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Il Posto Giusto, la recensione: dolore e introspezione nel racconto di Federico Zilli

❝Ho guardato la foto di tua madre. Ho visto com’è morta.❞

Questa è solo una delle citazioni più di impatto nel viaggio de Il Posto Giusto, un ‘road-comic’ di genere psicologico, scritto e illustrato da Federico Zilli, autore emergente e già creatore di un’altra serie intitolata Provini.

Comparso per la prima volta sulla piattaforma Jundo nel febbraio del 2022, Il Posto Giusto è un webcomic che conta 160 pagine e cinque capitoli in totale. È inoltre una storia completa e un Jundo Original.

La trama

Il Posto Giusto ha come protagonista Luca, operaio di una fabbrica che vive da solo col padre Filippo. Lui e Luca, tuttavia, non hanno mai avuto un rapporto amorevole e, in seguito alla scomparsa della madre Cinzia, la comunicazione fra di loro è definitivamente cessata. I due sono talmente distanti che, quando un giorno suo padre tenta il suicidio, Luca non sa spiegarsi il perché né riesce a chiedergli spiegazioni apertamente.

Qualche giorno dopo, il padre gli chiede di recuperare per lui una vecchia camicia, indossata al suo matrimonio e dimenticata in una camera d’albergo a Polignano. Sono trascorsi ormai 40 anni da allora, e Luca ancora non comprende le ragioni del padre. Chiede quindi aiuto alla sua amica e collega Anita, che gli consiglia di rivolgersi a Canuto, sedicente sensitivo che afferma di poter entrare in contatto con i defunti, e che potrebbe permettergli di domandare direttamente a sua madre.

Luca accetta seppur scettico, eppure al loro incontro si accorge subito che Canuto non è una persona come le altre. Nel mentre suo padre peggiora giorno dopo giorno, perciò la decisione è presto presa: Luca raduna Anita, Filippo e persino Canuto, e insieme montano in macchina per riportare a casa la camicia. Tesi e un po’ spaesati, i quattro si imbarcano in questo viaggio tumultuoso e dall’esito incerto, dove la meta non è soltanto il lontano Hotel Calini, ma qualcosa di ancor più profondo.

Un viaggio per sciogliere tutti i nodi

L’autore ci racconta la storia di una famiglia – o quel che ne resta – lacerata dal dolore, che come in uno spettacolo funambolesco si mantiene in bilico, per non precipitare giù in una nuova tragedia. E se in questa metafora è Luca, il protagonista, il funambolo, allora Filippo è la fune traballante mentre il ricordo di mamma Cinzia è l’asta, ossia la sola, piccola speranza di preservare il già precario equilibrio.

La disperazione porta Luca a giocarsi il tutto per tutto, scommettendo sull’incertezza di un lungo viaggio in macchina, che spera possa allietare la situazione. Insieme con la paura che possa invece rivelarsi l’ultimo passo falso, che farà cadere il funambolo. Un viaggio come purgatorio dell’anima, insomma, nel quale Canuto assume il ruolo di unico redentore.

Sebbene appunto Il Posto Giusto sia narrato per il novanta per cento dalla prospettiva di Luca, il personaggio più di spicco resta senza dubbio il tenebroso sensitivo, una sorta di protagonista de facto. Egli infatti condurrà padre e figlio attraverso il mare di dolore e senso di colpa, fino a riportarli alla luce.

Nella ricerca della verità e della pace, si imbatterano spesso in dubbi, rabbia, cali di spirito che minacceranno la buona riuscita del viaggio. Ma Canuto sarà pronto a strapparli al fiume di pensieri che inonda la loro testa e riportarli al presente – il “posto giusto” appunto -, guidandoli quasi fosse Virgilio nell’Inferno di Dante.

Il Posto Giusto non è solo un viaggio in senso fisico, ma anche psicologico, che attraversa l’intricata psiche dei personaggi fino a svelarne l’inconscio, sede di tutti gli intrecci malevoli. Si potrebbe attribuirgli dunque la natura di comic psicanalitico, peraltro discretamente riuscito.

Un cast di pochi ma (abbastanza) buoni

I personaggi che compaiono ne Il Posto Giusto non sono molti, e questo permette al lettore di concentrarsi su di loro senza troppe distrazioni. Primo fra tutti è il protagonista della storia, Luca.

La disperazione nel suo cuore lo fa oscillare fra scatti di rabbia e crolli emotivi, che spesso non riesce a controllare. Una delle poche persone in grado di addolcirlo un po’ è Anita, mentre suo padre sembra fare l’esatto opposto ad ogni occasione.

Un protagonista interessante, impulsivo e a tratti impotente rispetto a ciò che gli accade. I suoi conflitti interiori riguardo i propri sentimenti e cosa sia giusto e sbagliato lo fanno agire con insicurezza e frustrazione.

Canuto invece più di tutti è un personaggio affascinante. Misterioso e “alienato”, come lo definisce Zilli, dal design inconfondibile e un’attitudine che lascia quasi intendere che sia lui il vero eroe della storia. Non a caso, l’autore dichiara in un’intervista che l’opera è nata proprio dall’intuizione del suo personaggio.

I suoi tratti più peculiari sono ovviamente le sue abilità ESP e l’ossessione per le foto antiche, che gli permettono in qualche modo di entrare in contatto con realtà ultraterrene inaccessibili al resto del cast.

La sua figura si cela nel mistero, e lascia sperare che Zilli possa rilasciare un nuovo capitolo di quest’opera, che si incentri su di lui e ne approfondisca il passato e gli innati poteri. D’altronde, ha già tutte le carte in regola per rivelarsi un protagonista coi fiocchi.

Dopodiché viene Filippo, con la sua imprevedibilità e la sua psicologia contorta: lui che più di tutti si addossa la colpa della morte di Cinzia, è pronto a dar via la propria vita per avere finalmente un po’ di sollievo.

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In prima analisi può risultare un personaggio petulante, ma con il passare delle pagine si comprende quanto profondo sia realmente il suo malessere. Una figura che rasenta il borderline, e che spazia da forti attacchi di panico ad atteggiamenti quasi nichilisti.

Per quanto riguarda Anita, fatta eccezione per il suo primo collegamento con Canuto, la sua rilevanza per la trama è pressoché nulla. Nessuno ad eccezione di Luca sembra anche solo notare la sua presenza, eppure i suoi interventi vivaci e le sue foto con didascalia danno un pizzico di leggerezza a questa storia drammatica.

Si potrebbe spezzare una lancia in suo favore, dato che sia Filippo che Canuto non sono grandissimi interlocutori. Fatto sta che se avesse avuto più interazioni con il resto del cast, grazie alla sua personalità solare e travolgente, Anita si sarebbe potuta rivelare un personaggio molto più interessante e prezioso. Resta purtroppo una simpatica spalla, ma niente di più.

Infine, una manciata di personaggi secondari fa a turno la propria comparsa nel corso della storia. Quelli più degni di nota sono la zia di Luca e il proprietario dell’Hotel Calini. Entrambi non hanno un grande impatto se non quello di scandire le diverse tappe del viaggio.

Uno stile artistico minimale e dinamico

Passando al comparto grafico, è bello scoprire quanto lo stile di Zilli sappia essere personale e piacevolmente originale. Si tratta di un disegno per lo più semplice in realtà, stilizzato quasi.

Questo stile ha però una doppia natura, perché se da una parte si direbbe quasi minimalista, dall’altra si impegna a creare inquadrature e atmosfere studiate e mai lasciate al caso.

La presenza di colori che non siano quelli più neutri è sostanzialmente inesistente. Ma Il Posto Giusto non è soltanto un comic in bianco e nero. Sfumature di blu e di beige nelle ombre danno alle illustrazioni un’aria sognante, talvolta fumosa e misteriosa.

Le espressioni facciali sono un altro punto forte di quest’opera. Dai grandi occhi stravolti di Canuto, alle facce buffe di Anita, fino alle smorfie sofferenti di Filippo, nessuna scena è lasciata all’interpretazione. Zilli è capace di trasmettere al lettore quanto c’è da recepire in pochi e basilari tratti.

I punti deboli ne Il Posto Giusto

Ciò si riflette anche nello stile narrativo dell’autore, che propone al pubblico un racconto breve, molto intenso. Ma questo ci porta a uno dei difetti principali che lo riguarda: il poco sviluppo di vicende e personaggi. Potevano essere tante le questioni a cui dare più spazio: si sarebbe potuto parlare di più della natura dei poteri di Canuto, ad esempio, oppure del vero motivo alla base dell’incomprensione fra Luca e Filippo (temi trattati ma poco approfonditi).

Altro punto critico è la mancanza di realismo in alcuni frangenti dell’opera. Esempio lampante ne è la partecipazione di Canuto al viaggio.

Perché portare con sé Canuto, un completo sconosciuto, che nonostante abbia suscitato un modesto interesse in Luca, rimane pur sempre un potenziale ciarlatano? Okay l’energia positiva emanata dal sensitivo, okay anche la disperazione di Luca, ma uno scenario tale resta lo stesso improbabile. A rafforzare questa improbabilità vi è la personalità dello stesso Luca, pungente e poco incline a condiscendenze.

Il tutto avrebbe avuto più senso se fosse stato Canuto, per mezzo del suo potere, a decretare che il viaggio fosse fondamentale, cosa che non è accaduta, rendendo questa decisione poco più che un espediente.

Altro esempio è l’eccessiva durata del viaggio: quattro giorni per raggiungere una città in Puglia che – pur essendo sconosciuta la città di partenza, ma presumibilmente anch’essa italiana – con un po’ di zelo potrebbe richiederne anche solo uno (o due, se si vuol concedersi un pernottamento a metà strada).

L’impellenza per raggiungere l’hotel sembra parecchio enfatizzata all’inizio della storia. Inoltre, tutte le soste non sono mai a causa di forza maggiore (un guasto all’auto, magari, oppure un malore di un personaggio). Perciò è strana la comodità che si prende Luca, sapendo di portare con sé un padre depresso che potrebbe ritentare il suicidio da un momento all’altro.

Una situazione del genere sarebbe stata più plausibile se la questione della camicia non fosse mai esistita, e il viaggio fosse stato solo un tentativo di strappare Filippo alla depressione, allontanandolo per un po’ da una casa piena di ricordi legati a Cinzia. Anche in questo caso, se il racconto fosse stato più esaustivo, forse Zilli avrebbe avuto occasione di chiarire meglio questi ed altri passaggi.

Concludendo

In extremis, la premessa resta la stessa: Il Posto Giusto è un racconto avvincente che apre al lettore il cuore di personaggi ben scritti, lasciandoglielo leggere come un libro aperto. Poteva essere fatto di più, ma il risultato resta comunque appagante.

Speriamo che presto l’ispirazione possa cogliere un’altra volta Zilli, il tipo di autore che scrive di pancia, ideando storie genuine senza troppe congetture o snaturalizzazioni. E forse, per certi versi, è giusto così.

Il posto giusto
sceneggiatura
7
disegno
7.5
cura editoriale
7
Pros
Storia affascinante e trama chiara
Stile di disegno suggestivo nella sua stilizzazione
Lettura scorrevole e poco impegnativa nonostante i forti temi trattati
Cons
Scarsa verosimiglianza
Potenziale parzialmente sprecato nello sviluppo di trama e personaggi
7
VOTO
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Mega

Ho 21 anni, sono nato in Lombardia e cresciuto in Campania. Leggo molto, parlo poco e spesso penso troppo, ma in compenso ho una grande passione per la scrittura che mi aiuta a comunicare ciò che con le parole non dico. Provo forti emozioni con anime e videogiochi da quando ne ho memoria, ma è stato nell'adolescenza che questi miei piccoli hobby sono divampati, risultando, ad oggi, parte integrante della mia vita.

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