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Shin Megami Tensei 3 Nocturne HD Remaster, la recensione: demoni ed etica

L’importanza di Shin Megami Tensei 3

La crescente popolarità di Persona, franchise che ha ormai dimostrato di poter essere l’incarnazione moderna per eccellenza dei JRPG a turni, ha permesso alla Atlus di aprire le porte anche ad una serie di produzioni minori, remaster e remake di giochi datati o che, fino a pochi anni fa, erano rimasti confinati all’interno dei confini nipponici (qui la nostra recensione di Persona 3 Reload).

Fra questi progetti figura il restauro per piattaforme moderne di uno dei titoli più rilevanti della storia della software house giapponese: stiamo parlando di Shin Megami Tensei 3 Nocturne, terzo capitolo principale della saga che ha dato i natali a Persona.

Caratterizzata da atmosfere più cupe, da un tasso di sfida particolarmente elevato e da tematiche profondamente religiose ed etiche, la serie di Shin Megami Tensei è sempre stata in grado di centrare alla perfezione una formula narrativa ancora inedita nel mondo videoludico, ponendo il giocatore di fronte a mondi tetri e dilaniati dall’eterna lotta tra bene e il male (o presunti tali).

Nocturne non è da meno, nonostante una pigra e appena sufficiente “operazione nostalgia”, e rimane una delle esperienze più significative della storia del medium. Armatevi di magatama, perché stiamo per affrontare una vera e propria Divina Commedia moderna!

Tutti contro tutti

Le premesse di Shin Megami Tensei 3 sono apparentemente criptiche: il gioco si apre con una Tokyo sorprendemente soleggiata e raggiante, nella quale però si ha immediatamente l’impressione del fatto che ci sia qualcosa che non vada.

Il protagonista, assieme ai suoi compagni di scuola, è diretto all’Ospedale di Shinjuku, struttura nella quale è ricoverata la loro professoressa; a loro insaputa, è proprio lì che si sta consumando il rituale che porterà la realtà sull’orlo del baratro. Un uomo di nome Hikawa, attenendosi al testo sacro di un’organizzazione religiosa chiamata Culto di Gaia, sta compiendo l’ultimo atto verso la Concezione, la fine del mondo come lo conosciamo e la sua rinascita.

Tokyo collassa su sé stessa, diventando sferica (il “Vortex World”), e aprendo le sue porte all’invasione di entità ultraterrene, i demoni, creature provenienti dalla cultura e dal folklore di ogni angolo del pianeta, pronti ad accaparrarsi un posto nel grande quadro dell’apocalisse.


Il solo ospedale viene risparmiato, e il nostro protagonista si risveglia in una nuova forma corporea, quella del Mezzo-diavolo, un essere né umano, né demoniaco, colui che sempre secondo la profezia dovrà svolgere il ruolo di “messia”, imponendo la sua idea del mondo riformato.

Il giocatore viene quindi catapultato all’interno di uno scenario inquietante, distopico, in cui una serie di fazioni e di personaggi si contendono la sovranità disseminando caos e distruzione. Le implicazioni etiche e morali sono numerosissime, e sono un pilastro fondamentale della narrativa di Nocturne: il Mezzo-diavolo è uno strumento, un’arma potentissima di cui servirsi per sbaragliare la spietata concorrenza e per assicurarsi la vittoria, e tutti cercheranno di convincerlo ad unirsi alla propria causa.

Lo scontro tra le diverse visioni, dottrine filosofico-religiose che intendono regolamentare in maniera crudele il funzionamento delle società future, diventa evidente proprio perché l’oggetto dei desideri di tutte le parti in gioco è il giocatore stesso. Il Mezzo-diavolo viene temuto, viene combattuto se nemico o accolto se alleato, viene conteso: il quadro generale è quello di un’avventura spietata, dai toni epici e dai risvolti imprevedibili, che ci porrà di fronte a delle scelte tutt’altro che banali.

I nostri stessi compagni di classe, che nei primi minuti di gioco bighellonavano con noi, vengono presto travolti dalla bramosia e dalla sete di potere, intenti a lottare alla pari con i demoni per imporre il proprio dominio.

Ogni fazione rappresenta una certa teoria su come debba funzionare l’umanità: c’è chi sostiene il bisogno di un approccio darwinista, in cui i deboli debbano essere dominati dai forti; chi invece vorrebbe un mondo completamente asettico, in cui tutti ignorino completamente il prossimo; chi infine auspica ad un mondo privo di oppressioni e libero.

In questo senso, si potrebbe quasi dire che il gioco assume una forte componente metanarrativa, in cui gli ideali del giocatore e le azioni del protagonista coincidono, elevando Nocturne ad un’esperienza capace di trascendere il semplice aspetto ludico, attraverso la quale appare possibile raccontare sé stessi, lottando contro tutto e tutti e facendosi strada con la forza con l’obiettivo di dimostrare la fermezza dei propri valori e la fiducia che riponiamo in ciò in cui crediamo.

Volere è potere

Le fondamenta sulle quali si regge il gameplay di Shin Megami Tensei 3 Nocturne, anche nella sua pigra rimasterizzazione (aspetto di cui parleremo più avanti), sono fondamentalmente quelle che caratterizzano l’intera saga, che ha saputo però innovarsi in ogni sua iterazione, e Nocturne non è da meno: ci troviamo di fronte ad un JRPG a turni in stile “monster collector”, dal tasso di sfida notevole e dalla grande profondità tattica, e gli immortali design del maestro Kaneko (storico collaboratore della Atlus, ndr) rendono il tutto ancora più affascinante.

Tutta la nostra avventura sarà accompagnata da una costante attività di reclutamento e di fusione dei demoni, con l’obiettivo di ottenere dei compagni di viaggio sempre più forti. Il processo della fusione demoniaca, non troppo dissimile da ciò che avviene nella Stanza di Velluto di Persona, è la chiave attraverso la quale restare al passo con la crescente curva di difficoltà che caratterizza tutto il gioco, decisamente ostico.

Il bilanciamento viene migliorato rispetto alla versione originale, aggiungendo la possibilità di selezionare manualmente le abilità da “ereditare”, ma rimane comunque meno immediata e intuitiva rispetto alle iterazioni più moderne della serie.

Saper equilibrare skill offensive, curative e di supporto è fondamentale per affrontare l’epopea del Mezzo-diavolo, specialmente in alcune delle battaglie più dure ed iconiche del titolo: le boss fight contro i “fiend”, opzionali ma necessarie per raggiungere uno dei tanti finali, sono ricordate come alcune fra le più difficili dell’intero panorama dei JRPG.

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In particolare, quella contro Matador (l’unica obbligatoria per proseguire) rappresenta il primo grande ostacolo e funge da “tutorial” per far capire al giocatore, in maniera decisamente brutale, che con Nocturne non si scherza, e che si trova di fronte ad un gioco tutt’altro che semplice.

Attenzione, però, a non farsi scoraggiare perché, come nei souls-like, la bellezza immortale del titolo sta anche nella tenacia, nel capire cosa sia andato storto nel tentativo precedente e come migliorare la propria tattica: il caratteristico meccanismo del Press Turn, ovvero la possibilità di guadagnare dei turni aggiuntivi se le debolezze del nemico vengono colpite, invita a studiare nel dettaglio il proprio party, nell’obiettivo di mettere a punto l’armata demoniaca più versatile e potente.

Sotto questo punto di vista, è importante soffermarsi sul peculiare aspetto dei Magatama: in Shin Megami Tensei 3 non esistono accessori, e le statistiche del protagonista dipenderanno solo ed esclusivamente dai Magatama, insetti che possono essere ingeriti (sì, avete capito bene) e che donano affinità elementali e abilità ben specifiche. In totale ne esistono venticinque, e ottenerli tutti non è affatto cosa semplice; ognuno ha un set diverso di caratteristiche, rendendo così estremamente versatile il Demi-Fiend.

Ad ogni aumento di livello con un certo Magatama equipaggiato si erediteranno le sue skill, aprendo così a un grandissimo numero di combinazioni possibili. Sarà possibile rendere il Demi-Fiend un portento delle abilità fisiche e magiche, oppure un formidabile healer e buffer: la scelta è del giocatore, ed è uno degli aspetti più interessanti dell’opera.

Ovviamente, Nocturne rimane un gioco dei primi anni 2000, uscito ben 20 anni fa su PlayStation 2 giapponesi, e non è facile ignorare la sua età: le meccaniche di gioco sono subdolamente spiegate, in un minimalismo tipico che caratterizza anche la narrativa della serie, e per andare avanti è richiesta grande pazienza e dedizione.

Passare ore ed ore a cercare di potenziare il Demi-Fiend e lo stock di demoni, fenomeno frutto di un’epoca in cui i JRPG erano tutto fuorché generosi, è assolutamente normale; sotto questo punto di vista, questa versione introduce una modalità facilitata, ma l’esperienza generale risulta comunque macchinosa sotto molti aspetti.

La strada da percorrere

Nocturne capovolge tutti i canoni tipici dei giochi di ruolo giapponesi: non aspettatevi lunghi e corposi dialoghi, tutorial invasivi e dungeon lineari, bensì il contrario. Il senso di smarrimento e di angoscia che rende la narrativa di SMT3 così interessante ha risvolti pratici all’interno della struttura di gioco stessa; fra dungeon psichedelici e minimalismo narrativo, la vostra avventura all’interno del Mondo del Vortex vedrà alternarsi frustrazione ed appagamento, in pieno stile MegaTen.

Perdersi, in Nocturne, è decisamente semplice. Le cose non vengono mai dette chiaramente, e la meta successiva sarà sempre nascosta dietro le parole criptiche dei personaggi e dei demoni che incontreremo. Mi sono spesso ritrovato a dover vagare a vuoto attraverso le suggestive ambientazioni apocalittiche del gioco, alla ricerca del prossimo dungeon labirintico da affrontare; la sensazione di non potersi riposare mai è molto forte, e i frequenti incontri casuali non visibili nell’overworld non aiutano.

I segreti che le varie location nascondono sono tanti, fra Magatama potenti, boss opzionali ed oggetti utili, e mettersi sulle loro tracce è decisamente arduo, ma molto remunerativo e, soprattutto, mai noioso. Ogni dungeon presenta una sua caratteristica unica, spesso usando espedienti decisamente all’avanguardia per i tempi, ed ognuno di loro è destinato a rimanere impresso, per la loro originalità o, al contrario, per la loro crudeltà.

Una remaster bizzarra

Curiosamente, tutti i problemi di questa versione di Nocturne vengono proprio dai “miglioramenti” (o l’assenza di tali) apportati al gioco. Certo, viene aggiornato sotto molti punti di vista: c’è un nuovo doppiaggio di ottima qualità dei filmati (i quali rimangono però a 4:3 e non a 16:9) e dei dialoghi, viene aggiunta una modalità facile e vengono integrati alcuni contenuti della Maniax Chronicle Edition come il Labirinto di Amala, ma ciò non basta a valere il prezzo del biglietto.

Gli aspetti più anacronistici del gioco, come alcune texture decisamente bruttine e il fastidiosissimo movimento della telecamera, vengono lasciati praticamente inalterati. Anzi, in alcuni casi c’è addirittura un peggioramento: il lock a 30FPS è inspiegabile, ma è un problema ricorrente dei porting dei JRPG più vecchiotti, legato probabilmente al codice sorgente e alla logica intrinseca del prodotto base.

Ciò che però appare veramente come un’impresa, in senso negativo, è l’esser stati capaci di comprimere la meravigliosa colonna sonora di Nocturne a un bitrate inferiore rispetto alla versione originale per PlayStation 2.

Quello che una volta era un passaggio obbligato nato dall’esigenza di permettere ai file di gioco di entrare fisicamente sui dischi dell’epoca, oggi è semplicemente una scelta indecifrabile, specialmente se consideriamo l’indiscutibile qualità delle composizioni di Shoji Meguro (specialmente nelle loro versioni studio), che per forza di cose non riescono a risplendere come dovrebbero.

Estremamente deludente, poi, la monetizzazione della presenza di Dante, personaggio di Devil May Cry, offerto come DLC nonostante fosse già presente all’interno della Maniax Chronicle Edition, cioè l’edizione su cui si basa la remaster.

Insomma, Atlus ci ha abituati ad una serie di pratiche commerciali non proprio splendide (ad esempio le continue riedizioni a distanza di pochi anni, come Persona 5 Royal e Shin Megami Tensei V: Vengeance) ma con questa rimasterizzazione si è un po’ toccato il fondo.

Conclusioni

Alla software house nipponica piace vincere facile: Nocturne è un’opera fondamentale, che tutt’oggi mantiene un valore innegabile: profondo sia narrativamente che tatticamente, impegnativo, longevo (siamo sulle 50-60 ore di gioco in media) e immortale. Non era facile peggiorarlo, ma questa Remaster lo fa sotto certi punti di vista.

Sostanzialmente, Atlus si è preoccupata esclusivamente di rendere il titolo giocabile su sistemi moderni, aumentando la risoluzione ed applicando dei graditi miglioramenti, ma non basta. Avrei voluto qualcosa di più, qualcosa che potesse onorare e rispettare una pietra miliare del genere. Nonostante ciò, è un gioco da recuperare o da riscoprire senza ombra di dubbio.

Shin Megami Tensei 3 Nocturne HD Remaster
GAMEPLAY E LONGEVITÀ
9.5
COMPARTO GRAFICO E SONORO
7
COERENZA E CURA DEL DETTAGLIO
6
Pros
L'opera di base è semplicemente un capolavoro senza tempo
Modalità Clemente per i neofiti
Il nuovo doppiaggio e il Labirinto di Amala sono aggiunte fantastiche
Cons
Dante è un DLC, nonostante fosse presente nella versione su cui si basa la remaster
La brutale compressione non rende giustizia alla spettacolare colonna sonora
Gli aspetti più datati del gioco, come il frame rate e il rapporto d’aspetto a 4:3 dei filmati, non vengono minimamente toccati
7.5
VOTO
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Matteo Di Cola

Eterno amante di astronomia e di videogiochi, Matteo è cresciuto con un gamepad in una mano e con una carta celeste nell'altra. Cerca sempre di scoprire cose nuove su di lui e sui suoi gusti esplorando decine di generi. Con gli anni ha riscoperto anche una forte passione per la letteratura, la musica, la tecnologia e per la cultura orientale, in particolar modo cinese, oggetto del suo percorso di studi in Lingue e Letterature. Trova sempre un legame tra quello che interessi così diversi riescono a raccontare, nella maniera più personale possibile.

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