Approfondimenti

Cos’è il flame e quali effetti può comportare?

Come i social network e le principali piattaforme di streaming video, anche i videogiochi con un comparto multigiocatore sono spesso i mezzi più comuni usati per cui veicolare messaggi dannosi per le community e generare flame.

Quante volte avrete letto nella chat di League of Legends insulti rivolti a voi, alle vostre famiglie o ai compagni di squadra; quante volte avrete sentito durante una comunissima partita sul vostro shooter preferito qualcuno che, nel momento in cui si abbatte il nemico, vi urla di andare a quel paese; o peggio, quante volte vi sarà arrivato un messaggio, nero su bianco, dopo una vittoria tanto sudata quanto divertente, per ricordarvi che in fondo quello è solo un gioco e che, a detta di chi ha perso, voi siete “dei falliti” se pensate che una vittoria possa davvero cambiare qualcosa nella vostra “inutile vita”.

Io videogioco da quando ho memoria, e ricordo che ho iniziato la mia vita da videogiocatore senza internet, senza alcun tipo di interazione con altre persone, se non per qualche partita in compagnia di amici che puntualmente puntavano ad essere il Player 1. In quei pomeriggi non c’erano insulti, non c’erano parolacce, c’erano solo belle e brutte giocate, sana competizione e tante risate; c’era il rispetto verso chi si aveva di fianco e soprattutto non si andava mai oltre alla semplice pacca sulla spalla dell’amico che puntualmente era meno bravo.

Con l’avvento del gioco online però, mi è fastidiosamente così semplice percepire che, nonostante la mia cameretta si fosse espansa per raggiungere amici ben più lontani, il clima sia notevolmente cambiato.

Cos’è il flame

Prima di cominciare a parlare degli effetti che può avere questo fenomeno, è corretto dare una piccola introduzione su che cos’è il flame.

Volgarmente parlando, il flame definisce una serie di espressioni di odio inviate da un soggetto nei confronti di un altro soggetto o di un’intero gruppo di persone. Comunemente chiamato Hate speech“, il flame viene spesso associato a un contesto videoludico dove, chi ne abusa, sfrutta il mezzo tecnologico innanzi a lui per poter comunicare forti emozioni come rancore, rabbia, disprezzo e esprimere la propria frustrazione data da avvenimenti non per forza legati alla partita giocata, ma – più spesso – da precedenti personali.

Il flame è considerato a tutti gli effetti un atto di cyberbullismo, con lo scopo di suscitare un vero e proprio clima di botta e risposta che porta a un momentaneo esaurimento nervoso con conseguente prova di incapacità nel reagire della vittima.

Qual è la causa di tale fenomeno?

Cercare di identificare tutte le cause che possono dar vita al flame è praticamente impossibile. Non esiste un punto di riferimento tale per cui questo comportamento possa essere identificato e debellato fin dal principio, ma possiamo sicuramente ragionare sulle possibili cause.

1. Contesto familiare

Il contesto familiare, la vita all’interno delle nostre mura più care, è sicuramente uno delle prime cause che porta questo fenomeno alla vita. Le mancate attenzioni che si ripercuotono sulla psicologia del ipotetico flamer, esempi di vita di un genitore non propriamente consoni a un adolescente, lo stress accumulato e la voglia di sfogarsi su qualcuno di non vicino e immateriale sono forse le cause più vicine a un comportamento simile.

2. Cerchia di amici

“Chi va con lo zoppo impara a zoppicare”. Non esiste nulla di più vero. Nel contesto trattato, è normale – ma non giustificabile – venire trascinati dalla compagnia di amicizie in episodi spiacevoli. Soprattutto in contesti adolescenziali, dove la famiglia tende a diventare un ostacolo per i ragazzi, si verifica un punto di rottura in cui si tende a inseguire un ideale socialmente errato per sentirsi accettati.

Se questo ideale tendesse a prendere il sopravvento, i soggetti arriverebbero al punto di supportarsi a vicenda in episodi spiacevoli e dannosi sia personalmente, che soprattutto per le vittime convolte. È proprio da questi casi di inavvertito pericolo che il flame tende a prendere il sopravvento, andando a creare un vero e proprio branco di leoni da tastiera che si sostengono a vicenda in una pratica tanto divertente per loro quanto dannosa per gli altri.

3. Identita di genere

È davvero triste parlare di tale tematica nel 2021, ma il Cyberbullismo colpisce di più le ragazze. Secondo un’indagine di Terre des Hommes in occasione del Safer Internet Day, su 8 mila ragazzi e ragazze, il 12,4% delle giovani (contro il 10,4% dei giovani, ndr.) ammette di essere stata vittima di cyberbullismo attraverso provocazioni in rete e commenti a sfondo sessuale, che porta a una paura collettiva di essere vittime di molestie online.

Questo viene a identificarsi anche nella retrogradata community di giocatori, dove ancora oggi non è chiaro che al mondo possano esistere anche videogiocatrici, le quali hanno problemi di confidenza nel sentirsi libere di poter condividere la propria passione senza pensare al fatto che verranno sminuite per il loro genere.

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Secondo il rapporto annuale sul mercato dei videogiochi in Italia di IIDEA (Italian Interactive Digital Entertainment Association, prima AESVI, ndr.) le persone che hanno giocato a videogiochi di qualsiasi genere negli ultimi dodici mesi sono 17 milioni.

Specifichiamo che il dato comprende anche videogiocatori e videogiocatrici occasionali, ma che a conti fatti il 47% di questi sono donne. Eppure, episodi di flaming nei loro confronti avvengono quotidianamente all’interno di community più o meno grandi, dove commenti come “Chissà quali avance avrai dovuto fare per arrivare a questo obiettivo” oppure “Sei solo una ragazza immagine” sono all’ordine del giorno.

Quali sono le conseguenze?

Chi è vittima di flame riceve offese dirette attraverso internet, conscio del fatto che queste possano venire lette (o ascoltate, se si usa un canale vocale) da altre persone in partita. Questi eventi generano per lo più mancanza di autostima, malessere psicologico e paura nei soggetti più deboli, che si vedono sminuiti davanti a parole aggressive nei loro confronti.

Negli individui ad alto rischio tutto questo si traduce in effetti più o meno gravi come attacchi di panico, ansia da prestazione e – nei casi più gravi – l’isolamento sociale e la depressione.

Nei mondi virtuali in cui siamo abituati ad immergerci come videogiocatori, gli atti di bullismo sono ancora più accentuati, poiché il raggio d’azione è notevolmente ampliato dalla grandezza della rete che ci interconnette. Questo comportamento tossico ha già raggiunto una diffusione davvero preoccupante, creando un turbine di situazioni in cui un semplice botta e risposta causa ferite inguaribili, facendoci allontanare da una passione a noi cara.

Come combattere il flame?

Sembrerà banale, ma la miglior risposta al flame è ignorare. I videogiochi online nascono per comunicare, ma è altrettanto vero che se l’interlocutore si dimostrasse incapace di comunicare, sarebbe necessario trovare una soluzione per poterlo evitare.

Ormai tutti i videogiochi online, anche quelli che pongono le loro fondamenta su un lavoro di squadra come League of Legends e Rainbow Six Siege, permettono di silenziare singolarmente ogni giocatore presente in partita, in modo tale che al minimo segnale di flame, esso possa essere troncato sul nascere.

È caldamente consigliato alla fine di ogni partita utilizzare la funzione di segnalazione, in modo tale che l’individuo considerato bullo possa successivamente essere esaminato dal team di supporto che ogni giorno lavora duramente per evitare episodi di questo tipo, prima con ban temporanei e poi permanenti.

Non abbiate paura di parlare delle vostre esperienze

A volte sfogarsi, soprattutto in questi casi, può portare enormi benefici. Se siete vittime di flame, se siete consapevoli di avere problemi con quelle parole amare e spregevoli, ricordatevi che quelle persone hanno meno coraggio di voi, perché è davvero da codardi nascondersi dietro a uno schermo non dando il giusto peso alle parole e al danno che esse potrebbero provocare.

Se qualche parola di troppo vi infastidisce, provate a utilizzare gli strumenti utili a combattere per la causa, contribuendo così alla creazione di una community più solidale e priva di individui simili.

Cercate di giocare con amici, e soprattutto non privatevi di un’esperienza così bella come il videogiocare. Vivete le vostre vite alternative, immergetevi nei mondi che preferite, seguite le compagnie giuste e abbiate il coraggio di riconoscere i fallimenti altrui attraverso quelle parole tanto odiose quanto insignificanti.

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Simone Montanaro

Sviluppatore software di professione, Simone inizia la sua carriera videoludica già dall’infanzia, crescendo nel mondo PlayStation e seguendo le orme del padre. Predilige per lo più opere con una forte componente narrativa e adora immergersi nei panni dei protagonisti che va via via a giocare. Adora alternare momenti ludici con la visione e/o lettura di opere orientali, ma non si rifiuta di approcciarsi alle novità!

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Simone Montanaro
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