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Zenless Zone Zero, prime impressioni: tutto lo stile di New Eridu

L’hype attorno a Zenless Zone Zero

Hoyoverse sta diventando un nome sempre più ingombrante nel panorama videoludico moderno: dietro a un sistema purtroppo predatorio come quello dei gacha si nascondono giochi qualitativamente di altissimo livello, i cui valori produttivi risultano difficili da ignorare. Fra Honkai Impact 3rd, Genshin Impact e Honkai Star Rail, la software house cinese ha dimostrato che creare dei live service di successo e di buona qualità è possibile: non è un caso, quindi, che il nuovo Zenless Zone Zero sia sotto gli occhi di tutti.

Il nuovo action targato MiHoYo promette un cambio di passo rispetto al resto dell’ormai saturo mercato dei gacha, soprattutto rispetto a stile, meccaniche e ambientazione: le prime ore in compagnia di Zenless Zone Zero ci avranno convinto?

Benvenuti a New Eridu

Questa volta MiHoYo sceglie la città per ambientare la propria storia: le vicende di Zenless Zone Zero si svolgono in una frizzante metropoli chiamata New Eridu, sorta sulle ceneri della Old Eridu. Distrutta dal paranormale fenomeno degli Hollow, misteriosi varchi dimensionali che pullulano di esseri aberranti chiamati Ethereal, la vecchia città è stata completamente ricostruita, e funge da palcoscenico per le avventure di Belle e Wise, i due protagonisti selezionabili del gioco che per la prima volta in un titolo Hoyoverse sono completamente doppiati e non fungono da self-insert.

Belle e Wise gestiscono un’anacronistica videoteca in un trafficato quartiere di New Eridu: una semplice facciata per nascondere la loro attività illegale da Proxy, esperti mercenari che esplorano gli Hollow da remoto grazie ai Bangboo, adorabili e resistenti robot a forma di coniglio. Fin da subito si ha la forte impressione che Hoyoverse abbia fatto un salto in avanti molto importante in quanto a qualità e maturità della sua narrativa; avere un duo di protagonisti che co-esistono e che vengono immediatamente introdotti come personaggi veri e propri è la prima, importante differenza fra Zenless Zone Zero e i precedenti titoli, e funge da fondamenta per un mondo di gioco solido e affascinante.

In una New Eridu all’avanguardia ma piegata dalla catastrofe degli Hollow, sono tante le fazioni che cercano di sopravvivere e che chiedono aiuto ai Proxy: i Cunning Hares, dei tuttofare capitanati da Nicole (una sorta di mascotte del gioco che in realtà si rivela essere anche un ottimo personaggio) che metteranno subito nei guai i protagonisti, la Belobog Heavy Industries, una compagnia edilizia emergente immischiata in un intrigo di potere per aggiudicarsi l’appalto della costruzione di una metropolitana, la Section 6, una forza armata militare legalmente autorizzata a combattere la minaccia degli Ethereal, e così via.

Il risultato è un mondo di gioco capace di divertire e di appassionare e che, nonostante una narrativa a volte fin troppo ridondante (trascinandosi dietro gli annosi problemi dei precedenti titoli), è abitato da personaggi eclettici, spesso esageratamente animati, ai quali ci si affeziona rapidamente, a partire dai due fratelli-protagonisti. Imparare a conoscerli durante le vicende del titolo, che ruotano attorno a una misteriosa e potente IA finita al loro servizio dopo una commissione finita male e si snodano attraverso i loro incarichi, è inaspettatamente divertente (e il loro rapporto fratello-sorella è molto tenero!).

Siamo ancora molto lontani dalla perfezione, la tentazione di premere “skip” è forte in tantissimi dialoghi, le fetch quest tipiche di questo genere di giochi sono ancora più numerose e il pacing è fortemente altalenante fra momenti incredibilmente epici e altri mostruosamente noiosi, ma stiamo finalmente vedendo qualcosa di nuovo e più sperimentale, un titolo che cerca di delineare una propria identità in un mercato ormai gravido come quelli dei gacha.

Un concentrato di belle idee

Dal punto di vista squisitamente tecnico, Zenless Zone Zero è un action RPG molto simile – strutturalmente parlando – a Honkai Impact 3rd: i contenuti secondari e principali si sviluppano attraverso numerosi livelli, ognuno con un grado di difficoltà diverso e con delle sfide opzionali che, se completate, garantiscono ricompense maggiori. Le lungaggini dell’open-world di Genshin Impact vengono abbandonate in favore di una struttura più immediata e concisa che ci mette subito in azione non appena lo desideriamo.

Seguendo un gameplay che, conoscendo il mai nascosto amore da parte dei dev della Hoyoverse per il fenomenale JRPG, ricorda notevolmente quello della serie di Persona, Belle e Wise alterneranno la loro vita quotidiana all’attività da Proxy. I bellissimi e dettagliati quartieri urbani di New Eridu pullulano di shop, NPC e piccoli segreti da scoprire durante le giornate, che ci offriranno nuove missioni o attività a seconda dell’orario. Una piccola rivoluzione rispetto agli altri giochi dello studio cinese, che rende strutturato e ben congegnato anche tutto ciò che si trova al di fuori dei semplici combattimenti.

Le stesse missioni giornaliere di Zenless Zone Zero cercano di enfatizzare l’attenzione del giocatore su una sorta di routine, quasi come per metterlo a suo agio: prendi un caffè al bar, apri la videoteca, vai in edicola, scatta una foto a un gatto, e così via. Una trovata che, a essere sinceri, funziona: lo stile, l’accoglienza e la cura della Sixth Street e degli altri quartieri della città sono forse l’aspetto più affascinante del gioco, e saranno sicuramente cruciali nel lungo periodo per affezionarsi al titolo e per tornarci quotidianamente.

Purtroppo, ben presto la tipica routine opprimente dei gacha ci viene prepotentemente scagliata addosso; i minuti preziosi del nostro tempo di gioco dedicati al farming più sfrenato, che magari è a malapena sufficiente per effettuare un paio di level-up per un nostro Agente, ben presto si fanno sentire, specie per chi non è abituato a questo approccio. Zenless Zone Zero, però, riesce a peggiorare questo aspetto: i livelli di farming vanno manualmente completati ogni singola volta, e non è presente alcun tipo di auto-clear o battaglia automatica. Una scelta ai limiti dell’incomprensibile, visto che ormai sta diventando lo standard per i gacha, e che rischia seriamente di logorare i giocatori sul lungo periodo.

Action esplosivo, ma poco profondo

Il gioco da il suo forte quando Belle e Wise si collegano al loro HDD , lo strumento utilizzato per esplorare gli Hollow da remoto, e affrontano le commissioni che ricevono. Tramite l’HDD è possibile vedere le missioni della storia e quelle secondarie, divise in “esplorative” e “di combattimento”. La prima, grossa sorpresa delle missioni di Zenless Zone Zero e della loro struttura è il dungeon crawling. Proprio così: l’esplorazione delle aree di missioni della storia e di quelle esplorative è stilizzata e rappresentata da una griglia di televisori, ognuno dei quali con una funzione precisa. Dei televisori contengono nemici e boss, altri risorse e soldi, altri ancora i gettoni opzionali che sbloccano le ricompense aggiuntive. 

È un approccio decisamente curioso, quasi anacronistico, ma che rende meno tedioso seguire i già non sempre brillanti dialoghi del gioco. È un sistema interattivo, bello da vedere e che mette insieme dungeon crawling, combattimento e puzzle-solving. Gli stessi autori hanno evidentemente riconosciuto le sue potenzialità, tanto da basarci un’intera modalità di endgame completamente roguelike molto ben sviluppata, l’Hollow Zero, che cambia a ogni run e che può essere la base per costruire una sorta di gioco nel gioco, similmente all’immenso Simulated Universe di Honkai Star Rail.

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Il combattimento vero e proprio è dove il Zenless Zone Zero mostra i suoi muscoli: il party, composto da 3 Agenti e un Bangboo di supporto, attraversa degli spazi lineari che pullulano di nemici che spesso e volentieri sono da liquidare nel minor tempo possibile. Ogni agente ha il suo ruolo – attacco, difesa, stun (specializzati nel far salire la barra di Stagger al nemico), anomaly (specializzati nel debuff dei nemici) e supporto – e il suo elemento – ghiaccio, fuoco, elettrico, fisico, ether: questi elementi sono centrali per decifrare il sistema di sinergie interne e le dinamiche dietro il team building del titolo, non sempre chiarissime.

Il ritmo è estremamente rapido e frenetico, e pone il tempismo sopra tutto il resto; schivare e parare gli attacchi dei nemici al momento giusto è la chiave per impilare quanti più attacchi possibili, stunnare il nemico rapidamente, caricare l’energia per sfruttare Ultimate e skill potenziate e sfruttare i Chain Attack, il tipo di attacco più forte del gioco che ci permetterà di cambiare rapidamente i nostri agenti con tanto di skill di ingresso e di uscita. Corredato da un sound design magistrale e da un’interfaccia utente estremamente reattiva, il combat system è sicuramente molto piacevole e appagante da vedere, ma non è tutto oro quel che luccica.

La realtà è che il combattimento è oggettivamente piatto dal punto di vista meccanico. Le combo sono poche e molto basilari, i Chain Attack e le parate sono semplicemente dei quick time event ben mascherati, e non si ha mai l’impressione di star giocando a un action quantomeno ragionato. Certo, sarebbe irrispettoso parlare di button mashing, specialmente se consideriamo i picchi di difficoltà che raggiungono i livelli più avanzati dello Shiyu Defense, l’altra modalità endgame del gioco, ma una maggiore stratificazione della sua complessità generale lo avrebbe sicuramente elevato come titolo action vero e proprio.

Se si è disposti a barattare la complessità dell’action stesso con uno stile ineguagliabile, però, il gioco vale la candela. I prompt visivi e acustici per le parate e i dodge sono scenografici e gratificanti, i comandi semplici e intuitivi, le animazioni di altissima qualità così come le OST; insomma, se è vero che il titolo è meccanicamente poco profondo, è allo stesso tempo impacchettato in maniera incredibile, e l’essere semplice da imparare può rivelarsi in realtà un vantaggio: Zenless Zone Zero non dovrebbe soppiantare totalmente la nostra attività di gaming tradizionale, e probabilmente non vuole nemmeno farlo.

Direzione artistica da manuale

È importante dare a Cesare quel che è di Cesare: Zenless Zone Zero ha di gran lunga la miglior direzione artistica nella storia della compagnia cinese, per coerenza e originalità, e si pone in generale come uno dei giochi più belli da vedere degli ultimi mesi. Aldilà dell’aspetto tecnico notevole, con una Hoyoverse ormai capace di spingere Unity al massimo come pochi altri sviluppatori, Zenless Zone Zero è artisticamente ispirato e appariscente in ogni suo aspetto.

Dalle interfacce utente alle icone, dal design di personaggi e NPC ai meravigliosi quartieri di New Eridu, il titolo centra alla perfezione uno strano connubio che unisce sci-fi, fantasy e urban, con una qualità e una cura ai dettagli da vero e proprio Tripla A.

Stiamo parlando comunque di un gacha, un genere che per definizione si basa largamente sul fanservice per avere successo, e alcuni problemi permangono – come i pg chiaramente pensati ad-hoc per il cosiddetto “male gaze” – ma i passi in avanti sono tantissimi, e si notano: outfit più originali, stili estremamente coerenti in base alla fazione di appartenenza (io, personalmente, ho già collezionato tutti i membri della Victoria Housekeeping) e tanta identità ed espressività nelle animazioni.

È difficile piazzare Zenless Zone Zero in una corrente artistica ben definita, ma l’impressione è che il titolo sia un’opera brillantemente ispirata al retro-futurismo, che immagina un domani fortemente analogico e umano: un bellissimo messaggio, lanciato in un periodo di forte incertezza nel rapporto tra uomo e macchina.

New Eridu è una città in cui vanno ancora di moda i caffè fatti al bar, le edicole, i giornali, le videocassette, le tv a tubo catodico, i vinili, i cabinati arcade, la socialità, nonostante siano contemporaneamente presenti robot avanzati, mezzi di trasporto moderni e tecnologie fantascientifiche: si è immersi in una metropoli che ha scelto di guardare al futuro portandosi dietro il proprio passato, un modo diverso di intendere lo sci-fi che non può che meritarsi dei sinceri complimenti.

Il punto di forza di Zenless Zone Zero è proprio il fatto che si dimostra costantemente capace di trasudare la sua identità, i suoi messaggi e il suo stile da ogni suo aspetto: è possibile trovare qualcosa di geniale e originale in ogni menù, in ogni personaggio, in ogni animazione, in ogni luogo del gioco, ogni icona, e non smette mai di sorprendere. Perfino alcuni snodi della trama sono intrinsecamente retro-futuristici, e vengono illustrati come fossero dei fumetti americani. Un titolo fortemente “pop”, che diverte e che impressiona, e per il quale non mi rimane che dire: brava, Hoyoverse.

Conclusioni

La scelta di non voler dare un voto a Zenless Zone Zero non è casuale; come per ogni altro GaaS, necessita di aggiornamenti ed espansioni per essere valutato in maniera completa ed esaustiva. Ma il contenuto al lancio è già ampiamente sufficiente per tirare delle somme: Zenless Zone Zero è un gioco speciale, che rappresenta il risultato del know-how accumulato dalla software house cinese nel corso degli anni. 

Certo, è pur sempre un gacha, e sotto la luccicante presentazione si nasconde un sistema altamente predatorio basato sulla fortuna e che cerca di spingere gli utenti a spendere. Nonostante questo, la qualità del titolo è semplicemente troppo difficile da ignorare; con responsabilità e autocontrollo può diventare il gioco perfetto a cui dedicare qualche minuto delle nostre giornate, per staccare la spina e divertirsi con i propri Agenti preferiti.

Zenless Zone Zero
Pros
Direzione artistica perfetta e colonna sonora da urlo
Mondo di gioco affascinante e vivo
Endgame già molto corposo e ricco
Gameplay originale ed esplosivo, ma...
Cons
...meccanicamente fin troppo basilare
Qualche calo di frame in alcune zone
Farming non automizzato
Narrazione con alti e bassi
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Matteo Di Cola

Eterno amante di astronomia e di videogiochi, Matteo è cresciuto con un gamepad in una mano e con una carta celeste nell'altra. Cerca sempre di scoprire cose nuove su di lui e sui suoi gusti esplorando decine di generi. Con gli anni ha riscoperto anche una forte passione per la letteratura, la musica, la tecnologia e per la cultura orientale, in particolar modo cinese, oggetto del suo percorso di studi in Lingue e Letterature. Trova sempre un legame tra quello che interessi così diversi riescono a raccontare, nella maniera più personale possibile.

Pubblicato da
Matteo Di Cola
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