Josée, la Tigre e i Pesci, la recensione: la forza dei sogni in una favola moderna

Josée, la Tigre e i Pesci

8.4

SCRITTURA

9.0/10

REGIA

8.0/10

COMPARTO TECNICO

8.5/10

DIREZIONE ARTISTICA

9.0/10

CAST

7.5/10

Pros

  • Una storia per tutti
  • Affronta temi importanti come la disabilità in maniera delicata ed interessante
  • Colonna sonora di altissimo livello
  • Disegni e animazioni sono un piacere per gli occhi

Cons

  • La seconda parte del film si sviluppa un po' troppo velocemente
  • Doppiaggio ottimo per i protagonisti, meno per i personaggi secondari

Dopo un lungo periodo di stallo dovuto alle tante complicazioni degli ultimi due anni, gli anime tornano al cinema e lo fanno con uno dei lungometraggi più apprezzati dal pubblico giapponese lo scorso anno, Josée, la Tigre e i Pesci.

Immaginiamo che ovunque si trovi ora Seiko Tanabe sarebbe stata contenta di vedere che nel 2020, un anno dopo la sua triste scomparsa, uno dei suoi romanzi più apprezzati è stato preso come base per ben due film, un live-action coreano e il protagonista della recensione di oggi: Josée, la Tigre e i Pesci.

Prodotto da Studio Bones (My Hero Academia, Mob Psycho 100) e diretto da Kotaro Tamura (Noragami), Josée, la Tigre e i Pesci ha sorpreso in positivo il pubblico e la critica del Sol Levante lo scorso anno e arriva nelle nostre sale grazie a Koch Media e Anime Factory, un appuntamento imperdibile per ogni appassionato degli anime dopo un periodo vuoto a livello di distribuzione cinematografica.

Andiamo quindi insieme a scoprire come è andato questo attesissimo ritorno dell’animazione giapponese nei cinema italiani a quasi due anni dall’ultimo film evento, Promare.

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Trama

Nella vita non dobbiamo lasciare andare facilmente i nostri sogni, la forza che ci conferiscono e il significato profondo che vivere inseguendo un obiettivo dona a tutta la nostra esistenza. Intorno a questa premessa apparentemente banale ruota tutta la vicenda di Josée, la Tigre e i Pesci.

Tsuneo è un universitario come ce ne sono tanti, in Giappone e non solo. Vive da solo studiando e guadagnandosi da vivere con qualche lavoretto, mettendo da parte dei soldi. Tsuneo ha un sogno molto particolare, studiare le creature marine in Messico e potersi immergere alla ricerca di un branco di pesci che lo ossessiona fin da piccolo. Una sera però, mentre tornava verso casa dal lavoro, Tsuneo viene colpito da una ragazza in sedia a rotelle. La giovane era stata urtata e aveva perso il controllo della sedia in cima ad una collina finendo così per colpire Tsuneo che passeggiava ignaro.

Dopo questo incontro/scontro la nonna della ragazza decide di invitare Tsuneo a cena nonostante la giovane di nome Kumiko sia ostile al ragazzo. A cena Kumiko continua ad essere scontrosa con Tsuneo e lo esorta a chiamarla Josée. Una volta terminato il pasto la nonna, capito che Tsuneo sta cercando di mettere da parte dei soldi, propone al ragazzo di prendersi cura della nipote disabile in cambio di un ottimo compenso.

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Da qui in poi, tra una litigata e l’altra, inizia la storia di Tsuneo e Josée. La ragazza è sempre ostile nei confronti degli estranei, si chiude in camera e quasi costringe Tsuneo a mollare il suo nuovo lavoretto. Un giorno però Tsuneo scopre che Josée ha un passione per il disegno e per il mare che tiene nascosta. Tsuneo quindi si offre di accompagnarla al mare, dove Josée ha sempre voluto andare da quando i suoi genitori sono morti, per rispondere ad una domanda che il padre le aveva rivolto prima di lasciarla: “che sapore ha l’acqua del mare?”.

Questa esperienza avvicina i due che iniziano ad uscire di casa ogni giorno di più, nonostante l’ostilità della nonna, scoprendo sempre nuove cose su quel mondo esterno dal quale per anni Josée era fuggita. Le nuove esperienze accendono nella ragazza una rinnovata voglia di vivere nonostante qualche difficoltà che la sua condizione la costringe a sopportare.

La situazione però degenera quando due eventi drammatici mettono alla prova sia Josée che Tsuneo, entrambi si ritroveranno in difficoltà perdendo la forza di inseguire il proprio sogno, ma solo con l’aiuto l’una dell’altro riusciranno ad uscire da questa condizione, tornando finalmente a vivere.

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Crescere nonostante mille difficoltà

Ci sono due temi principali all’interno di Josée la Tigre e i Pescila crescita e la disabilità, che spesso si intrecciano nel corso di tutto il film. Josée è un po’ il fulcro dello sviluppo di queste due tematiche. La disabilità l’ha costretta a vivere in casa, isolata dal mondo esterno, creando una specie di bolla nella sua abitazione e nella sua vita per proteggersi dalle cose spaventose che pullulano all’esterno (metaforicamente rappresentato nella paura per le tigri).

L’incontro con Tsuneo è una svolta nella sua vita. Josée dopo averlo conosciuto vuole uscire, esplorare quel mondo dal quale si era allontanata e vivere tante nuove esperienze diverse. Le difficoltà però continuano a presentarsi e, nonostante una ritrovata voglia di vivere, il fardello della disabilità continua ad influenzare i rapporti umani di Josée che crede di poter far affidamento solo su Tsuneo.

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Quando però Josée si troverà ad affrontare un altro momento duro decide di non poter sempre contare su Tsuneo, rinunciando anche a disegnare. Questo incrina il rapporto con il suo “attendente” ma quando anche Tsuneo viene posto di fronte a delle difficoltà e viene quasi costretto ad abbandonare il suo sogno di studiare in Messico sarà proprio la ragazza a prendere l’iniziativa per aiutarlo.

La crescita di Josée sta proprio nell’aver deciso di affrontare le proprie paure e di riprendere in mano il suo sogno da sola, per se stessa e per aiutare Tsuneo a ritrovare la forza di raggiungere il suo obiettivo, diventando lei l’esempio e l’aiuto che fino a quel momento il ragazzo era stato per lei.

Raccontando il rapporto tra i due, Josée, la Tigre e i Pesci riesce a trattare una tema complicato come la disabilità senza cadere in una retorica banale con estrema delicatezza, usandolo come mezzo narrativo per la crescita della protagonista e di chi le sta intorno in un modo diverso rispetto ad altri esempi che il media anime ci ha già fornito (La Forma della Voce per citare il più famoso), ma altrettanto riuscito.

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Josée e Tsuneo

Come è facile intuire, Josée, la Tigre e i Pesci non è solo un racconto di crescita e formazione ma vuole narrarci anche una storia d’amore tra i protagonisti e ci riesce mettendo in scena il loro rapporto con dolcezza e semplicità.

Kumiko, o meglio Josée, nome tratto dal romanzo di Sagan Tra un mese, Tra un anno, è un’ottima protagonista. Inizialmente scontrosa e fredda, piano piano si apre grazie a Tsuneo ed amplia anche la sua cerchia di conoscenze. Le paure che la bloccavano continuano a tormentarla vista la sua condizione, ma lentamente riesce ad andare sempre avanti, alla fine cade ma, messa con le spalle al muro, reagisce, comprende la sua situazione e aiuta anche Tsuneo a rialzarsi.

Tsuneo invece inizialmente è un buon personaggio ma appare quasi troppo “perfetto”. Un instancabile lavoratore, sempre dedito allo studio e al suo sogno e pronto anche a dare una mano a Josée. Paradossalmente il suo personaggio cresce e diventa l’eccellente protagonista che è nel film solo quando inizia a farsi delle domande sul suo futuro e quando deve quasi rinunciare al suo obiettivo. Qui ci viene mostrato il suo lato più umano e lo spettatore non può che immedesimarsi in uno Tsuneo in balia degli eventi che può salvarsi solo non mollando anche quando tutto sempre perduto, grazie all’aiuto di Josée e dei suoi amici.

Comparto Tecnico

Quando parliamo di anime prodotti da studio Bones le aspettative sono sempre altissime. Nel corso degli anni, con opere come Mob Psycho 100 e Full Metal Alchemist, lo studio ha acquisito una certa fama per quanto riguarda le animazioni dei suoi lavori e in Josée, la Tigre e i Pesci di certo non ci ha deluso.

Senza dover ricorrere a scelte esagerate che il film non richiedeva, Bones ci racconta la storia di Josée e Tsuneo attraverso un’ambientazione stupefacente fatta di sfondi curatissimi e un’animazione impeccabile che ci accompagna dal primo all’ultimo minuto. Un film che non a caso ha ricevuto molte nomination in alcune delle premiazioni più importanti del settore.

All’animazione di alto livello si unisce anche una colonna sonora composta alla perfezione da un musicista ormai di punta nella scena anime, Evan Call. Il giovane compositore americano, già noto per lavori straordinari come Violet Evergarden, ci regala un’altra OST indimenticabile, con un uso preciso dell’orchestra che affianca, senza mai sovrastare, le scene e ci cattura ad ogni traccia.

Altra nota estremamente positiva sempre dal punto di vista musicale sono le due tracce cantate da Eve per chiudere il film: Ao No Waltz, che fa da sottofondo nei momenti più importanti del finale, e la stupenda Shinkai che culla gli spettatori attraverso i commoventi titoli di coda. Due brani eccezionali che confermano ormai il cantautore giapponese, esploso con la opening di Jujutsu Kaisen, come una delle voci più interessanti del panorama J-Pop.

Parlando infine del lavoro fatto da Koch Media, l’adattamento italiano del film di Studio Bones nel complesso risulta più che soddisfacente. Il cast di doppiatori si difende bene nonostante qualche prova sottotono da parte di alcune voci secondarie, ma a sorprenderci soprattutto è stata la voce di Luna Iansante.

La giovane figlia d’arte romana ci regala una Josée ricca di sfaccettature, coinvolgente ed emozionante che non sfigura minimamente rispetto alla versione originale. Un’interprezione di alto livello per una doppiatrice che probabilmente sentiremo sempre di più nel corso dei prossimi anni.

La forza dei sogni in una favola moderna

Entrando in sala per vedere Josée, la Tigre e i Pesci è quasi inevitabile ricercare le sensazioni provate ne La Forma della Voce. Il film però, pur trattando una tematica affine a quella del capolavoro della Yamada, intraprende scelte narrative simili ma le mette in scena in maniera differenze, riuscendo comunque a colpire e commuovere lo spettatore con due personaggi profondi come Josèe e Tsuneo.

Non era facile reinterpretare ed adattare il racconto di Seiko Tanabe ai giorni nostri ma il risultato finale del team guidato da Tamura è eccellente sotto ogni punto di vista. L’unico appunto che possiamo fare riguarda la velocità della narrazione nella seconda parte del film, un po’ troppo accelerata rispetto alla prima.

Al temine della visione non possiamo che essere estremamente soddisfatti di questo ritorno degli anime al cinema. Josèe, la Tigre e i Pesci ci trascina in un mondo visivamente stupendo che racconta difficoltà e bellezze della vita attraverso una favola moderna che ci sprona a credere nella forza dei nostri sogni, anche quando sembrano ormai irraggiungibili.

La storia di Tsuneo e Josèe è di quelle che potremmo descrivere perfettamente rubando il termine “heartwarming” al vocabolario inglese, un racconto che scalda il cuore e ci commuove con delicatezza seguendo il percorso dei due protagonisti.

In conclusione ci auguriamo che il discreto successo di Josée, la Tigre e i Pesci possa segnare l’inizio di una nuova stagione di eventi cinematografici dedicati all’animazione giapponese, fatta non solo di film legati a serie famose o registi quotati come Makoto Shinkai, ma che possa dare spazio (e soprattutto pubblicità) anche a opere meno conosciute e sponsorizzate che spesso non riescono a raggiungere il grande schermo del nostro Paese.

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Matteo Tellurio

Nascere in un paesino umbro ti porta ad avere tanti hobby. Cresciuto tra console e computer, è da sempre amante di cinema, serie TV e musica, nella quale si diletta in maniera molto amatoriale. Anime e manga invece sono il pane quotidiano ma anche lo sport lo appassiona. Crede di aver visto ogni singola disciplina inserita dal CIO alle Olimpiadi.

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