Devil May Cry, in attesa di un nuovo adattamento animato firmato Netflix prodotto da Adi Shankar (Castelvania), sbarca sulla piattaforma il 1° febbraio col suo storico anime.
Nel 2007, la celebre casa produttrice Madhouse decise di creare un anime ispirato alla famosa saga videoludica di Devil May Cry (la cui storia completa trovate qui) chiamato Devil May Cry – The Animated Series. Fu trasmesso lo stesso anno da WOWOW in 12 episodi da 30 minuti ciascuno. In realtà, rispetto ai videogiochi, va considerato come uno spin-off, vista anche l’aggiunta di personaggi e dettagli differenti.
Regia: Shin Itagaki (Princess Mononoke, Berserk, Batman Beyond)
Sceneggiatura: Bingo Morihashi (ep. 3, 4, 11, 12: collaboratore anche nei videogiochi della saga), Shôtarô Suga (ep. 2, 5, 8, 10: curatore di Resident Evil Damnation), Toshiki Inoue (ep. 1, 7, 9: famoso per aver curato i testi di Full Metal Alchemist e Detective Conan), Ichiro Sakaki (ep. 6).
Character design: Hisashi Abe (Cardcaptor Sakura, Berserk, Hellsing Ultimate)
Direzione artistica: Katsushi Aoki (Hunter x Hunter: Phantom Rouge, Boruto)
Dante è un semidemone, figlio del demone Sparda e di un’umana, e ha deciso di aprire la sua attività: uccidere demoni a pagamento.
Viene aiutato da Morrison, il suo manager che gli procura sempre nuovi incarichi, spesso non poi così fruttuosi.
Ad affiancarlo, l’albino avrà sempre le due ragazze preferite: Lady e Trish, già viste nei videogames.
Ma proprio mentre sta svolgendo l’ennesima missione, il cacciatore in rosso si ritrova a salvare una bambina di nome Patty Lowell. Patty è orfana e sola al mondo, e così Dante decide di adottarla.
Ma qual è la vera storia di questa fanciulla? Dante dovrà investigare.
Un appassionato alla saga che si approccia a questo prodotto per la prima volta non può non notare tutta una serie di differenze rispetto alla saga originale.
Parliamo comunque di un anime che ha dovuto adattarsi ad un prodotto già “finito” (tra videogame, novel, eccetera), e che probabilmente avrebbe avuto bisogno di più episodi per approfondire.
I 12 episodi (in un certo senso 12 storie autoconclusive), non aiutano la trama a decollare, nonostante il personaggio di Dante sia ben caratterizzato, dopotutto.
Forza poi dell’hack n’slash da cui è tratto sono i combattimenti.
In The Animated Series sono resi in modo decisamente anime, con tanto di schizzi di sangue in quantità alla più minima ferita, ed epiloghi estremamente rapidi.
Non che il sangue non fosse presente nei videogiochi, ma fa storcere il naso vedere un Dante un tantino troppo op rispetto al solito.
Nel complesso, salvo qualche episodio più lento e sicuramente sacrificabile, negli anni duemila la cara Madhouse riuscì comunque a far sorridere alcuni fan di Devil May Cry, avvicinando al contempo tanti ragazzi ai videogiochi Capcom, incuriositi dalle vicende trattate.
Abbiamo il nostro cacciatore di demoni preferito, coinvolto in scene anche decisamente stilose e divertenti come suo solito. Viene anche raccontato discretamente il suo lato umano.
Degno di nota è anche l’appprofondimento del rapporto tra le due cacciatrici Lady e Trish, per la prima volta insieme. Infatti, saranno unite solo nel capitolo 4 del videogame uscito nel 2008.
I disegni poi sono ben realizzati, e tracciano un ritratto di Dante familiare ed attraente perfino. Anche le scenografie sono senza dubbio molto suggestive. Magari il concept dei demoni un po’ meno.
Inoltre, la colonna sonora ad opera dei rungran è sicuramente uno dei più grandi pregi della serie. L’opening strumentale è davvero splendida, e fa piacere riascoltarla ogni volta.
Forza poi della nostra versione italiana è un doppiaggio davvero ben curato, che rende ottima giustizia al nostro paladino in rosso.
Insomma, se avete intenzione di recuperarla da fan o meno della saga, per ingannare anche l’attesa del quinto capitolo del videogioco, potrete farlo dal primo febbraio su Netflix. E se non ne siete comunque soddisfatti, potrete aspettare la serie prodotta dalla piattaforma stessa.
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