Se bisognasse scrivere un pezzo sui tre più influenti franchise nati nelle braccia di mamma Nintendo, sicuramente Mario, The Legend of Zelda e Metroid ne sarebbero i protagonisti. Il primo ha rivoluzionato il mondo dei platform, il secondo ha dato le basi per il mondo degli action-adventure, e il terzo è il co-fondatore di un genere a sé stante che tutt’ora è la base per innumerevoli titoli indie di altissima levatura.
Però, almeno fino a qualche anno fa, Metroid era rimasto relegato nel limbo dei “Franchise Nintendo con molto seguito ma senza effettivo interesse dagli sviluppatori”, un po’ come fu Pikmin, che sta per ricevere un ulteriore sequel quest’anno, o Kid Icarus che dopo la parentesi su 3DS non ha più avuto alcun tipo di prodotto.
Com’è possibile che Metroid non sia rimasto al passo con i suoi due fratelli maggiori? Cosa è successo a quel franchise splendido che fa da base a innumerevoli giochi indie dalla qualità indiscutibile come Hollow Knight e Ori? La verità sta in una storia piena di alti e bassi, con influenze esterne e scelte di direzione alquanto discutibili. Una verità celata ai più e ben chiara ai fan della serie, una serie anziana, vecchia quasi quanto il concetto di videogioco moderno.
Samus nasce nell’anno 1986 in concomitanza con i fratelli Link e Mario (anche se lui raggiunse il Famicom Disk System l’anno prima, nel 1985, ndr) dalle mani di Nintendo Reasearch & Development 1, la divisione in cui lavorò Gumpei Yokoi (padre della croce direzionale, del Game&Watch e del Gameboy) e di Intelligent Systems, sviluppatori della serie di Fire Emblem e tutt’ora importantissimo team sotto le mani di Nintendo.
Tanti piccoli traguardi furono raggiunti con questo piccolo titolo, in primis la presenza di una eroina come protagonista, che non era sorprendente conoscendo la forte ispirazione al franchise di Alien ma comunque una novità per il mercato, soprattutto giapponese, di quegli anni.
L’altro grande traguardo completato da Metroid fu la costruzione di un complesso mondo di gioco completamente esplorabile, avvicinandosi molto di più all’approccio geniale del primo The Legend Of Zelda e allontanandosi dai livelli in sequenza dell’Italiano Baffuto.
Quel primo esordio fu assolutamente esplosivo, con pubblico e critica totalmente innamorati del gioco definendolo come parte della creme della creme dei software NES e cementificando la nostra cacciatrice di taglie come una delle figure più potenti del mercato videoludico di quegli anni.
Nacquero diversi progetti poco dopo, prima un ovvio sequel che sarebbe arrivato dopo qualche anno su Gameboy, poi un Libro-Game, una serie di fumetti per raccontare il passato di Samus Aran (che purtroppo è vittima di retcon nei titoli più recenti) e molto altro ancora.
Insomma: Metroid sarebbe stato il terzo grande pilastro di Nintendo.
Siamo nei pieni anni 2000, Metroid ha vissuto i suoi più rosei anni con ormai tre titoli mainline sotto la propria bandiera. Proprio in questi anni, soprattutto grazie all’arrivo dei primi veri e propri giochi Indie come Cave Story, nacque il vero e proprio genere Metroidvania, che racchiude tutte quelle componentistiche di gameplay che rendevano unici sia Super Metroid che Castlevania Symphony of the Night.
Dopo uno sviluppo di un Metroid 64 purtroppo finito in tragedia, causato da un progetto inconcluso e lasciato nel dimenticatoio, le speranze per i fan cominciarono a vacillare.
Tuttavia, arrivò la notizia che Retro Studios, un team americano, avrebbe preso in mano il franchise per provare a creare quello che sarebbe stato a tutti gli effetti il primo salto della serie nelle tre dimensioni: Metroid Prime.
Il titolo fu un enorme successo e ne scaturirono due grandissimi sequel, ma dal suo sviluppo cominciò a nascere un alone di disperazione e tristezza che sarebbe esploso in diversi progetti fallimentari da lì a poco.
Di fatto, prima della creazione di Metroid Prime 2: Echoes, un altro progetto che non ha mai visto la luce e che i fan hanno soprannominato Metroid Prime 1.5 consisteva nell’interpretare nuovamente Samus e prendere parte a un gioco mortale su una nave in rotta di collisione verso un pianeta pacifico.
Il main villain sarebbe stata una intelligenza artificiale con multiple personalità che avrebbe assimilato dati da Samus e dagli altri cacciatori di taglie che sarebbero stati intrappolati insieme a lei per costringerli a superare i propri limiti. Lo scopo principale dell’IA era quello di creare la razza guerriera perfetta da questo esperimento.
Se credete che sia estremamente confusionario e un pelo contrario a ciò che il franchise rappresenta, immaginate cosa abbia pensato Yoshio Sakamoto, padre della saga, mentre ascoltava il plot sopracitato. Questa idea fu effettivamente scartata, mantenendo il concetto dei due universi paralleli a conflitto per Metroid Prime 2.
Nella mente di Sakamoto sarebbe rimasta però una pulce, quello che per lui diventò un difetto effettivo della serie, che andava corretto il prima possibile: secondo lui il pubblico non aveva compreso chi fossero Samus, la Federazione Galattica e il l’universo narrativo del franchise.
Per lui fu chiaro che dovevano essere messi dei paletti, costruire più background e trasformare la saga in un vero e proprio action story-driven.
Passarono pochi anni, dopo l’uscita di Metroid Fusion, ottimo titolo per Gameboy Advance che già cominciò a soffrire di estrema navigazione e lunghe esposizioni: la saga di Metroid sarebbe rimasta in stallo fino alla seconda metà del ciclo vitale di Nintendo Wii.
Sakamoto però non avrebbe fatto lo stesso errore, avrebbe costruito un Metroid perfetto dove Samus aveva una voce, dove le sue intenzioni erano chiare, dove sarebbe stato spiegato tutto e tutti i fan ne sarebbero rimasti felici perché finalmente si sarebbero tappati dei buchi.
Metroid Other M uscì, ebbe una ricezione tutto sommato nella media ma soprattutto lasciò la fanbase divisa: c’era chi apprezzava l’approccio action super dinamico tipico di Team Ninja, co-sviluppatori del titolo assieme a Nintendo.
Ma dall’altra ci si ritrova davanti un titolo nel quale l’ottenimento dei power up non è legato all’esplorazione, le porte si chiudono dietro il giocatore una volta attraversate rendendo impossibile il backtracking, il 100% del gioco è relegato al postgame e soprattutto gli ambienti sono poco sviluppati e gestiti male con vari problemi nel level design e nella costruzione di un mondo di gioco coeso e interessante. Di fatto Metroid Other M è ora la pecora nera del franchise, il Non-Metroid.
Di Non-Metroid ne abbiamo avuti altri due, lasciando da parte la parentesi Metroid Prime Pinball (che è il miglior gioco mai sviluppato sulla faccia della terra, ndr.).
Questi erano Metroid Prime Hunters, che tutto sommato oltre ad avere uno schema di comandi orribile era abbastanza godibile e soprattutto utile per la trama dell’ipotetico Metroid Prime 4 (di cui tutt’ora non abbiamo notizie), e Metroid Prime Federation Force che non solo è incongruente con il resto dei titoli a livello di datazione e di informazioni presentate ma è anche un bello schiaffo in faccia a tutti i fan di Metroid che stavano aspettando notizie su Metroid Prime 4, che non solo non sarebbe arrivato a breve ma che nel 2019, tre anni dopo l’uscita di Federation Force, avrebbe ricominciato il suo ciclo di sviluppo da zero.
Di fatto la saga era rimasta in un limbo vuoto senza giochi di levatura e con una fanbase tutto sommato in stallo, con entusiasmo totalmente crollato dopo le uscite di Other M e di Prime Federation Force, titoli totalmente sotto la media che non trasmettevano minimamente cosa rendesse Metroid speciale agli occhi dei giocatori, si trattava proprio di un brutto vicolo con poche vie d’uscita.
Basti pensare che in Metroid Other M non era presente la tuta gravità perché secondo il creatore della serie Yoshio Sakamoto il classico viola che contraddistingueva la tuta sarebbe stato ridicolo nelle fiammanti e filmicamente assurde scene cinematiche che avrebbero adornato il meraviglioso nuovo titolo mainline del franchise.
Se l’ironia non fosse percepibile, sappiate che il pubblico odiò a morte Other M, ciò che rappresentava, le scelte del director e la direzione che la serie premetteva di star prendendo da quel punto in poi, un flop che tutt’oggi ha portato questo titolo ad essere considerato la peggiore e più nera macchia che questo franchise abbia mai visto.
Senza contare i titoli principali di Metroid Prime, che coprono il periodo di tempo dal 2002 al 2007, i fan hanno ottenuto l’ultimo titolo mainline di Metroid nel 2002 con Metroid Fusion, la forma videoludica di un gesto dell’ombrello nel 2010 con Metroid Other M e una pernacchia su cartuccia nel 2016 con Federation Force.
Chiamare questi anni come rosei sarebbe un’assurdità tale quanto il far rinascere il franchise grazie ad un nuovo team di sviluppo stanziato a Madrid.
La follia accade: Mercury Steam, un giovane team di sviluppo che già aveva preso mano al franchise di Castlevania con la piccola serie di Lord of Shadows, è stato incaricato di prendere l’ormai anziano Metroid 2: Return of Samus e di farne un remake per la famiglia di console Nintendo 3DS.
Abbiamo già parlato ampiamente di Metroid in mano a Mercury Steam sia nella recensione di Metroid Dread sia nel nostro pezzo dedicato al suo annuncio, e tutto sommato si trattano di giochi ben realizzati con ben poco da criticare, se non alcune piccole scelte di game design che comunque non sono offensive come il nostro caro amico del 2010.
Ciò che vogliamo portare all’attenzione è il rapporto che Nintendo ha con la serie di Metroid: come i fan, infatti, Nintendo sembra non voler dare troppa importanza ai nuovi progetti dedicati a questo franchise. Basti ricordare che il remake di Metroid 2 fu stato annunciato non alla diretta E3 di quell’anno ma durante la diretta gameplay del Treehouse ore dopo il termine della diretta, un vero e proprio annuncio fulminante a ciel sereno, senza trailer o celebrazioni di sorta, sembrava proprio che Nintendo volesse che questo gioco uscisse ma un effettivo silenzio sui radar, come a voler attutire un eventuale rivolta dei fan.
E invece i fan apprezzarono, talmente tanto che tre anni dopo Mercury Steam portò nelle mani dei giocatori Metroid 5, il famosissimo Metroid Dread che ricevette ancora più amore e interesse da parte del pubblico. Ormai era chiaro: Metroid ha ritrovato un appoggio stabile ed è tornato più forte che mai.
Il più recente fulmine a ciel sereno che questa serie ha portato ai propri fan è stata la versione rimasterizzata del primo Metroid Prime, rilasciato in versione fisica su cartuccia proprio a inizio marzo. Di questo lancio si può parlare per un’infinità e i dettagli dietro le scelte stilistiche e la qualità della rimasterizzazione effettiva parlano chiaro: questo software è diventato immediatamente uno dei prodotti migliori che abbiano mai toccato la console ibrida Nintendo.
Partiamo però da una piccola analisi riguardo il lancio di Prime Remastered, un piccolo reminder che Nintendo abbia si voluto dare spazio a questo prodotto nel suo Direct dell’8 febbraio ma anche che doveva essere una cosa apparentemente di poco conto.
A favore di questa tesi si hanno la versione digitale disponibile immediatamente dopo il Direct, approccio di norma riservato a giochi di bassa levatura o comunque progetti secondari non particolarmente incisivi, e la scelta di produrre una versione retail fisica ad un mese dall’uscita effettiva del gioco, quasi a voler indicare che la stampa in fisico fosse una scelta dell’ultimo minuto.
Ad avvalorare questa tesi sono state anche le scarse copie prodotte che sono andate a ruba in pochissimo tempo dai maggiori rivenditori mentre riempivano gli scaffali virtuali di bagarini che provavano a rivedere il gioco al doppio se non il triplo del prezzo originale.
È probabile anche che la scarsa reperibilità delle copie sia anche causata dall’enorme apprezzamento che ha avuto il titolo: di fatto per tutto il mese di febbraio, Metroid Prime Remastered è rimasto in cima alla classifica dei giochi più venduti sul Nintendo EShop, superando addirittura l’appena rilasciato Kirby Return to Dreamland Deluxe.
Deve essere stato un colpo di sorpresa anche per Nintendo stessa che in tempo zero ha aumentato le copie fisiche del gioco in stampa, riaprendo i preordini e di fatto confermando che Metroid Prime Remastered simboleggia un ritorno in pompa magna di questo franchise che ha rasentato il filo del rasoio.
Non sappiamo se avremo delle remastered anche per Metroid Prime 2 e 3, per ora possiamo solo affermare che Nintendo Switch si propone come vera e propria Metroid Machine, capace di far giocare ai giocatori l’interezza della saga principale 2D assieme al primo titolo della saga Prime. I giocatori stanno rigiocando grazie a Nintendo Switch Online Metroid Fusion e aspettano l’eventuale arrivo di Zero Mission e il miracolo delle possibili rimasterizzazioni di Prime 2 e 3.
Intanto però, viviamo a cuor leggero, sapendo che la nostra fidata cacciatrice di taglie è più popolare che mai, meritandosi questo tanto atteso ritorno sul palcoscenico.
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