Mi sembra paradossale parlare di un fenomeno come il razzismo nel 2019. Nonostante i grandi passi avanti avvenuti in alcuni ambiti, siamo tornati indietro su altri. In giro per il web non è difficile trovare commenti e opinioni particolarmente intolleranti, quei classici discorsi che cominciano con “Io non sono razzista, ma” e finiscono con frasi di un razzismo imbarazzante. A tratti non mi sembra nemmeno di essere nel ventunesimo secolo. E’ giusto affermare che purtroppo il razzismo è ancora un fenomeno attuale.
Mi sono ovviamente chiesto che cosa potessi fare nel mio piccolo per sensibilizzare al tema, ma mi sono soprattutto domandato che cosa invece stesse facendo la nona arte a riguardo. Di film e libri che trattano l’argomento ce ne sono tantissimi mentre di fumetti non molti, almeno nel panorama italiano. Deadwood Dick è un caso quasi unico ed è quello che ha attirato la mia attenzione, un western crudo e senza troppi peli sulla lingua edito da Sergio Bonelli Editore e curato da Michele Masiero per la collana “Audace”.
Il fumetto racconta le storie del pistolero Nat Love, per gli amici/nemici Deadwood Dick, tratte dai romanzi di Joe R. Lansdale, usciti tra il 1877 e il 1897. Senza mezzi termini o filtri nel linguaggio, il fumetto ricrea perfettamente le atmosfere Texane e il clima di intolleranza dell’america post guerra civile. Un momento storico che sancisce l’abolizione della schiavitù e la vittoria del nord abolizionista. Situazione storica e atmosfere a cui siamo già stati abituati, per esempio, da film come Django Unchained o The Hateful Eight, entrambi diretti da Quentin Tarantino.
Per tutti e sette gli albi che compongono la serie, la sceneggiatura e le tavole si attestano ad un livello qualitativo molto alto, con una profondità emotiva eccezionale. Una sagacia nelle battute ammirevole e un background caratteriale dei personaggi che dimostra, senza dubbio alcuno, che non si è davanti ad una banale Blaxploitation ( black = nero e exploitation = sfruttamento), bensì ad un’opera complessa che tratta temi importanti senza mai banalizzarli. La Bonelli, seppur con una struttura delle tavole old school, riesce ad incarnare perfettamente un tema e una storia innovativa e dall’elevato potenziale.
Invito tutti a recuperare i sette albi che compongono la serie di Deadwood Dick, supportiamo l’industria affinché possa trattare sempre argomenti audaci. Se vogliamo crescere come persone abbiamo bisogno di leggere anche questo tipo di storie. Abbiamo bisogno di altri fumetti come Deadwood Dick.
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