Giunti a questo punto risulta ormai evidente il fatto che il 2023 videoludico sia destinato ad entrare nella storia come una delle annate più ricche ed esplosive di sempre: per quanto ci si possa già ritenere soddisfatti, abbiamo ancora un intero autunno di grandi uscite che ci attende.
Ad inaugurare quest’ultimo quadrimestre di gioco ci hanno pensato opere del calibro di Baldur’s Gate 3, Amored Core VI, Starfield, Lies of P e ultimo ma tutt’altro che meno importante Mortal Kombat 1, che, insieme a Street Fighter 6 e Tekken 8, si erge come colonna portante per il ritorno in grande stile del genere dei picchiaduro.
La nuova iterazione della leggendaria saga di Warner Bros e Netherrealm si pone al pubblico come un reboot della formula che ne avrebbe avviato un nuovo corso: dopo averlo provato ed analizzato in ogni sua componente, sono pronto a raccontarvelo.
Dopo aver sconfitto Kronica, il leggendario Liu Kang sfruttò l’immenso potere della Klessidra per plasmare un universo tutto nuovo, modellando mondi e regni secondo le sue volontà e principi morali, e divenendo Dio del Fuoco.
Con il passare degli eoni però, si crea un clima di tensione tra il Regno della Terra (del quale Liu Kang stesso si autoproclama Protettore) e quello Esterno, la quale pace tra i popoli viene definita ogni 100 anni con un grande torneo che vede i più potenti combattenti di entrambi i regni sfidarsi in una serie di scontri all’ultimo sangue basati sull’onore ed il rispetto per il nemico.
Così, Liu kang e i campioni del Regno della Terra si recheranno proprio nel palazzo reale del Regno Esterno per partecipare alla nuova edizione del Mortal Kombat (questo il nome del torneo): nonostante la buona fede delle alte cariche del regno ospitante, viene percepito sin da subito un certo scetticismo sul mantenimento della suddetta pace da alcuni membri del loro consiglio, che preferirebbero muovere guerra al Regno della Terra per conquistarlo e dimostrare la propria superiorità.
In tutto ciò il povero Shang Tsung, per vendicarsi della sua vita fatta di stenti e debolezze (voluta da Liu Kang stesso durante la creazione di questo nuovo mondo), troverà il modo per gettare scompiglio sulla questione e minacciare quindi l’equilibrio di potere tra i due regni.
Partendo da questo presupposto, avverranno una serie di vicissitudini, malintesi ed imprevisti che, tra cospirazioni e complottismi non faranno mancare anche un’abbondante dose di fantascienza, basata su tematiche come viaggi nel tempo e universi paralleli.
In termini prettamente narrativi, la trama di Mortal Kombat 1 si fa godere per quello che è: nonostante proponga risvolti banali, vi siano problemi di ritmo e storie lasciate in sospeso, giocando alla campagna ci sembrerà di vivere in prima persona uno spettacolare ed autentico film di arti marziali, che si mantiene sempre scorrevole e coinvolgente.
Dal primo istante si riesce a percepire la forte personalità di ogni componente creativa di quel mondo di gioco, grazie ad una lunga serie di cutscenes registicamente eccezionali: tra sequenze di combattimento altamente cinematografiche e scambi di battute tra personaggi particolarmente ben scritte si rileva una qualità produttiva di fondo quasi inaspettata, che a tratti lascia persino a bocca aperta.
Mortal Kombat 1 esprime tale livello di cura anche tramite dettagli del tutto secondari, che rimangono rilegati solo ed esclusivamente alla campagna: oltre ad una colonna sonora insospettabilmente più elaborata del previsto, un assoluto elogio va fatto per quanto riguarda la varietà di situazioni.
Questo aspetto, oltre a dare ampio respiro all’esperienza e al mondo di gioco, torna utile anche alle sequenze di gameplay, in quanto riesce ad esser anche un funzionale pretesto per far provare al giocatore diversi personaggi del roster nelle varie mappe di gioco disponibili, a loro volta ben differenziate per mood ed estetica.
In tutto ciò, non si può non elogiare la costruzione dei personaggi: il riavvio dell’universo ha permesso a Netherrealm di rimescolare le carte in tavola delle loro storie e di riscriverne le origini, pur mantenendone lo stile e lo spirito caratteriale storici.
Essendo però al contempo un sequel, ci saranno comunque una serie di elementi narrativi in totale continuità con il passato: sotto questo punto di vista, Mortal Kombat 1 riesce ad essere adatto sia ai veterani della saga che a tutti coloro che ci si approcciano per la prima volta.
Purtroppo però, dal punto di vista di puro design estetico si rileva una certa mancanza di originalità nei volti dei personaggi, che oltre ad essere abbastanza anonimi tendono anche ad assomigliarsi tra loro: tale aspetto viene anche esteso al loro doppiaggio, che per quanto si attesti su livelli qualitativi assolutamente accettabili, propongono toni e timbri vocali che poco ci azzeccano con i relativi volti.
Ad ogni modo, si tratta comunque di un problema trascurabile, in quanto non relativo a tutti i personaggi ma solo ad alcuni (nel quale sono però inclusi molti dei protagonisti): inoltre, essendo questo un corso della saga del tutto nuovo, ce ne si può fare una ragione per questo Mortal Kombat 1, sperando che nei prossimi possa venire sistemato.
Mortal Kombat 1, oltre alla campagna, propone altre tre modalità di gioco, due già ben conosciute ed una del tutto inedita: per quanto riguarda le prime due mi riferisco alla componente competitiva PVP e alle Torri, una sequenza di battaglie contro nemici casuali, suddivise per difficoltà e quantità di scontri consecutivi da completare, pressoché perfetti per testare la propria costanza e imparare a padroneggiare i vari personaggi.
L’ultima ma non meno importante prende il nome di Invasioni: si tratta di una sorta di campagna PVE secondaria di stampo non narrativo che andrà a presentare una serie di piccole meccaniche uniche, non presenti in quella principale.
Una volta entrati in gioco potremo avanzare con il nostro personaggio (selezionabile a piacimento in qualsiasi momento) tra i vari nodi di un percorso a binari, quasi come fosse una specie di pedina in un gioco da tavolo: ci attenderanno una serie di sfide da dover superare, come imboscate, scontri contro nemici unici, vere e proprie Torri e persino boss fight.
In tutto ciò, vi sarà un effettivo sistema di progressione verticale che ci accompagnerà per l’arco dell’intera avventura: completando scontri e salendo di livello potremo potenziare le caratteristiche del nostro personaggio, acquistare talismani di vario tipo da equipaggiare per avere effetti passivi particolari e ottenere oggetti consumabili da sfruttare durante le battaglie.
A ciò si aggiunge anche una componente di resistenze e debolezze elementali dei vari personaggi (consultabile nell’apposita tabella), che ci invoglierà a cambiarli continuamente per poter partire sempre con un vantaggio iniziale.
Seguendo questo schema, Mortal Kombat 1 ci fa attraversare in lungo e in largo le varie mappe di gioco disponibili, appartenenti alle ambientazioni che già abbiamo avuto modo di vedere durante la campagna, potendole però ammirare dall’alto con un po’ più di libertà.
Per quanto vada a presentare una serie di meccaniche innovative, si nota sin da subito il fatto che la modalità Invasioni proponga un livello di cura generale decisamente inferiore rispetto alla campagna principale, facendo risaltare tra le due una differenza pressoché abissale nell’investimento creativo e tecnico da parte di Netherrealm.
Al contempo però, la seconda riesce ad essere perfettamente complementare alla prima, rinnegandone l’intensità e la spettacolarità dell’azione in favore di un‘esperienza più tranquilla, strutturata e variegata: si tratta quindi di una modalità pressoché perfetta per tutti coloro che, dopo aver terminato la storia principale, hanno ancora voglia di menare le mani ma non hanno il desiderio di buttarsi nel multiplayer, che risulterebbe senza dubbio più impegnativo e competitivo.
Se a ciò aggiungiamo il fatto che Netherrealm e Warner Bros hanno già promesso che verranno introdotte nuove campagne del genere nel corso delle prossime stagioni di Mortal Kombat 1, possiamo dire che anche Invasioni riesce ad offrire la sua bella dose di soddisfazione e di ore di gioco aggiuntive.
Passando alla componente di gameplay, Mortal Kombat 1 ovviamente si basa sul combattimento uno contro uno bidimensionale da picchiaduro tradizionale: partendo dalla base, avremo a disposizione una serie di attacchi semplici (pugni e calci con i relativi arti anteriori e posteriori), la possibilità di mettersi in posizione di parata e di eseguire prese, oltre che azioni di movimento come saltare ed abbassarsi.
Combinando con il giusto ordine le abilità di movimento con gli attacchi base potremo eseguire delle mosse speciali, come cariche improvvise, sforbiciate potenti, cazzotti particolari ecc., che a loro volta, se combinate correttamente con le altre mosse simili, porteranno a sequenze uniche di attacco in grado di stordire l’avversario e di infliggere danni ingenti.
Ogni personaggio avrà un moveset delle suddette combo ben preciso in base al suo stile di combattimento, all’arma che utilizza e ai suoi poteri magici: come detto in precedenza, tra la campagna, la modalità Invasione e le Torri, MK1 vi dà la possibilità di provarli un po’ tutti.
In tal senso va elogiata l’intera componente di accessibilità al combattimento: oltre ad un pratico menù rapido che ci permette di consultare velocemente le varie mosse, grazie a numerosi tutorial esplicativi, sfide secondarie di apprendimento ed altre modalità di allenamento avremo la possibilità di imparare a padroneggiare nel migliore dei modi le varie capacità offensive, difensive ed evasive dei vari personaggi.
Però, va detto che ciò non sarà strettamente necessario per godersi l’esperienza, bensì potremo completare gli scontri anche solo eseguendone quelle base al momento giusto: quindi, a meno che non vogliate approcciarvi ad un livello di sfida alto o buttarvi nelle attività competitive multiplayer, spetterà a voi e a voi soltanto decidere quanto approfondire il livello di conoscenza di un personaggio, il che aumenta il margine di errore e offre ampio respiro ai giocatori meno esperti.
Il tutto si presenta tendenzialmente in linea con il gameplay degli ultimi capitoli, dato che ancora una volta i combattimenti saranno dei violenti e rapidi duelli senza esclusione di colpi.
Ogni singolo attacco andato a segno o subito può determinare la vittoria o la sconfitta, infatti è richiesta una buona dose di sangue freddo anche solo nel compiere il primo passo, o al contrario è possibile puntare sulla reattività giocando sulla difensiva, aspettando che sia il nemico a fare la prima mossa per poi rispondere a suon di mazzate.
Ma come in ogni picchiaduro che si rispetti, gli assoluti protagonisti del gameplay di Mortal Kombat 1 sono ovviamente i personaggi che avremo a disposizione: seppur il roster non sia particolarmente ampio in termini quantitativi riesce comunque ad essere estremamente variegato e ricco di possibilità di approccio.
Ogni personaggio ha davvero una quantità smodata di mosse base e combinazioni ma anche di altre capacità uniche, non per forza volte a infliggere danno ma utili per difendersi, confondere il nemico e muoversi agilmente nell’arena.
A ciò si va ad aggiungere quella che è l’unica grande novità del combattimento di Mortal Kombat 1 introdotta da Netherrealm, i Kameo: durante la fase di scelta del personaggio avremo la possibilità di sceglierne anche uno secondario, che potremo far intervenire durante la battaglia tramite l’apposito tasto contestuale.
Con la giusta combinazione potremo far eseguire al nostro compagno (che agirà comunque autonomamente) determinate mosse, alcune per infliggere danno al nemico, altre per stordirlo e altre ancora per contrastare una combo avversaria.
Questo permette, soprattutto al combattente in difficoltà, di recuperare il vantaggio perduto: attenzione però, gli interventi Kameo saranno relativi al personaggio selezionato, che oltre ad avere quindi mosse e attacchi ben precisi, potranno comunque essere interrotti dal nemico, rischiando di risultare del tutto inutili se non utilizzati con sapienza.
Ciò aggiunge uno strato strategico aggiuntivo davvero interessante, non solo nel combattimento nudo e crudo ma anche nella selezione dei personaggi: oltre a trovare il vostro personaggio preferito, vi verrà anche voglia di testare sul campo i vari Kameo da accostare ad esso, per verificarne sinergie e creare combinazioni devastanti.
Ciò si riversa anche sulla componenti visiva, in quanto vivacizza lo scontro con ulteriori animazioni di fondo che, unite a quelli dei combattenti principali, rendono il tutto ancor più spettacolare: persino i Colpi Fatali (anch’essi assolutamente presenti anche in MK1) verranno eseguiti con una coreografia di coppia.
In definitiva, tale meccanica si integra quindi molto bene in una formula di gioco già di base divertente e tecnica, dovendosela però vedere con un bilanciamento complessivo delle meccaniche ancora tutto da verificare.
Nonostante vi siano molteplici possibilità di approccio al combattimento, si ha la costante sensazione che alcuni personaggi siano semplicemente troppo potenti rispetto ad altri e che determinate combinazioni (alcune anche molto facili da eseguire) siano troppo difficili da contrastare, il che rischia di compromettere l’esperienza competitiva dei giocatori nella modalità multiplayer.
In questo caso, Netherrealm dovrà essere lungimirante ed attenta nello studiare e rilasciare aggiornamenti che possano sistemare il meta e rendere quindi MK1 un titolo ben equilibrato .
Anche dal punto di vista grafico, Mortal Kombat 1 riesce dignitosamente a fare il suo lavoro: come detto in precedenza, le arene andranno a proporre ambientazioni ricche di dettaglio nel background, con un effetto di parallasse che ne esalta la resa dei colori e l’ottima illuminazione, al quale si vanno ad aggiungere una serie di elementi in movimento che le rendono vivide e coinvolgenti.
Anche i modelli dei personaggi risultano belli da vedere ma anche e soprattutto ben animati: oltre ad una sublime qualità realizzativa di ogni movimento fisico compiuto e un’ottima resa degli impatti pad alla mano, non si può non elogiare l’effettistica relativa alle mosse elementali, che tra fiammate, scariche elettrice, vortici di sabbia, colpi di ghiaccio e tanti altri riempiono l’arena di particellari semplicemente meravigliosi.
Un’altra, ennesima e dovuta nota di merito riguarda ancora una volta gli attacchi speciali e le esecuzioni, come i già citati Colpi Fatali, le Brutality e le Fatality.
Laddove durante il combattimento vi sarà una dose di violenza elevata ma comunque moderata, nel caso di questi ultimi assisterete a scene quasi difficili da concepire: tra teste mozzate, ossa distrutte e sangue a fiumi, i personaggi di Mortal Kombat 1 sfogheranno la loro rabbia perversa con azioni di una cattiveria inaudita, appositamente studiate e scenografate in maniera creativa per far sentire l’avversario ancor più umiliato.
Purtroppo vanno segnalati alcuni problemi di ottimizzazione della versione PC: che sia navigando tra i menù oppure mentre si è in battaglia, ho notato una serie di stutter alquanto sgradevoli, il che, in un gioco che ha relativamente pochi elementi a schermo da dover caricare, risulta quasi ingiustificato.
Mortal Kombat 1 rappresenta il perfetto concetto di Sequel Reboot, che si adatta alla grande sia al veterano storico che al nuovo giocatore offrendo un’esperienza picchiaduro a tutto tondo, profonda ed elaborata da un lato ma accessibile e accogliente dall’altro.
Tra la campagna spettacolare e densa di carattere e le varie modalità secondarie (tra cui spicca la benvenuta Invasioni) avremo modo di menare le mani a lungo, in un gameplay rapido, violento e pieno di possibilità: in tal senso anche il roster, seppur non sia particolarmente ampio, riesce ad essere piacevolmente variegato e tutto da scoprire.
Dall’altro lato, si denota una certa mancanza di ispirazione nella resa di volti e voci di alcuni personaggi, qualche problema di bilanciamento generale ed un’ottimizzazione del software non esattamente brillante.
Ad ogni modo, grazie al talento creativo di Netherrealm e dei colleghi di Bandai Namco e Capcom i fan dei picchiaduro potranno dormire sonni sereni: il genere è davvero rinato, e ora come ora non avrebbe potuto essere in mani migliori.
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