Senza troppi giri di parole, nel videogioco “Untitled Goose Game” siete un’oca. Vivete in un pacifico stagno vicino ad un pacifico villaggio di campagna. Troppo pacifico. Nel corso del gioco dovrete rompere l’anima ai vari abitanti senza alcun apparente motivo, passando di volta in volta verso nuove aree con nuove vittime e nuovi tipi di molestie. Ma, se da questa breve descrizione pensate di trovarvi davanti ad un “gioco scherzo” in stile Goat Simulator, vi sbagliate di grosso.
Innanzitutto, Untitled Goose Game non è un sand-box sregolato senza alcun obiettivo; al contrario, c’è una vera e propria lista della spesa con su scritte le cattiverie da perpetrare nelle varie aree. Dunque, il titolo si pone come un’avventura lineare costellata di enigmi ambientali da risolvere per procedere verso l’area successiva fino ad arrivare all’obiettivo finale.
Quello che si prova nei panni di un’oca è un divertimento (in)sano e genuino che porterà fuori il vostro lato malvagio attraverso vessazioni psicologiche (e non), di vario genere, ai danni dei malcapitati abitanti del villaggio: dal buttare il rastrello del giardiniere nel laghetto, al fare inciampare un bambino slacciandogli le scarpe. Il gioco stupisce nella sua capacità di creare situazioni irriverenti ed esilaranti attraverso degli obiettivi semplici ma geniali.
L’interazione ambientale è soddisfacentemente ampia: il fatto di poter afferrare con il becco pressoché qualsiasi oggetto permette una varietà di approcci notevole che lascia spesso più strade per risolvere gli enigmi. Ad esempio, per rubare il cappello al povero giardiniere è possibile far cadere un particolare oggetto che lo porterà a chinarsi a terra, portando il suddetto cappello a portata di becco oppure si può aspettare che lo abbassi mentre si asciuga la fronte dal sudore.
Inutile girarci attorno: il gioco non punta sulla difficoltà per due ragioni. Innanzitutto, non si può morire: ogni volta che si ruberà un oggetto sotto gli occhi dei proprietari partirà un inseguimento che si potrà concludere con una spinta che vi farà cadere il maltolto oppure, nelle aree più avanzate, verrete cacciati dall’area costringendovi a ritrovare un modo per entrarci. Allo stesso modo, neppure le nefandezze richiederanno molto impegno per essere attuate.
La difficoltà di Untitled Goose Game subisce tuttavia una soddisfacente impennata dopo aver concluso il gioco. Dopo le sole 3 ore mediamente necessarie a portare a termini gli obiettivi principali, si sbloccheranno infatti diverse sfide extra che vi riporteranno nelle aree già visitate per completare obiettivi più ostici e severe sfide a tempo. Se non ne avrete abbastanza, la longevità complessiva si attesterà dunque sulle 6-7 ore di gioco.
Nella sua malvagia semplicità, Untitled Goose Game non presenta particolari difetti. Il lato tecnico non è eccezionale ma va volutamente a puntare su uno stile cartoon e minimale, con personaggi ed oggetti privi di bordi e con tinte accese di colori. Si potrebbe però constatare che al giocatore non sono dati molti margini di creatività, poiché, se per risolvere gli enigmi ci saranno talvolta diverse strade, non sarà tuttavia possibile capire da soli cosa fare per farsi detestare dalla piccola ed idilliaca comunità: gli obiettivi sono tutti già segnati nella suddetta lista. La speranza è che in un probabile sequel verrà aggiunta una moderata dose di componente sand-box.
Ultima ma non meno importante, la colonna sonora ricalca lo stile semplice e canzonatorio del gioco, con brani musicali leggeri ed appena accennati che si tramuteranno dinamicamente in motivetti più frizzanti qualora si venga scoperti.
In breve, la longevità di base piuttosto scarsa è forse l’unico vero difetto del gioco, in quanto il titolo sarebbe risultato ancora divertente per almeno il doppio delle aree presenti. Di conseguenza, i 20€ richiesti per diventare una bestia di Satana potrebbero lasciare dell’amaro in bocca dal desiderio di avere altri villaggi su cui portare il caos. Tuttavia, se siete in cerca di un titolo originale ed esilarante, magari da far provare a dei vostri amici attoniti all’idea di interpretare un’oca, allora non vi pentirete di quanto speso. Perché il genio va premiato.
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