Anime

C’è bisogno di Zatsu Tabi: That’s Journey

Il 7 aprile 2025 debutta su Crunchyroll l’anime Zatsu Tabi: That’s Journey, tratto dal manga di Kenta Ishizaka e prodotto da Studio Makaria.

Sempre il 7 aprile 2025 guardo la prima puntata della serie dal letto del mio hotel in una città costiera del nord del Giappone: Aomori, il primo di numerosi parallelismi che legano la mia esperienza personale a questa serie.

Un anime leggero, senza pretese e per questo difficilmente entrerà nei radar del grande pubblico. Un peccato per quanto di buono una storia del genere nasconde sotto il velo dello slice of life/cute girls doing cute things. E questo vale sia dal punto di vista umano, visti i messaggi positivi che cerca di mandare episodio dopo episodio, ma soprattutto dal punto di vista culturale. Il manifesto di un Giappone che raramente finisce sotto i riflettori.

Il viaggio di Chika Suzugamori

Chika Suzugamori è una giovane universitaria che aspira a fare la mangaka. Le cose non vanno neanche così male visto che ha pure vinto un prestigioso premio, ma da quel momento la sua carriera ha preso una battuta d’arresto. Tutte le bozze presentate sono state rifiutate dalla sua editrice, la quale però le suggerisce di farsi un viaggetto per schiarirsi le idee.

Chika decide quindi di partire alla buona, facendo un sondaggio sui social su quale direzione prendere, e si ritrova così su uno shinkansen da sola, direzione nord. Qui si ferma nella zona di Aizu-Wakamatsu, storica cittadina nota per il castello e i Samurai.

Questa è la prima tappa di una serie di viaggi che porteranno la nostra protagonista, a volte sola, altre accompagnata, in giro per il Giappone, alla scoperta di posti mozzafiato lontani e diversi da quelli che l’immaginario collettivo e i tour guidati occidentali di solito battono nel Sol Levante. Una storia di crescita personale dedicata a cantare un’ode per un paese capace di stupirvi in ogni suo angolo.

Zatsu Tabi è anche il My Journey

Torniamo alla simpatica coincidenza che lega me e questo slice of life. Il 7 aprile, data di uscita della prima puntata, mi trovavo nella città di Aomori, uno dei punti più a Nord del Tohoku, nel bel mezzo del mio secondo viaggio in Giappone.

Conoscendo le premesse e il genere dell’anime ero già certo di quello che avrei trovato: l’ennesimo SoL rilassante che avrei finito per adorare. Questo si è dimostrato inevitabilmente vero; non ritengo Zatsu Tabi un pilastro di questo genere ma rimane un’opera molto godibile e perfetta per staccare guardando una serie divertente e ricca di contenuti interessanti.

Ciò che non mi aspettavo invece è stato trovare, nel tema del viaggio, una connessione così forte con il messaggio implicito che l’anime voleva trasmettere.

Zatsu Tabi, nel raccontare i viaggi di Chika e delle amiche, ci porta alla scoperta di un Giappone diverso dalle solite città. Nonostante una simpatica gita a Shibuya e l’inevitabile coppia Kyoto-Osaka, a sorprenderci nei migliori episodi dell’anime sono zone rurali o meno conosciute, almeno a noi occidentali.

Le onsen di montagna, i monti intorno ad Aomori, i tre panorami del Giappone (io qui sono a due su tre, ci stiamo lavorando), e tantissimi altri scorci che ci colpiscono per la loro strabordante bellezza all’interno dell’anime, un invito della serie a scoprirli in un futuro viaggio.

Proprio questo ho trovato folgorante in Zatsu Tabi; forse il perché si può ricercare nel fatto che l’ho iniziato mentre anche io ero in un viaggio analogo a quello della protagonista, ma l’anime è comunque riuscito a mettermi altra carica anche una volta ritornato, aumentando la lista già infinita di luoghi da visitare nel Sol Levante.

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La vicinanza spirituale alla protagonista poi si accentura se ripenso a come ho organizzato il viaggio (più una deviazione dalle solite rotte turistiche che un vero piano) e al modo con cui Chika intende questo suo rituale. Una fuga per vivere la natura e i luoghi che visita per curare i problemi del quotidiano e arricchire la propria esperienza. Che sia per trovare ispirazione da mangaka o per fuggire dalla routine dell’ufficio per me non c’è troppa differenza.

Ed eccomi a rivivere attraverso Chika le mie avventure, soprattutto quando, diretta ad uno dei già citati belvedere del Giappone, la serie ci porta a Matsushima dove, proprio come la nostra protagonista, ho vissuto una giornata indimenticabile. Ad unirci anche l’iniziale diffidenza verso le ostriche e una silenziosa e riservata esplorazione dell’isolotto di Ojima.

Nel rappresentare questi luoghi meravigliosi Zatsu Tabi vuole promuovere una parte del Giappone e nel farlo ci racconta anche una storia di amicizia e di crescita individuale della nostra protagonista che rendono il tutto ancor più piacevole. Uno dei migliori spot per il turismo interno (ma anche estero) nel mondo dell’animazione, in grado di esaltare sia i luoghi che rappresenta, sia la figura del viaggiatore.

La crescita attraverso il viaggio

Il leitmotiv del viaggio in Zatsu Tabi serve per creare una cornice all’evoluzione della nostra protagonista e del rapporto che lei stringe con le sue amiche/compagne di viaggio. Come dicevamo nella breve esposizione della trama, viaggiare è per Chika un modo per ampliare gli orizzonti e staccare dalla quotidianità, così da trovare energie ed ispirazione per i suoi manga.

In questo Zatsu Tabi fotografa l’atto del viaggiare nella sua più nobile declinazione. Non una mera (per quanto legittima, serve sempre) vacanza, ma anche un mezzo di crescita, una fabbrica di esperienze che arricchiscono la nostra esistenza e la nostra vita.

Delle avventure di Chika quindi non dobbiamo solo ammirare le bellezze che la serie ci mostra, ma saper cogliere anche gli insegnamenti che il viaggio in tutti i suoi aspetti può darci. Come Chika trova ispirazione e impara cose che non pensava di trovare interessanti, anche noi possiamo crescere da esperienze come queste e tornare arricchiti di tante cose, oltre che più rilassati.

Grazie al suo messaggio che va ben oltre lo spot turistico al Giappone e al CGDCT, sono rimasto colpito da Zatsu Tabi, ma non poteva essere altrimenti. Negli ultimi anni, anche grazie ad una parvenza di maturità più economica che mentale, ho cercato di viaggiare il più possibile, incastrando posti ed esperienze diverse, e una storia come questa, che mette al centro del focus l’aspetto più nobile e affascinante del turismo, non poteva lasciarmi indifferente.

Provo un’ammirazione sincera per il personaggio di Chika Suzugamori e le sue simpatiche avventure rispecchiano quello che ognuno di noi dovrebbe provare a fare ogni tanto. Prendere in mano una cartina, compagnia o meno non fa differenza, preparare uno zaino alla buona e partire verso un luogo sconosciuto.

Guardando le puntate di Zatsu Tabi mi è sorta spontanea la sensazione che ci fosse bisogno di una serie del genere. Un anime che mettesse al centro il bello del turismo, quello fatto con rispetto dei luoghi e di chi ci abita, in grado di farci crescere e maturare grazie a queste esperienze.

Vorrei infine chiudere questo piccolo approfondimento con un aneddoto che durante la visione ho ricollegato subito alla filosofia dietro Zatsu Tabi.

Tra le mille avventure non ortodosse nella provincia di Aomori, ci siamo impelagati nel visitare il Santuario di Takayama dedicato a Inari. Per raggiungerlo un’odissea fatta di treni all’alba, bus non segnati su Google Maps e molte conversazioni a gesti.

Arrivati all’ultima tappa prima della meta (3 chilometri lungo una strada di campagna) noto una ragazza con in mano una macchina fotografica che aveva fatto tutto il percorso insieme a noi. Anche lei era diretta verso quel santuario, anche lei aveva vissuto la sua piccola avventura per raggiungerlo, e ho pensato che sicuramente anche lei, da quella sperduta campagna della prefettura di Aomori, come me e come Chika Suzugamori nell’anime, sarebbe uscita arricchita dal suo viaggio con una storia da raccontare.

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Matteo Tellurio

Nascere in un paesino umbro ti porta ad avere tanti hobby. Cresciuto tra console e computer, è da sempre amante di cinema, serie TV e musica, nella quale si diletta in maniera molto amatoriale. Anime e manga invece sono il pane quotidiano ma anche lo sport lo appassiona. Crede di aver visto ogni singola disciplina inserita dal CIO alle Olimpiadi.

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