L’approdo su Netflix della piccola Hilda e del suo mondo fantastico ha colto un po’ tutti di sorpresa. Nella sua semplicità questa serie animata aveva tutte le premesse per diventare una delle migliori in circolazione, sbaragliando la concorrenza con un immaginario fantastico originale, ispirato agli elementi del folklore britannico, e la spensieratezza coinvolgente della protagonista. Ci é riuscita?
Tratta dall’omonima serie a fumetti di Luke Pearson, Hilda prende le quattro storie originali, che nella serie occupano solo 5 puntate su 13, e la amplia con tante nuove avventure che portano la piccola protagonista a confrontarsi con le più svariate e assurde creature che si possano trovare. Dopo il suo trasferimento dalla campagna alla città di Trolberg, Hilda deve imparare a tenere il passo con la sua nuova vita di città, farsi degli amici tra i coetanei e evitare di cacciarsi nei guai, unica cosa, quest’ultima, che non le riuscirà mai. Insieme ai suoi nuovi amici Frida e David, Hilda passa le sue giornate in cerca di avventure tra troll, giganti, uomini-cipolla, elfi burocrati, incantesimi e tanto altro ancora, ognuno affrontato in una delle 13 puntate.
Interessante, e per quel che mi riguarda ottimo, che sia stato scelto di inserire degli elementi in sospeso nelle singole puntate in modo da poterli riprendere successivamente, in questo modo viene dato un senso di continuità a una serie che di continuità ha poco essendo tutte le puntate avventure singole e autoconclusive.
Tale continuità parte da elementi secondari, messi in secondo piano rispetto alla vicenda principale, ma che avranno più effetto sul lungo termine di quanto ci si potrebbe aspettare.
In un mondo in cui il contatto con il fantastico é affare quotidiano la vicinanza con le creature sopra citate sono ordinaria amministrazione per Hilda e compagnia, e si mischia al loro vivere quotidiano. I temi preponderanti nella serie non sono quindi quelli epico-avventurosi, ma piuttosto del rapporto di una bambina con il mondo che la circonda.
Inizialmente sola nel nulla con la mamma (esasperazione di ciò che ogni bambino vive per un certo periodo della sua vita) Hilda si sposta nella città di Trolberg, città che nonostante la massiccia presenza di sovrannaturale, ben nota e accettata dalla popolazione, si difende da esso con spesse mura e organizzando ronde contro le minacce esterne. Un mondo completamente nuovo in cui Hilda deve imparare a vivere accettandone tutti i problemi mentre ne scopre i lati positivi.
Quello del rapporto dell’uomo con la natura é quindi un tema costante e si concretizza nella capacità di Hilda di relazionarsi e rispettare qualsiasi creatura la circondi a differenza della sospettosa e prudente popolazione di Trolberg.
Hilda é una bambina “amica di tutti” che cerca sempre di aiutare il prossimo al limite delle proprie capacità, che cerca sempre il dialogo invece che la lite e che rispetta tutte le creature della natura, anche quelle più inquietanti e pericolose. Il contrasto con la recintata città di Trolberg é calzante, cosí come con la responsabilità degli scout e della scuola, nulla di eclatante, ok, ma pur sempre impegnativo per la mente di una bambina spensierata come Hilda. Il tema della crescita e della presa di coscienza che il mondo non é solo un enorme parco giochi é quindi preponderante nella serie, soprattutto nella prima metà, dopo, grazie all’eccellente lavoro di scrittura della continuità, si nota un adattamento di Hilda alla città e l’attenzione si sposta più di prima sul rapporto con gli altri, in particolare con gli amici Frida e David, entrambi bambini normali con i loro pregi e i loro difetti caratteriali che si evolvono di pari passo a Hilda.
Nelle singole puntate poi, come é d’obbligo in serie di questo tipo e con questo tipo di target, vengono affrontati temi diversi, come l’andare oltre i luoghi comuni, la violenza dettata dalla paura, la riparazione di torti fatti o subiti, la responsabilità delle proprie azioni, ecc.
Tutti elementi che arricchiscono i plot dei singoli episodi e vengono ogni volta degnamente chiusi con un ottimo lavoro di scrittura.
Per la realizzazione della serie, Pearson e la sua casa editrice si sono rivolti a uno studio capace come Mercury Filmworks, già noto ai frequentatori di Disney Channel per serie di successo come Kick Chiapposkj: Aspirante Stuntman, The Lion Guard, la serie animata di Rapunzel e Marco e Star Contro le Forze del Male. Hilda prende a piene mani soprattutto da quest’ultima sotto il profilo del disegno e dell’animazione, con un disegno molto semplice e ben definito con le caratteristiche tipiche di serie di successo contemporanee come, appunto, Marco e Star o Steven Universe. Un tipo di disegno che rende bene omaggio ai disegni originali di Pearson pur essendo meno spigolosi e soggetti all’impressionismo dell’autore. Le animazioni in Cell Shading sono ben realizzate: basilari ma molto fluide, dando a tutto il mondo intorno a Hilda e compagnia un senso di “vivo” che ben si sposa con l’atmosfera della serie. Tutto il sistema fa acqua raramente, a causa di qualche problema di prospettiva dato dalla generale bidimensionalità di sfondi e personaggi.
Un plauso invece va alla regia di Andy Coyle, che utilizza, in pieno stile britannico, scene lunghissime e una valanga di dialoghi, riuscendo comunque a restituire degnamente la bellezza dei disegni originali prendendo spesso spunto dai disegni Pearson e integrandola con alcuni elementi prettamente cinematografici come ad esempio degli “Effetti Vertigo” utilizzati col contagocce, ma molto efficaci proprio grazie al netto contrasto col disegno animato.
Ultima menzione va alle musiche di Grimes, la cantante e compositrice synth-pop canadese che ha firmato le musiche di questa serie. Sia la sigla iniziale che tutte le altre musiche sono perfettamente inserite e per nulla fastidiose nello scorrere della serie.
Hilda é senza dubbio uno dei migliori prodotti animati che Netflix abbia mai distribuito. Semplice, diretto e sfrutta degnamente e con intelligenza un immaginario vario e colorato per raccontare una serie di storie di crescita personale ben strutturate e con una continuità che non ci si aspetterebbe da un prodotto simile.
Personalmente mi aspetto un successo molto vasto e che presto si sentirà parlare di una seconda stagione, considerando inoltre che ci sono alcuni elementi secondari che sono stati introdotti o accennati ma mai approfonditi (come i due topi della marea in casa di Hilda o la misteriosa bibliotecaria di Trolberg).
Consiglio a tutti la visione. I 13 episodi sono ben fruibili e i 24 minuti di durata per una volta non sembrano troppo per una serie animata, venendo sfruttati perfettamente per esplorare tutti i punti di vista di un’avventura di Hilda, Frida e David.
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