Le bizzarre avventure di JoJo, disegnato da Hirohiko Araki e pubblicato in Italia da Star Comics a partire dal 1993, è tra i manga più conosciuti e apprezzati di tutto il mondo. Uno degli elementi che lo rende contraddistingue è il modo esageratamente eccentrico in cui sono vestiti i personaggi, che tra colori brillanti e pose contorte devono affrontare avventure sempre più inaspettate.
Moltissime opere successive sono state influenzate da questa serie, contribuendo al fenomeno delle “JoJo’s reference” (termine attribuito ad ogni cosa che citi o ricordi l’opera). Chi è avvezzo al mondo degli anime avrà sicuramente visto da qualche parte almeno un meme su JoJo, e di recente sono spopolati su Tik Tok e Instagram dei trend come la “Dio Pose Challenge“. Per non parlare di quando la colonna sonora di Giorno Giovanna, protagonista della quinta stagione, ha scalato le classifiche su Spotify essendo uno dei brani più ascoltati del 2020.
Dimenticate banalità come spadoni giganti e ragazze-gatto dai capelli rosa, la moda in JoJo è unica! Prima non era mai stato creato nulla di simile, ogni personaggio ha una propria caratteristica e non c’è spazio per la banalità. Vediamo dunque di approfondire l’argomento, di parlare delle fonti di ispirazione e dell’importanza di questa moda particolare. ATTENTI AGLI SPOILER!
Tutti abbiamo visto almeno una volta un protagonista dal design molto particolare, ricoperto di accessori e ben riconoscibile in mezzo alla folla, circondato da comparse con nessuna caratteristica. In JoJo questo non accade: anche il minor villain che serve solo ad allungare la trama di un paio di episodi è a suo modo speciale.
Un esempio pratico può essere Ghiaccio, antagonista secondario di Vento Aureo: durante un’intervista Araki ha affermato di aver aggiunto in seguito gli occhiali rossi, così da dare un tocco distintivo al personaggio, soprattutto mentre indossa la tuta del suo Stand (ovvero il suo potere: abbassare la temperatura nelle zone circostanti fino a congelare l’aria). Ghiaccio, anche per coerenza con il proprio nome, indossa una palette bianca e azzurra, violentemente “spezzata” da questi occhiali rosso acceso che gli donano una grande caratterizzazione. Tutto ciò è anche collegato alla sua personalità esplosiva, che crea un fortissimo contrasto con il freddo potere.
Dunque il design serve anche a dare indizi sul carattere del personaggio e sul modo in cui vuole essere percepito. Il concetto può essere messo ancor più in risalto da alcuni personaggi che, nel corso della serie, cambiano il loro ruolo e, di conseguenza, gli outfit. L’evoluzione e il mutamento interiore si ripercuotono sui vestiti, così da dare sensazioni differenti proprio a livello visivo.
Questa volta prendiamo come esempio Jotaro Kujo, protagonista di Stardust Crusaders che appare anche nelle tre stagioni successive. Fa la sua prima apparizione da studente delle superiori cresciuto senza un padre che, all’improvviso, si ritrova a dover combattere contro spietati nemici per salvare la madre, donna dolce ma molto ingenua. Ci appare infatti con una divisa scolastica nera, abbellita da una grande catena e un berretto calato sugli occhi torvi, mentre insulta e prende a pugni chiunque gli capiti a tiro (senza mai venir meno al suo ruolo di personaggio positivo, sia chiaro).
Nelle seguenti stagioni, Diamond is Unbreakable e Vento Aureo, ha un ruolo marginale come aiutante che dà il via alla storia e guida gli altri personaggi nella giusta direzione. Jotaro è ormai un adulto biologo marino, che continua ad investigare su fenomeni bizzarri legati alla sua famiglia e ha messo da parte la rabbia adolescenziale. I vestiti sono simili alla divisa scolastica, ma bianchi e con qualche tocco di colore, decorati da spille a forma di cuore e delfino. Ecco che, nonostante il carattere rimasto burbero, fa emergere il suo lato più dolce e maturo.
Ma non finisce qui: in Stone Ocean è il padre della protagonista Jolyne Cujoh, con cui non ha un ottimo rapporto dato che, seppur la sua intenzione fosse di proteggerla, l’ha fatta sentire abbandonata. Questi attriti ritornano insieme a una palette più scura, mentre i pantaloni sbarazzini ricordano un po’ quelli della figlia, causa di preoccupazioni e nuove avventure.
Tutto ciò non è campato per aria tanto per dare qualche strano dettaglio ai personaggi, ma tiene conto anche del loro luogo di provenienza e del periodo storico a cui appartengono, così da creare coerenza con l’ambientazione.
La storia inizia nell’Inghilterra del 1888, caratterizzata da uomini in giacca e cravatta e donne in gonne lunghe, e termina (per adesso) nella Mōrio-Cho del 2011, dunque anni molto più vicini all’attualità. Possiamo notare un vero e proprio mutamento graduale che, stravaganza sempre presente a parte, ci fa percepire lo scorrere del tempo: da scarpe laccate a sneakers colorate.
E come Jotaro ha indossato il completo della propria scuola, anche di altri personaggi si può intuire l’occupazione sociale in base ai vestiti: Enrico Pucci è un prete e utilizza una tunica con una croce, Stroheim è un soldato e lo si riconosce dalla divisa da militare. Il tutto influenzato dal luogo in cui il personaggio è nato o vissuto: Muhammed Avdol è originario dell’Egitto, e indossa perciò una sorta jellabiya, abito tipico di quelle zone.
Prendiamo come esempio Mountain Tim, che grazie al suo abbigliamento è in grado di racchiudere tutti i criteri analizzati fino ad ora. Appare in Steel Ball Run, stagione ambientata nell’America del 1890, ovvero quella marroncina e polverosa che si vede nei film western, e lo capiamo dal cinturone o dal cappello da cowboy. È poi un cacciatore di taglie, ecco il perché della pistola e del potere Stand che gli permette di distribuire il proprio corpo nel lazo che tiene sempre con sé. Questi elementi sono poi resi un po’ bizzarri per tener fede alla stravaganza della serie: le maniche della camicia sono maculate, il cappello zebrato e la fibbia è decorata dalle sue iniziali.
E se vi dicessi che gli occhiali di Ghiaccio spiccano benissimo anche su dei vestiti blu, invece che bianchi, e che i suoi capelli possono diventare viola? No, non si tratta di un potere Stand né di colorazioni fanmade, ma di un’altra delle strane caratteristiche di JoJo.
Il maestro Araki si diverte a dare varie palette ai suoi personaggi e, per quanto una possa essere più diffusa delle altre, ognuna è valida e canonica allo stesso modo. Nella seguente immagine di Fugo Pannacotta, i vestiti verdi dell’anime diventano spesso rossi nelle copertine dei manga, in cui appare anche in arancione, giallo o azzurro. Meglio abbondare, giusto?
Stile a parte, questi cambiamenti di colore assumono nella serie animata un significato in più. Avvengono soprattutto nei momenti clou delle battaglie, così da accentuare la dinamicità delle scene. La tensione aumenta, e il contrasto con una situazione normale da quella che stanno vivendo i personaggi viene ancor più messo in risalto dal radicale cambiamento di colori. Sembra quasi di entrare in una dimensione diversa, che ci fa tenere gli occhi incollati allo schermo per non perdere nemmeno un secondo di azione. Tutto grazie alle varie palette!
Chi segue il maestro Araki da un po’ sa che è un uomo dai vari interessi, nei quali trova sempre nuove fonti d’ispirazione per la propria serie. Non ha paura di osare ricreando particolari outfit di qualche rivista di moda, vestendo un personaggio come un cantante famoso o facendolo posare come il soggetto di un dipinto o una scultura. Non mancano anche citazioni a letteratura, film, leggende popolari e molto altro. Andiamo a scoprirne qualcuna, sempre rimanendo nel tema dell’estetica.
Riferimenti a band, canzoni e album sono probabilmente la caratteristica più famosa della serie. Possono essere trovati nei nomi stessi di poteri o personaggi (Dio, Polnareff, Crazy Diamond, Sex Pistols…), ma di qualcuno ritroviamo anche l’apparenza. Nello scontro finale di Diamond is Unbreakable sembra quasi di veder combattere il famoso Prince contro David Bowie, per la somiglianza dei due cantanti con i personaggi Josuke e Kira.
Araki ama l’Italia sotto ogni suo aspetto, e ha deciso di omaggiarla con vari riferimenti sparsi qua e là, ambientando interamente Vento Aureo in questo territorio, e citando uno dei più grandi artisti della nostra cultura: Michelangelo Buonarroti.
I personaggi stessi della quinta stagione sembrano sue sculture, con uno stile rinascimentale mescolato alle innovazioni del mangaka, e sono in una costante lotta contro se stessi, i nemici e il destino, un po’ come i Prigioni del famoso scultore, che paiono combattere per uscire dalla pietra. Ma il picco massimo viene raggiunto nell’episodio 19, in cui Giorno Giovanna tiene in braccio Guido Mista dopo una battaglia, illuminato dai raggi quasi divini dell’alba, proprio come Maria stringe suo figlio nella Pietà di San Pietro.
Qualcuno che è stato in grado di rendere iconica la propria opera grazie allo stile con cui veste i personaggi, non può non essere un grande appassionato di moda. Ma ormai dovrebbe essere chiaro, Araki non si limita al superficiale, sfogliando qualche rivista quando non ha nulla da fare, ma va ad approfondire illustratori specifici che sono in grado di stimolare la sua fantasia.
Antonio Lopez è una delle maggiori fonti d’ispirazione per la creazione di JoJo, Giorno Giovanna è nato proprio grazie a lui. Nel 1962 lavorò per quella che ora viene definita la “Bibbia della moda”, ovvero Women’s Wear Daily, ma suoi disegni appaiono anche accanto ad altri nomi famosi come Missoni, Vogue, Elle e Harper’s Bazaar. Uno dei lavori che più ritroviamo nel manga è, però, Antonio’s Tales From the Thousand and One Nights, in cui illustra tredici delle storie più belle delle Mille e una notte.
Tony Viramontes, invece, è colui che ha ispirato la creazione di Dio Brando, uno dei maggiori antagonisti della serie giapponese, e proprio come Antonio Lopez ha lavorato per famose riviste come Vogue, WWD e Vanity Fair. Il suo stile è più romantico, con una prevalenza di figure in bianco e nero illuminate da qualche tocco di colore.
Menzione speciale merita la collaborazione che il maestro Araki ha fatto nel 2011 con la casa di moda italiana Gucci, ovvero una delle più conosciute al mondo, e la rivista giapponese Spur. L’esibizione è conosciuta anche come Rohan Kishibe Goes to Shinjuku Exhibition, dato che per l’occasione e per i vari anniversari (90° di Gucci e 30° di Araki) il momento clue è stato dedicato alla graphic novel Rohan Kishibe Goes to Gucci, in cui il personaggio di JoJo va a Firenze per scoprire i segreti celati dietro una borsa Gucci.
Le sedici pagine originali del fumetto sono state esposte in una parete illuminata, insieme ad altri lavori del maestro e una statua a grandezza naturale di Rohan. È poi stato possibile acquistare vestiti presenti nel manga.
Ma non finisce qui, perché nel 2013 c’è stata un’altra collab con la pubblicazione di Jolyne, Fly High with GUCCI. In questa occasione più di settanta boutique hanno abbellito le proprie vetrine con i personaggi vestiti in abiti Gucci.
Affrontiamo adesso un discorso un po’ più piccante non condiviso dall’intera community. E non sto parlando dei meme mirati a far ridere, ma di coloro che hanno il paraocchi e non riescono a comprendere il vero messaggio della serie.
Vi sarà sicuramente capitato di sentire o leggere da qualche parte “JoJo è gay” . A parte la frase scorretta, poiché non ha senso definire gay un’opera, dicendolo si vanno solo ad aumentare quegli stereotipi secondo cui qualcuno vestito in modo vistoso è automaticamente parte della comunità LGBTQ+, quando tutto questo è proprio ciò che Hirohiko Araki voleva evitare.
Abbiamo appena visto cosa nascondono i vestiti e le strane pose in JoJo, ovvero lo stile originalissimo del mangaka che vuole mostrare nei propri disegni la sua immensa cultura in ambiti come moda, arte e musica. Ci sono personaggi che fanno parte della comunità arcobaleno (come l’antagonista Dio Brando, che è bisessuale, o Sorbetto e Gelato, entrambi omosessuali) ma ciò non ha nulla a che fare con la loro stravaganza nell’abbigliamento o con lo stile del manga, che mira anzi ad andare oltre questo muro.
Araki vuole sfatare il mito dell’uomo con jeans sporchi e barba folta, superando gli stereotipi della mascolinità. I personaggi di JoJo sono forti, coraggiosi, in grado di fronteggiare le avversità più dure, e questo indipendentemente dalla loro sessualità, o dal fatto che nonostante siano (in maggioranza) uomini combattano con il rossetto sulle labbra.
Stavolta prendiamo come esempio Narciso Anasui: capelli lunghi e rosa, trucco, gonna, tacchi. Durante un’intervista al Lucca Comics del 2019 Araki ha detto di voler con lui “Ritrarre un personaggio con un aspetto androgino che andasse contro la definizione standard di genere” .
Dunque, impariamo anche noi ad andare oltre le apparenze, ammirando Le bizzarre avventure di JoJo per la sua eccentricità senza puntare il dito contro i personaggi o chi la guarda!
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Mi piace più del primo che hai scritto 👍👍👍top
Complimenti, incredibilmente dettagliato e fornito di fonti. Cercavo da un po' un articolo che facesse luce sulle suggestioni e passioni di Araki, palesi nell'opera ma non così scontate nella contestualizzazione della stessa.