Questa è la storia di un videogioco chiamato The Stanley Parable.
Vi ricorderete sicuramente di The Stanley Parable, il gioco che nel 2013 venne riempito di riconoscimenti e lodato da critica e pubblico: purtroppo, a livello formale praticamente tutti i premi relativi alla miglior narrazione di quell’annata vennero assegnati a The Last of Us.
Spiazzato ed incredulo, il talentuoso team Crows Crows Crows decise di rinchiudere la sua opera in una capsula del tempo affinché la sua perfetta integrità artistica venisse preservata per il futuro: così, a distanza di nove anni, ha fatto il debutto sul mercato The Stanley Parable Ultra Deluxe, una rivisitazione del gioco originale che, oltre a sbarcare anche sulle console, avrebbe offerto una serie di nuovi contenuti, come scelte, percorsi e finali aggiuntivi.
Dopo diverse ore passate attraversando nuovamente quei meravigliosi corridoi in cerca di novità, possiamo dire di essere riusciti a vedere tutto e anche di più.
O forse è quello che The Stanley Parable ha voluto farci credere.
Ma partiamo dall’inizio, dato che The Stanley Parable ha qualcosa di ben preciso da raccontare al suo interno.
Per quanto imprevedibile possa sembrare, il protagonista prende il nome di Stanley, un giovane uomo che lavora come impiegato all’ufficio 427 di una grande azienda: qui, il suo compito è quello di premere determinati tasti sulla tastiera, in un certo ordine e per un certo lasso di tempo, in base agli ordini che gli arrivano dall’alto direttamente sul monitor del computer.
Nonostante molti avrebbero trovato tale lavoro particolarmente noioso e tutt’altro che stimolante, lui era sempre riuscito ad eseguirlo magistralmente di giorno in giorno, di mese in mese, di anno in anno, come se tale incarico fosse fatto apposta per lui: così, Stanley era felice.
Un giorno però, qualcosa andò diversamente: una volta sedutosi alla scrivania della postazione 427 dinanzi al computer, si rese conto che dal monitor non stava arrivando alcun comando da eseguire o ordine da completare. Confuso ed insospettito, uscì dalla stanza 427 per cercare di comprenderne il motivo, ma nel farlo notò che qualsiasi altra forma di vita nell’ufficio era scomparsa nel nulla, prendendo così l’iniziativa di indagare sulla vicenda fino in fondo e iniziando a vagare per i lunghi corridoi dell’enorme struttura in cerca di risposte.
Nei panni di eroe silenzioso, riuscirà il nostro caro Stanley a scoprire quali incredibili misteri si celano dietro questi inquietanti avvenimenti?
La domanda che potrebbe sorgere spontanea a questo punto è la seguente: se Stanley non parla mai durante l’avventura, e tutti i suoi colleghi sono scomparsi dal locale, come fa il giocatore a comprendere la situazione? Ad immedesimarsi nei panni di Stanley e a capire cosa fare senza ritrovarsi spaesato?
Magari tramite la stessa tipologia di dettagli ambientali che caratterizza le opere di From Software e la sua leggendaria narrazione silenziosa? Beh, assolutamente no, qualcuno che parla c’è, è in molti casi lo fa ben più del previsto.
È proprio lui, il narratore: si tratta di una curiosità entità la quale profonda e soave voce fuori campo racconterà a noi giocatori ogni singolo dettaglio narrativo, ogni pensiero, decisione ed emozione di Stanley ad ogni porta superata, corridoio attraversato ed azione compiuta.
Quindi, toccherà a noi nei panni di Stanley girovagare per i corridoi ed interagire con gli ambienti seguendo per filo e per segno le indicazioni e la descrizione degli eventi esposti dal narratore per giungere al gran finale, o perlomeno questo è quello che lui vuole. The Stanley Parable non parla infatti della storia di Stanley, bensì di come il narratore lo sfrutti come protagonista per la storia che lui vuole raccontare, relegandolo al ruolo di semplice pedina in una serie di eventi del quale non può averne realmente il controllo, privandolo di ogni forma di libero arbitrio.
Ma fino a prova contraria siamo noi giocatori a muovere fisicamente Stanley, e in qualità di esseri umani senzienti con un cervello abbiamo la possibilità (se non addirittura il dovere nei confronti di Stanley stesso) di decidere per conto nostro quali azioni eseguire, indipendentemente da ciò che vuole il narratore.
Ma quanta libertà d’azione potremmo mai avere se il mondo di gioco di The Stanley Parable è stato comunque costruito per raccontare la sua storia?
Ecco, la risposta a questa domanda è esattamente la vera natura ed essenza del videogioco.
Quindi, toccherà a noi e a noi soltanto decidere cosa fare della storia di Stanley: potremmo seguire ogni ordine del narratore come disobbedirgli completamente, oppure perché no, fare un mix delle due.
Ma qual è quindi il punto di tutto ciò? Cosa mai potrà comportare il fatto di prendere una decisione diversa rispetto a quella dettata dal narratore? Che influenza avrà sulla storia di Stanley e sul mistero della scomparsa i suoi colleghi?
Beh, nonostante le possibilità e diramazioni siano veramente numerose, nel caso di The Stanley Parable non si tratta di effetto farfalla o di azione/reazione, in quanto ciò che ci troveremo ad assistere supera di molto la semplice trama, bensì verrà tutto elevato a metanarrazione e sfondamento della quarta parete.
Essendo il narratore a conoscenza del fatto che siamo noi giocatori a controllare Stanley, sfrutterà la situazione ed il suo stato per parlare direttamente a noi, facendo di tutto per persuaderci al seguire le sue indicazioni secondo intenzioni narrative ben precise.
Quindi, anche il narratore andrà ad applicare processi comportamentali spiccatamente umani: arriverà ad innervosirsi ed arrabbiarsi, a rimanere confuso e spiazzato, e persino a provare tristezza e disperazione, in base alle svariate interazioni.
Ma se da un lato saremo noi ad avere il controllo di Stanley, dall’altra l’intero resto del mondo di gioco sarà totalmente nelle mani del narratore: esso infatti lo piegherà spesso e volentieri al suo volere, cambiandolo, modificandolo e distorcendolo creando sempre nuovi passaggi, teletrasportando Stanley in luoghi improbabili e mostrandoci situazioni al limite della realtà.
All’inizio di The Stanley Parable non potrete nemmeno lontanamente immaginare quali follie arriveranno a vedere i vostri occhi.
Per quanto questa possa sembrare la descrizione di un gioco qualsiasi di Bloober Team, le motivazioni dietro ai comportamenti del narratore verso di noi e Stanley stesso riguardano la sua volontà di approfondire le logiche dietro una buona narrazione e la composizione “tecnica” di una storia avvincente, più che il racconto della storia stessa.
Ma tali spunti argomentativi spesso e volentieri andranno ad evolversi in qualcosa di concettualmente ben più elevato, divenendo quasi un pretesto per soffermarsi e filosofeggiare su tematiche di particolare impatto come l’esistenzialismo, la solitudine e la percezione della realtà rispetto all’ immaginazione.
Il tutto avviene tramite infiniti giri di parole e sproloqui del narratore, che in molti casi arriva quasi a ricoprire il ruolo di psicologo.
Ma per arrivare a tale profondità dovremmo attraversare comunque una lunga serie di situazioni al limite dell’esilarante, che tra gag e battute (che il narratore scambierà con sé stesso, ndr.) ci faranno provare divertimento ma anche imbarazzo, il che delinea nel carattere del narratore tratti di ironia non sempre volontaria, a tratti persino infantile.
Il tutto è un concentrato di genio e follia, l’esposizione di ogni singolo concetto risulta sempre funzionale e coerente rispetto le varie logiche narrative, che cambiano in base alle diramazioni e al rapporto che si crea con il narratore: inoltre, le sue linee di dialogo riescono a sorprendere continuamente grazie a trovate e soluzioni comunicative brillanti e mai scontate, che rendono evidente una qualità della scrittura difficilmente pareggiabile.
Ad esaltare il tutto ci pensa una performance attoriale del meraviglioso Kevin Brightning semplicemente perfetta, che riesce a dare la giusta enfasi ad ogni singola parola pronunciata, seguendo con precisione i molteplici tratti emotivi del narratore.
Se proprio volessimo trovarli dei difetti, va notificato il fatto che chiunque riesca effettivamente ad interessarsi alla storia base di Stanley (quella con cui inizia il gioco) potrebbe percepire un senso di insoddisfazione, dato che le risposte al mistero dei colleghi scomparsi saranno funzionali solo ed esclusivamente al resto dell’esperienza e non come parte di una reale bolla narrativa.
Inoltre, in casi specifici il narratore esagera nell’esposizione di certi concetti, girandoci attorno con frasi e monologhi più lunghi del dovuto, che rischiano di far perdere valore al loro stesso significato.
Anche le ambientazioni riescono a fare il loro dovere moderatamente bene: la loro resa generale ci farà sentire in veri e propri uffici aziendali, con luci al neon, pareti e soffitti gialli, grandi vetrate e finestre, e ovviamente un’infinita quantità di porte numerate.
Inoltre, ogni stanza e corridoio propone una buona dose di dettagli ambientali, tra fogli e documenti sparsi in giro, lavagne e cartelli pieni di scritte, monitor e schermi di vario tipo ecc., con una serie di easter egg e chicche davvero piacevoli.
Tutto ciò contribuisce a regalare un’atmosfera che salta continuamente dal rilassante all’inquietante, dato che avremmo in più occasioni la sensazione di non essere soli, specialmente in determinate aree avanzate.
Ma se tutto ciò era già presente nel videogioco originale, che cosa rappresenta la dicitura Ultra Deluxe di questa nuova edizione?
Ecco, una volta tornati su The Stanley Parable, siamo nuovamente entrati in quegli uffici, guardandoci attorno con maggiore circospezione in cerca di novità, fin quando non ci siamo imbattuti in una porta aperta con la scritta “nuovi contenuti”.
Una volta varcata, anche il narratore ha espresso un senso di curiosità ed interesse nella scoperta di queste fatidiche novità, come se non ne sapesse niente: ma come è facile intuire, presto sarà proprio lui a prendere il controllo della situazione e a gestire a suo piacimento la questione DLC.
Quindi, inizierà a rimuginare sulla natura stessa di queste aggiunte rispetto all’opera originale, andando a rivivere il passato di quest’ultima e ciò che ha rappresentato negli anni in ogni sua sfaccettatura.
Ed è proprio su questo che la Ultra Deluxe baserà le sue tematiche, ovvero una lunga serie di riflessioni sul concetto di “nuovo contenuto” (espansione o gioco che sia) rispetto al mercato videoludico, alle richieste dei fan e alle intenzioni creative degli sviluppatori: diventa infatti immediatamente evidente il fatto che l’opera sia autocelebrativa ed autoreferenziale ma anche autoironica, criticando e prendendo in giro tutto e tutti (con assoluto rispetto creativo e opinionistico), sé stesso in primis.
Inoltre, dopo le prime mandate esplorative, alcuni dei nuovi elementi verranno riportati anche nei luoghi del gioco base, e avranno quindi conseguenza sui percorsi già visitati in precedenza.
Infatti, praticamente tutti i dialoghi originali sono stati riscritti apposta per queste integrazioni, creando quindi una nuova rete di diramazioni, scelte, finali inediti ed altri dettagli aggiuntivi che non potevano essere presenti prima: vi verrà quindi voglia di completare nuovamente ogni percorso per vedere in che modo cambiano gli scenari, il che evidenzia una pienezza contenutistica insospettabilmente alta e tutt’altro che scontata.
A tutto ciò va notificato l’acume degli sviluppatori nel riuscire sempre e comunque a distinguere questi nuovi contenuti da quelli originali, che è possibile recuperare in qualsiasi momento.
Beh, che dire a riguardo? Se fino a qualche tempo fa ci avessero chiesto come ci saremmo immaginati un ipotetico DLC di The Stanley Parable, probabilmente non saremmo stati in grado di dare una risposta concreta, data la sua natura di racconto/non racconto di una storia/non storia.
Ebbene, Crows Crows Crows stessa ha risposto per noi, riuscendo nella folle impresa di rimodulare il concetto stesso di espansione affinché si adattasse all’unicità del loro gioco: la Ultra Deluxe risulta infatti un genere di riedizione che sarebbe stata fuori luogo per qualsiasi altro videogioco, ma che per The Stanley Parable rappresenta la perfezione.
La sua genialità, il suo umorismo e le sue tematiche si sono evolute per espandere il suo essere in un’esperienza più completa ma soprattutto più folle, inaspettata e sregolata tramite idee assurde e interazioni ancor più improbabili, il tutto mantenendo una scrittura generale in linea con l’originale.
Ci piacerebbe approfondire maggiormente la questione e provare a rendere ancora meglio l’idea, ma nel caso della Ultra Deluxe potrebbe bastare una singola parola di troppo per rovinare alcune sorprese, e quindi preferiamo evitare.
The Stanley Parable ribalta completamente il concetto di esposizione, sfruttando la trama come strumento funzionale per “raccontare una narrazione” ed approfondirne le logiche da un punto di vista teorico: tramite un sistema di percorsi e scelte da prendere che scavalca il semplice “effetto farfalla”, l’opera porta il giocatore a tu per tu con il narratore stesso in una serie di scenari, situazioni e contesti densi di genio ed ironia ma anche sentimento e tematiche filosofiche.
Tutto ciò rende The Stanley Parable un’esperienza quasi trascendentale per il mondo videoludico, che stravolge molte delle regole del videogioco per portarle a sé e “farci quello che vuole”: come se tutto ciò non bastasse, va aggiunta una qualità della scrittura e del doppiaggio (con l’incredibile Kevin Brighting a fare da voce al narratore) semplicemente eccezionale.
La versione Ultra Deluxe non fa altro che consacrare questo insieme di follia, arrivando a creare attorno a The Stanley Parable un vero e proprio immaginario ed universo creativo, ben distaccato e lontano da quelli al quale siamo abituati.
Nonostante ciò, va detto che alcuni discorsi del narratore vengono tirati un po’ troppo per le lunghe con giri di parole esagerati: inoltre, se per qualche motivo non doveste aver apprezzato la particolare struttura del gioco base (che richiede comunque una certa concentrazione per essere seguita al meglio), con la Ultra Deluxe non solo non cambierete idea, ma potreste volervici allontanare ancora di più.
Ma in casi come questi dovremmo tutti sforzarci di uscire dalla nostra comfort zone, dato che opere come questa ne esistono davvero poche: infatti, se dovessimo dover aspettare altri 9 anni per “vedere altro”, lo faremo volentieri, in fin dei conti il tempo è relativo, e soprattutto… la fine non è mai la fine!
Con l'elegante ritardo a cui siamo abituati, dal 7 novembre Look Back è finalmente disponibile…
Incredibile ma vero, Red Dead Redemption è finalmente disponibile su PC, piattaforma su cui non…
Come quasi ogni saga videoludica "longeva", nei due decenni abbondanti della sua vita anche quella…
Tra i giochi indie che negli ultimi anni hanno più smosso anche i gamer più…
Kyoutarou Azuma, talentuoso e versatile disegnatore di manga, apparteneva alla nutrita schiera di autori esteri…
Anche quest'anno si è concluso il Lucca Comics & Games, e, come tutti gli anni,…
Questo sito utilizza i cookies.
Scopri di più