Recensioni

The Crown 4, la recensione

The Crown - Stagione 4

8.8

COMPARTO TECNICO

8.0/10

CAST

10.0/10

SCRITTURA

9.0/10

REGIA

8.0/10

DIREZIONE ARTISTICA

9.0/10

Pros

  • Cast eccellente
  • Colonna sonora maestosa
  • Fedeltà ai fatti reali
  • Ottima regia

Cons

  • Qualche dialogo inventato

Continua l’epopea di una delle migliori serie TV presenti sulla piattaforma Netflix, un prodotto che è iniziato magistralmente e che prosegue in maniera impeccabile, regalandoci numerosi fatti della sovereign più longeva della storia del Regno Unito, senza mancare di rivelare fatti discutibili che daranno non poco fastidio ad un decisivo numero di persone.

Stiamo parlando della quarta stagione di The Crown, uscita su Netflix lo scorso 15 novembre e già orgogliosa di aver riscosso un ottimo successo tra pubblico e critica, basti vedere le vittorie ai Golden Globe.

Trama e prime considerazioni

Questa stagione s’incentra su due figure femminili fondamentali, seconde solo ad Elisabetta II (punto focale della Gran Bretagna in quei decenni fino ad allora) destinata, nel corso degli anni 80, ad essere offuscata da altre due donne dalle personalità e dai modi di fare totalmente agli antipodi ma che, per quanto non verrà mai ammesso, sono state due facce della stessa moneta.

Prima fra tutte la nuova sposa del figlio Carlo, la tanto discussa Principessa Diana, strappata da una vita di medio-bassa borghesia, libera, spensierata e godibile, e trasportata in una vita regale, serrata e schedata in ogni campo.

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La seconda è l’altrettanto discutibile figura della Lady di Ferro, Margaret Thatcher, la conservatrice che ha cambiato il modo di fare conservatorismo, amata e odiata da molti e che, nel bene o nel male, ha cambiato in egual misura la storia del Regno Unito. Il tutto in una situazione sociale e politica instabile, tra le proteste dei lavoratori e le rivolte in Irlanda.

Di solito, quando si parla di recensire un buon prodotto artistico, si parte dal fattore più prominente, dal diamante che risplende di più, ma in questo caso non si saprebbe da dove scegliere: ogni elemento che compone questa stagione è ottimo, dalla resa storica, al pacing malleabile, dalla regia, all’interpretazione attoriale. Non c’è nulla di cui ci si possa lamentare.

Non si dovrebbero spendere troppe parole neanche sull’enfatizzazione o la “spettacolarizzazione” di determinati fatti storici, dato che molti derivano da ricerche e interviste meticolosamente accurate (compreso il povero disoccupato che riuscì, per pura fortuna, a intrufolarsi a Buckingham Palace). Forse qualche dialogo inventato per mantenere la finzione seriale, ma sono mere bolle di sapone.

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Comparto tecnico

A comporre le musiche abbiamo Rupert Gregson-Williams, allievo del Maestro Hans Zimmer (che ha comporto la sigla iniziale della serie), e, a volte, è quasi difficile distinguere i due.

Rupert riesce ad aumentare l’impatto di quello che potrebbe sembrare un semplice documentario narrativo in modo non imitabile da nessun altro compositore. Le musiche lente e profonde, caratterizzate da una sorta di moderna epicità, accompagnano una regia altrettanto lenta ma adatta a raccontare una storia così complessa e districata, sostenuta da una fotografia maestosa e brillante, la quale nasconde al suo interno numerosi e significativi contrasti tra luce e ombra.

Il montaggio è semplice ma caratterizzato da aspetti decisivi: prendiamo come esempio la classica tecnica campo/controcampo durante un dialogo tra due personaggi, come quello del pranzo tra Diana e Camilla.
Man mano che la seconda accenna sempre di più a fatti del suo ex (come la sua continua distanza o la sua mania di saltare pasti e appuntamenti) aumentando la sorpresa e al contempo l’indignazione di Diana, contemporaneamente la telecamera si avvicina ai loro volti a ogni stacco, aumentando l’instabilità e l’introspezione tra le due donne.

La sorpresa dello spettatore accompagna quella dei personaggi e ci si sente tanto dispiaciuti per Diana quanto lei è rammaricata.

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Cast e personaggi

Abbiamo citato gli attori e le loro controparti e, nel caso di The Crown, a risplendere è un cast prevalentemente femminile.

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Prima tra tutte Gillian Anderson, la quale è stata capace di far trasparire nella sua Thatcher un’energia esplosiva mascherata sotto una compostezza serrata, un modo di recitare diverso da Meryl Streep, ma forse molto più realistico della sua collega. Persino il suo tono di voce, perennemente strascicato e quasi ansimante, mostra una donna che pare dover scalare una montagna mentre tutti coloro che non la capiscono restano indietro. Non comprende i reali e le loro frivolezze, mentre comprende invece la visione comune delle donne, dato ciò che ha passato nel corso della sua vita.

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Parlando di Emma Corrin, l’attrice è talmente identica alla Diana reale da far quasi impressione. Non solo nell’aspetto, ma anche nel comportamento: i suoi movimenti, i suoi sorrisi, il suo modo di parlare, è a dir poco calzante con la principessa amata dal popolo e malvista dalla corte.

In merito a scene impressionanti, non verranno nascosti numerosi e dolorosi retroscena della vita della Spencer, causati dal suo eccessivo stress nella vita regale, compresa la sua bulimia, che l’accompagnerà fino al divorzio con Carlo. Sono immagini forti ma realistiche, che ci faranno sentire dispiaciuti, per non dire distrutti, nei riguardi di una povera ragazza che pensava di vivere un sogno e si è ritrovata in un incubo.

Citando le somiglianze, come non menzionare Tobias Menzies e Josh O’Connor, che pare abbiano fatto un corso intensivo di imitazione dei principi Filippo e Carlo, arrivando a immedesimarsi persino nelle loro posture e atteggiamenti. Sembrano molto più piccoli delle torri femminili che sorreggono questa stagione, o meglio quest’intera serie: sono uomini che devono imparare a stare al loro posto in un regno dominato, amministrato e principalmente vissuto da donne.

Soprattutto Filippo lo dimostra nell’ultimo episodio col suo breve monologo: egli ha accettato la sua posizione, dopo le lamentele dei primi anni, e così deve fare Diana. Uno dei momenti più intensi di tutta la serie, in cui ci si sente in pena per la povera Diana, ormai sola e senza alcun tipo di aiuto in un ambiente a lei prima estraneo e ora odiato.

Infine c’è lei, la portatrice del fardello che da’ titolo alla serie, colei che il suo stesso marito descrive come “l’unica persona che conta, l’ossigeno che noi respiriamo, l’essenza di tutti i nostri doveri”, la Regina Elisabetta II, interpretata da una carismatica e decisa Olivia Colman. Sa che il suo ruolo è quello di uno dei pochi rappresentanti di Dio rimasti sulla Terra, in una società occidentale sempre più votata alle repubbliche e al popolo, e per ricoprirlo è costretta a indossare e far indossare continue maschere a chi le sta intorno (come nel teatro che Diana tanto ama) per piacere al pubblico della monarchia più famosa al mondo e continuare a mantenere la corona, evitando di finire come suo zio.

Regalità e realtà

Ritornando ai personaggi, è lodevole il fatto che The Crown, nonostante mostri i lati negativi della Thatcher e i fatti che hanno portato Diana a soffrire, non manchi neanche di lodare la prima e, seppur di poco, di accusare l’altra: la Thatcher ha contribuito a rendere più saldo il ruolo del Regno Unito nel mondo, mentre Diana, seppur sia totalmente giustificata nella sua voglia di uscire da palazzo per mescolarsi con la gente comune, è innegabile che apprezzi l’essere al centro dell’attenzione, sia in un teatro, sia tra la folla e persino con suo marito.

Collegato a ciò, soprattutto nella seconda metà della stagione, vi è un continuo parallelismo tra realtà e regalità, citato da Camilla: esse vanno a braccetto, distruggendo la fantasia e le fiabe nelle quali le due principesse speravano di vivere, ma che la Corona non permetterà mai per mantenere il buoncostume.

Ci chiederemo più volte se valga realmente la pena continuare con un sistema governativo antico e che è più preoccupato a mantenere le tradizioni e a sembrare perfetto, senza preoccuparsi troppo di abbandonare parenti mentalmente instabili in case di riposo o di insabbiare scandali su scandali, anche a costo di rovinare le vite di chi ne mantiene le basi.

Tirando le somme, la quarta stagione di The Crown trova un perfetto equilibrio con le sue precedenti, decretandosi come una delle stagioni seriali migliori di quest’anno (assieme a forse La Regina degli Scacchi e The Stranger), da vedere assolutamente per documentarsi sulla storia della regina Elisabetta II e per gustarsi un prodotto eccellente nel suo intero.

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Veoneladraal

Fin da bambino sono sempre stato appassionato di due cose: i romanzi fantasy e il cinema, passioni che ho coltivato nel mio percorso universitario, laureandomi al DAMS Crescendo hoi mparato a coltivare gli amori per i videogiochi, i fumetti e ogni altra forma di cultura popolare. Ho scritto per magazine quali Upside Down Magazine e Porto Intergalattico, e ora è il turno di SpaceNerd di sorbirsi la mia persona! Sono un laureato alla facoltà DAMS di Torino, con tesi su American Gods e sono in procinto di perseguire il master in Cinema, Arte e Musica.

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