Se dovessi cercare un termine per definire la serie animata New Yokio quel termine sarebbe senza dubbio anomalo. È anomalo come una serie del genere sia potuta essere concepita e realizzata, è anomalo quanta fiducia gli autori di questa serie abbiano riposto nel loro progetto ed è altrettanto anomalo come abbia suscitato così poca discussione.
Neo Yokio è una serie animata comico-satirica di ambientazione fantascientifica creata da Erza Koening, e prodotta grazie a una interessante collaborazione tra studi d’animazione americani e giapponesi, da cui la comparsa come regista di Kazuhiro Furuhashi, già attivo come regista nella prima trasposizione di HunterXHunter Mobile Suit Gundam Unicorn.
La serie conta ad oggi una stagione di soli 6 episodi da 25 min.
È palese che l’intenzione di Koening con questa serie fosse creare qualcosa di ambizioso e totalmente fuori dalle righe, mettendo in scena con intelligenza una critica satirica al sistema capitalista americano prendendo come punto di osservazione un giovane protagonista che può godere di tutti i benefici di questo stesso sistema.
Kaz Kaan è uno stregone che si guadagna da vivere esorcizzando demoni su commissione, grazie a questa attività di famiglia si è talmente arricchito da poter rivaleggiare con i “ricchi storici” della città fittizia di Neo Yokio, che non vedono di buon occhio il neo arricchito nello stesso modo in cui i ricchi proprietari di metà ‘900 vedevano gli immigrati europei che riuscivano a coronare il Sogno Americano.
Un protagonista con una sua personalità piuttosto debole, ma contemporaneamente con uno strano carisma che annaspa col tempo fuori dal mare di autocommiserazione in cui Kaz si lascia sprofondare ogni volta che può, un completo egocentrico che ritiene lecito pensare a se stesso dato che fuori c’è l’assoluta perfezione di Neo Yokio, “La migliore città del mondo”.
La serie procede molto lentamente a decostruire l’immagine perfetta che il protagonista ha della sua città, specialmente nelle puntate finali della stagione, in cui farà capolino il vero volto della città, mascherato da piani e piani di grattacieli.
Date queste premesse, come è possibile che questo esperimento (perché di questo si tratta), che si era anche munito di un cast di eccellenza al doppiaggio, in cui figurano nomi come Jude Law, Tavi Gevinson, Susan Sarandon e Jaden Smith, tutti attori più o meno attivi e ricercati a Hollywood, a floppare al punto da non divenire neanche la serie di culto come si proponeva?
Partiamo dall’aspetto artistico. Disegni e animazioni trasudano anime dei primi anni 2000 da ogni pixel, cosa che dal punti di vista artistico è decisamente una buona idea e aiuta a coprire gli evidenti problemi di bassi FPS (Frame Per Secondo) di cui soffrono gran parte delle produzioni animate originali Netflix, ma è anche uno stile piuttosto datato, colori molto netti e personaggi in cell shading che ricordano molto le animazioni tradizionali del periodo di riferimento, una scelta artistica che può accontentare gli spettatori più nostalgici, ma non certo un grande pubblico.
È parlando della struttura narrativa che cominciano a venir fuori i problemi seri.
Fin dal primo episodio ci viene mostrato con chiarezza il protagonista e le sue relazioni: la sua ex fidanzata Cathy, i suoi amici Lexy e Gottlieb, il suo rivale Arcangelo, il maggiordomo robotico Charles e la zia/manager Agatha, ma dopo di ciò la serie si impantana. Nulla di quello che succede per gran parte del tempo ha uno scopo, è solo un collage di situazioni e citazioni più o meno randomiche a anime del passato (Ranma ½, Yuu degli Spettri e Neo Genesis Evangelion per dirne alcuni), che danno l’opportunità di assistere ad alcune gag spesso anche molto divertenti, ma che non portano in nessun modo avanti un racconto strutturato.
Una interessante chiave di lettura di questa scelta che la fornisce Netflix. Nella sinossi di Neo Yokio troviamo scritto: “Dopo aver pensato alla sua ex, fatto un esorcismo e giocato a hockey su prato, a Kaz Kaan rimane poco tempo per preoccuparsi del suo posto nell’alta società di Neo Yokio”, frase che presenta molti più punti in comune con la trama di quanti ci si aspetta.
Le occupazioni di Kaz sono quasi sempre azioni della sua routine che esulano dal tema centrale della serie, che viene spesso e volentieri accantonato in favore della situazione presente del protagonista. La parte buona di tutto questo è che in quel poco tempo gli autori riescono però veramente a costruire un racconto, un racconto a cui però il protagonista non prende parte, e che si sviluppa distante da lui, che ne subisce soltanto le ripercussioni.
Questo per dire che durante la visione di Neo Yokio si ha davvero la sensazione che stia succedendo qualcosa e si attende disperatamente che questo qualcosa succeda davanti ai nostri occhi di spettatori, ma 6 episodi sono decisamente troppo pochi per raccontare alcunché e quando finalmente questo qualcosa accade e la trama sembra pronta a decollare finisce la stagione.
In conclusione Neo Yokio è una serie potenzialmente buona, con un’idea interessante alla base e una scrittura delle battute di buon livello, ma sfruttate malissimo e il tutto si riduce a un disperato bisogno di una seconda stagione che di faccia decollare la trama, che per ora sembra brutalmente troncata neanche a metà, ma piuttosto a un terzo: il primo di tre atti che non è detto saranno mai completati, visto che le notizie su una possibile seconda stagione ancora si fanno attendere.
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