Corto Maltese: Oceano Nero è una graphic novel di Bastien Vivès e Martin Quenehen che si propone un obiettivo ambizioso: rinnovare il personaggio creato da Hugo Pratt per le nuove generazioni.
Il nuovo Corto Maltese presente in questo volume pubblicato in Italia dalla Cong Sa è più giovane dell’originale e vive le sue avventure nei primi anni del ‘2000, ma preserva gran parte dello spirito dell’originale, sebbene con qualche riserva.
Oceano Nero si apre in medias res con Corto in procinto di accompagnare dei loschi figuri con la sua modesta imbarcazione verso quello che sembra un arrembaggio in piena regola.
Già da qui è chiaro che il personaggio è un libero professionista che non sta troppo a guardare con che tipo di persone fare affari. Di contro, però, non accetta che gli indifesi finiscano nel mezzo, aiutandoli anche a costo di inimicarsi persone molto potenti.
Questa ambiguità è alla base del personaggio sin dalle sue prime apparizioni, dove veniva esacerbata da un atteggiamento smaccatamente provocatorio che non lesinava il prendersi gioco dei valori altrui, che fossero ideali rivoluzionari (come in Samba con Tiro Fisso) o repressioni autoritarie (Le Celtiche).
Tale atteggiamento, a volte persino gratuito, serviva a dare l’idea di un uomo libero a 360 gradi che, tuttavia, finiva quasi sempre per prendere una parte ben precisa all’interno dei conflitti in cui finiva coinvolto, a dimostrazione che tanto libero da ideali, questo Corto Maltese, non lo era poi così tanto.
Nell’interpretazione di Quenehen-Vivès, il personaggio è sì sfacciato, ma solo più nei confronti delle autorità politiche e dei malvagi, mostrandosi molto più indulgente verso i deboli e le simpatiche canaglie come lui. Una sottile ma importante differenza che trova spiegazione nei background degli autori.
Pratt venne costretto a prestare servizio durante la seconda guerra mondiale e nelle sue rappresentazioni belliche raramente sono presenti una controparte totalmente “buona” e una totalmente “cattiva”. Anzi, non lesina mai di mostrare come, in guerra, chiunque è costretto a compiere azioni disumane e contraddittorie che nessun ideale può giustificare fino in fondo (emblematica in questo senso è la storia Vanghe dancale, appartenente alla serie Gli Scorpioni del Deserto).
Martin Quenehen è invece un giornalista e un insegnante dalla visione assai più dicotomica, almeno secondo ciò che traspare da questo graphic novel: in ogni parte del mondo esistono degli oppressi sempre nella ragione e degli oppressori sempre nel torto.
Sebbene questa caratteristica ideologica renda il protagonista più prevedibile e leggermente meno carismatico, d’altro canto contribuisce a intessere una trama più attinente alla realtà dal punto di vista sociopolitico, conferendole un interesse che va oltre le semplici azioni avventurose, che comunque sono assai frequenti. Inoltre, inserisce pienamente Oceano Nero in uno dei due filoni prattiani di Corto Maltese (quello storicamente accurato del già citato Le Celtiche e quello surreale-onirico di Suite Caribeana).
Quenehen ha sicuramente fatto i compiti a casa, ma ha anche lasciato che fossero le azioni a muovere la vicenda ed esplicitare le motivazioni dei personaggi, rinunciando alla verbosità marcata delle vecchie storie in favore di scambi di battute più sintetici e puntuali.
D’altronde, sembra che la paura di annoiare il lettore fosse tra le preoccupazioni principali degli autori: tra trafficanti di droga, servizi segreti di due nazioni, cellule fasciste segrete nascoste in Sud-America e una miriade di personaggi secondari (non tutti memorabili, va detto), Corto e il lettore finiranno sballottati da un lato all’altro del globo nel tentativo di risolvere un’ancestrale caccia al tesoro degna di Indiana Jones.
Abbiamo quindi una scrittura che si inserisce benissimo nel corso tracciato da Pratt senza scimmiottarlo, aggiungendo un tassello alternativo per tutti quei lettori che non hanno avuto occasione di conoscere Corto Maltese per ovvi limiti anagrafici.
Eppure, forse per inesperienza dello scrittore, alcune soluzioni risultano quantomeno forzate e qualche cliché ogni tanto fa capolino, come il classico personaggio di supporto mai visto prima che spunta fuori solo per salvare il protagonista ormai spacciato, salvo poi sparire nel nulla. Ma in fin dei conti sono più eccezioni che regole.
E parlando di eccezioni, eccezionale è stato proprio Bastien Vivès, che con il suo tratto delicato, morbido ed evanescente è riuscito a rendere perfettamente lo spirito “sospeso” delle ambientazioni prattiane, grazie anche all’utilizzo di molteplici tecniche e di una padronanza invidiabile delle scale di grigio.
Però, a differenza dall’autore veneziano, che congelava i volti dei suoi personaggi in espressioni archetipiche, Vivès carica di drammaticità ogni singola vignetta, coniugando l’eleganza autoriale al dinamismo del moderno fumetto popolare.
Corto Maltese: Oceano Nero è un modo nuovo di fruire un personaggio immortale.
Un’operazione di svecchiamento (non che le opere di Hugo Pratt siano invecchiate) che si giustappone all’originale senza tentare neanche minimamente di sostituirlo, ma proponendosi come alternativa audace senza timore di critiche da parte dei lettori più reazionari, già abbondantemente fioccate in Francia.
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