Sono passati molti anni da quel 2005 in cui uscì il primo romanzo della serie di Percy Jackson di Rick Riordan, conosciuta anche come Saga del Campo Mezzosangue. Da allora, si sono succeduti più di 15 volumi scritti dall’autore e decine di altri spin-off, raccolte di racconti e approfondimenti sull’ambientazione. Ad oggi, quella di Percy Jackson è la terza saga fantasy più venduta al mondo.
Dopo aver creato un universo condiviso e una continuità non da poco, c’è da chiedersi quali siano i punti di forza di questa serie un po’ urban/epic fantasy un po’ young adult, e quali i motivi che hanno contribuito a dare a Rick Riordan un successo tale da rivaleggiare quasi con la Rowling.
Rick Riordan, prima di diventare uno scrittore di successo, era un insegnante di mitologia alle medie. Dunque sa bene come funzionano le menti dei ragazzi, cosa ci vuole per invogliare i giovani a voltare la pagina di un libro che parla di Zeus, Teseo e altri personaggi vecchi di millenni.
Dunque, quale mossa migliore di scrivere in prima persona, facendo entrare i piccoli lettori nella mente di un problematico ragazzo che si scopre tutt’a un tratto figlio di un dio e destinato a combattere mostri sanguinari? Il lettore, in questo modo, scopre la mitologia greca assieme a Percy e ai suoi compagni, provando le sue stesse ansie, vivendo avventure anno dopo anno, scoprendo sempre più curiosità che a scuola forse non avrebbe mai imparato.
La scrittura è semplice, dinamica e genuinamente divertente. Mentre si legge Rick Riordan, si ha la sensazione di leggere un Terry Pratchett mescolato ad un Jonathan Stroud.
Le descrizioni e le similitudini sono arricchite da un umorismo tagliente, forse a volte banale, ma adatto per il target in questione. Pensiamo, per esempio, al fatto che Percy trovi difficile pronunciare “Lestrigoni” e chiede ad Annabeth un modo diverso con cui chiamare una tribù di cannibali del nord. “Canadesi”, risponde lei.
La tematica mitologica è stata già sfruttata in passato da molte altre opere fantasy, anche in un contesto urbano o giovanile. Tuttavia non si era mai tentato prima di imbrigliare l’intero corpo della mitologia greca, la più conosciuta al mondo, e mescolarla ad un romanzo per ragazzi. O almeno, non in una maniera così moderna e appetibile per un tale target. Una mossa semplice ma efficacie per attirare il pubblico mainstream, in un’età in cui la voglia di imparare divertendosi è considerevole.
Un contesto, quello di Percy Jackson, che può essere definito una versione teen di American Gods. In esso viene spiegato come gli dei si adattano al mondo moderno, come lo fa la specie umana nel corso della storia. Cambiano il loro centro focale, dalla Grecia a Roma all’America, ora fulcro della civiltà occidentale. Il Triangolo delle Bermuda è diventato il nuovo Mediterraneo, pieno di mostri, insidie e streghe marine. L’Empire State Building è il nuovo Monte Olimpo.
Cambiano i loro costumi così come cambiano anche la loro psicologia. Personaggi come Apollo si ritrovano ad avere un arco caratteriale tutto loro, e tramite questo cambiamento migliorano il mondo che li circonda. Perché le storie hanno un potere. Sono state le storie a plasmare gli dei, come gli dei hanno plasmato le persone.
In Percy Jackson le profezie non servono solo come espediente di trama o semplice MacGuffin. Proprio come le storie, è sulle profezie che si basa la realtà fittizia del racconto. Ogni profezia annuncia l’inizio di una nuova missione per i protagonisti, o l’arrivo di un’imminente catastrofe, o l’ultima speranza di salvezza per il Campo.
Riordan dimostra non solo di sapere ciò che insegna, ma anche di saper giocare molto su questa tematica, riuscendo a trovare espedienti interessanti per ribaltarne il significato. O meglio, di farlo fare ai suoi eroi.
Proprio come nel caso di un famoso Bambino-che-è-sopravvissuto, è una profezia incentrata su Percy Jackson, pronunciata in passato, ad essere essenziale non solo per il suo riconoscimento, al pari di Harry Potter, ma per la scelta che dovrà compiere nel finale della prima serie.
Altra analogia con la saga della Rowling è l’uso della Profezia come enigma necessario da risolvere per la vittoria finale del protagonista. Qualcosa che a prima vista sembrerebbe avere un significato ma, più avanti, a seconda delle scelte dei personaggi, potrebbe ribaltarsi a loro favore.
L’universo narrativo creato da Rick Riordan è ampio e variegato come i suoi personaggi: grazie al gargantuesco numero di divinità maggiori, minori, eroi e creature della mitologia greca, non ci si dovrebbe limitare a cinque libri per raccoglierla tutta.
Tuttavia, più avanti nella stesura delle sue saghe, Riordan ha deciso di ampliare ulteriormente il suo universo, inserendo altre mitologie e collegandole alla sua saga principale: Magnus Chase e gli Dei di Asgard, con il cugino di Annabeth Chase come protagonista, incentrato sulla mitologia nordica. Oppure The Kane Chonicles, incentrato sulla mitologia egizia, che troverà un finale e crossover con Percy Jackson nella raccolta delle Storie Segrete.
A tutto questo va aggiunto il Rick Riordan Presenta, iniziativa prodotta dalla Disney in cui sempre più giovani autori si avvicinano per mostrare le mitologie meno conosciute a lettori altrettanto giovani, sempre sotto la supervisione di Riordan. Oppure Luce e Tenebra, spin-off e romanzo conclusivo della Saga del Campo Mezzosangue, scritto a quattro mani con Mark Oshiro.
La maniera in cui Rick Riordan ha creato questo universo narrativo è stata faticosa, ma non per forza ardua: il suo sistema magico è soft, senza troppe regole su cui basarsi per non contraddirsi. Coerentemente, i misteri introdotti sono relativamente poco complessi, affinché i lettori non si perdano.
Il cast dei personaggi è ampio ed estremamente variegato. Ognuno di essi ha il proprio modo di comportarsi, di parlare, di vedere il mondo e le persone che lo circondano. Impossibile non immedesimarsi in almeno uno dei semidei, principali o secondari, che si aggirano nel Campo Mezzosangue o in altri luoghi mistici.
Inoltre, ognuno di loro è profondamente caratterizzato non solo dai tratti precedentemente citati, ma anche da almeno una delle tematiche affrontate nei libri. Come ogni buon romanzo young adult, Percy Jackson utilizza la tematica fantasy e giovanile per trattare dei problemi che affliggono i ragazzi.
Giusto come antipasto, Percy non è un orfano, come è quasi sempre d’uopo con l’archetipo dell’eroe: ha “semplicemente” una famiglia complicata. I suoi genitori sono separati, sua madre sta cercando di trovare il suo posto nel mondo e lui deve fare in modo di trovare il suo, al contempo affrontando la sua dislessia, iperattività e il suo deficit di attenzione, tre caratteristiche presenti anche nel figlio di Rick Riordan. Questa è una situazione assai comune negli adolescenti e nella quale è facile identificarsi.
Altri temi vengono approfonditi nel corso di uno o più romanzi della saga, o delle saghe. L’abbandono genitoriale, l’abuso famigliare, il superamento del lutto, la ricerca della propria identità, il perdono verso i pentiti, la fiducia nel prossimo e, naturalmente, la sessualità.
In La Casa di Ade, penultimo libro della saga Gli Eroi dell’Olimpo, uno dei personaggi secondari più amati dai lettori si scopre essere omosessuale. Dopo l’ottimo riscontro del pubblico di fronte a quest’ulteriore approfondimento del personaggio, Riordan affronta sempre più tematiche LGBTQIA+. Ciò in maniera mai banale, mai scelta a caso o giusto per creare un token o un contentino.
La profondità di determinati personaggi e del loro rapporto con la loro attrazione o identità sessuale è anche incentivo per molti giovani di capire in maniera semplice come funzionano, o di capire sé stessi. Vengono spiegate l’asessualità, la bisessualità, o addirittura, In Magnus Chase, la fluidità e la transessualità.
Tale aspetto rientra nella cosiddetta casual representation, in cui l’identità sessuale o la sessualità di un personaggio non rappresenta il suo intero arco caratteriale, ma “semplicemente” una parte di esso. Ciò aiuta il lettore sia a comprendere tale aspetto sia a simpatizzare per il personaggio in questione.
Per ottenere questa buona rappresentazione, Rick Riordan si è basato sulle sue esperienze con i suoi studenti, basando molti dei suoi personaggi proprio su di loro, rendendo così più realistica la caratterizzazione.
Tanto per riassumere, se mettiamo insieme la mitologia greca, un contesto urbano e giovanile, modernizzazione di archetipi fantasy, tematiche mature adatte alle nuove generazioni, il tutto in mano ad uno scrittore competente, otteniamo uno dei successi letterari degli ultimi vent’anni.
La saga di Percy Jackson, o del Campo Mezzosangue, ha fatto sentire la sua voce nel mondo fantasy, diventando una delle serie più chiacchierate di sempre, conquistando giovani e meno giovani. Una saga non per forza originale, ma che non pretende di esserlo. Semplicemente, vuole raccontare una storia epica, intrattenente e, a tratti, educativa. Per lo meno, abbastanza da poter rivaleggiare in fama con la stessa J. K. Rowling.
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