Recensioni

A Fisherman’s Tale (PSVR2), la recensione: l’interessante idea della ricorsione applicata a un puzzle game

A Fisherman's Tale

6.5

GAMEPLAY E LONGEVITÀ

5.0/10

COMPARTO GRAFICO E SONORO

8.0/10

COERENZA E CURA DEL DETTAGLIO

6.5/10

Pros

  • Perfetto per neofiti VR
  • Porting su PSVR2 ben realizzato

Cons

  • Gameplay ripetitivo
  • Enigmi troppo semplici
  • Meccanica della ricorsione non valorizzata

Il mio orizzonte videoludico si è espanso nel corso del 2023, la realtà virtuale è entrata a far parte della mia vita e, con qualche difficoltà nell’abituarmi a questa nuova tecnologia, ho iniziato ad addentrarmi un po’ in quelli che sono i titoli più adatti per poter iniziare a giocare in VR grazie all’arrivo di PlayStation VR 2.

Un titolo tra questi è A Fisherman’s Tale, il titolo di Innerspace VR che ci immedesima in Bob, un guardiano del faro impegnato nel dover accedere ai piani più alti della sua casa per accendere la luce segnalatrice in una notte buia e tempestosa.

A Fisherman’s Tale esce originariamente nel 2019 su Steam e sul primo PlayStation VR, per ottenere poi un primo porting nel 2020 come versione Stand-Alone di Quest e un secondo porting durante la fine di questa calda estate per PlayStation VR2.

Una “normalissima” giornata da guardiano del faro

In A Fisherman’s Tale ho vestito i panni di Bob, un guardiano del faro discendente da una famiglia di provetti pescatori, anche se non sarò propriamente Bob in carne e ossa quanto una sua riproduzione in legno, un burattino che vive all’interno di una ricostruzione fedelissima della casa e del faro di famiglia.

Al mio risveglio scopro di essere in una specie di matrioska, dove il contenitore è proprio il modellino del faro in sé e ogni azione al suo interno si ripercuote in scala sia all’esterno del faro che all’interno del modellino presente nella mia abitazione.

Con questa stranissima premessa si apre quella che è l’avventura proposta da Innerspace VR, un puzzle game che sfrutta l’espediente della ricorsione per creare situazioni sicuramente bizzarre, cervellotiche ma divertenti.

La continua ricerca di una spiegazione a tutto ciò è il motore che per circa due ore di gioco permetterà di esplorare i meandri del faro interagendo con oggetti che rinvangano il passato del barbuto Bob e della sua vita come pescatore e guardiano.

I particolari enigmi da risolvere basano la loro intera difficoltà sull’interazione e sullo scambio di oggetti che si trovano nella riproduzione più piccola e quella più grande del faro. Al di fuori di me esiste infatti una versione del faro (con annesso Bob) più grande e dove dentro di me ne esiste una più piccola.

Superare la notte

Come anticipato, A Fisherman’s Tale è un puzzle game che pone la sua totale attenzione sugli enigmi da risolvere per riuscire ad arrivare alla cima del faro e accenderlo affinché i pescatori possano superare la notte di tempesta senza alcun problema.

Nei panni di Bob ho rivissuto i rapporti familiari con la figura paterna, una figura che viene presentata come ossessionata dalla pesca e che non sembra essere d’accordo con la natura meno interessata del figlio, che preferisce invece coltivare un’innata passione per il modellismo.

La passione del pescatore in realtà è il fulcro che rende possibile la meccanica più interessante del titolo, ovvero la ricorsione degli ambienti in scala differente: ogni azione svolta all’interno del faro è riprodotta fedelmente da un Bob più grande e da un Bob più piccolo di quello che si interpreta all’interno del medesimo scenario.

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Questo permette di interagire sia con elementi in scala più grande che con elementi in scala più piccoli del guardiano del faro, andando a creare una serie di situazioni in cui è necessario muoversi nei diversi ambienti per ottenere l’oggetto giusto nella dimensione giusta per poter procedere oltre.

Ammetto che questa meccanica è stata interessante probabilmente per la prima mezz’ora del gioco (che comunque corrisponde a un quarto della mia avventura), ma alla lunga diventa quasi scontato trovare una soluzione ai puzzle, utilizzando nel modo corretto quello che serve per procedere oltre. Il titolo manca di difficoltà, gli enigmi sono fin troppo semplici e una volta entrato nell’ottica del meccanismo di risoluzione quasi diventano l’uno copia dell’altro.

Paradossalmente sono stato più affascinato dall’ambiente in sé in cui sono stato catapultato, dalla storia di Bob e di quella del padre, dal tormento che egli causa al povero pescatore piuttosto che dall’esperienza ludica in sé.

Muoversi nel faro

A Fisherman’s Tale arriva su PlayStation VR2 con un porting di tutto rispetto che fa sicuramente della pulizia visiva il suo punto di forza. L’interazione con l’ambiente di gioco è ben valorizzata grazie all’utilizzo sapiente dei PlayStation VR2 Sense che attraverso semplici input permettono di poter agguantare e incastrare oggetti tra loro per risolvere determinati enigmi.

Il titolo di Innerspace VR è perfetto per una prima esperienza nella realtà virtuale in quanto offre un sistema di movimento a teletrasporto e non a movimento fluido, utile per non percepire il comune senso di motion sickness che colpisce prevalentemente coloro che sono alle prime armi come me.

Tuttavia, ho trovato A Fisherman’s Tale poco preciso nell’applicazione di questo tipo di movimento. È stata presa la discutibile scelta di potersi muovere utilizzando allo stesso identico modo entrambi gli stick presenti sui PlayStation VR2 Sense: mi è capitato più volte di muovermi con lo stick del controller destro nonostante volessi semplicemente muovere la visuale.

È possibile giocare l’interezza del titolo da in piedi o da seduti, nelle impostazioni del gioco è disponibile un selettore che permette di utilizzare o una o l’altra modalità. Personalmente ho trovato il giocare in piedi molto più stimolante: A Fisherman’s Tale è un titolo in cui bisogna muoversi molto, e viene persino naturale ruotarsi più e più volte attorno per spostare oggetti nella risoluzione di determinati enigmi, a patto che non ci si ingarbugli con il cavo del visore di casa Sony.

Da notificare che A Fisheman’s Tale non è localizzato in lingua italiana, ma mi sento comunque di consigliare fortemente il titolo in quanto l’inglese utilizzato è davvero basilare e il mondo di gioco offre diversi suggerimenti per risolvere i (purtroppo) basilari enigmi.

Conclusioni

A Fisherman’s Tale è una piccola esperienza, un “tastare il terreno” che non riesce ad eccellere lato prettamente ludico. Ho adorato l’incipit e l’idea di fondo mi ha davvero entusiasmato, ma è nella realizzazione che si perde, andando a evidenziare lacune lato gameplay non trascurabili.

Questo però non deve essere necessariamente un difetto, in quanto il titolo è a tutti gli effetti un’ottima esperienza VR per neofiti, un primo punto di inizio diverso da quello che può essere il classico Beat Saber o un eventuale Puzzling Places grazie alla sua enorme accessibilità.

Il porting su PlayStation VR2 poi è davvero ben riuscito, la nitidezza degli ambienti rende davvero giustizia dell’hardware su cui gira e in un certo senso riesce a rendere appagante l’avventura anche per i “già avviati” nel mondo della realtà virtuale, nonostante il gameplay risulti poco ispirato.

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Simone Montanaro

Sviluppatore software di professione, Simone inizia la sua carriera videoludica già dall’infanzia, crescendo nel mondo PlayStation e seguendo le orme del padre. Predilige per lo più opere con una forte componente narrativa e adora immergersi nei panni dei protagonisti che va via via a giocare. Adora alternare momenti ludici con la visione e/o lettura di opere orientali, ma non si rifiuta di approcciarsi alle novità!

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