore!

Il purgatorio concepito dalle autrici non presenta grandi differenze estetiche e concettuali con quello divenuto per noi più celebre, quello dantesco: ci troviamo in un mondo a metà tra quello dei vivi e quello dei morti, rappresentato da una terra circondata dall’oceano; al centro di essa, tuttavia, non troveremo una montagna che dovrà essere scalata dalle anime per espiare i propri peccati, bensì una scuola dal nome di Accademia Nevermore.

Le protagoniste sono Lenore e Annabel Lee, due donne risvegliatesi all’improvviso su quest’isola senza conservare alcun ricordo della loro vita. Fuggendo da entità maligne che le inseguono, vengono accolte nell’Accademia da due enigmatici personaggi dall’aspetto identico, Dean Merry e Dean Mourn, che si presentano come i presidi della scuola.

Attraverso un dialogo con i due gemelli si viene a scoprire che le protagoniste, così come tutti gli altri studenti, sono morte giovani in circostanze tragiche. Una volta trapassate, sono state “iscritte” all’Accademia, attraverso la quale potranno competere con gli altri studenti, con un sistema di “meriti” che possono essere ottenuti o sottratti in base alla condotta, per ottenere la possibilità di tornare in vita.

L’atmosfera appare subito estraniante: i personaggi principali sono tutti adulti, eppure si ritrovano a doversi comportare da studenti e sottostare a delle autorità e regole rigidissime, mentre sono stati sottratti dei loro ricordi, che dovranno recuperare da soli in modo graduale. L’Accademia è inoltre circondata da mostri ed il comportamento dei presidi, che trattano le vite degli studenti come un gioco, fa sì che nessuno possa fidarsi pienamente delle loro intenzioni. L’obiettivo iniziale di Lenore e Annabel Lee, che sentono tra loro una connessione, come se avessero avuto un legame nella loro vita passata, è quindi quello di cercare una via di fuga dall’Accademia.

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Nel proseguire della storia, tra gli studenti si creeranno alleanze, rapporti di amicizia o di antagonismo: il cast è numeroso, vario ed ogni personaggio è diverso dall’altro, dando una possibilità ad ognuno di risplendere nei capitoli a loro dedicati. Nonostante i personaggi abbiano più o meno la stessa età, appartengono ad epoche storiche leggermente diverse, probabilmente tra la metà dell’Ottocento e del Novecento: nulla è stato confermato, ma esistono vari fattori per cui è possibile teorizzare i periodi d’appartenenza dei singoli personaggi, grazie al grandissimo lavoro d’attenzione verso i dettagli delle due autrici.

In primis, ciò che salta subito all’occhio sono le differenze nei dialoghi, in quanto ogni personaggio utilizza modi di dire e variazioni linguistiche della propria epoca. Così come il parlato, anche i vestiti e gli oggetti posseduti dai personaggi possono dare ulteriori indizi, come monete, armi o gioielli. Infine, ogni studente condivide nomi e caratteristiche con celebri personaggi delle opere di Poe, rendendo possibile teorizzare su di essi attraverso l’analisi delle sue prose e poesie.

Tra i personaggi spiccano le due protagoniste, veri e propri paralleli. Lenore è una donna impulsiva, che non ha paura di correre rischi pur di restare fedele ai propri ideali, ed è altruista e carismatica come pochi; Annabel invece incarna le caratteristiche di una perfetta signorina di classe, vista dagli altri studenti come una “regina”, e che ama pianificare le sue mosse come se la vita fosse una partita di scacchi. Le due ricorderanno nel corso degli episodi la loro vita passata insieme, ed è ciò che le spingerà a collaborare nonostante le loro forti differenze.

È impossibile non trovare nel cast di Nevermore qualcuno in cui rivedersi: tra il timido sognatore Pluto, l’eccentrico prestigiatore Duke, la dolce e protettiva Morella e molti altri, ci sarà sicuramente qualcuno che vi farà appassionare.

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Gli Spettri: cosa rappresenta il “mostro” nella letteratura gotica

Gli studenti dell’Accademia, essendo non morti ma separati dalla loro piena forma umana, hanno la possibilità di trasformarsi in altre entità, gli “Spettri”, che potranno essere scoperti solo una volta che gli studenti hanno ricordato il modo in cui sono morti e la sensazione che hanno provato in quel momento. Questi sono dotati di poteri sovrannaturali, variabili in base al tipo di spettro, e sono ispirati a figure del folklore di diverse culture, assegnati ai personaggi in base a ciò che si nasconde nel loro “io”.

La prima ad ottenere il proprio spettro è Annabel Lee, la cui identità è quella di una “Lady in Bianco”, uno spirito malevolo di una donna uccisa prima del matrimonio e condannata all’eterna solitudine, il cui potere è basato sull’elemento del ghiaccio.

Il concetto degli spettri è perfettamente in linea con la letteratura gotica da cui le autrici hanno preso ispirazione. Il romanzo gotico si sviluppa dopo la metà del Settecento, ed oltre alle ambientazioni oscure e le tematiche macabre che ne fanno da padrone è fondamentale all’interno di esso la figura del “mostro”. Nella società attuale, quando si pensa all’horror come genere ed in particolare ai mostri, è naturale pensare a figure inesistenti che possono provocare paura a causa di loro caratteristiche volte al portare danno agli uomini. Fantasmi, creature o anche serial killers vengono rappresentati come figure antagonistiche proprio perché ricercano la morte dei protagonisti.

Nella letteratura gotica il mostro non era qualcosa di esterno all’uomo, bensì connesso e a volte sovrapponibile: esso rappresenta la parte malvagia dell’essere umano o della società e provoca paura perché vicino alla persona comune, di cui rappresenta i tormenti. Esempi potrebbero essere Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Robert Louis Stevenson, che tratta dell’ambivalenza dell’essere umano e del dilemma della scelta tra la razionalità costretta sull’uomo per vivere nella società e le pulsioni naturali, oppure il famoso Frankenstein di Mary Shelley, che vuole rappresentare l’arroganza dell’uomo nel voler superare i limiti della scienza e il “diverso” che viene emarginato dalla società.

Nevermore impara dalla lezione dei suoi predecessori ed assegna quindi ad ogni personaggio uno spettro che possa incarnarne le caratteristiche più intrinseche e oscure. Infatti, venendo a conoscenza del passato o del simbolismo usato per un determinato personaggio è possibile teorizzare anche sullo spettro che potrà manifestare, elemento che rende la lettura e l’interazione con altri lettori ancora più coinvolgente.

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Isteria e follia: l’emancipazione sociale in Nevermore

“Le donne folli muoiono due volte. Quando io conobbi Lenore, lei era già morta”, citazione di Annabel che racchiude, a mio parere, lo spirito dell’intera storia.

I personaggi di Nevermore mettono costantemente in piedi una performance dettata dal loro status, rifiutando tutto ciò che potrebbe essere visto come “strano” dalla società. Questa performance, allenata sin dalla nascita a causa delle pressioni sociali, diventa qualcosa di naturale nonostante il suo essere prodotto artificiale. Per questo motivo, personaggi che hanno rinnegato loro stessi per non essere vittime di persecuzione puntano il dito verso altri, evitando di essere associati ad essi e di essere scoperti nella loro stessa pazzia, un qualcosa che rischia di venire fuori a ogni movimento, parola o comportamento fuori posto.

Facciamo un piccolo passo indietro e parliamo dell’isteria, considerata, fino all’età di Freud, una malattia unicamente diagnosticabile alle donne, rimossa solamente dal DSM-3 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) del 1980.

Le prime descrizioni risalgono all’epoca dell’Antico Egitto dove ritenevano che l’isteria fosse causata da movimenti anomali dell’utero data dall’assenza di rapporti sessuali e procreazione, portando ad attacchi simili a quelli epilettici, fortissima ansia, mancanza di respiro, aggressività e delirio.

La credenza che l’isteria fosse una malattia appartenente solo alle donne andò avanti per molti millenni. In età medievale, San Tommaso d’Aquino confermò le riflessioni di Aristotele secondo cui la donna fosse una creatura “difettosa”: la concezione dell’epoca era che l’isteria fosse una punizione mandata da Dio a causa del peccato originale di cui la donna si era macchiata, oppure che la malattia mentale fosse il mezzo attraverso il quale il diavolo s’impossessava delle donne. L’unica cura percepita era dunque l’esorcismo, ma poiché era credenza comune che le donne isteriche diventassero streghe a causa della loro vicinanza con il diavolo, molte venivano semplicemente giustiziate dall’Inquisizione.

Intorno al diciottesimo secolo, dalle idee di Pierre Roussel e Jean-Jacques Rousseau nasce invece l’idea che le donne diventino isteriche nel momento in cui rinnegano il proprio ruolo naturale e sociale, ovvero quello di essere madri e guardiane della virtù morale.

È solo con la psichiatria moderna che si è riconosciuto che i sintomi dell’isteria appartengono in realtà ad una rete diversa di disturbi psico-fisici, ma per moltissimi anni l’isteria è stata un mezzo per sottomettere le donne e costringerle ad adempiere al proprio ruolo stabilito: infatti, le cure erano sempre rappresentate dal matrimonio, relazioni eterosessuali e procreazione. Ancora oggi, il termine “isterica” viene usato nel linguaggio comune contro le donne, specialmente durante momenti di rabbia. In questo modo, le emozioni delle donne vengono associate al delirio e alla malattia, come a volerle privare di qualsiasi motivazione.

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Perché questa premessa risultava così importante? I personaggi di Nevermore presentano tutti comportamenti ritenuti anormali dalla società, ma a causa dello stigma sociale, della cultura d’appartenenza e, nel caso delle protagoniste, del patriarcato, essi vengono tutti accomunati sotto un unico nome: “folli”.

E così come tutti siamo costretti a indossare delle maschere per non manifestare “anomalie”, allo stesso modo gli studenti dell’Accademia vivono nel perenne terrore di essere additati come pazzi. Il gioco di scacchi diventa anche un gioco di recitazione: Ada è ossessionata dall’idea di fingersi una donna nobile perché, in vita, era stata scartata in quanto donna appartenente alla servitù; Will non presenta una personalità propria e filtra tutto ciò che dice per essere apprezzato, fingendo perfino di essere misogino per rendersi più “virile” agli occhi del suo idolo Montresor.

Nevermore

L’esempio più celebre è ovviamente dato dalle due protagoniste: Annabel Lee soffre di un forte disturbo d’ansia che le provoca spesso attacchi di panico in cui perde controllo e lucidità; tuttavia, siccome deve essere data in sposa ad un nobile (che lei non ha ancora scelto, non volendo sposarsi con un uomo nonostante sappia che, prima o poi, sarà il suo inevitabile destino) deve nascondere completamente questo aspetto di sé. Per questo motivo, Annabel recita per tutta la vita la parte della perfetta regina, rinnegando il fatto di essere una folle.

In vita, però, incontra Lenore, la figlia isterica di una famiglia decaduta, rinchiusa in casa e costretta alla somministrazione di farmaci calmanti, e quando la rincontrerà nel Purgatorio e vedrà come, nonostante tutto, lei continuerà ad avere la sua personalità forte, impulsiva, anticonvenzionale, inizierà ad ammirarla ed a riferirsi a lei come “straordinaria”.

È bene precisare che, nonostante l’ammirazione e l’affetto tra le due protagoniste, la loro relazione appare realistica, profonda e multi-dimensionale: la differenza nel loro approccio alla competizione (tra Lenore, più altruista, che inizia a tessere molti legami con altri studenti dell’Accademia, e Annabel, fredda e calcolatrice, disposta a tutto pur di riuscire a fuggire con Lenore) crea delle inevitabili fratture nel loro rapporto, ponendo degli ostacoli che potranno essere superati solo con una reale presa di coscienza dei propri errori.

È questo uno degli aspetti più maturi di Nevermore: non vi è nessuna giustificazione nei confronti dei personaggi, che proprio come nella poetica di Poe saranno costretti a confrontarsi con il senso di colpa e la sofferenza causata dalle proprie azioni. Ciò vale non solo per la relazione tra le protagoniste ma per tutti gli studenti, e per questo motivo li avvertirete ben presto come molto vicini a voi nonostante la lontananza temporale.

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Conclusione

Nevermore è una bellissima storia gotica, piena di mistero riguardo la natura dell’Accademia, dove passato e presente si intrecciano per scoprire i legami tra i personaggi e perché lottano per la speranza di rivedere le stelle. È una storia di giovani adulti che cercano di capire se stessi e chi li circonda, una coraggiosa e tragica denuncia verso gli standard imposti dalla società, portando alla luce le vite di chi è morto per proteggere i propri ideali e sogni.

Non ho voluto fare grandi spoilers di trama per permettere a tutti una lettura il più agevole possibile: in Nevermore ci sono molti intrighi e colpi di scena anche a causa della natura antagonistica della competizione, che fa sì che gli studenti tramino gli uni contro gli altri. Attendiamo quindi la seconda stagione, in arrivo probabilmente in autunno su Webtoon, augurandoci che Nevermore si riconfermi un’opera unica del suo genere.

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Appassionata di videogiochi, libri, fumetti e webtoon, è stata introdotta al mondo nerd in giovane età grazie ai titoli Nintendo. Il suo interesse verso l'arte, la mitologia e la psicologia fa sì che voglia sempre cogliere l'ispirazione e i significati più nascosti delle opere che analizza.

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