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His Dark Materials 2, la recensione: buono ma non ottimo

His Dark Materials stagione 2

7.3

COMPARTO TECNICO

8.0/10

CAST

9.0/10

SCRITTURA

5.5/10

REGIA

8.0/10

DIREZIONE ARTISTICA

6.0/10

Pros

  • Primi episodi quasi perfetti
  • Ottima recitazione
  • Stupenda regia
  • Ambientazione intrigante

Cons

  • Adattamenti scialbi nella seconda metà
  • Personaggio di Marisa stravolto

Continua l’epopea della serie più costosa della BBC, prodotta assieme alla HBO, nella sua seconda stagione: His Dark Materials – Queste Oscure Materie (approdata in Italia su Sky) sta ultimamente riscuotendo sempre più pubblico e fama.

Lyra Belacqua e il suo daimon, Pantalaimon, incontrano finalmente Will Parry e decidono di aiutarlo nel suo intento di ritrovare il padre. Al contempo, devono ancora sfuggire alle mire della madre di Lyra, Marisa Coulter, che sfrutta il desiderio di Lord Boreal di impadronirsi dell’Aletiometro per riportare Lyra a casa.

Intanto il pistolero aeronauta Lee Scoresby scopre dove si trova il padre di Will, John, e promette di proteggerlo dal Magisteium che gli dà la caccia. Salti da un universo parallelo all’altro, inganni, promesse e sacrifici si fanno strada in questa stagione, tutto perché Lyra compia il suo destino, del quale lei stessa deve rimanere all’oscuro per la salvezza del libero arbitrio.

Un inizio dirompente

Per i lettori accaniti di Philip Pullman e della pluripremiata trilogia, i primi tre episodi di questa seconda stagione di His Dark Materials saranno una manna dal cielo: la fedeltà ai libri, già presente per la maggior parte della prima stagione, è qui quasi maniacale. I protagonisti pronunceranno frasi chiave che gli spettatori adoreranno riascoltare e le piccole aggiunte in favore di un approccio più seriale non daranno alcun fastidio a chi desidera vedere un buon adattamento, anzi, avranno l’effetto opposto.

Verranno approfonditi determinati personaggi che, nella controparte cartacea, erano poco presenti o totalmente assenti. Primo fra tutti Padre Hugh, qui intento a macchinare complotti e sotterfugi per ottenere e mantenere la sua posizione di potere nel Magisterium.

Della soddisfacente resa della prima parte di questa stagione è complice forse il fatto che abbiano affiancato a Jack Thorne altri scrittori di una non discutibile bravura. Dopo The Cursed Child ci eravamo abituati a vederlo come un distruttore di opere fantasy, come demolitore di schemi ben congegnati per del mero fanservice. Qui, invece, pare che Francesca Gardiner e Sarah Quintrell abbiano voluto calmare i suoi appetiti e regalarci degli episodi splendidi.

Chiunque abbia letto La Lama Sottile e chiunque brami un’ottima introduzione troverà in questa stagione tutto quello che cerca.

Un seguito discutibile

Peccato, però, che più si vada avanti più tale bellezza inizi a scemare. Certo, non si dovrebbe essere totalmente contrari ai cambiamenti nei confronti dell’opera originale, a patto però che tali cambiamenti abbiano senso. Qui non troviamo questa scusa: le modifiche apportate a certe scene di enorme importanza non hanno lo stesso impatto delle pagine di Philip Pullman e risultano così minimizzate o quasi totalmente tagliate.

Scelte fatte forse per non scandalizzare troppo lo spettatore o forse per una mancanza di budget, ma nessuna di queste scuse regge troppo: se ci hanno fatto vedere dei dirigibili che esplodono a mezz’aria, avrebbero potuto mostrare tranquillamente qualche secondo in più di effetti speciali in un’altra scena.

Il tutto rende questo capitolo di His Dark Materials non totalmente perfetto per i fan dell’opera di Philip Pullman, ma più che buono per coloro che non hanno letto alcune delle sue opere. I cambiamenti apportati non stravolgono la storia tanto da avere una ricaduta sulla trama più avanti ma, semplicemente, non offriranno le stesse sensazioni a chi ha pianto sfogliando le pagine della Lama Sottile.

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I mondi di Lyra

I principali difetti di His Dark Materials 2 sono da cercare dunque nella carente gestione della scrittura, poiché, d’altro canto, non c’è molto da dire sul lato tecnico e interpretativo. Gli effetti speciali sono stati gestiti in modo migliore rispetto alla prima stagione, persino durante l’opening, nella quale il design risulta più realistico. Gli episodi sono gestiti dalla regia alternata di Jamie Childs e Leanne Welham, che ci hanno donato ampie inquadrature e che ci hanno fatto davvero sentire dentro l’episodio, a guardare i mondi paralleli esplorati dalla serie.

Più di tutto colpisce il modo in cui viene rappresentata Oxford, la Oxford di Philip Pullman, la città che gli ha dato così tante ispirazioni per la creazione dell’opera definita come l’Alice in Wonderland moderno. Il modo in cui Lyra interagisce sia con la sua città parallela sia con Cittagazze, assieme a Pan e Will, è molto credibile e a dir poco adorabile.

Non si può non spendere qualche parola su questa città. Una terra di mezzo tra gli universi, indubbiamente ispirata esteriormente a Mont Saint-Michel, ma la cui anima è tutta italiana: i nomi degli edifici, lo stile di architettura e la disposizione delle strade fanno pensare ad uno di quegli antichi borghi nostrani che troviamo in mezzo alle colline mentre stiamo facendo una vacanza. Si riesce quasi a sentire il profumo del pane, il gusto del caffè o la ruvidezza dei vecchi mattoni. Impossibile non notare l’amore che Philip Pullman prova per l’Italia, già citato in diverse interviste.

Personaggi e attori

Non ci sarebbe da dire molto neanche sul piano attoriale: i personaggi che abbiamo imparato a conoscere e amare in His Dark Materials proseguono nei loro archi caratteriali, alcuni dei quali troveranno il loro apice e la loro conclusione verso gli ultimi episodi.

Dakota Fannings e Amir Wilson hanno una chimica incredibile, che fa comprendere quanto i due leghino perfettamente anche fuori dalle riprese; Ruth Wilson forse è quella rappresentata peggio: dalla donna complessa e ricca di sfumature dei libri è stata traslata in una folle mancante di empatia tranne che nei confronti della figlia, cosa assolutamente non vera.

Lin-Manuel Miranda è un Lee Scoresby diverso dai libri ma sempre piacevole da vedere: un trickster altruista e sarcastico con una profondo rispetto verso i suoi amici. Parlando di attori novelli, almeno nella serie, entrano in scena Andrew Scott (Moriarty in Sherlock) nel ruolo di John Parry e quel viso di marmo di Terence Stamp (Generale Zod in Superman II), i quali, per quanto non appaiano molto nella stagione, sono stati capaci di regalarci delle performance carismatiche e al contempo pacate e dirompenti.

Chi ruba la scena, o meglio la serie, è Simone Kirby nel ruolo di Mary Malone, forse il personaggio più importante della saga dopo Lyra. Lei è la Mary dei libri, rappresentata in maniera perfetta negli atteggiamenti, nelle intenzioni e nelle fisionomia, ogni secondo che la vedrà presente delizierà lo spettatore.

Se si sorvolano i problemi di sceneggiatura e adattamento (almeno negli ultimi due terzi della serie) e ci si concentra sul comparto tecnico ben assortito, troviamo nel complesso di His Dark Materials una buona serie. Non ottima, come i fan della prima stagione speravano che fosse, ma comunque accettabile. Si può dire che, come citato sopra, farà innervosire molti lettori, mentre chi giunge come profano della trilogia la troverà assai più gradevole.

Si spera che, con l’adattamento del Cannocchiale d’Ambra, si risolvino questi problemi e che Jack Thorne dia ai fan quello che ai fan spetta.

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Veoneladraal

Fin da bambino sono sempre stato appassionato di due cose: i romanzi fantasy e il cinema, passioni che ho coltivato nel mio percorso universitario, laureandomi al DAMS Crescendo hoi mparato a coltivare gli amori per i videogiochi, i fumetti e ogni altra forma di cultura popolare. Ho scritto per magazine quali Upside Down Magazine e Porto Intergalattico, e ora è il turno di SpaceNerd di sorbirsi la mia persona! Sono un laureato alla facoltà DAMS di Torino, con tesi su American Gods e sono in procinto di perseguire il master in Cinema, Arte e Musica.

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